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Autore: elyxyz    02/06/2011    29 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Mi scuso anzitutto del ritardo ma, come avevo avvertito nel mio forum personale nell’account di EFP, maggio è da sempre un mese deleterio per la mia salute mentale, a causa di troppi impegni

Mi scuso anzitutto del ritardo ma, come avevo avvertito nel mio forum personale nell’account di EFP, maggio è da sempre un mese deleterio per la mia salute mentale, a causa di troppi impegni. Nelle note finali, ulteriori spiegazioni.

 

Questo capitolo è il diretto seguito del precedente (il giorno dopo, per la precisione), e siamo ancora a circa due mesi e mezzo dalla trasformazione in Linette.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Vorrei dedicare il capitolo a quelle persone che hanno recensito il precedente (e un abbraccio ai nuovi recensori che hanno accolto il mio invito!):

_Saruwatari_, Orchidea Rosa, kagchan, R i n (guarda che ti prendo in parola e aspetto i commenti! XD), ethereal nymph, elfin emrys, chibimayu, Archangel 06, miticabenny, Aleinad, _ichigo85_, Emrys___, mindyxx, somochu, Anja11xD, frida_E, LyndaWeasley, angela90, Nii_san (Benvenuta!, grazie per i tanti complimenti!^^ ti sono grata per la fiducia), ginnyred, Tao, Yuki Eiri Sensei e saisai_girl.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XXXIX           

 

 

Merlin aveva avuto così tante cose da fare, da non saper neppure come incominciare.

Anzitutto, la priorità assoluta era stata parlare con Gaius di ciò che aveva scoperto nell’alloggio di Sir Galderth e contemporaneamente proteggere Arthur e non lasciare incustodita la sua tenda neppure un istante e verificare che non ci fossero cumuli di sabbia sospetta nel padiglione del principe – probabilmente le tende dei cavalieri feriti erano già state smontate ed era un peccato non aver potuto verificare: sarebbe stata una prova inconfutabile a carico del presunto colpevole.

Il mago, tuttavia, dopo un breve ragguaglio col suo maestro, aveva stabilito di non dire al suo signore cosa avesse visto, per il momento, mantenendosi piuttosto su di un vago “Gaius sta indagando, Sire. Abbiate pazienza!” fintanto che non avessero trovato ciò che cercavano nei testi di magia.

Un’accusa del genere era una dichiarazione grave da fare, entrambi lo sapevano bene per esperienza diretta, e re Uther non avrebbe tollerato inesattezze circostanziali, soprattutto non se le premesse erano legate alla stregoneria.

 

Dunque, dopo che Linette aveva concluso i propri servigi per l’erede al trono per quel dì – ed essersi assicurata che nulla potesse nuocergli fino all’indomani – si era rassegnata a trascorrere l’ennesima nottataccia in bianco a sfogliare tomi polverosi accanto al suo mentore.

La discussione della sera addietro sembrava quasi lontana dei secoli, adesso che il loro problema era ben più grave di uno stupido fazzoletto equivocabile.

 

Fu solo a notte inoltrata che, insperatamente, il vecchio medico porse al figlioccio una pagina ingiallita, sbattendo l’indice nodoso sull’immagine che stavano febbrilmente cercando, in base alla descrizione che il giovane aveva fatto.

Quantomeno, ora sapevano con cosa avrebbero avuto a che fare, ma la cosa non li rincuorò.

Entrambi riconobbero, quindi, che fosse necessario riposare almeno qualche ora, stabilendo poi il da farsi.

 

 

***

 

 

Il mattino dopo, l’ultimo giorno del Torneo, allorquando Merlin giunse davanti all’anticamera dell’erede al trono, fu richiamato da una voce familiare, irrequieta e spaventata.

Lady Morgana gli stava correndo incontro, incurante del buio dei corridoi, dell’ora antelucana e dell’abbigliamento decisamente sconveniente per una nobildonna rispettabile – si trovava infatti ancora in camicia da notte, con una vestaglia leggerissima che celava ben poco all’immaginazione, e che ella non si era neppure curata di allacciare in vita.

