CAPITOLO
IV: A Twist in the Tale.
Mi
svegliai di soprassalto.
Impiegai
qualche minuto a capire dove mi trovavo.
Notai che la sveglia segnava le 6 del
pomeriggio.
Bene,
avevo dormito per quasi tutta la giornata!
Solo
in quel momento mi ricordai del biondo vichingo che si trovava alle
mie spalle.
Il
suo braccio cingeva ancora il mio fianco. Cercai di sollevarlo con
tutte le mie forze. Eric sarebbe stato morto per il mondo ancora per
almeno
un’ora, ed il suo braccio pesava come un macigno.
Mi
voltai a guardarlo.
Se
non fosse stato per l’assenza di un battito cardiaco sarebbe
potuto
sembrare un angelo addormentato.
Dio,
quant’era bello!
I
suoi capelli biondi ricadevano dolcemente ai lati della fronte,
incorniciando il suo viso perfetto. Le lenzuola lasciavano scoperta la
parte
superiore del suo corpo: le spalle imponenti, gli addominali scolpiti
da un
millennio di lotte e combattimenti…
Eric
Northman, il vampiro vichingo, sceriffo dell’Area 5 della
Louisiana,
bastardo manipolatore, bello come un dio nordico.
Accidenti
a me! Odiavo che mi facesse quest’effetto!
Rimasi
a guardarlo per diversi minuti, poi mi avvicinai ancora un
po’ al
suo corpo e appoggiai la testa sul suo petto.
Non
so perché…mi faceva sentire…al sicuro.
Ed
Eric era morto per mondo, non avrebbe mai saputo cosa stavo facendo.
Ripensai
alle parole di Claudine, alle scoperte che avevo fatto a Fae. Una
lacrima scese sul mio volto.
In
un istante, tutto fu chiaro, evidente.
Ricordai
il sogno che avevo fatto il giorno precedente.
Eric.
“Sei
nata per essere mia”, aveva detto. Le stesse, identiche
parole che
aveva usato Claudine.
Non
era possibile. Mi stavo di certo sbagliando…voglio
dire…lui…lui è…Eric
Northman!
Era
stato solo uno stupido sogno. Solo il blood bond. Scoppiai in lacrime
pochi secondi dopo.
All’improvviso,
sentii le sue labbra sfiorarmi la fronte…
-
Buongiorno tesoro – sussurrò Eric mentre io ancora
cercavo di
riprendermi dallo shock e dall’imbarazzo.
-
Eric, io… -
-
Shh… Non parlare. – mi fermò. Il cuore
mi batteva all’impazzata.
–
Sapevo che prima o poi mi saresti saltata addosso, solo non pensavo mi
avresti assalito durante il sonno – aggiunse schioccandomi
quel suo sorrisetto
malizioso, sollevando il mio mento cosicché potessi
guardarlo negli occhi.
-
Eric! – gridai cercando di sottrarmi alla sua stretta,
asciugando in
fretta e furia le lacrime.
-
Hey! Va tutto bene? –
-
Io…io non lo so…essere in quel luogo…a
Fae…era tutto così strano…-
Non
so perché ma gli raccontai tutto ciò che mi era
accaduto a Fae.
Di
come ero arrivata lì, di come avevo incontrato nonno Earl,
della
conversazione tra Claudine e Lloyd che avevo origliato, del mio assurdo
“viaggio” nella mente di Claudine, di Niall.
Gli
raccontai anche tutto ciò che riuscivo a ricordare della
profezia, ad
eccezione delle ultime parole di Claudine.
Quel
“Sei nata per essere sua” che mi risuonava
costantemente nella mente…
Di
quello non potevo ancora parlare… Prima avrei dovuto capire
davvero
cosa significasse.
-
Io…non so perché ti sto raccontando tutto questo
–
-
Tranquilla Sookie. Forse avevi solo bisogno di parlare con qualcuno per
schiarirti le idee. –
Forse
aveva ragione. Senza aggiungere altre parole, accennai un sorriso e
mi incamminai verso il bagno.
Feci
una lunghissima doccia, pensando e ripensando alle parole di
Claudine, alla profezia.
A
Eric.
Non
aveva alcun senso. Come si presumeva che io, un’umile
cameriera mezza
pazza di Bontemps, avrei dovuto salvare Fae? E insieme a Eric? Doveva
essere
tutto uno scherzo. Anche volendo non avrei mai
potuto…amarlo…Lui è
cosi…arrogante,
presuntuoso, pieno di sé…ironico, intelligente,
divertente, leale…bello come il
sole…
Basta,
sto divagando!
Quando
uscii dal bagno Eric stava parlando al telefono, forse con Pam.
Sembrava preoccupato.
