track 10 ♪ Smooth
Criminal
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26 gennaio 2013, ore 12:00
Refrain ~ you’ve been hit by, you’ve been
struck by a smooth criminal
Mello non aveva mai avuto
paura in vita sua. Difficilmente, se si era cresciuti alla Wammy’s
House come potenziali successori dell’uomo più geniale al mondo,
ci si poteva concedere il lusso di una cosa umana
come la paura. La paura era per quelli che potevano scegliere di fuggire:
persone come L, e ragazzi come Nate River, Mail Jeevas
e Mihael Kheel, quella
possibilità non l’avrebbero mai avuta.
Mello volava in quella strada vuota con il crescente timore di
trovare, alla fine del viaggio, qualcosa che gli avrebbe fatto tremare la terra
sotto i piedi – ma ugualmente continuava a volare, il piede sempre
più incollato all’acceleratore della moto che Matt si era lasciato
alle spalle [come tutto il resto, come lui]
e nel cuore la consapevolezza di averlo
mandato a morire.
Non avrebbe mai dovuto coinvolgerlo.
Non avrebbe mai dovuto spingerlo nelle braccia di Misa Amane.
Forse era già troppo tardi.
Si maledisse, maledisse Matt per il suo fottuto buon cuore,
maledisse Kira e la sua comparsa nel mondo e la morte
di L e il fatto che per loro non ci fosse mai stata scelta, mai, mai, mai. E
veloce come la scheggia ghiacciata che gli si era conficcata dentro quando Matt
si era chiuso la porta del monolocale alle spalle, svoltò
all’incrocio che conduceva al posto in cui viveva Yagami
con la sua maledetta donna.
Perdonami, Matt.
Perdonami. Perdonami...
Era piovuto per tutta la notte; e quando arrivò e lo vide là seduto sul marciapiede
desiderò che piovesse ancora, perché l’acqua potesse
nascondere quelle lacrime insensate sul viso di Matt.
Spense il motore e smontò dalla moto in fretta,
lasciandola cadere in una pozzanghera con uno schianto metallico, percorrendo
di corsa gli ultimi metri che li separavano.
Lui sollevò lo sguardo di chi ha passato una notte
insonne, fuori da un palazzo le cui mura sono il confine tra il suo mondo e
quello che vorrebbe far suo. La vuotezza
dei suoi occhi spaventò Mello più dei
pensieri che lo avevano condotto fin lì, che gli facevano detestare ora
la vista di quel morso con cui aveva cercato violentemente di scrollarlo, di
fargli capire chi erano loro e chi era lei e perché lui non potesse scegliere lei.
Si fermò, ansimante, in piedi a sovrastarlo. Forse
anche adesso non c’erano parole o forse ce n’erano troppo poche.
Non volle scoprirlo, e rimase in silenzio, in attesa di capire qualsiasi cosa dai suoi occhi di un blu
che sembrava più cupo ora, alla luce del sole, che non piuttosto nel
buio delle notti trascorse su quel divano a lasciare che il piacere di essere
insieme abbassasse le loro palpebre.
« Sei venuto. »
« Sapevi che l’avrei fatto. »
Lo sapevano entrambi. Mello non
avrebbe mai potuto lasciarlo andare. Senza Matt, Mello non riusciva neppure a ricordare cosa significasse essere Mihael.
« Le hai parlato, vero? »
Matt non disse nulla. Abbassò lo sguardo. Mello avrebbe preferito che continuasse a guardarlo direttamente
in viso: sarebbe stato così facile, e naturale, e più giusto, chiedergli scusa con gli occhi.
Scusa per non averti
dato scelta. Scusa per averti permesso d’innamorarti di lei. Scusa
perché so che ti farà del
male...
Non osava neanche chiedersi cosa Amane avesse risposto alla sua confessione – se davvero
c’era stata; se lo odiasse, se lo capisse, se avesse progettato di
ammazzarlo o se si fosse riconosciuta nella sua diserzione decidendo di
seguirlo, in nome di un sentimento [per una volta] reale e non costruito
sull’idolatria. Perché in fondo – maledizione – quell’amore, o qualunque cosa fosse, Mello riusciva persino a comprenderlo.
E avrebbe quasi potuto concedersi una speranza, se
d’improvviso non avesse visto Matt sbarrare gli occhi e portarsi una mano
al petto.
In un attimo gli fu accanto in ginocchio, e lo stringeva e
lo chiamava, in preda a quella dolorosa folle insostenibile paura di vederlo morire solo per la
volontà di essere, per il
sogno di scegliere.
« Mail... Mail!
»
E, tra le sue braccia, Mail alzò lo sguardo,
riconobbe il suono del proprio vero nome, e gli sorrise come non gli aveva mai
sorriso. Riconoscente.
« Perdonami... Mihael.
»
Poi silenzio.
Non avrebbe mai
saputo se quell’assassina lo avesse amato almeno la metà di quanto
lo amasse lui. E non avrebbe mai saputo con quale sporco mezzo fosse riuscita a
portarlo via a entrambi.
Mello urlò, gridò fino a lacerarsi la gola e il
cuore. Quando sentì che non vi era rimasta dentro neanche
un’ultima singola stilla di vita, chinò il viso sopra quello di
lui e pianse le sue ultime lacrime di uomo.
Persino nella morte, senza avere il modo di saperlo, Mail Jeevas era immensamente migliore di Mihael
Kheel.
stop ■
skip forward »
Ma quanto, quanto mi odio
per ciò che ho scritto. ;_;
Eppure, che siate d’accordo
o no, persino muovendomi nel what if ho sempre la tragica consapevolezza che una storia
tra Matt e Misa non
potrebbe mai finire bene. E mi odio, mi odio, mi odio per questo pensiero. Ma è
tutta colpa dell’angst che trasudano,
accidenti.
Grazie infinite per aver
tollerato anche questo! Alla prossima, con l’epilogo e i dovuti e
doverosi ringraziamenti a tutti. ♥
Aya ~
Credits: Smooth
criminal, © Michael Jackson