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Autore: sandrafanelli    03/06/2011    7 recensioni
Traduzione di una fanfiction
Kurt torna a casa per il fine settimana solo per vivere il peggiore incubo della sua vita Attenzione: violenze ma solo nel primo capitolo
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Venerdì sera. Una volta al mese l’accademia Dalton permette agli alunni que lo desiderino di prendersi il fine settimana per tornare nelle rispettive case e trascorrere un po’ di tempo con le proprie famiglie. Kurt Hummel aveva aspettato questo momento con ansia, nonostante si trovasse bene nella sua nuova scuola e con i suoi nuovi amici (soprattutto con un certo ragazzo bruno e i capelli ricci) non poteva non sentire la mancanza dei suoi genitori e perciò non si sarebbe lasciato sfuggire questa opportunità.
 
Con tale motivazione fece ciò che era necessario. Si registrò nella lista dei ragazzi che sarebbero usciti e si dedicò a finire tutti i compiti lasciati in sospeso così da rimanere libero, partecipando anche alle prove con gli Usignoli, questi provavano tutti i giorni e la sua assenza era qualcosa che doveva compensare con l’impegno, allo stesso modo di altri ragazzi che sarebbero usciti dalla scuola per gli stessi motivi.
 
Dopo le prove, rimase da solo con Blaine nella sala. Kurt avrebbe riprovato a fare l’audizione per l’assolo del coro e il suo amico si era offerto di aiutarlo con le prove e la presentazione accompagnandolo con il piano.
 
-Ogni giorno che passa migliori- Gli diceva Blaine, accompagnandolo al parcheggio della scuola –Questa volta sono sicuro che otterrai quell’assolo-
 
-Lo spero, altrimenti sarà una cosa in più da aggiungere alla mia lista di fallimenti- Disse Kurt con un mezzo sorriso
 
-Non sarà un fallimento, vedila come sperimentazione, inoltre, non sarebbe una perdita totale, io adoro ascoltarti cantare- Gli rispose il bruno con un incantevole sorriso che fece arrossire Kurt – E allora…. Pronto per il tuo fine settimana?-
 
-Certo! Non vedo l’ora di vedere papà, Carole, Finn oh! E anche Mercedes! Le ho detto che sareì venuto a Lima e ci siamo già messi d’accordo per uscire insieme domani a fare un po’ di shopping – Rispose il ragazzo emozionato. Blaine sorrideva con tenerezza.
 
-Mi mancherai in questi due giorni, la Dalton non sarà la stessa senza di te- Si trovavano difronte alla macchina di Kurt. Blaine lo guardava attentamente. Ciò che li aveva detto lo aveva detto con il cuore, con totale sincerità e quasi al momento se ne era pentito, non voleva che Kurt si preoccupasse di niente in quel fine settimana che si era guadagnato con sforzo.
 
Kurt arrossì ancora di più e abbassò lo sguardo mentre sorrideva timidamente
 
-Beh... non me ne vado per sempre- Cercò di scherzare –Lunedì senza dubbio mi avrai qui di nuovo dandoti fastidio con i miei problemi-
 
-Oh! Andiamo, tu non potresti mai darmi fastidio!- Ammise Blaine ridendo –Non mi dà fastidio aiutare colui a cui tengo .... gli amici a cui tengo- Si corresse subito.
 
Moriva dalla voglia di dirgli ciò che provava per lui, dichiarargli il suo amore, baciare quelle belle labbra rosa, ma non ne ebbe il coraggio. Farlo in quel momento sarebbe stato egoista da parte sua. Kurt desiderava trascorrere il fine settimana con la sua famiglia e ciò di cui aveva meno bisogno era che lui gli desse qualcosa di così difficile in cui pensare.
 
Anche Kurt stravedeva per lui, se non fosse per la sua timidezza gli avrebbe detto qualcosa sui suoi sentimenti da mesi ormai, ma niente, non ci era mai riuscito, aveva paura di non essere corrisposto e che tale dichiarazione gli avrebbe fatto perdere l’amicizia di qualcuno molto prezioso per lui.
 
Blaine con le mani nele tesche dei pantaloni, si guardò intorno. Il cielo stava diventando scuro, in effeti erano già passate le sette.
 
-Si sta già facendo sera, non vuoi che ti accompagni?-
 
-Non ti preoccupare, so guidare molto bene di sera e la strada non è lunga, starò bene, inoltre niente diventa faticoso se hai Julie Andrews che ti fa compagnia- Disse mostrando il suo cd di “The sound of music” Blaine rise.
 
