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Autore: iosnio90    02/06/2011    9 recensioni
Nonostante i demoni siano stati sconfitti, le cose a Fell's Church non sono mai tranquille e un giorno, al pensionato, si scatena una furiosa lite.
Elena, confusa sui sentimenti che prova per Stefan e Damon, decide di lasciare Stefan e dare una chance a Damon.
Stefan la prende malissimo e, furioso, inveisce contro Elena e Damon.
L'unica che riesce a placarlo è Bonnie.
Stefan e Bonnie cominciano a passare sempre più tempo insieme finendo, addirittura, col diventare indifferenti alla relazione tra Damon ed Elena.
E se Stefan, deluso e arrabbiato a causa di Elena, scambiasse per amore il sentimento di grande affetto che lo lega a Bonnie?
E se tra Elena e Damon le cose cominciassero a prendere una brutta piega?
Riusciranno a riportare le cose alla normalità? Oppure arriveranno tardi e Stefan e Bonnie finiranno con l'innamorarsi per davvero? Damon riuscirebbe a sopportare una cosa del genere, se accadesse?
Qui non ci saranno mostri da combattere, ma solo loro e i loro sentimenti.
Naturalmente, da Donnie convinta, non può che essere una storia su di loro e chi mi conosce sa che adoro il lieto fine quindi...ma se avessi cambiato idea?
Leggete per scoprirlo....BACIONI...IOSNIO90!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Racconti lontani nel tempo

Certo che a volte la vita era proprio strana!
Damon non ci aveva dormito la notte pensando e ripensando a ciò che all’improvviso sembrava essergli accaduto.
Beh…non che tenere Bonnie addormentata tra le braccia non contribuisse in gran parte al suo stato di insonnia.
Ma si sentiva….strano a dirsi…sereno.
Aveva passato una vita intera, un’esistenza intera, cercando ogni modo possibile per tormentare Stefan, per dimostrare a tutti quanto fosse figo essere il cattivo invincibile e poi erano bastate quattro chiacchiere della streghetta per fargli sorgere dei dubbi.
E se comportarsi bene non era poi così male?
E se riallacciare il rapporto con Stefan non avesse necessariamente causato la fine del mondo?
Già altre volte aveva provato ad essere migliore per Elena e ci era pure riuscito per brevi lassi di tempo, ma quanto era stata dura…
E alla fine non era stato neppure così divertente ed Elena sembrava comunque dare poco peso alla cosa come se il fatto che lui fosse buono o cattivo non facesse poi molta differenza.
Ma sentir parlare la streghetta, sentirla dire ad alta voce che pensava che lui potesse davvero cambiare se lo avesse voluto…..era stato strano.
Era stato come se tutte le parole che gli erano state rivolte in tutta la sua esistenza gli fossero semplicemente scivolate sempre addosso, mentre quelle poche frasi dette da Bonnie erano state le uniche che lo avevano colpito per davvero facendogli mettere in discussione il suo modo di vivere.
E quando poi lei gli aveva confessato di essere stata innamorata di lui…
Insomma, Bonnie aveva provato amore per lui!
E lei aveva ragione, lui l’aveva sempre saputo ma non aveva mai fatto nulla per far esplodere quel sentimento. Anzi, se ne era rapidamente allontanato come se pensare anche solo all’eventualità che Bonnie potesse amarlo e che lui potesse ricambiarla fosse stato una tragedia da evitare, un disastro di dimensioni cosmiche da sventare……un cambiamento troppo profondo da affrontare.
La streghetta aveva ragione su tutto, anche sul fatto che lui fosse un codardo.
Ma, in fondo, come biasimarlo?
Vivere sempre la stessa vita, gli stessi rapporti, provare sempre le stesse cose e per le stesse persone era dannatamente comodo e conveniente.
Cambiare significava mettersi in gioco totalmente, aprirsi e lasciare a chiunque la possibilità di giudicare, significava dimostrare di essere una persona migliore, significava, più di ogni altra cosa nel suo caso, chiedere scusa.