-
Si. Certo. Sarò al Fangtasia tra poco. Dì a Nan
di aspettarmi. – disse,
con tono infastidito.
-
Nan? Flanagan? Che succede? Perché Nan Flanagan è
al Fangtasia? – chiesi
precipitosamente mentre cercavo qualcosa da indossare nella cabina.
-
Devo andare. – rispose telegraficamente – Non.
Uscire. Da. Questa. Casa.
Capito? – e con questo si volatilizzò davanti ai
miei occhi.
EPOV
Salii
in macchina il più velocemente possibile. Dovrei proprio
decidermi a
licenziare quell’idiota di Ginger. Non era stata nemmeno in
grado di intrattenere
Nan e i suoi leccapiedi per un’ora.
L’ultimo anno era stato piuttosto difficile.
Da
quando Russell aveva fatto
quella folle scenata in tv i problemi per i vampiri si erano
moltiplicati a
dismisura e ora l’AVL faticava a rimettersi in
sesto.
Arrivai
al Fangtasia, che ormai era chiuso al pubblico da un paio di mesi
a causa dei continui attacchi da parte della Compagnia del
Sole.
Cominciavo
a stancarmi seriamente di quel Newlin eppure non potevo certo
scatenare nuovamente un pandemonio mediatico.
Non
ora che ero sotto gli occhi dell’Authority, comunque.
Giunsi
davanti la porta del mio ufficio in un lampo, feci un cenno con il
capo a Pam ed insieme entrammo nella stanza.
-
Finalmente Northman, credevamo ti fossi dimenticato di noi. –
chiosò
Nan. Se ne stava seduta dietro la mia scrivania, frugando tra le mie
carte.
-
Nan, Billy Boy – salutai, facendo un lieve cenno con la
testa. Non
sopportavo di dover lavorare a fianco di quell’odioso
Compton, gli avrei
volentieri staccato la testa con le mie stesse mani.
-
Era ora che ti facessi vivo. Possiamo iniziare adesso? –
rispose Bill.
Come
osava quel moscerino rivolgersi a me in quel modo? Godeva delle
grazie dell’Authority, è vero, ma rimaneva il
viscido campagnolo di sempre.
Ci
spostammo nella sala principale, dove una troupe aveva già
montato
tutta l’attrezzatura necessaria a girare il nostro
dannatissimo spot per l’AVL.
Per fortuna io fui il primo a registrare. Non avevo affatto voglia di tirarla per le lunghe.
-
Sono un americano
che paga le tasse…Nell'anno passato ci sono stati molti
discorsi infamatori…che
avvertono…di non fidarsi dei vampiri. La verità
è che i vampiri sono differenti
l'uno dall'altro proprio come gli umani... -
BLA
BLA BLA… Era sempre la solita storia. Avrò
ripetuto questi discorsi un
migliaio di volte negli ultimi mesi ma non avevo altra scelta.
Da
un anno a questa parte l’Authority costringeva me e Compton a
fare da
testimonial per l’AVL.
Una
specie di punizione per aver lasciato vivo Russell.
Finii
di registrare il mio promo in pochi minuti e rimasi ad aspettare Nan
e Billy the Kid. Avevamo ancora una faccenda di cui discutere.
In
breve i due mi raggiunsero al mio trono.
-
Allora, Northman, adesso possiamo discutere di cose serie. –
affermò Nan
– Sembra proprio che Hallow sia tornata da queste parti.
–
Hallow.
Quella fottuta vecchia strega aveva proprio deciso di metterci i
bastoni tra le ruote.
Aveva
sempre avuto dei problemi con i vampiri e, adesso che la situazione
volgeva a suo vantaggio, la sua congrega si era persino affiliata ai
Newlin e
alla loro ridicola Compagnia.
-
Non sarà di certo una preoccupazione per noi
–rispose Bill – non credo
abbiano i mezzi necessari per sferrare un serio attacco contro di noi.
–
Il
solito idiota, pensai. Conoscevo Hallow da molti anni ormai. Se aveva
deciso di attaccarci, potevamo essere certi che avrebbe trovato il modo
di
ferirci a dovere.
-
Bill, non credo sia come dici – lo fermò Nan, con
il suo solito tono
gelido – l’Authority pensa che la strega sia venuta
a conoscenza di
alcuni…”fatti”…particolarmente
rilevanti per noi vampiri. Crediamo possano
farsi vivi da un momento all’altro. –
-
Mi secca ammetterlo, ma stavolta l’Authority ha ragione.
– risposi
repentinamente, con lo sguardo rivolto verso il basso –
Hallow odia
profondamente i vampiri e a dispetto delle apparenze è senza
dubbio la strega
più potente che abbia mai incontrato. Sono certo che abbia
già un pian…-
Smisi
di parlare. Un dolore lancinante mi colpì al petto. Caddi in
avanti,
contorcendomi su me stesso. Non sentivo una tale sofferenza da secoli.