-Va bene, questo non lo metto in dubbio. Ma guarda che ti ho avvisato, se metti sotto qualcuno o schiacci un cagnolino non dirmi che non ti avevo offerto di aiutarti-
 
Questo commento fece ridere Kurt. Dopo salutò Blaine, salì in macchina e si allontanò dalla scuola. Blaine rimase nel parcheggio fino a quando perse di vista la macchina, dopo rientrò nell’edificio con una strana sensazione nello stomaco.
 
Così come aveva detto Kurt la strada non fu tanto lunga. In meno tempo di quanto si aspettasse si trovava di fronte alla nuova casa dove adesso abitava con la sua famiglia. Con sua sorpresa , trovò le luci spente. Apparentemente non c’era nessuno.
 
Pensò che probabilmente erano andati al cinema, ma poi si ricordò che era l’ultimo venerdì del mese. Il preside Figgins era solito usare quel giorno per le riunioni con i genitori e gli insegnanti, sicuramente erano al McKinley, Finn incluso, siccome lui prima accompagnava suo padre a questi eventi, Carole pensò che fosse una buona idea e cominciò a portare suo figlio alle riunioni. Riusciva ad immaginarsi il suo nuovo fratello, scomodo tra i suoi genitori e socializzando con i suoi professori. Al pensiero sorrise.
 
Beh, non tutto era perso, pensò. Era arrivato in buon ora, poteva preparare la cena e fare loro ua sorpresa.
 
Aprì la porta del garage e parcheggio dentro la macchina, dopo scese e la chiuse a chiave.
 
-Finalmente sei qui-
 
Quella voce gli fece gelare il sangue. Quando si girò lo vide di fronte a lui, bloccava la strada fino all’entrata del garage.
 
Era David Karofsky
 
-Che diavolo ci fai qui?- Disse con paura e furia allo stesso tempo. David puzzava di birra e lo guardava con un viso pallido
 
Karofsky non stava bene. Non lo avrebbe mai ammesso, ma sentiva un forte attrazione verso Kurt. E da quando il ragazzo aveva abbandonato il McKinley la sua situazione emotiva era andata in picchiata.
 
Diversamente a ciò che David sperava, la partenza di Kurt invece di farlo stare meglio lo fece solo stare peggio. Lui sperava che senza la presenza di quel “finocchio” svolazzando per tutta la scuola, sarebbe tornato ad essere ciò che lui considerava “normale”, senza quel “omo” contagiandolo con la sua aura di energia effeminata, lui, David Karofsky, sarebbe tornato ad essere etero come sempre, un uomo completo, il flagello delle ragazze del McKinley.
 
Ma niente di ciò era successo
 
L’assenza di Kurt fece solo aumentare qualcosa che stava già nasciendo dentro di lui, l’attrazione che provava verso di lui, attrazione che si era trasformata in ossessione dopo quel bacio rubato negli spogliatoi della scuola.
 
David voleva Kurt, voleva baciarlo di nuovo, moriva dalla voglia di toccarlo. Aveva sogni erotici dove il soprano gemeva il suo nome mentre si agitava dal piacere tra le sue braccia. Tutto questo però invece di accettarlo, David si impegnava a rifiutarlo. Secondo lui, non doveva essere così, quello non era ciò che ci si aspettava da un ragazzo come lui, doveva comportarsi, pensare e sentire in un modo molto diverso.
 
Ma nonostante tutto, scopriva se stesso a frequentare la vecchia casa degli Hummel e, dopo il trasloco, quella nuova. Con la speranza di vedere il soprano, desiderando vederlo di nuovo a Lima, magari persino tornare al McKinley.
 
Tutto questo autorifiuto e frustrazione lo portavano soltanto ad assumere un comportamento più agressivo con i suoi compagni e a un calo dei suoi voti. Cosa della quale i suoi genitori erano stati messi al corrente in quel momento. Immaginando la ramanzina che gli avrebbero fatto, David aveva trascorso il pomeriggio con Azimio e gli altri giocatori della squadra, bevendo birra nel parcheggio del centro comunitario.
 
Quando le birre finirono gli altri ragazzi se andarono per conto loro. David voleva trovare ancora da bere, perciò andò verso l’autoservizio dove gli davano da bere se era disposto a pagare un extra.
 
Solo che durante il tragitto, la sua ossessione per Kurt lo fecero andare verso la nuova residenza degli Hummel, solo per vederlo come sempre faceva. Senza rendersene conto si trovava già lì. E con sua sorpresa vide la macchina del soprano parcheggiando davanti alla casa. Senza pensarci  un secondo, si nascose dietro la macchina mentre entrava nel garage. Avrebbe potuto parlargli, vederlo, quello era ciò che più voleva.
 
E adesso finalmento era di fronte a lui.
 