La prima cosa che colpì il mago fu l’aria scarmigliata di lei, e ancor più la sua espressione stravolta, mentre lo raggiungeva, tenendosi le mani strette al seno.

Egli fece appena in tempo a posare a terra il vassoio della colazione, che si sentì schiacciare in una morsa ferrea sulla braccia.

 

“Milady…” cercò di calmarla, impostando un tono rassicurante. “Cosa ci fate qui?” le domandò. “Non è bene che la protetta del re sia vista in codeste condizioni… Venite, vi riaccompagno nelle vostre stan-

 

Morgana oppose immediata resistenza, dimenando il capo, incapace di trovare le giuste parole.

“No, no…” farfugliò, scuotendo la massa di ricci neri sciolta sulle spalle. “No, Linette, ascoltami!”

 

Lo stregone si fece di colpo serio, perdendo l’aria gioviale con cui l’aveva accolta.

Avrebbe dovuto immaginare che Lady Morgana…

 

H-ho sognato che… che…” incominciò la castellana, ma il solo pronunciare quelle parole la fece ammutolire e tremare come una foglia. Ella si coprì la bocca con una mano, come se dire altro le costasse troppo.

 

“Oh!, è stato uno dei vostri soliti incubi!” la blandì. “Comprendo che siate turbata… Andrò immediatamente da Gaius a chiedergli un rimedio, un buon calmante per voi…” le ribadì, spingendola con gentile fermezza verso dove era venuta.

 

“No, tu non capisci!” si oppose ella, spintonando la serva per liberarsi dal suo tocco. “Arthur è in pericolo!” singhiozzò. “Non sono pazza, credimi!” si affannò a dire, anche se al momento non era pienamente in sé, a causa del sogno troppo recente che l’aveva sconvolta.

 

Ma…”

 

“Mio fratello non mi ascolterà mai! Però di te si fida!” la supplicò. “Diglielo, ti scongiuro!”

 

Lo stregone tentennò un momento e Morgana lo fissò dritto negli occhi, come leggendogli dentro l’anima. “Ascoltami!, Merlin…” e il mago trasalì in risposta, sbigottito dal fatto che la strega l’avesse riconosciuto. “Merlin… mi darebbe retta…” assicurò la dama.

 

Ed egli espirò convulso, dopo aver trattenuto il fiato per un’eternità.

Per un breve, brevissimo istante, aveva quasi creduto che il cuore gli sarebbe esploso di emozione e che la Veggente avrebbe potuto sciogliere la sua maledizione. E invece…

 

Linette si passò una mano sul viso, affranta, cercando di ricomporsi senza allarmare ulteriormente l’altra donna, che tuttavia non aveva colto il suo turbamento interiore, poiché era troppo invischiata nel proprio.

Sa-sarà fatto, Mia Signora. Ve lo giuro.” La tranquillizzò, sforzandosi di sembrare competente. “Ora, per pietà, tornare nei vostri alloggi e attendete Gwen. Io andrò a conferire col mio signore…”

 

Miracolosamente, la nobildonna non esibì ulteriore resistenze e fece quanto le era stato consigliato, congedandosi con un cenno del capo.

 

Merlin, intanto, cercò di placare l’animo in subbuglio e, dopo che ella fu svanita oltre una curva del corridoio, raccolse il vassoio della colazione, lo riscaldò magicamente e si affrettò ad entrare negli appartamenti del suo padrone.

 

“Mi è parso di udire la voce di Morgana qui fuori…” l’accolse questi, strofinandosi le palpebre appesantite dal sonno e sbadigliando sguaiatamente, intanto che i tendaggi del letto a baldacchino venivano legati.

 

Poiché era inutile negare il fatto, Lin preferì propinargli una mezza verità.

“Sì, era venuta ad augurarvi una buona gara…” mentì, per non angustiarlo ulteriormente.

