5° Capitolo-News
Akane
continuava a fissare quella persona con occhi sgranati, senza riuscire a
spiccicare una parola.
Ma non ci fu bisogno di parlare, perché l’uomo, in un attimo, si
sedette di fronte a lei, facendo frusciare il lungo cappotto di pelle nera che
indossava.
Mentre passava Akane respirò un profumo forte, che le fece girare la
testa.
- Non è
raro vedere dei giapponesi qui a Roma… - cominciò a dire, quando si fu messo
comodo sulla sedia. Aveva una voce roca e profonda che piacque molto alla ragazza.
- …ma dovresti portarti come minimo un dizionario! - continuò,
mostrandole un sorriso
Akane
non parlò subito, stupita com’era dalla velocità degli eventi, ma quando si fu
ripresa sbatté le palpebre e disse piuttosto agitata:
- Ah…sì?
Bè, forse ha ragione lei! -
E
rise piuttosto nervosamente.
Non
sapeva perché si sentisse così. Certo, era evidente che quell’uomo doveva essere molto più grande di lei, non sembrava
propriamente giovane; in più la osservava attentamente e questo la faceva
sentire messa in soggezione.
Però, notò Akane fissandolo a sua volta, aveva uno strano fascino. Da
giovane doveva essere stato un bellissimo ragazzo, bè, anche adesso aveva un
bell’aspetto, ma i segni dell’età sul suo volto, anche se in piccola parte, si
notavano.
La cosa
che più la colpì furono gli occhi. In un primo momento aveva pensato che
fossero neri, ma, ora che guardava meglio, notò che
erano molto più chiari. Quasi…grigi.
- I vostri caffè -
La
cameriera di prima era tornata, poggiando sul tavolo un vassoio con sopra due
tazzine e due bustine di quello che doveva essere zucchero.
Lo sconosciuto prese una bustina, la strappò, mise lo zucchero, e poi bevve il suo
caffè con molta disinvoltura. Poi, notando che la ragazza non si era mossa,
disse scherzosamente:
- Non ci
ho fatto mettere il veleno, sai? -
Come se
avesse preso la scossa, Akane afferrò la tazzina e bevve, ma, subito dopo
desiderò non averlo fatto.
Il
caffè era amaro.
Fece
una faccia schifata e strizzò gli occhi, poi guardò l’altro, aspettandosi che scoppiasse a ridere, ma per fortuna non lo fece.
- Scommetto
che eri in gita scolastica e ti sei persa! Vorrei proprio sapere dove hanno la
testa i giovani d’oggi… - esclamò, alzando gli occhi
al cielo
Akane
lo fissò un secondo e poi scoppiò
- Come
sarebbe a dire!? Io ho quasi VENT’ANNI! - gridò
indignata, sbattendo il caffè sul tavolo e spargendone il liquido tutt’intorno.
Possibile
che sembrasse così piccola? Non le andava proprio si essere trattata da
bambina! E poi lei neanche lo conosceva, come si
permetteva quello…poi la colpì un pensiero improvviso.
E
se quello era un maniaco? Come aveva fatto a pensare che quello fosse un tipo
affascinante? Forse voleva fare amicizia, attirarla fuori con una scusa e poi
farle chissà che cosa…no! Un momento! Non era il caso di farsi prendere dal
panico! Doveva trovare un modo per andarsene da lì! Magari passando dal bagno…
- Oh,
davvero? Scusami, ma sembri più giovane! - disse l’altro imbarazzato
Poi,
vedendo che la ragazza aveva abbassato la testa e guardava a terra
esclamò:
- Non
ti sarai mica arrabbiata? -
Akane
finalmente alzò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi. Forse aveva un po’
esagerato ne pensare che fosse un malintenzionato ma dopotutto non poteva
fidarsi completamente di lui.
- Bè , io potrò sembrare anche piccola, ma tu ti comporti da
squallido trentenne single che cerca di rimorchiare le ragazze più giovani! Ti
consiglio di smetterla, perché con me non attacca! - disse, con tono acido
Questa
volta l’uomo si accigliò e sembrò che la stesse
guardando quasi con rabbia.
- Ehi,
ragazzina, guarda che io ho quarantasei anni! Potrei essere tuo padre! -
ribatté, severo.
-
QUARANTASEI!?!- disse Akane, ad alta voce, facendo una
faccia stupita e sgranando gli occhi.
- Sai,
sono le persone come te che mi fanno sentire vecchio – disse
l’uomo, fingendosi offeso.
Akane
si rese conto di aver commesso una gaffe e arrossì violentemente.
- Oh,
ehm… scusa, e che…non li dimostri…- mormorò, con la voce piccola, piccola.
Il
volto dell’uomo si aprì in un bellissimo sorriso.