Dave avanzò verso Kurt con l’intenzione di baciarlo. Kurt, quando se ne rese conto, lo spinse via come quel giorno negli spogliatoi, facendo un passo indietro.
 
Questo fece si che Karofsky ricordasse quel giorno. La meravigliosa sensazione di aver provato finalmente quelle labbra e l’improvvisa delusione nel essere stato rifiutato quando aveva tentato di baciarlo di nuovo. L’espressione di orrore e di ripugnanza che era apparsa nel volto di Kurt quel giorno, era la stessa che aveva quella notte.
 
Questo fece arrabbiare David. Ricordò il confronto avuto nelle scale della scuola dopo quel bacio, ricordò il ragazzo che stava con Kurt quel giorno. Il bruno dagli occhi marroni e il sorriso perfetto. Sicuramente a lui non lo rifiutava in quel modo.
 
E adesso ancora di più visto che andavano alla stessa scuola, che stavano tutte le ore del giorno, sette giorni su sette, insieme. Al pensarlo il suo sangue bolliva dalla rabbia e dalla gelosia.
 
-A lui non lo rifiuti come invece fai con me, vero? Sicuramente non metti quella faccia disgustata davanti a lui, non è così?- Gridò il giocatore al soprano.
 
-Di... di che cosa stai parlando?- Disse Kurt senza capire. Spaventato, fece un altro passo indietro. Appena ne avesse avuto l’opportunità, avrebbe corso verso la porta che collegava il garage alla casa, si sarebbe chiuso dentro e avrebbe chiamato la polizia.
 
-Vai a letto con quello! Non è vero? Sicuramente lasci che tutti in quella scuola di finocchi ti tocchino!-
 
-Tu sei pazzo!- Grido Kurt, sgattaiolando secondo il suo piano, verso la porta di casa. David al vederlò correre gli andò dietro.
 
Kurt riuscì ad entrare in casa, ma Dave prese il chiavistello della porta e lo forzava per evitare che si chiudesse dentro. Come era da aspettarselo, la forza del giocatore si impose a quella del soprano, aprendo la porta con una spinta che fece cadere Kurt sul pavimento. Strisciando un po' per poi rimettersi subito in piedi. Kurt salì correndo le scale che davano al secondo piano della casa. Avrebbe seguito il piano B, chiudersi in camera sua per chiamare da lì la polizia. Ma Karofsky, nonostante fosse ubriaco, era ancora in grado di gestirsi e andare tra piccoli e scorrevoli corridoi era una delle sue abilità.
 
Kurt riuscì ad arrivare nella sua stanza, ma quando si girò per chiudere la porta, il pugno di karofsky lo colpì in piena faccia, facendolo cadere sul pavimento, stordito. All’improvviso un forte calcio contro il suo stomaco lo fece piegare in due dal dolore.
 
-Sei una maledetta troia Hummel! Una troia schifosa!- Gli urlava David, in piedi di fronte a lui, guardandolo contorcersi dal dolore. Il sopracciglio di Kurt sanguinava così come il suo naso per il pugno ricevuto. David tirò un altro calcio nello stomaco del ragazzo - Sei il gioccatolo di tutti quei finocchi! Non è così? E’ così che ti piace essere trattato, no? Beh allora è così che ti tratterò!-
 
Si sdraiò sopra Kurt e cominciò a baciargli il volto e il collo. Kurt, cominciò a lottare contro di lui, nonostante sentisse ancora dolore per i colpi ricevuti prima. Voleva liberarsi di lui, toglierselo di dosso.
 
-Basta lasciami in pace, lasciami!- Gli gridava il ragazzo disperato. David, per tutta risposta gli diede un forte schiaffo che gli spaccò il labbro.
 
-Tu farai ciò che che io ti dico, troia! E’ chiaro?- Gridò karofsky, tornando a mordere il collo di Kurt. Costui si contorceva ancora lottando per potersi liberare.
 
David lo colpì di nuovo sul viso, doveva farlo stare fermo. Catturò le labbra del ragazzo con le sue e invase la sua bocca con la sua lingua mentre con le mani gli toccava il sedere. Dopo gli aprì la camicia, lasciando il suo petto bianco scoperto. Cominciò a leccarlo con lussuria mordendolo senza commiserazione. Stava dando libero sfogo a tutti quei desideri repressi.
 
Kurt piangeva e supplicava, intimandogli di fermarsi, ma invano. Karofsky era immerso nel suo piacere e non sentiva nulla o non gli importava. Cominciò a strofinare il suo membro contro quello di Kurt, entrambi ancora vestiti.
 
