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Autore: herms    02/06/2011    0 recensioni
Un breve flash sulla vita di James, e sul suo rapporto con un personaggio Orginale e di mia appartenenza, Célie.
la storia ha partecipato al contest: Immagina la nuova generazione indetto da Nausicaa black.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Un breve flash sulla vita di James, e sul suo rapporto con un personaggio Orginale e di mia appartenenza, Célie. Si è classificata PRIMA al contest Immagina la Nuova Generazione [ contest a pacchetti fotografici ] indetto da Nausicaa.

Un bacio. Herms


MAGNOLIA.

 

Camminava da solo per il parco della Scuola, accompagnato da piccole nuvolette formate dal suo respiro caldo che si scontrava con l'aria gelida di Gennaio. Non si era nemmeno preso la briga di crearsi un passaggio nella neve fresca, camminava immerso fino alle ginocchia, probabilmente si sarebbe ammalato, ma non gli importava. Aveva solo bisogno di un po' di tempo da solo, lontano da tutte le pressioni.
Non ne poteva più di essere assillato costantemente da tutti coloro che volevano che fosse diverso, che si comportasse in un certo modo, che ottenesse determinati risultati. Per un po' di tempo si era anche sentito importante per tutto questo interesse nei suoi confronti e aveva tentato di soddisfare tutte le pretese che gli venivano rivolte, nei limiti concessi dal suo animo Malandrino, ma ad un certo punto aveva smesso.

Attorno al quarto anno di Scuola aveva realizzato che tutte queste pressioni non erano riversate su di lui in quanto James, ma in quanto Potter, figlio del Salvatore del Mondo Magico.
L'intera comunità magica si aspettava che i discendenti del Bambino che è Sopravvissuto avrebbero avuto un futuro brillante, possibilmente come Auror abili quanto i genitori. Nel capire ciò inizialmente si era arrabbiato.

Aveva cessato i tentativi di accontentare gli altri che lo accompagnavano dall'età di undici anni, e aveva allontanato da sé tutti coloro che pensava fossero più interessati a Potter che a James.
Aveva sfogato la rabbia nel Quiddich dando il massimo come cercatore e Capitano.

Il vero cambiamento però si era sviluppato tra l'estate del quarto anno, quando si era fatto il primo piercing e tinto i capelli di verde, in segno di distacco da quel mondo che gli appariva ogni giorno più stretto, e il quinto anno quando aveva lasciato la squadra di Quiddich passando la carica di capitano a sua sorella Lily, sua degna erede.
Si era trovato una cerchia sempre più ristretta di amici, e anche se quelli storici continuavano ad accompagnarlo, aveva stretto rapporti con un paio di giovani emarginati con un amore per la musica rock che lo aveva presto contagiato. Ed era proprio uno di questi che si stagliava contro la neve in quel momento. O meglio, una di questi.
Célie Dubois, figlia di uno scrittore francese emigrato in Inghilterra alla morte della moglie avvenuta qualche anno prima. Célie era una Metamorfomagus solitaria, con una grande passione per il rock e un talento innato per la Trasfigurazione.
Lei e James avevano molto in comune, in particolare il desiderio di sentirsi meno costretti dal mondo che li circondava. Si erano conosciuti l'anno precedente, quando James, dopo aver litigato furiosamente con Dominique che gli aveva rinfacciato tutti quelli che lei riteneva essere i suoi errori, si era rifugiato in cima alla torre di astronomia.
Lì aveva trovato Célie, seduta sul davanzale della finestra, intenta a suonare la chitarra.
Si erano rivisti dopo quella volta, inizialmente per caso, incrociandosi nei corridoi o in cortile, ma in seguito avevano cominciato a frequentarsi come amici, mentre Célie gli dava lezioni di chitarra.
Le voleva molto bene. Era stata la sua ancora di salvezza in un momento di sconforto che l'aveva reso più nervoso e irascibile di prima.
E in quell'istante era là, a pochi passi da lui, sdraiata nella neve con gli occhi chiusi.
Tipico – pensò James. La guardò sorridendo e nell'avanzare non si accorse di un ramo che lo colpì in pieno volto. Un graffio rosso gli spiccava sulla guancia, ma si trattenne dall'imprecare ad alta voce, e si voltò verso il misterioso oggetto che lo aveva ferito. Si trovò davanti a un ramo di una magnolia, coperto di piccoli boccioli sbocciati troppo presto e intirizziti dal freddo.
Nell'impatto col suo volto ne era caduto uno sulla neve, un punto di colore su una distesa bianca. Lo raccolse e se lo pose sul palmo della mano, osservandolo con aria distratta. Si avvicinò di qualche altro passo a Célie, ridacchiando sotto i baffi all'idea della scenata che le avrebbe fatto Madama Chips quando l'avrebbe vista arrivare in infermeria con un principio di polmonite per essersi di nuovo sdraiata a lungo nella neve.