Chiedere scusa al mondo e alla storia per tutte le barbarie da lui combinate nei secoli.
Chiedere scusa a Fell’s Church per essere stato la causa di morti e sciagure.
Chiedere scusa a Meredith e persino a Mutt per averli sempre visti e trattati come poco più di pezze da piedi.
Chiedere scusa ad Elena per averle incasinato la vita.
Chiedere scusa a Bonnie per le sofferenze che le aveva causato permettendole di innamorarsi di lui e non lasciandole alcuno spazio o speranza per quel sentimento tanto puro.
Chiedere scusa a Stefan per…beh…per un’infinità di cose a cui non voleva neppure ripensare.
E chiedere scusa era difficile, soprattutto per lui che non aveva mai chiesto scusa in vita sua.
Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse che Bonnie si era svegliata e lo stava guardando in silenzio.
“A cosa pensi?” - gli chiese.
“A tante cose!” - rispose Damon accarezzandole distrattamente la schiena come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“E da ieri sera che sei strano, Damon! E’ per quello che ti ho detto, vero?” - gli chiese Bonnie - “Scusami…ho esagerato!”.
Gli stava chiedendo scusa!
Per lei sembrava così facile…
Ed era assurdo perché era lui quello che doveva chiedere scusa a chiunque e, invece, se ne stava lì a ricevere le scuse da parte dell’unica persona che proprio non ne doveva a nessuno.
“Non chiedere il mio perdono! Io non posso perdonare nessuno!” - rispose atono.
Bonnie si staccò da lui e si mise a sedere.
Damon la imitò.
“Che vuoi dire? Non capisco!” - fece Bonnie, confusa e assonnata.
Damon continuò a tenere gli occhi fissi sulla fiamma della candela che, incantata da Bonnie, non si sarebbe mai spenta finchè non fosse stata lei ad ordinarglielo.
“Vuol dire che non ne sono degno! Come posso io pretendere di perdonare, quando non sono neppure in grado di capire cosa significa chiedere scusa?” - le rispose.
Bonnie restò a fissarlo in silenzio.
Quando si voltò a guardarla, Damon scorse nei suoi occhi una quantità infinita di preoccupazione…per lui.
“Damon….” - fece lei.
“Non è stato sempre così, sai?” - fece lui.
“Cosa?” - gli chiese Bonnie.
“Il mio rapporto con Stefan!” - rispose Damon guardandola negli occhi - “Tu lo hai descritto come se fosse una mostruosità ed hai ragione perché è quello che è adesso, ma non è stato sempre così!”.
Bonnie assottigliò lo sguardo piegando la testa su un lato e gli appoggiò una mano sulla spalla come per invitarlo a continuare.
E Damon continuò.
“Da bambini vivevamo a Firenze, con nostro padre, in una villa enorme. Eravamo molto conosciuti in città. Si può tranquillamente dire che eravamo una delle famiglie più in vista!” - cominciò a raccontare con la testa appoggiata alla roccia alle sue spalle e gli occhi persi in un punto indefinito.
“Non avevamo una madre e nostro padre non è mai stato molto presente nella nostra vita da bambini. In cambio, però, vivevamo circondati da domestici e badanti che si facevano in quattro per noi!” - al ricordo gli scappò un sorriso - “All’esterno della villa c’era un grande parco che circondava l’intera casa e c’erano alberi su alberi, uccelli, scoiattoli, fiori di ogni colore possibile!”.
“Sembra bellissimo!” - commentò Bonnie.
“E lo era!” - confermò Damon - “Io e Stefan passavamo ore nel parco a giocare o a nasconderci dai vari precettori che nostro padre pagava profumatamente affinchè ci dessero un’istruzione degna dei gentiluomini del nostro rango!” - riprese a raccontare - “Uno dei nostri luoghi preferiti erano le stalle! Stefan era contento quando lo portavo a vedere gli stallieri che lavavano e spazzolavano i cavalli o i cocchieri che tiravano a lucido le nostre carrozze e a me piaceva renderlo così felice!” - ammise Damon - “Vivevamo in un mondo tutto nostro in cui non esistevano altri se non noi due! Persino nelle rare occasioni in cui ci trovavamo a contatto con altri bambini, noi preferivamo stare tra noi a racconarci le nostre storie e a condividere i nostri segreti!”.
