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Autore: Kvistor    03/06/2011    1 recensioni
In questa FF del genere What if? vedremo i nostri eroi in una situazione cupa dove il male sembra imperante...
Rating Arancione per diverse scene cruente.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 Un tetro summit

La festa era finita ed il salone dei simposi si stava svuotando, La Divina Atena guardava la scena appoggiata ad un elegante colonna corinzia la sala marmorea era ormai quasi vuota e non appena le si posò sulla spalla una civetta, la stessa che potreste immaginare sulle Dracme Ateniesi, la Dea sembrò uscire da uno sorta di trance “elaborativa” <<  γεια ή κουκουβάγια >>  le disse con noncuranza, poi però dopo aver sentito il breve “rapporto” del pennuto la sua espressione di altezzosa saggezza mutò all’improvviso gli occhi grigi come nuvole temporalesche si sbarrarono e la bocca, di solito paralizzata in orizzontale, si contorse in una strana e terrificante smorfia di rabbia; questo cambiamento plateale nel volto della dea fu notato poi da un satiro e da una ninfa che passavano di là ed è tuttora loro opinione di essere stati fortunati a poter uscire ancora con la forma che gli aveva dato la natura e soprattutto ancora in vita...                                                                              In un primo momento sembrò che ella dovesse esplodere, ma poi come solito tornò alla calma e tornò immediatamente alla sua residenza, un imponente edificio di marmo, che ricordava vagamente il Partenone, il cui frontone decorato con una lamina d’oro recava la raffigurazione dei suoi più grandi trionfi ed in particolar modo la vittoria nella disputa con Poseidone per il patrocinio della città a lei dedicata; Poseidone il Dio il cui avventato figlio aveva osato toccare Annabeth, che fra tutte le sue figlie era di certo la sua prediletta, Perseus Jackson doveva pagare pensò infine entrando nel suo scrittorio e accostando la maestosa porta di noce cesellato. Si sedette su una comoda poltroncina foderata di velluto verde e iniziò a pensare a come punire il giovane, si rigirò e rivoltò sulla sedia per ore pensando alle più atroci torture e mutilazioni che la mente potesse concepire, ma l’esecutrice non poteva essere lei ci voleva un dio si ma uno che odiasse il ragazzo e avesse la fermezza per stroncarlo una volta e per sempre. Sarebbe potuto essere Dioniso? No troppo tenero ed in effetti solo scocciato dalla punizione subita... Il candidato perfetto era Ares odiava sì il ragazzo e avrebbe detto di averlo fatto per la profezia, ma Jackson era un guerriero dalle mille sorprese avrebbe dovuto immobilizzarlo ed ovviamente l’unico in grado di forgiare catene abbastanza resistenti era il Dio delle fucine Efesto, forse convincerlo sarebbe stato più difficile ma usando l’argomento adatto avrebbe ceduto infondo sull’Olimpo ogni Dio, Ninfa, o spirito di qualsivoglia genere conosceva la sua avversione per gli amanti e le loro “colpe”.

Si mise in cammino verso l’Etna di lì a 2 ore e svegliò Efesto nel cuore della notte, L’interno del vulcano era come sempre rovente e polveroso e c’erano ovunque pile di attrezzi da fabbro sporchi di fuliggine e a volte persino fusi sulla punta; ben presto arrivò il Dio che cercava con indosso uno spartano grembiule da fabbro la barba rossiccia totalmente arruffata ed il congegno metallico sulla gamba allacciato in malo modo << Che c’è a quest’ora? >> chiese quasi con uno sbadiglio << Mi serve il tuo aiuto... per punire due amanti >> gli rispose Atena con una falsa pazienza << Io...beh credo di... poterti aiutare >> annuì Efesto inizialmente un po’ titubante << cosa ti serve? >> chiese poi a mo’ di commesso << una catena ASSOLUTAMENTE infrangibile >> ordinò gelida guardandolo con gli occhi grigi << dovrei averne una qui da qualche parte to’ eccola tieni>> gli rispose allora porgendole una catena, all’apparenza molto massiccia ma nella realtà estremamente leggera, che macchiò poi il completo della Divina acquirente con lucenti residui di metallo << Grazie Fratello >> pronunciò queste parole con uno sguardo sadico negli occhi che poco aveva da lasciar intuire; avrebbe arrecato dolore.

La mattina seguente andò invece a far visita al più bellicoso dei congiunti, Ares, la sua dimora o per meglio dire la sua fortezza si trovava appartata anzi quasi isolata ma non per desiderio di solitudine bensì per la paura di essere i vicini del dio della guerra che attanagliava quasi tutti; L’edificio era a pianta rettangolare realizzato con solide pietre e con al cento un immenso campo d’armi dove Ares faceva sfoggio delle sue sorprendenti risorse belliche ed infatti lo trovò ad allenarsi con un giavellotto completamente incendiato senza che però incontrasse la minima difficoltà nel lanciarlo o nel sostenere il bruciore, il colloquio fu breve e le risposte del dio monosillabiche avrebbe preso parte al tranello quel breve e tetro summit era stato davvero fruttuoso.

P.O.V.  (Percy)

La vita al Campo era tornata alla normalità sveglia, allenamenti, pranzo, allenamenti, cene e ... ? Fino a poco tempo prima la sera era stato il momento dell’amicizia e delle strane consultazioni con Annabeth, ma  dopo la sera precedente era tutto cambiato, non ricordavo molto della serata ma ricordavo l’emozione forte di aver stretto quelle labbra alle mie, il riflesso negli occhi di lei e il suo indescrivibile profumo di libri, pergamene, ma anche di corazze e di mostri sbriciolati quel profumo di... lei. Era una follia ma ci voleva provare, ci doveva provare alla fine mi feci coraggio e lo chiesi << Annab...vuoi...vendam stasera? >> << Che? >> mi rispose lei ridendo era raggiante allora chiesi di nuovo << Annabeth vuoi venire da me stasera? >> << Non ti comporterai indecentemente vero? >> mi chiese con una civetteria quasi irresistibile, allora io la guardai negli occhi grigi e intensi come quelli della madre e la stuzzicai sorridendo << non senza il tuo permesso >>  poi la presi fra le braccia e la baciai platealmente così che tu potessero vederci, io non volevo più nascondere i miei sentimenti, la amavo? Si con tutta l’anima, le avrei mai fatto del male? No mai neanche a costo della mia stessa vita o almeno credevo che non gliene avrei mai fatto.

Quella sera lei venne da me nella casa dei figli di Poseidone,dove vivevo solo, e ci sedemmo su un triclinio che a volte usavo per una pennichella, tutto nel mio corpo mi urlava qualcosa e dei pensieri “impuri” mi attraversarono la mente, ma lei era più che un’ avventura e li trattenni senza troppo sforzo, non parlammo ma in quel silenzio fatto di sguardi e baci carpii l’immagine di lei che avrei conservato fino alla morte, bella e quasi sacra andammo poi in riva al lago reso fantastico dalla luna quasi piena ci sdraiammo sulla riva a guardare quel cielo fatto di sogni e speranze, dopo quelle che furono forse ore lei fece per andarsene, ma io mi alzai la raggiunsi le slacciai la toga, che si era messa con mia somma sorpresa, all’altezza del collo e iniziai a baciarglielo implorandola di restare con me e così fu ci sdraiammo e dormimmo lì avvinghiati come da un incantesimo.            

     
   
 
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