Un illuminazione lo colpì all'improvviso: estrasse la bacchetta e la puntò sul bocciolo che aveva ancora in mano. Quello sbocciò in un istante, diventando uno splendido fiore rosato.
Con un elementare incantesimo di levitazione lo alzò e lo posò sul naso della ragazza, che, senza muoversi di un centimetro, aprì gli occhi blu e li piantò su di lui.

- Ciao Jamie – lo salutò, prendendo con due dita il fiore e annusandone il profumo.

Lui si sedette accanto a lei, rabbrividendo al contatto con la neve.
Era il tramonto, e le acque del lago si tingevano di rosso.
- Hai scritto ai tuoi? - domandò voltandosi verso James che fece un cenno affermativo col capo.
- Sì. Papà non capisce la mia scelta tanto per cambiare, ma ha detto che devo fare quello che sento. Probabilmente spera che un giorno cambierò idea e riprenderò a fare tutto quello che ho lasciato – commentò acido.
- E Lo farai? -
Gli venne istantaneo rispondere di no, ma preferì pensarci su un attimo in più. - Per come stanno le cose adesso, no. Se succederà qualcosa che mi illuminerà e mi farà decidere che la carriera di Auror è l'unica che potrei mai voler intraprendere, deciderò cosa fare – spiegò sprofondando ancor di più nella neve.
- E Ginny cosa dice? - gli chiese Cèlie, che adorava quella donna così fiera e indipendente.
- Che devo fare ciò che desidero e non farmi influenzare da papà, che mi sosterrà in qualunque scelta farò – rispose, pensando con un sorriso a sua madre.
- Sai, credo che sarai un ottimo Medimago. - dichiarò convinta la ragazza, scattando in piedi e scrollandosi di dosso la neve. - Ora però è meglio che vada, devo convincere la Chips a darmi qualcosa di simile ad un antibiotico. -
- Un che? -

- Lascia stare... – sospirò, chinandosi su di lui e baciandogli le labbra. - Ci vediamo dopo cena! - gli gridò sparendo dietro una collinetta, che probabilmente avrebbe sceso rotolando.
James scosse la testa divertito, chiedendosi che diavolo di relazione fosse quella. Certe volte sembravano una coppia, si erano baciati più di una volta, mentre altre solo due amici molto affezionati l'uno all'altra. Non è che se ne preoccupasse più di tanto: l'unico a farsi problemi era Albus, che sosteneva che il fratello fosse gay, se non cercava di stare con quella pazza che era decisamente la sua anima gemella, e l'unica – a suo modesto parere – che avrebbe mai potuto sopportarlo.

Il fatto era che la loro relazione era perfetta così com'era: quei baci scambiati occasionalmente, quei momenti di tenerezza, parevano essere lo sviluppo naturale dell'affetto che li legava, ma nessuno dei due voleva etichettarsi, convinti che le etichette rovinino i rapporti.

Ma era in momenti come quello che James desiderava terribilmente riuscire a farsi piacere le etichette.

   
 
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