“Eravate davvero molto legati!” - disse Bonnie, con una nota di sopresa nella voce. Damon non poteva fargliene una colpa: a vedere lui e Stefan adesso era quasi impensabile credere alle sue parole.
“Si, lo eravamo e credo che il fatto che nostro padre fosse, per noi, soltanto una specie di ombra che usciva la mattina presto e tornava di sera, abbia cotribuito a creare questo attaccamento quasi morboso che avevamo perché ci costrinse a contare solo l’uno sull’altro e ci risparmiò la gelosia e la rivalità che molti bambini provano per il fatto di volere il proprio genitore soltanto per sé!” - continuò.
“E poi che successe?” - chiese Bonnie.
Damon trasse un sospiro. Non sapeva esattamente perché le stesse raccontando tutte quelle cose, ma sentiva come l’esigenza di farlo.
“Poi siamo cresciuti! Stefan è sempre stato quello più tranquillo tra noi due ed anche il più volenteroso nell’apprendere quanto nostro padre cercasse di insegnarci ad ogni costo. In quanto a me….il fatto di essere una testa calda non l’ho sviluppato negli ultimi anni!” - rispose Damon - “Comunque sia….più noi crescevamo più mio padre sembrò cominciare a rendersi conto della nostra presenza! Iniziò a passare più tempo con noi e a fare pressioni affinchè lo seguissimo quando andava a delle cene ufficiali o roba simile!”.
“E a te la cosa non piaceva!” - concluse Bonnie rendendosi conto dell’amarezza che aveva caratterizzato le sue ultime frasi.
Damon annuì.
“L’ho odiato! Ho cominciato seriamente ad odiare mio padre!”- affermò - “Stefan era diverso, lui apprezzò il fatto che nostro padre cominciò a prenderci in considerazione perché, in fondo, lo aveva sempre desiderato! Io, invece, ho sempre creduto che, se si è padri, si è padri sempre sin dall’inizio della vita dei propri figli e non li si può lasciare al caso per chissà quanti anni aspettando che raggiungano l’età giusta per poter essere finalmente utili alla famiglia! Ed è questo che mio padre ha fatto! Si è ricordato di noi soltanto quando siamo diventati grandi abbastanza per poter imparare il mestiere di famiglia, per cominciare a gestire la villa e per poterci guardare intorno in cerca di un matrimonio conveniente allo scopo di incrementare le nostre finanze!” - disse.
“E a quel punto cosa è successo?” - chiese Bonnie intuendo che probabilmente era a quel punto della storia che le cose subivano una svolta.
“Me ne sono andato! Mi sono ribellato e me ne sono andato!” - rispose Damon.
“E Stefan?” - chiese Bonnie.
“Le cose con lui non erano più come prima! Possiamo dire che le cose tra noi sono cominciate a peggiorare in proporzione all’entrata di nostro padre nelle nostre vite! La vedevamo in modo troppo diverso e lui spesso ha cercato di farmi cambiare idea così come io ho cercato di farla cambiare a lui! Inutile dire che questo ci portò spesso a litigare e, dato che io non volevo saperne di mio padre, più tempo passava lui con nostro padre meno ne passava con me! Fu così che ci allontanammo e io me ne andai troppo stanco di quella situazione e senza neppure salutare Stefan!” - raccontò Damon - “Gli scrissi varie lettere, ma non gliele spedii mai! Alla fine decisi di tornare a casa e, nonstante non avessi alcuna intenzione di riallacciare i rapporti con mio padre, almeno ero ben disposto a riprendere quelli con mio fratello nonostante sapessi che le cose non sarebbero mai più state come prima visto i modi diversi di affrontare la vita che avevamo sviluppato!” - aggiunse.