 

“Non mi è sembrato esattamente il tono di un augurio.” Le appuntò il principe, stiracchiandosi, mentre si dirigeva verso la tavola col cibo.

 

“Se sapete già tutto, perché chiedete informazioni a me?!” sbottò di colpo la fanciulla, sprimacciando con ferocia il cuscino e sbattendolo sul materasso.

 

Arthur trattenne una salsiccia a mezz’aria, sollevando le sopracciglia in un’espressione regalmente stupita ma che, data l’aria arruffata conservata dalla notte, lo rese semplicemente ridicolo.

“Mi è giunto il tono, non il contenuto del vostro disquisire!” le chiarì, masticando poi con gusto il boccone in sospeso. “Ringraziando il cielo, quel portone trattiene più rumori molesti di quanti tu creda, altrimenti i miei rimproveri a quell’ebete di Merlin sarebbero costantemente di dominio pubblico!”

 

Merlin sarà felice di esserne informato, Sire!” ronzò il mago, in risposta, senza darsi pena di sembrare ossequioso.

 

“Credo lo sappia già…” bofonchiò l’Asino, con una smorfia. “Oppure non sarebbe sempre così irriverente!”

 

“Dubito che cambierebbe mai comportamento, anche se il vostro portone fosse diverso.” Precisò Linette, con quel solito ghigno di famiglia.

 

E il principe corrugò le labbra istintivamente. Non sapeva esattamente in che modo, ma aveva come l’impressione di aver appena lasciato il fianco scoperto e di aver subìto un affondo cocente.

 

“Di grazia, che voleva la mia amabile sorellastra?” riprese, deciso più che mai a soddisfare la propria curiosità e a chiudere l’argomento precedente.

 

“Desiderava proporvi prudenza.”

Sarebbe stato inutile dirgli di non battersi. Quell’Idiota testardo non si sarebbe mai ritirato dalla gara, neppure se da quella scelta fosse dipesa la sua stessa vita.

“Ha fatto solo un brutto sogno, sapete, uno dei suoi incubi molto vividi…” sdrammatizzò il valletto, riempiendogli la coppa. “Non ci badate.”

 

Arthur si fece serio. Ma non replicò oltre.

 

Tuttavia, entrambi rammentavano ancora nitidamente la premonizione di Morgana sulla fatale Bestia Errante, la sua scenata sulle scale esterne della piazza principale – nel vano tentativo di fermare la spedizione del principe – in quell’alba funesta, e gli eventi disastrosi che seguirono.

Quella cosa aveva segnato tutti nell’animo, ma ancor più quello di Merlin, che aveva sacrificato tutto ciò che gli era caro per riavere indietro la vita del principe.

 

Va’ a chiamare Gaius, dovrebbe visitarla e somministrarle un… qualcosa.” Ordinò, aspettandosi che la sua valletta eseguisse.

 

Ma Sire! Dovrei bardarvi con l’armatura e-”

 

E io devo ancora cambiarmi.” Le fece notare, indicando i propri abiti da notte. “Nel frattempo, anziché protestare, vai!”

 

 

***

 

 

Merlin si sorprese di sentire l’Asino parlare con qualcuno, quando fece ritorno dalla commissione forzata ed entrò negli appartamenti dell’erede al trono. Ancor più grande fu il suo stupore, realizzando chi fosse il visitatore.

Con un inchino deferente, Linette salutò lo Scrivano di Corte, Geoffrey di Monmouth, ed egli semplicemente la ignorò.

 

“Vi ringrazio, per le vostre preziose informazioni.” Lo stava congedando il principe. “Ora è tempo che mi prepari.”

 

“E’ un privilegio per me servire la nobile Casata dei Pendragon, Maestà. Non avete che da chiedere ogni qualvolta lo desideriate…” lo adulò, con una servile riverenza.

 

“Lo rammenterò.” Tagliò corto il giovane.

 

“E sono sicuro che oggi porterete lustro alla vostra impareggiabile Famiglia!”

