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Autore: Martin Eden    02/06/2011    2 recensioni
Seguito di "Compagni di sventura - Resistance". La guerra dell'Anello continua per i nostri eroi, fra alti e bassi, vittorie e sconfitte: riusciranno a sopraffare il Male? Ma a che prezzo? Perdere la battaglia contro Sauron è veramente la cosa più terribile a questo mondo? Non per tutti... Buona lettura! E recensiteeeeeee :)) grazie mille!
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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2 – CONFESSIONI

 
 
Passarono due giorni, due soltanto, e l'esercito del re marciò imponente sulla brulla terra di Rohan, diretto a Minas Tirith.
La capitale di Gondor era molto lontana, quindi Théoden aveva dato appunta -mento in un luogo sicuro ai reggimenti porvenienti dalle altre regioni del suo regno: raggiunsero quell'accampamento sul far della sera, ma a giudicare dalle tende che erano state piantate, gli aiuti tanto attesi non erano giunti del tutto.
Mancavano molti uomini: specie dalla pianura di Acquaneve.
L'esercito di Théoden si fermò e gli uomini cominciarono a costruire nuove tende bianche: il re aveva deciso di aspettare un intero giorno per permettere ai man -canti reggimenti di arrivare. Se per quel termine non fossero venuti, sarebbe an -dato a Minas Tirith.
La tendopoli era all'ombra di una montagna solitaria, conosciuta anche come la Montagna dei Morti: i cavalli s'imbizzarrivano nel passare vicino alle sue pendici.
Una sola, stretta strada s'insinuava tra le rocce, arrancando tortuosa tra le vi -scere del monte: da lì qualche volta provenivano gelide folate che sembravano rochi respiri dell'Oltretomba.
Quel luogo dava i brividi a tutti.
Si diceva che, incastonata da qualche parte nella roccia, ci fosse una porta che conduceva all'oscuro mondo dei non -vivi: nessuno l'aveva passata senza rimane -re per sempre rinchiuso in quel mondo.
Eppure, se qualcuno fosse riuscito a radunare i fantasmi che si nascondevano tra le pendici della Montagna, avrebbe avuto un esercito incredibilmente forte.
Aragorn pensava assiduamente a questo mentre fissava con occhi vacui il sen -tierino che portava all'interno del monte, quello sconcertante, misterioso monte.
Doveva andare. Sì, era il suo compito. Doveva andare. Doveva
Sellò un cavallo il più silenziosamente possibile, ben celato dalle ali cupe della notte: sarebbe partito solo, non voleva che altri fossero coinvolti in quella fac -cenda.
Specialmente Legolas: Aragorn non voleva che lo accompagnasse come lui avrebbe sicuramente desiderato: questa volta in ballo c'era qualcosa di diverso.
Non poteva strapparlo a Lilian, e non poteva nemmeno permettere alla sorte di prendersi la sua vita: un elfo è immortale, certo, ma basta solo un colpo di spa -da per farlo piegare, per farlo lottare contro la morte.
Ma non poteva non salutarlo, forse per un’ultima volta: non importava dirgli che se ne andava, bastava parlargli. In fondo era sempre il suo migliore amico.
Legò le redini del cavallo a un ceppo e si avviò verso la tenda sua e dell’elfo: dentro vi trovò Le -golas, steso su una stuoia, apparentemente addormentato.
Apparentemente. Aragorn si avvicinò e gli si sedette accanto: notò che il suo respiro non era regolare come avrebbe dovuto essere.
 - Lo so che non stai dormendo. - disse.
Legolas aprì svogliatamente un occhio:
 - Mi sto riposando. Davvero. -
 - Oh, certo.. -
 - Che ci fai qui? - chiese l’altro, alzandosi a sedere.
 - Niente...niente di importante. Volevo solo...stare in compagnia...prima di andare in guerra. Non so quando potrò farlo di nuovo.. -
 - Vero.. - riconobbe Legolas.
Il silenzio che si insinuò fra loro sapeva di imbarazzo e di mistero: Aragorn se ne accorse subito:
 - Che c’è? - indagò, con discrezione.
 - Che c’è dove? - ripetè confuso l’elfo.
 - Avanti, si vede a un miglio di distanza che qualcosa ti preoccupa. Che cos’è, se non è un segre -to? -
Legolas abbassò gli occhi a terra, trasse un sospiro e sollevò un lembo della tenda:
 - Eccolo là, il mio problema. - mormorò sconsolato.
Accanto ad alcuni cavalli, sedeva Lilian, intenta ad affilare per bene la sua spada corta: sfregava una pietra contro la lama, da cui sprizzavano scintille, e sembrava sorridere compiaciuta del pro -prio lavoro.
