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Autore: Feel Good Inc    03/06/2011    3 recensioni
{ I classificata nel contest 'Come in un CD' indetto da KeR e JunKo, giudicata da Fe85 e syssy5 }
Quando era con Matt, Misa dimenticava completamente di essere il secondo Kira.
Quando era con Misa, Mail Jeevas dimenticava completamente di essere Matt.
Senza Matt, Mello non riusciva neppure a ricordare cosa significasse essere Mihael.

“Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera...” (A. Schopenhauer)
{ Mello/Matt/Misa }
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Misa Amane | Coppie: Matt/Mello, Matt/Misa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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track 10 ♪ Smooth Criminal

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26 gennaio 2013, ore 12:00

Refrain ~ you’ve been hit by, you’ve been struck by a smooth criminal

 

 

Mello non aveva mai avuto paura in vita sua. Difficilmente, se si era cresciuti alla Wammy’s House come potenziali successori dell’uomo più geniale al mondo, ci si poteva concedere il lusso di una cosa umana come la paura. La paura era per quelli che potevano scegliere di fuggire: persone come L, e ragazzi come Nate River, Mail Jeevas e Mihael Kheel, quella possibilità non l’avrebbero mai avuta.

Mello volava in quella strada vuota con il crescente timore di trovare, alla fine del viaggio, qualcosa che gli avrebbe fatto tremare la terra sotto i piedi – ma ugualmente continuava a volare, il piede sempre più incollato all’acceleratore della moto che Matt si era lasciato alle spalle [come tutto il resto, come lui] e nel cuore la consapevolezza di averlo mandato a morire.

Non avrebbe mai dovuto coinvolgerlo.

Non avrebbe mai dovuto spingerlo nelle braccia di Misa Amane.

Forse era già troppo tardi.

Si maledisse, maledisse Matt per il suo fottuto buon cuore, maledisse Kira e la sua comparsa nel mondo e la morte di L e il fatto che per loro non ci fosse mai stata scelta, mai, mai, mai. E veloce come la scheggia ghiacciata che gli si era conficcata dentro quando Matt si era chiuso la porta del monolocale alle spalle, svoltò all’incrocio che conduceva al posto in cui viveva Yagami con la sua maledetta donna.

Perdonami, Matt. Perdonami. Perdonami...

Era piovuto per tutta la notte; e quando arrivò e lo vide là seduto sul marciapiede desiderò che piovesse ancora, perché l’acqua potesse nascondere quelle lacrime insensate sul viso di Matt.

Spense il motore e smontò dalla moto in fretta, lasciandola cadere in una pozzanghera con uno schianto metallico, percorrendo di corsa gli ultimi metri che li separavano.

Lui sollevò lo sguardo di chi ha passato una notte insonne, fuori da un palazzo le cui mura sono il confine tra il suo mondo e quello che vorrebbe far suo. La vuotezza dei suoi occhi spaventò Mello più dei pensieri che lo avevano condotto fin lì, che gli facevano detestare ora la vista di quel morso con cui aveva cercato violentemente di scrollarlo, di fargli capire chi erano loro e chi era lei e perché lui non potesse scegliere lei.

Si fermò, ansimante, in piedi a sovrastarlo. Forse anche adesso non c’erano parole o forse ce n’erano troppo poche. Non volle scoprirlo, e rimase in silenzio, in attesa di capire qualsiasi cosa dai suoi occhi di un blu che sembrava più cupo ora, alla luce del sole, che non piuttosto nel buio delle notti trascorse su quel divano a lasciare che il piacere di essere insieme abbassasse le loro palpebre.

« Sei venuto. »

« Sapevi che l’avrei fatto. »

Lo sapevano entrambi. Mello non avrebbe mai potuto lasciarlo andare. Senza Matt, Mello non riusciva neppure a ricordare cosa significasse essere Mihael.

« Le hai parlato, vero? »

Matt non disse nulla. Abbassò lo sguardo. Mello avrebbe preferito che continuasse a guardarlo direttamente in viso: sarebbe stato così facile, e naturale, e più giusto, chiedergli scusa con gli occhi.

Scusa per non averti dato scelta. Scusa per averti permesso d’innamorarti di lei. Scusa perché so che ti farà del male...

Non osava neanche chiedersi cosa Amane avesse risposto alla sua confessione – se davvero c’era stata; se lo odiasse, se lo capisse, se avesse progettato di ammazzarlo o se si fosse riconosciuta nella sua diserzione decidendo di seguirlo, in nome di un sentimento [per una volta] reale e non costruito sull’idolatria. Perché in fondo – maledizione – quell’amore, o qualunque cosa fosse, Mello riusciva persino a comprenderlo.

E avrebbe quasi potuto concedersi una speranza, se d’improvviso non avesse visto Matt sbarrare gli occhi e portarsi una mano al petto.

In un attimo gli fu accanto in ginocchio, e lo stringeva e lo chiamava, in preda a quella dolorosa folle insostenibile paura di vederlo morire solo per la volontà di essere, per il sogno di scegliere.

« Mail... Mail! »

E, tra le sue braccia, Mail alzò lo sguardo, riconobbe il suono del proprio vero nome, e gli sorrise come non gli aveva mai sorriso. Riconoscente.

« Perdonami... Mihael. »

Poi silenzio.

Non avrebbe mai saputo se quell’assassina lo avesse amato almeno la metà di quanto lo amasse lui. E non avrebbe mai saputo con quale sporco mezzo fosse riuscita a portarlo via a entrambi.

Mello urlò, gridò fino a lacerarsi la gola e il cuore. Quando sentì che non vi era rimasta dentro neanche un’ultima singola stilla di vita, chinò il viso sopra quello di lui e pianse le sue ultime lacrime di uomo.

Persino nella morte, senza avere il modo di saperlo, Mail Jeevas era immensamente migliore di Mihael Kheel.

 

 

stop ■

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Ma quanto, quanto mi odio per ciò che ho scritto. ;_;

Eppure, che siate d’accordo o no, persino muovendomi nel what if ho sempre la tragica consapevolezza che una storia tra Matt e Misa non potrebbe mai finire bene. E mi odio, mi odio, mi odio per questo pensiero. Ma è tutta colpa dell’angst che trasudano, accidenti.

Grazie infinite per aver tollerato anche questo! Alla prossima, con l’epilogo e i dovuti e doverosi ringraziamenti a tutti.

Aya ~

 

Credits: Smooth criminal, © Michael Jackson

   
 
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