“Ma…?” - chiese Bonnie.
“Ma….quando tornai, Katherine aveva giò preso possesso di numerose stanze della villa e del cuore di Stefan! Poi lei si avvicinò a me, i rapporti con Stefan peggiorarono sempre di più e il resto della storia la conosci!” - terminò.
“E’ triste!” - commentò Bonnie.
Damon si limitò ad annuire voltandosi verso di lei.
“Eravate così legati….avevate un rapporto invidiabile!” - fece Bonnie - “Potreste tornare ad averlo! Sono convinta che le cose possano essere sistemate!” -.
Sembrava così convinta…
“E tu credi che Stefan sia disposto a mettere una pietra sopra a cinque secoli di azioni ignobili da parte mia atte solamente a renderlo un miserabile?” - le chiese.
“E tu? Tu sei disposto a metterci una pietra sopra e tentare?” - gli chiese Bonnie a sua volta.
“Le cose tra me e Stefan sono un disastro e la poco fiducia che lui aveva riacquistato in me negli ultimi anni io l’ho mandata a farsi benedire nel momento in cui gli ho portato via Elena!” - fece Damon.
Bonnie gli si avvicinò e, appoggiandogli una mano sul viso, lo costrinse a guardarla.
Aveva gli occhi lucidi, ma ricchi di speranza.
“Io sono convinta che se si vuole davvero una cosa e si fa di tutto per farla accadere allora questa, prima o poi, accade per davvero!” - gli disse, convinta.
Damon si perse nel caldo marrone dei suoi occhi.
La capacità di Bonnie di riuscire a capirlo e a dire la cosa giusta nel momento in cui più lui ne aveva bisogno, lo sorprendeva sempre. Ma adesso che aveva detto addio all’inutile illusione, che lui stesso aveva creato dentro di sé, secondo cui non gli importava nulla di Bonnie o di quello che gli succedeva quando era con lei, la consapevolezza che lei fosse l’unica a capirlo per davvero era quasi impossibile da gestire.

Quella notte non aveva chiuso occhio.
Era tornato al pensionato, come gli aveva detto Bonnie, aveva salutato Elena, si era chiuso nella sua stanza, si era messo a letto e…e aveva passato una notte insonne, la più agitata della sua vita tra l’altro.
Aveva troppi pensieri ed è risaputo che avere troppi pensieri non concilia il sonno.
In più era preoccupato per Bonnie, era preoccupato addirittura per Damon, era preoccupato che i sospetti di Damon sulla signora Flowers e la signora Stones fossero fondati, era preoccupato per Elena e per quello che gli aveva rivelato ed era preoccupato per se stesso e per quello che provava e si sforzava di non provare in merito a ciò che Elena gli aveva rivelato.
Aveva così tante preoccupazioni che gli sembrò di essere ridiventato lo Stefan di prima, quello musone e costantemente in ansia.
Nonostante questo era rimasto a letto e decise di alzarsi solo quando sentì i passi di Elena che, svegliatasi, era uscita dalla sua stanza e si dirigeva al piano di sotto.
Si alzò e si diede una veloce rinfrescata, cambiò maglietta e raggiunse Elena.
Lei era in cucina e teneva tra le mani una tazza di caffè bollente.
“Hai dormito poco?” - le domandò.
Elena sorrise in risposta.
“Ero preoccupata e scommetto che neppure tu hai dormito!” - rispose lei.
“Indovinato!” - fece Stefan.
Elena sorrise, vuotò la sua tazza e andò a sciacquarla nel lavadino.
“Non c’è nessun altro nel pensionato!” - disse Stefan.
“Sto cominciando davvero a chiedermi se le supposizioni di Damon non siano giuste!” - disse Elena.
“Anch’io…ma mi sembra stranissimo pensare queste cose della signora Flowers!” - rispose Stefan.