Legolas lasciò ricadere la tenda e guardò Aragorn con occhi terribilmente sofferenti:
 - Credo che questa volta mi toccherà convincerla a restare qui, al sicuro..io..non voglio che le ac -cada qualcosa..non voglio rischiare di vederla morire davvero, o che lei veda morire me. Già una volta non l’ho persa per un soffio, e quasi il mio cuore non ha resistito. Io..non voglio mettere la sua vita a repentaglio..ma non so..decidermi a spiegarglielo.. -
Fece una pausa. Aragorn stette ad ascoltarlo, nel suo piccolo iniziava a capire..:
 -..è la cosa giusta..per lei e anche per noi, credo..ma è..doloroso anche solo pensarlo. -
Si torse nervosamente le mani gelide:
 -..non so perchè, Aragorn...è da tempo che una parte di me la vorrebbe sempre qui al mio fian -co, mentre l’altra vuole che la lasci libera... Io..tengo molto alla sua vita, anche se la conosco appena. E’ strano...per lei provo amicizia, le voglio bene, lo ammetto, ma oltre a questo...per lei..non lo so, in effetti..non so cosa provo per lei. So solo che è qualcosa di...complicato. - Legolas si stese di nuovo sulla sua stuoia, lo sguardo affranto rivolto alle toppe sul lembo della tenda.
Aragorn sorrise indulgente, pensando che purtroppo si sarebbe perso un bel battibecco tra il suo amico e quella furia di ragazza: peccato, sarebbe stato divertente.
Pazienza. Una volta tornato avrebbe chiesto com’era andata.
Poi si ricordò dell’ultima frase di Legolas
(provo per lei..cioè non lo so..ma è qualcosa di...complicato)
La soluzione a quella strana chiacchierata era lì, era lampante:
 - Forse si chiama amore, Legolas. - concluse, battendo una mano sulla spalla dell’amico e alzandosi.
L’elfo lo guardò con sconcertato e spaventato, arrossì come un papavero:
 - Amore? Come si fa ad amare un diavolo come Lilian? Ci..ci sono una sacco di cose che odio di lei, prima fra tutte la sua testardaggine! Anche se è un’amica, non credo che l’amore... Aragorn, ti stai sbagliando: io non la amo! -
(prima fra tutte ami la sua testardaggine, falso che non sei altro..)
L’uomo ridacchiò tra sè e sè e uscì dalla tenda, abbandonando Legolas a rimuginare su un’ultima frase:
 - Infatti ho detto “forse”! Te ne accorgerai, amico mio... -
Gli sarebbero mancate quelle piacevoli conversazioni tra compari, ne era sicuro, gli sarebbe mancata molto quell’espressione quasi ridicola sul volto dell’elfo quando le sue verità nascoste venivano messe in luce così facilmente.
Gli sarebbe mancato molto Legolas, anche Gimli, e naturalmente Lilian.
Ma non poteva fare a meno di lasciarli. Non voleva trascinarli in altri guai.
Aragorn salì in groppa al suo cavallo a si avviò verso la strada solitaria che conduceva dentro alla Montagna:
 - Dove credi di andare? - borbottò una voce fintamente severa.
L'uomo si voltò, e vide il nano che lo guardava dal basso:
 - Non questa volta... - gli sussurrò, e fece per andarsene.
Senonchè un'altra voce lo fece fermare:
 - Tu dici? - disse con tono pacato Legolas, sbucando da dietro una tenda in sella a un destriero        - Non conosci la caparbietà dei nani...e nemmeno la mia. -
 - Tanto vale che ti rassegni, giovanotto... - continuò Gimli - verremo con te, anche con la forza! - e il nano si arrampicò a fatica sul cavallo, dietro ad Aragorn  - Dovrai mozzarmi la testa per lasciar -mi qui! -
L'uomo rise:
 - Come avete fatto a scoprirmi? -
 - Il tuo discorso insolito mi aveva insospettito.. - rispose Legolas - Lo sapevo che non me la rac -contavi giusta. -
 - Volevo solo evitarti un altro dolore...evitarvi un altro dolore. Non potete venire con me, stavol -ta...è troppo pericoloso! -
 - Sapremo cavarcela, come sempre. -
 - No. Questa volta no. Non posso... - e avrebbe voluto dire la verità, a Legolas, dirgli quello che veramente pensava: dirgli che non poteva mettere a repentaglio anche la sua vita, dirgli che vo -leva vederlo insieme a Lilian, felice...
 - Ormai è tardi, amico mio... - lo fermò Legolas  - Ho già deciso. -
Aragorn avrebbe voluto sollevare altre obiezioni, per far desistere i suoi compagni dal seguirlo a tutti i costi, ma non ci riuscì: in fondo, contare sul loro aiuto forse sarebbe stato conveniente, malgrado il rischio. Forse l’elfo ce l’avrebbe fatta a tornare. Era forte e coraggioso...
 - Toglietemi una curiosità: dove avete "abbandonato" Lilian? - cambiò discorso.