Questo fece que il ragazzo si contorcesse ancora di più. Piantò le unghie nel collo di Karofsky e cercò di colpirlo con le ginocchia, ma i suoi sforzi non erano sufficienti contro qualcuno con due volte la sua forza e capace di dominarlo con semplicità.
 
L’atrito stava eccitando di più David. Slacciò la cintura, i bottoni e abbassò la zip dei jeans, per far uscire il suo membro già eretto; dopo, di colpo, abbassò i pantaloni e i boxer di Kurt, lo sufficente a liberare la sua apertura. 
 
-No, Dave, ti prego, ti supplico, non farlo, fermati, ti supplico!- Piagnucolava il ragazzo disperato.
 
-Vedrai come ti piacerà, cagna, più di quel finocchio-
 
-No, ti prego, non farlo, no!-
 
David ignorò le suppliche, separò le gambe di Kurt con il suo ginocchio e si accomodo tra di esse, avvicinando la punta del suo membro all’ano del ragazzo. Kurt continuava ad opporre resistenza, piangendo e chiedendo pietà.
 
Ma tutto invano. David era riuscito ad accomodare il suo membro nell’apertura di Kurt e con una forte spinta lo penetrò. Kurt gridò di dolore davanti a quella terribile invasione.
 
Il grido eccitò ancora di più Karofsky, che immediatamente cominciò a fare una serie di rapide e fuoriose spinte contro il ragazzo. Kurt ancora lottava, nonostante fosse più debole di prima, per liberarsi, per fuggire. David gli afferrò i fianchi e lo tirò verso di lui, fancendo si che la penetrazione fosse ancora più profonda e che non potesse allontanarsi da lui.
 
I testicoli di Karofsky colpivano ancora e ancora il sedere di Kurt. L’ano del ragazzo si lacerava durante il va e vieni continuo del grosso membro Karofsky. Kurt, per quanto volesse lottare non ne era più in grado, le forze lo stavano abbandonando e il dolore lo stava uccidendo.
 
Karofsky si trovava nella sua gloria personale. Il profumo dei capelli di Kurt, la sua pelle morbida e bianca, la sua voce, persino il suo pianto lo facevano eccitare. Era come se il piccolo soprano avesse messo su di lui un incantesimo di seduzione e di lussuria.
 
Continuava a baciare le sue labbra, mordicchiandole, invadendo la sua bocca con la sua lingua, lasciandogli succhiotti nel collo al succhiarlo, tutto questo senza fermare l’infame va e vieni dei suoi fianchi.
 
Dopo qualche minuto che a Kurt sembrò eterno, David venne dentro di lui, spargendo il suo seme nell’ano del ragazzo. Per il giocatore di football la soddisfazione in quel momento era piena.
 
Solo in quel momento tornò alla realtà. Era come se gli effetti dell’alcool e la lussuria si disipassero per fargli vedere ciò che aveva appena fatto. Kurt si trovava ancora sotto di lui, piangendo, sanguinando, completamente livido, terribilmente distrutto.
 
David spaventato, si mise in piedi uscendo da Kurt. Si guardo il proprio membro mentre guardava Kurt spaventato.
 
Che cosa poteva fare adesso? Consolarlo? Dirgli che sarebbe andato tutto bene?
 
Terrorizzato da ciò che aveva appena fatto e temendo le conseguenze. Karofsky fece ciò che i ragazzi come lui sono soliti fare davanti a situazioni estreme
 
Si inginocchiò di fianco a Kurt e gli prese il collo tra le mani.
 
-Ascoltami bene, Hummel! Se racconti a qualcuno ciò che è successo, ti uccido! Ti giuro che ti uccido e questa volta parlo sul serio! E non solo ucciderò te, ucciderò anche i tuoi genitori e Finn! Ti è chiaro!-
 
Il ragazzo stringeva sempre di più il collo di Kurt. Questo, terrorizzato, e credendolo capace di tutto dopo ciò che era appena successo, annuì con la testa, giurando che non avrebbe detto niente.
 
David lasciò Kurt, si mise in piedi e lo guardò di nuovo, nervoso e spaventato.
 
-Tu mi hai obbligato a fare questo, Hummel! E’ tua la colpa di ciò che ti ho fatto!- Gli gridò, cercando di convincere più se stesso. Dopo si voltò ed uscì correndo.
 
Karofsky si allontanò dalla casa a tutta velocità. Kurt rimase sul tappeto della sua stanza. Seminudo, piangendo e con l’anima in pezzi.
 
 
 
 
 
Il primo capitolo si conclude qui, questa è una traduzione di una fanfiction che ho trovato, e la storia mi è piaciuta molto. Comunque commentate se la storia vi interessa e volete che continui a tradurre oppure no.  
  
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