“Per me è lo stesso! Lei è sempre stata così gentile….è non si è tirata mai indietro quando avevamo bisogno d’aiuto! Per non parlare del fatto che mi ha dato una casa quando non ne ho avuta più una!” - fece Elena, tristemente.
Stefan le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla senza osare fare di più, ma Elena scoppiò in lacrime e lo abbracciò, singhiozzando sul suo petto.
Stefan restò immobilizzato e sorpreso dal gesto improvviso, ma poi le sua braccia sfuggirono al controllo della sua mente e si ritrovò a stringere Elena dopo tanto tempo.
“Shhhh! Non piangere! Vedrai che c’è una spiegazione plausibile e noi la troveremo!” - fece Stefan per consolarla.
Elena alzò il viso e lo guardò negli occhi.
Erano vicinissimi e lei arrossì, poi, come resasi conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto, sciolse velocemente l’abbraccio asciugandosi le lacrime con il dorso delle mani.
“Oddio…Stefan..scusami, davvero, io non…”.
“Non preoccuparti…sul serio! Va bene!” - la interruppe lui, sorridendole.
Elena annuì in silenzio.
“Ok, adesso andiamo!” . fece Stefan.
“Alla grotta?” - chiese Elena.
“No! Nella camera della signora Flowers, poi in quella della signora Stones, poi in cantina, insomma….ovunque ci siano libri e carte in cui è possibile trovare degli indizi!” - rispose Stefan.
Poco dopo erano entrambi immersi nei fogli, post-it, documenti e libri di magia contenuti nella stanza della signora Flowers.
“Cosa stiamo cercando esattamente?” - chiese Elena.
“Non lo so! Qualcosa che ci faccia capire se le due signore sono coinvolte oppure no in piani loschi che prevedono la nostra dipartita, probabilmente!” - rispose, incerto, Stefan.
“Sembra una caccia al tesoro!” - commentò Elena.
Stefan scoppiò a ridere.
Elena si fermò a guardarlo.
“Ehi! Cosa ho detto di così divertente, scusa?” - gli chiese.
Stefan scosse la testa: “No, nulla! Solo che…la faccenda della caccia al  tesoro…beh..mi ha fatto ricordare uno stupido gioco che facevo da bambino!” - rispose.
“Davvero? Racconta!” - lo esortò Elena.
“Ok!” - fece Stefan - “Quando ero bambino, avrò avuto sette anni al massimo, persi un soldatino di legno nell’anorme parco che circondava casa mia! Piansi e mi disperai e chiesi ad ogni singola domestica di aiutarmi a cercarlo, ma loro mi risposero che era solo una perdita di tempo e, quando chiesi il perché, una di loro mi disse che era impossibile come cercare un ago in un pagliaio! Beh…questa cosa dell’ago mi incuriosì e corsi da Damon per farmene spiegare il significato….”.
“Da Damon?” - chiese Elena.
“Sì! All’epoca ero convinto che Damon sapesse tutto, quindi andai da lui!” - rispose Stefan -“Comunque….andi da lui a chiedere spiegazioni e lui mi spiegò che cercare un ago, che di per se era piccolissimo e sottile, in un cumulo enorme di paglia , anch’essa piccolissima e sottile, era un’impresa impossibile e avrebbe richiesto anni ed anni di ricerche! Io, con la mia mentalità da bambino innocente, pensai che passare anni ed anni a fare ricerche con mio fratello per trovare qualcosa doveva essere bellissimo! Se poi si trattava del mio adorato soldatino allora la cosa diventava ancora più allettante! Così convinsi Damon ad aiutarmi nella mia ricerca e lui non si tirò indietro….lui non si tirava mai indietro quando doveva aiutarmi!” - raccontò Stefan riservando una nota nostalgica all’ultima frase.
Elena se ne accorse e lo raggiunse poggiandogli una mano su una spalla.
Stefan le prese quella stessa mano e gliela baciò.
“Qui non c’è niente! Passiamo alla prossima stanza?” - propose.