 - Sssst! Non farti sentire! - lo interruppe bruscamente Legolas  - Non so dov'è adesso Lilian, nè so che cosa penserebbe della nostra partenza: è meglio lasciarla qui. Aragorn, questa volta è rischioso portarla con noi, lo sai... -
 - Hai ragione. - approvò l’altro, fissando allusivamente l’elfo.
 - Se siamo fortunati, si accorgerà della nostra assenza solo domattina... -
Non fece in tempo a finire la frase: un urlo squarciò il silenzio, facendo rizzare le orecchie ai tre amici:
 - EHI VOI!! - tuonò la voce del mezzano - DOVE CREDETE DI ANDARE SENZA DI ME?? TRADITORI! -
La ragazza corse verso i suoi tre compagni, e in men che non si dica era già seduta dietro a Legolas:
 - ...ma evidentemente la malasorte ci perseguita! - terminò Legolas, lanciando uno sguardo eloquente ad Aragorn, che sorrise.
 
Era da ore che seguivano a cavallo la stradicciola della Montagna dei Morti, ma di spiriti neanche l'ombra: ormai era l'alba.
Davanti a loro, solo un paesaggio spoglio e zeppo di rocce appuntite, di anfratti tenebrosi; nell'aria era come se ci fosse il respiro della morte, quel vento freddo e insistente che non la smetteva di produrre sinistri sibili.
In quella montagna, millenni prima, si erano rifugiati tutti i traditori, coloro che non avevano voluto combattere al fianco dei popoli liberi della Terra -di -Mezzo quando questi si erano ribellati a Mordor.
I loro spiriti erano rimasti tra le pendici della Montagna, impuniti, dannati, co -stretti a non avere mai la pace eterna.
 - Non mi piacerebbe essere uno di loro... - mormorò Lilian, stringendosi di più contro il petto di Legolas. Si era rifugiata tra le braccia dell’elfo appena partiti dall’accampamento:
 -..questo posto dà i brividi persino ai morti! - continuò poi.
 - Ti rammento che sei stata tu a volere venire.. - le ricordò Aragorn.
 - Certo che voglio venire, che domande! -
 - Sicura? -
 - Sicura! -
 - Non lo sai che qualche scheletro potrebbe saltar fuori da un momento all’altro? - la punzecchiò Legolas, poggiando la guancia sulla testa bruna della ragazza.
 - Ahh, non mi parlare di scheletri adesso! Mi fanno schifo, lo sai, no? Ti diverti a farmi venire la pelle d’oca? -
 - No..ti stavo solo facendo arrabbiare un po’, così, per sdrammatizzare... -
 - Oh, ma che carino..se cerchi di sdrammatizzare la situazione in questo modo, ­mi devi proprio volere un gran bene! -
“Tu non immagini quanto, Lilian..” pensò tra sè e sè Aragorn.
Giunsero in una piccola radura incastonata fra tre pareti rocciose: il sentiero finiva lì, e quello che si trovavano ora davanti era solo un'immensa e oscura porta.
 - "La via è chiusa.." - lesse Legolas: c'erano dei segni sull'architrave.
 - Che significa? - chiese stizzito Gimli.
Aragorn scese da cavallo e si avvicinò di più a quella porta, indeciso se con -tinuare o meno: i suoi amici lo imitarono.
Stavano appunto osservando il passaggio quando da dentro l'anfratto arrivò una folata di vento gelido, accompagnato da un lamento che di certo non aveva un che di umano.
I cavalli, imbizzarriti, si liberarono a forza dalle strette dei loro padroni e scom -parvero nella nebbia, nitrendo come ossessi: i quattro compagni si ritrovarono soli, intimiditi e irrigiditi dalla paura.
Quel luogo non era sicuro. C'era qualcosa di più che semplici spiriti.
 - Forza, andiamo! - sussurrò Aragorn, racimolando il coraggio che gli era rimasto: s'incamminò verso l'anfratto, e poco dopo sparì inghiottito dalle tenebre.
 - Là dentro? - domandò tremante Lilian: per la prima volta, il suo coraggio da mezzano veniva messo a dura prova.
 - Non vedo alternative.. - disse Legolas - Andiamo. -
La prese per mano e la trascinò letteralmente nella bocca oscura della porta; Gimli rimase solo, a rimuginare sul fatto di andare o stare: non aveva per niente voglia di farsi scannare da un branco di fantasmi traditori.
Ma si ricordò di una cosa..:
 - Questa è inaudito! - gridò nel silenzio spettrale della Montagna - Due elfi vanno sotto terra mentre un nano, uno di quelli che hanno costruito magifiche regge sotto le montagne, non osa farlo?! Sarei lo zimbello di tutti! -
Raccolse le sue forze a si addentrò nell'anfratto a occhi chiusi, sperando viva -mente di essere capace, prima o poi, di uscirne. 
  
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