 

“Anch’io ne sono sicuro!” convenne Arthur. “Sempre se mi sarà dato modo di prepararmi…” ironizzò sottilmente, annuendo con convinzione.

 

“Oh, certo, certo!” concordò l’altro nobiluomo. “E’ tempo che anch’io vada! I Preparativi, sapete.” E si accomiatò, non prima di essersi inchinato almeno tre volte.

 

Merlin riuscì a stento a non scoppiare a ridere. Ma anche il principe sembrava pensarla come lui.

“A volte, Geoffrey sa essere pomposo e ridondante quanto il Cerimoniale di Corte!” ghignò, compatendolo.

 

“Quel Cerimoniale dev’essere tutta la sua vita… credo abbia persino dormito in biblioteca le ultime tre notti prima della Festa di Investitura.” Pettegolò il servo.

 

“Quel che è certo è che l’unica arma, con cui deve aver combattuto nella sua intera esistenza, è una piuma d’oca col calamaio.”

 

Ma almeno in quella nobile arte sarà imbattibile!”

 

“Oh, sì. Questo è indubbio.” Confermò Arthur, sorridendo.

 

Ma… perché mai è venuto a farvi visita?” s’incuriosì il mago.

 

“Perché, mia cara Lin-Lin, anche io ho fatto le mie indagini su Sir Galderth.” Le notificò.

 

“E… e cos’avete scoperto?”

 

“Stando ai ricordi di Geoffrey, dei quali peraltro mi fido ciecamente, egli è il terzogenito di una nobile famiglia decaduta a causa di alleanze mal convenute durante le guerre del Nord.

Suo padre, per un certo tempo, fu alleato al mio.

Egli è l’unico sopravvissuto della sua Stirpe e conserva il suo titolo aristocratico, benché di fatto non abbia più ricchezze né terreni…”

 

Quindi… è il premio in denaro ad allettarlo.” Considerò Merlin, con spirito pratico.

 

“Vorrei dirti che combatte anche per la gloria, ma dubito che sia così.” Ammise Arthur.

 

“Il che ci porta a considerare che sia disposto a tutto, pur di vincere…

 

Il principe esalò un brontolio cupo come anticipazione.

“Questa è una delle più rare occasioni, in cui speravo sinceramente di sbagliarmi. Non vorrei che il Torneo finisse in un rogo. Considerò, tetro. “Ma come ben sai, la magia non è assolutamente tollerata a Camelot.”

 

E la faccia scura della sua valletta non prometteva nulla di buono.

 

Del resto, c’erano varianti che erano sconosciute all’erede al trono, ma con cui invece Merlin e Gaius avevano fatto i conti.

Non era ancora chiaro se Lord Galderth fosse in combutta con Ardof, però certamente egli si era servito di un potente stregone per compiere il suo piano.

E un nuovo tassello andava ad unirsi alle informazioni in loro possesso: se la famiglia di Galderth era decaduta, e se un tempo essa era legata da vincoli e alleanze con i Pendragon, poteva essere lecito sospettare che egli bramasse una vittoria e una vendetta che lo ripagassero delle umiliazioni subìte.

Il mago sapeva di essere in malafede, ma era ugualmente consapevole che re Uther aveva, più volte in passato, voltato le spalle ad amici cari e, ancor più, a quelli fraterni.

Anche Lady Morgana, a suo tempo, non aveva forse meditato di punirlo per il suo tradimento nei confronti del padre Gorlois?

Questo Torneo offriva su un piatto d’argento il pretesto migliore per pareggiare i conti: se Arthur fosse morto in duello, nessuno avrebbe incriminato Sir Galderth, ed egli avrebbe vinto, arricchendosi, e avrebbe nel contempo ottenuto rivalsa sui Pendragon – lo stesso obiettivo di quello scellerato di Ardof.

 

“Pensi che Antrax sopporterebbe il peso di un’intera giornata?” domandò il principe, distogliendo lo stregone dai suoi foschi pensieri.