“Come vuoi!” - rispose Elena avvertendo il suo urgente bisogno di cambiare argomento.

Dopo il racconto di Damon, la giornata nella grotta sembrò essere interamente dedicata alle storie e alle confidenze.
In un certo senso Bonnie si sentiva in dovere di raccontare a Damon la storia della sua vita così come lui aveva fatto con lei.
Era stato strano vederlo così…vulnerabile e malinconico, ma ugualmente affascinante.
Per quanto Damon potesse essere irresistibile con la sua aria misteriosa da cattivo ragazzo, Bonnie non lo aveva mai visto più bello come poche ore prima mentre ricordava il suo passato e si confidava con lei.
Bonnie raccontò aneddoti su aneddoti riguardo alla sua infanzia e al resto della sua vita, ai rapporti con la sua famiglia e con i suoi amici.
Gli raccontò di quella volta che, da bambina, si arrabbiò così tanto con la madre che non voleva darle una doppia porzione di gelato, che decise di scappare di casa e si avventurò da sola in strada, ma, dopo appena tre passi si era ritrovata a passare da sola davanti al grosso cane dei vicini ed era corsa di nuovo dalla mamma urlando e piangendo.
Oppure di quella volta in cui, a tredici anni, il padre se la portò in ufficio e, mentre lui era in riunione, si perse nell’edificio costringendo tutti a rimandare il loro lavoro per cercare lei.
E poi gli disse del suo primo giorno di scuola, quando non voleva rimanere e diede un calcio alla maestra per poter seguire la madre e la sorella più grande.
Damon rise a crepapelle ogni volta che lei si soffermava su uno dei suoi buffi aneddoti e Bonnie si sentiva felice, felice di vederlo ridere e di vedere quanto si stesse sforzando pur di seguire il suo consiglio e cambiare.
Sembrava un altro Damon e l’unica cosa che lei voleva, al momento, era che, una volta usciti dalla grotta, lui continuasse su quella stessa via.
Stavano ridendo mentre Bonnie ricordava la volta in cui decise che da grande sarebbe diventata un’incantatrice di serpenti, quando lo stomaco di Bonnie brontolò rumorosamente.
“Mi sa che hai fame!” - sgnignazzò Damon senza ritegno.
“Mi sa di si!” - rispose Bonnie, con le gote in fiamme.
Si ricordò della torta farcita con marmellata alle fragole che aveva nello zaino e la prese, tagliandone una fetta e addentandola.
Ma il calore nella grotta aveva sciolto tutta la marmellata che cominciò a colare ovunque sulla mani di Bonnie, ai lati della sua bocca e sui suoi vestiti.
“Oddio…che sto combinando?” - fece Bonnie lasciando perdere la torta e guardandosi tutta.
Damon rideva sconsideratamente.
“Smettila! Guarda qui, piuttosto!” - dise Bonnie facendo per pulirsi le labbra con il dorso della mani, ma Damon la bloccò.
“Che fai? Finirai con lo sporcarti di più!” - l’ammonì, poi si fermò a fissarla mentre estraeva una fazzoletto dalla tasca dei pantaloni.
“Con tutta quella robba rossa intorno alla bocca sembri un vampiro che ha appena finito la merenda!”  - commentò Damon.
“Detto da te, lo prendo come un complimento!” - scherzò Bonnie.
Damon sorrise e prese a pulirle le labbra.
Fu un attimo e l’atmosfera cambiò.
Erano vicini come lo erano stati diverse volte durante quei due giorni, ma quella era la prima volta in cui Bonnie voleva che accadesse, in cui sapeva che non si sarebbe tirata indietro se lui si fosse avvicinato ancora di più.
E Damon lo fece…si avvicinò.
I loro respiri si mischiarono e le loro labbra si sfiorarono quando accadde: la grotta cominciò a tremare.
La paura prese subito il sopravvento su Bonnie e Damon la strinse, protettivo.
“Che sta succedendo?” - gli chiese.