-
Che. Diavolo. Sta. Succedendo? – mormorai con un filo di
voce. Attorno a
me, Nan e Bill si guardavano intorno senza capire cosa stesse
accadendo. Pam
continuava ad urlare il mio nome. Poi ad un tratto, capii.
–
Sookie! –
Mi
sollevai a fatica dal pavimento e corsi all’esterno
dell’edificio.
In
un primo momento non notai nulla di insolito. Solo accostandomi alla
mia Corvette mi resi finalmente conto di cosa stava accadendo.
-
Hallow. – sussurrò Pam che nel frattempo mi aveva
raggiunto nel
parcheggio.
Ma
io a questo punto non stavo più nemmeno ascoltando.
Davanti
ai miei occhi giaceva inerme il corpo di Sookie. Il suo vestito
era stato ridotto a brandelli e il sangue continuava a
colare dalle innumerevoli
ferite sparse per tutta la sua figura. Un profondo squarcio le
percorreva
l’intero ventre.
Non
sapevo spiegarmi il motivo, ma fu come se centinaia di coltelli mi
avessero trafitto in quel preciso momento. Caddi ricurvo a
terra, per la
seconda volta nel giro di pochi minuti, adagiandomi quasi a ricoprire
il suo
corpo ferito.
-
Som inte är alltför sent. (Fa che non sia troppo tardi, ndr.)
– sibilai
sommessamente.
Il
ricordo della morte di Godric era ancora insopportabile.
Non
avrei potuto tollerare di perdere anche lei.
Era
tutta colpa mia.
Nel
frattempo, senza che me ne accorgessi, attorno a me si era creata una
folla. L’intera troupe, seguita da Bill, Nan e i suoi
leccapiedi, si era
precipitata nel parcheggio.
-
Sookeh! – urlò Bill, visibilmente turbato.
-
Allontanati! – affermai voltandomi a guardarlo, senza nemmeno
riflettere.
Fortunatamente, almeno per quella volta, Compton fu abbastanza sveglio
da non
osare contraddirmi.
Sollevai
il corpo immobile di Sookie e in silenzio mi alzai in volo.
Se
davvero era la nipote di Niall Brigant, come diceva di avere scoperto a
Fae, la sua casa era di certo il miglior posto in cui avrei potuto
portarla. Il
vecchio Niall sapeva bene come proteggere i suoi cari…
Entrai
in casa e subito mi diressi
verso la sua camera.
Mi
curvai per distendere il suo corpo sul letto. Riuscivo appena a sentire
i battiti del suo cuore.
-
Sookie, torna da me… – bisbigliai, avvicinando il
polso che avevo
perforato con i miei canini al suo volto. Speravo che il mio sangue
sarebbe
riuscito a tenerla in vita.
Kom
tillbaka till mig. (Torna da me,
torna da me,
ndr.), continuavo a pensare in quegli interminabili
minuti.
Poco
dopo, lentamente, i battiti del suo cuore ripresero il loro ritmo
regolare.
Mi
avvicinai al suo splendido volto, accostando la mia fronte alla sua,
finché
Sookie non riaprì gli occhi.
-
Sookie! Sono io, Eric! – le sussurrai flebilmente.
-
Chi? -
A.d.a.
:
Innanzitutto grazie a tutti coloro che finora hanno letto la mia
piccola ff. Un
ringraziamento speciale va ovviamente a Dilettascrittrice, Graluc e
Ely33 che
hanno recensito la mia storia. Spero di non deludervi! XD
Cmq
come
avrete notato in questo capitolo ho voluto inserire due
piccoliiiiissimi
cambiamenti:
-
l’introduzione del punto di vista di Eric. Spero di
essere riuscita almeno in parte a rendergli giustizia! So che il nostro
adorato
vichingo è unico ed inimitabile, ma per una volta ho voluto
provare a “calarmi
nei suoi panni” (anche se avrei preferito farlo
letteralmente, non so se mi
spiego…eheheh)
-
la minuscola, insignificante variazione nella trama.
Sono certa che molti odieranno l’assenza
dell’adorabile SmemorEric (chiedo
umilmente perdono!) ma…parlando sinceramente…ho
letto così tante ff
sull’argomento che ormai mi sembrerebbe di scopiazzare qua e
là… Spero che la
mia Sookie-Fata-Smemorina sia abbastanza interessante da permettervi di
perdonarmi! AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA…
Detto
questo, cos’altro aggiungere? Vi ringrazio ancora una volta
e…se ne avete
voglia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Jasmine