 

Merlin gli lanciò uno sguardo obliquo. Non era da Arthur chiedere a lui pareri del genere, né tantomeno dimostrarsi titubante su decisioni come queste.

 

“La sua zampa è guarita, Sire, ma non so se sarebbe pronto; e non vi siete più allenato con lui da diversi giorni!” obiettò. “Mi sembra un’imprudenza cambiare cavalcatura oggi, senza un’adeguata esercitazione.”

 

“Ho sempre gareggiato con Antrax nella Sfida delle Lance e…” lasciò la frase in sospeso, perché non voleva dare l’idea di essere insicuro. Fu compito di Linette non farglielo pesare.

 

“La cavalcatura scelta in sostituzione è perfetta ugualmente, non abbiate indugio.” Lo rassicurò.

 

Ma quando avviene la stoccata, tende sempre a scartare verso sinistra.” Disapprovò il cavaliere.

 

“E’ una reazione istintiva, è naturale. Ciò nondimeno, voi lo sapete e agite di conseguenza. Lo rincuorò.

 

Antrax non fa di queste sciocchezze…” considerò, arricciando il naso e lasciandosi infilare l’ultimo schiniere.

 

“Beh…” temporeggiò, allora, lo scudiero.

 

“Lo sai, tu, perché le lance sono costruite con legno di frassino?” chiese, quasi a tradimento, con lo stesso tono con cui un precettore avrebbe interrogato un suo allievo distratto.

 

Linette lo guardò come se avesse capito male. Ma evidentemente l’altro si aspettava una risposta.

“Perché… ehm… con il legno di quell’albero l’asta tende a scheggiarsi con una certa facilità?” tirò a indovinare.

 

E per poco non esultò, quando vide la faccia soddisfatta del suo padrone annuirle.

“Esatto.” Confermò questi. “Ravviso che la mia spiegazione della scorsa settimana, giù nell’Arena, ha dato i suoi frutti. Mi rallegra sapere che non ho sprecato il mio regale fiato, come invece accadeva con Merlin.

 

“Io invece scommetto che se lo chiedeste a mio cugino, in questo medesimo istante, saprebbe dirvelo anche lui!” lo sfidò la fanciulla, con l’aria di chi sa di aver vinto.

 

L’Asino fece una smorfia scettica, mentre concludeva la preparazione.

“Mi terrò il dubbio.” Si risolvette. “Avanti! Prendi il tuo straccet- quello di Merlin dal mio cassettone!” le ordinò, poiché – con arguta lungimiranza, la stessa che un giorno l’avrebbe reso un grande re, ne era certo – la sera precedente aveva sequestrato alla propria valletta personale il fazzoletto della discordia e, oltre ad averglielo confiscato, lo aveva tenuto sotto chiave per scongiurare ulteriori sfide alla Sorte – non che egli fosse superstizioso, beninteso.

 

Merlin non aveva più osato dire nulla al riguardo, si era limitato a consegnarglielo dopo averlo sfilato dall’armatura e a lasciarglielo in consegna, così avrebbe avuto un pensiero in meno tra le mille preoccupazioni che affollavano la sua mente.

 

“E ora andiamo verso la vittoria!” proclamò l’Asino, baldanzoso, avviandosi all’Arena.

 

 

***

 

 

“Il principe Arthur è ferito mortalmente!”

L’urlo riecheggiò, assordante, rimbalzando contro gli spalti assiepati e ammutoliti. “Non toccatelo, non spostatelo, ogni movimento può essergli fatale!” ordinò, convulso, il guaritore reale di Lord Rowayn, il primo che era arrivato a soccorrerlo. Gaius e Merlin sopraggiunsero un istante dopo di lui, ma ormai il drammatico verdetto era stato espresso.

Sei scudieri accorsi levarono la carcassa del cavallo, che ancora gravava sul nobile, con quanta più delicatezza possibile, e altrettanti garzoni trasportarono verso di lui una barella.

