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Autore: SLAPPYplatypus    03/06/2011    1 recensioni
questa è una cosa un po' strana. per me, almeno. insomma, è la prima cosa del genere che faccio, o meglio che provo a fare. vedi il titolo del capitolo? è una parola presa a caso dal dizionario, e provo a scriverci qualcosa sopra. è un gioco stupido e un po' preoccupante tra me e me. comunque.
sono cose molto corte, faccio fatica a scrivere tanto anche quando ho le idee chiare, quindi..
ecco.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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grata




Il ragazzo osservava il paesaggio brullo che si apriva davanti ai suoi occhi, socchiudendo appena le palpebre per l'accecante luminosità di quel pomeriggio inglese di primavera.
Il suo sguardo si soffermava sulle colline, verdi e lontane, sul castello grigio che riusciva a scorgere, al limite della sua vista. Esitava sulle cime degli alberi, popolati di uccelli. Si scostava velocemente i capelli neri dagli occhi chiari, e rituffava tutto se stesso in quel vedere, come fosse la cosa più preziosa.
Si riempiva la mente con ogni particolare fosse riuscito a distinguere; la posizione delle nuvole, le macchine solitarie che percorrevano velocemente il sentiero sterrato, coperto da una sottile ghiaia giallastra.
Un pettirosso si posava sul davanzale della finestra, distratto ed attentissimo al tempo stesso, osservando con calma il giovane che si trovava di fronte, prendendosi tutto il tempo necessario. Scappò in fretta e furia, una volta raccolte tutte le informazioni di cui aveva bisogno, agitando le sue ali grigie.
Dopo qualche secondo ed un sospiro, il ragazzo volse ancora lo sguardo al mondo. Un'auto che sembrava minuscola si stava avvicinando, una piccola Jeep bianca ondeggiava lungo il sentiero, facendosi sempre più grande, fino a svoltare l'angolo e sparire dalla sua vista.
Trascorse qualche minuto perfettamente immobile, fischiettando appena, cercando di attirare qualche altra bestiola. Niente.

- Jake? -
schioccò una voce, facendolo sobbalzare.
- Non mi chiami così. - sibilò lui, sfiorando l'inferriata arrugginita che lo separava dal resto del mondo, e volgendo lo sguardo al suo interlocutore con uno scatto.
- E' il tuo nome, Jake. Come va, oggi? - domandò la dottoressa con tono monocorde, agitando i capelli biondi e cotonati all'inverosimile.
- E' una bella giornata. - sussurrò il ragazzo annuendo, sorridendo al sole che lo ossevava, nascosto da una spessa coltre di nubi. - Propio una bella giornata. - ripetè.
- Dobbiamo andare a fare degli esami, Jake. - disse lei, aprendo finalmente la porta blindata di un bianco scrostato che li separava.
- Non voglio. - sbottò lui, sedendosi sul letto grigio e puntando i piedi. - Oggi no.
- Devi farli tutti i giorni, lo sai. - disse la dottoressa alzando gli occhi al cielo, stanca, come se lo ripetesse ogni giorno. - Vieni, su. Non vorrai farmi chiamare il dottor Smith, non di nuovo... - gli tese una mano, con un sorriso dolce e uno sguardo duro ed autoritario. Io sono il capo, sono io che comando, qui. Alzati subito, comandava.
- No. Non mi muovo da qui. - ripetè il giovane, attaccandosi saldamente alla testiera in ferro battuto e contraendo i muscoli.
- Bene. L'hai voluto tu, ragazzo mio. - sussurrò la dottoressa, prima di fare qualche passo indietro e urlare comandi per il corridoio.
In principio, sembrava che non ci fosse nessuno, in quel castello deserto, o almeno che nessuno la stesse ascoltando. Poi, improvvisamente, tutto prese vita come un formicaio sotto attacco -le infermiere correvano per il corridoio, una donna giovane ed esile, con ricci castani e occhi blu entrò nella stanza, con un sorriso addolorato ed uno sguardo spezzato. Non di nuovo, no, sembrava sussurrare.
Due uomini la seguirono, due giganti che si rimboccavano le maniche e si avvicinavano sempre di più, Jake si faceva piccolo piccolo, sperava di sfuggire alle loro mani così grandi.
Lo strapparono dal letto, infilandogli un pezzetto di plastica in bocca e costringendolo a morderlo forte. Gli omoni gli tenevano le mani e lo sollevavano, trascinandolo nella stanza vicino.
- Spero che domani te lo ricorderai, Jake. - sussurrò la dottoressa, mentre il ragazzo veniva issato su un lettino metallico, le sue braccia bloccate ed un buffo caschetto gli era allacciato stretto sul capo.
   
 
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