-
Grazie – disse , dolcemente
Oh sì , pensò Akane, è
davvero un bellissimo sorriso
La
ragazza non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Quella persona aveva una
strana aura attorno a se, che in qualche modo la attirava in maniera
irresistibile. Non sapeva perché provasse quelle sensazioni, ma più lo guardava
e più ne rimaneva incantata; i suoi gesti erano posati ed eleganti, il tono di voce caldo e rassicurante
e poi quegli occhi chiari erano magnetici.
- A
proposito, io sono Hiroki Kimura. E tu?- chiese lui
Ma Akane non fece in tempo a rispondere perché la porta del locale
si spalancò all’improvviso e Noriko e Keiko piombarono su di lei.
-
Akane! – gridò Noriko. Aveva la faccia rossa
e stravolta.
-
Possibile che ti perdi sempre!? Sei un irresponsabile!! -. Anche
Keiko aveva la faccia rossa, ma nel suo caso era perché era furiosa.
Akane
non registrò subito le loro parole, né riuscì a capire cosa
stesse succedendo.
- Eh…
oh, ciao – disse con voce apatica
Le facce delle altre due si fecero, se
possibile, ancora più rosse, ma fu Keiko a scoppiare.
- Come
sarebbe a dire “CIAO”!?! Lo sai quanto eravamo preoccupate!? E tu te ne
stai lì a bere tranquillamente il caffè
!! – strepitò la ragazza
-
Noi…noi eravamo preoccupate…sei crudele… - Noriko
invece stava per mettersi a piangere.
- Oh,
su dai, ragazze mi dispiace! Ora mi avete trovato
quindi non fa niente! – esclamò, tentando di calmarle. Fortunatamente funzionò;
Keiko sembrò sgonfiarsi.
- Sì,
sì, va bene. Oggi sarò dimagrita dieci chili per
correrti dietro! – disse infine, sconfitta
- Ah, a
proposito, ragazze, volevo presentarvi una persona…-
Ma
quando si girò Kimura era sparito. Per un momento le
mancò il fiato ma poi lo vide vicino alla porta.
- Per
questa volta offro io. Spero che ci rivedremo Akane –
disse, facendo un cenno per salutarla, prima di uscire e sparire.
- S-sì ciao…- borbottò al vuoto
Noriko
e Keiko, che avevano assistito alla scena, si avvicinarono
ad Akane perplesse.
-
Akane… te la fai con i vecchi adesso? – disse Keiko, stupita
La
ragazza non le badò; gli era appena venuta in mente una cosa.
Ah! Non gli ho chiesto dove
abita! No, un momento, non so nemmeno se ci vive qui in Italia!
Forse non lo rivedrò più…
Uffa, che stupida!
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Shibuya – Giappone
20 settembre
Una
ragazza correva freneticamente per la strada, inciampando e urtando i passanti.
Accidenti! Ma sono sempre in
ritardo!?
Continuò
a correre finché non si dovette per forza fermare davanti ad una folla di gente
ferma ad un semaforo.
Quel
giorno Akane aveva appuntamento con le sue amiche per andare in giro, ed era in
ritardo. Aveva impiegato tempo a prepararsi, e dire che di solito non era
lenta, e adesso doveva correre come una matta.
Il suo
unico ostacolo ora era quella gente, evidentemente le folle
la perseguitavano.
Guardò
l’orologio e si accorse che era veramente tardi, a questo punto avrebbe fatto prima a chiamarle per avvertirle. Aveva già
quasi preso il cellulare quando si ricordò di una
scorciatoia che aveva usato già una volta e che era da quelle parti.
Si
guardò intorno e la individuò, era lì sulla destra, poco dopo distante da lei : forse se la prendeva poteva sperare di farcela.
In un
attimo, voltò le spalle alla folla, e cominciò a correre a perdifiato; quella
stradina era quasi deserta ma valeva la pena di usarla.
Poi,
inavvertitamente, andò a scontrarsi con qualcosa, o meglio qualcuno.
Finì a
terra e sbatté forte il sedere sull’asfalto, che gli fece un male cane, e
quando provò a guardare contro chi era andata a
sbattere, la sua visuale era invasa da
piccole stelline.
- Tutto
a posto?- chiese una voce preoccupata
Quella
voce era familiare.
Continua…
Ciao!
Ecco il quinto capitolo!
machi: Scusa il ritardo, ma il comp. purtroppo non è mio, faccio un po’
fatica! Sono contenta di essere riuscita a
incuriosirti, bè adesso saprai tutto! Grazie ancora!
Maho: Ahhh…non so cosa scrivere! Evidentemente parliamo troppo in
classe!
Quindi
ti faccio soltanto i miei ringraziamenti, visto che mi
sostieni sempre! TVB