 

Mentre Lady Morgana, dal palco reale, inorridiva attonita, Uther Pendragon correva, incredulo, dove il corpo del figlio giaceva riverso tra la polvere.

 

Un silenzio di tomba sostituì ogni mormorio sconvolto della folla.

Le bandierine tra le mani della gente continuavano a sventolare festose, incuranti della tragedia.

 

E il foulard azzurro si era strappato dall’armatura e rimaneva lì, dimenticato sulla sabbia, come una cosa morta.

L’incantesimo di protezione si era spezzato.

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
E a Mika che subisce le mie paranoie. X°D

 

Note: Sì, mi dispiace, dovete tenervi un cliffhanger anche peggio del capitolo precedente.

Vi dico già che non ho messo l’anticipazione al prossimo, non perché io sia particolarmente sadica coi miei lettori, ma semplicemente perché per il 40 e il 41 sto usando una tecnica narrativa particolare, che desideravo sperimentare, e i capitoli sono ancora in fase di revisione, perciò non posso sceglierne uno stralcio.

 

La bandana ha raggiunto il climax della sua popolarità chiusa sotto chiave e, poverina, è infine defunta.

*un minuto di silenzio per la bandana morta e abbandonata sul campo di battaglia*

 

L’informazione sulle lance di frassino è corretta; per il motivo spiegato da Merlin, si prediligeva usare questo legno.

 

Ho sempre detto che, se devo mettere Arthur con qualcuno che non sia Merlin, trovo che Morgana sia perfetta come sostituta. Al di là della leggenda da rispettare, trovo che la chimica tra quei due fosse totale, Morgana sapeva tenergli testa e la tensione tra loro era palpabile, prima che nel film la massacrassero.

Ho volutamente richiamato gli eventi della puntata 1x13 “La morte di Artù”, il pezzo della scenata sulle scale io l’ho adorato! *_*

 

Accenno alla puntata 1x12 “Uccidere il re” quando Morgana complotta per l’uccisione di Uther, ma alla fine ci ripensa.

 

Ora sapete che Morgana non ha realmente riconosciuto Merlin. A breve, ci sarà una spiegazione al riguardo.

 

Non ho altro da spiegare di questo capitolo, in caso chiedete. ^^

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

 

- No, certo che non voglio che i miei lettori muoiano nell’ansia dell’attesa, chi raccoglierà il frutto delle mie fatiche, altrimenti?

- Certo che vi dirò come Arthur scopre che Lin e Merlin non sono cugini. E’ uno dei capitoli che ho scritto più di un anno fa e personalmente (anche se non dovrei dirlo) lo adoro.

- Per “la cosa che c’è sotto la sabbia” dovete pazientare ancora un po’. XD

- Sì, non mi stancherò mai di dire che Merlin ha reso Arthur un uomo migliore, anche se a suon di gogne. XD

- Come ho già detto, Morgana nella mia storia non sarà cattiva. Morgana cattiva non mi piace. Non mi piace come l’hanno trasformata, al pari del raffazzonato arwen che gli autori del TF hanno inventato su due piedi.

- No, Uther non si accorgerà che la bandana era di Merlin, ma i due avranno un dialogo nel prossimo capitolo, dal sapore di déjà vu.

- Merlin e Gaius non riprenderanno la discussione sul fazzoletto, con la disgrazia che è piovuta loro in testa, quella quisquilia è già dimenticata.

- Sì, Arthur è stato davvero un Asino codardo ed è fuggito quando ha visto Gaius, lasciando Linette a sbrogliarsela col suo maestro. (Il cammino verso la perfezione è ancora lontano. U_U)

 

Bene, questo capitolo è bello luuungo per farmi perdonare. Spero apprezziate. ^__=

 

Prima di chiudere, vi vorrei ringraziare: questa fic ha raggiunto i 116preferiti’, 226 ‘seguite’ e parecchi ‘da ricordare’ tra gli utenti, anche se non è ancora finita.

Mi farebbe piacere trovare anche qualche parere nuovo, se la cosa non vi è di troppo disturbo. ^__=

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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