Poi la parete di roccia che bloccava l’uscita cominciò a cadere e Bonnie vide le stelle e le luna e allora capì: la mezzanotte era arrivata e l’incantesimo era svanito.
Poco dopo era tutto finito e Damon e Bonnie erano di nuovo liberi e respiravano l’aria fresca della notte nell’Old Wood.
Il silenzio in cui erano immersi durò poco, fino a che una voce che si avvicinava non lo spezzò.
“Bonnie!” - la chiamò Stefan.
Bonnie sorrise all’amico e, mentre Elena le sorrideva e poi andava ad abbracciare Damon, lei si strinse a Stefan.
“Stai bene?” - le chiese.
Bonnie annuì: “Stanca e con il bisogno urgente di un bagno caldo, ma si...sto bene! E voi? Avete fatto progressi con le ricerche?” - chiese.
“Siamo stati tutto il giorno al pensionato, abbiamo frugato ovunque, ma niente! E della signora Flowers e la signora Stones nemmeno l’ombra!” - rispose Stefan.
“E adesso che facciamo?” - gli chiese.
“Adesso? Adesso ti porto a casa, ti fai un bel bagno e poi vai a letto! Domani te ne resti tranquilla a riposo, mentre io e…beh..se vuole venire con me anche Damon….andiamo a fare ricerche in giro!”  - rispose Stefan.
Bonnie guardò Damon e sorrise, annuendo impercettibilmente.
“Fratellino, avanti, credi davvero che ti lascerò tutto il divertimento? Ovvio che vengo con te!” - fece Damon.
“Bene! Allora è deciso!” - fece Stefan - “Adesso vieni…ti porto a casa, Bonnie!”.
Prima di lasciare la radura, Bonnie lanciò un ultimo sguardo a Damon.
Lui era lì e la guardava.








NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Eccomi puntuale con un nuovo capitolo!!!
Vi confesso che a questo capitolo mi ci sono particolarmente affezionata scrivendolo e spero che anche voi proviate lo stesso entusiasmo leggendolo!!!
Il perchè del titolo credo sia evidente...sia Damon che Stefan si lasciano andare ai ricordi!!!
Diciamo che, per quanto riguarda Damon, il tutto avviene come conseguenza al discorsetto che Bonnie gli ha fatto nello scorso capitolo. Infatti, se ricordate, già nel secondo pov Bonnie del capitolo della settimana scorsa, Bonnie diceva che Damon era strano e sembrava aver cambiato atteggiamento dopo quello che gli aveva detto.
Beh...adesso sapete a cosa stava pensando Damon... e questo suo cambiamento, come avete potuto già notare, farà da trampolino per lo sviluppo del rapporto Donnie.
Anche Stefan sembra che sia stia sciogliendo un attimo nei confronti di Elena anche se lei dovrà ancora sudarsela parecchio (E diciamo tranquillamente che questo è dovuto più ad una mia vena sadica nei confronti di Elena che a fini narrativi! hihihihihii).
Inoltre l'incantesimo è finito, i due giorni sono passati e sono di nuovo tutti e quattro insieme...adesso sarà interessante vedere le conseguenze di questo periodo di scambio di coppia!!!!
Naturalmente, la libertà ritrovata, mi permetterà di scrivere nuovi momenti Sonnie (come chiamo io la coppia Stefan/Bonnie) e non vedo l'ora perchè mi sono mancati insieme!!!
Ma, più importante di tutto, nel prossimo capitolo Damon e Stefan passeranno un pò di tempo insieme!!! Infatti, per come la vedo io, nella mia storia le coppie da sistemare non sono solo due, ma c'è anche il rapporto tra i due fratelli!!!!
Ok....adesso la smetto con il monologo sennò viene più lungo del capitolo...XDXDXDXDXD
Grazie per chi a letto e/o commentato lo scorso capitolo!!!
A giovedì prossimo...BACIONI..IOSNIO90!!!

   
 
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