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Autore: Silene Nocturna    03/06/2011    5 recensioni
Salve a tutti! Nonostante sia un'accanita fan della mitica coppia, non ho mai scritto nulla che riguardasse la nascita del loro rapporto... Fino ad oggi.
"- Non ti è chiaro, terrestre, che quando ho deciso di trascinarti a bordo il tuo compito era quello di restartene in silenzio a meno che non ti ordinassi il contrario?
Lei distolse lo sguardo e stringendo i pugni dovette trattenersi dal commentare quella domanda che non ammetteva alcuna replica: era una constatazione, nient’altro che un ordine e doveva stare attenta a rispettarlo.
- Basta giocare all’ospite mescolatosi con i futili amici di un perdente, questa non è la Terra. Non è casa tua. Qui c’è solo il Principe dei Saiyan e tu, razza di sciocca impudente, imparerai finalmente ad assecondarmi…- Bulma si morse le labbra, inconsapevolmente tremava."
Grazie a Bluemary e Giulz87 *_*
Buona lettura a tutti!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tutti! Sono ritornata da un periodo decisamente “sterile” per quanto riguarda la scrittura, e posso dire che al 90% è colpa della scuola e dell’imminente esame di maturità, quindi ne approfitto per scusarmi con tutti i lettori per non essermi più fatta viva, ma durate questo ponte sono riuscita in breve tempo a farmi trasportare dalla fantasia e quindi donarvi qualcosina…

Ringrazio tutti coloro che mi hanno lasciato una recensione!

Vi auguro buona lettura^^

 

In viaggio, coi nervi a fior di pelle

 

Ore inevitabilmente lunghe erano trascorse dall’improvviso decollo della navicella targata Capsule; i motori bruciavano il carburante, espellendo fiammate dal colore azzurrino in quello spazio aperto e sterminato, i cui pianeti apparivano come sfere dai colori sfumati, sospesi in un immenso vuoto.

Il rumore che di lì a poco aveva cominciato a dilaniare i timpani dei due passeggeri contribuiva a rendere la situazione pericolosa ed indescrivibile; la giovane scienziata se ne stava accucciata in un angolino con la testa appoggiata alle ginocchia, come se volesse occultare la propria presenza dinnanzi ad uno spietato guerriero che pareva coi nervi a fior di pelle. Il ronzio, non causato dalla suddetta donna, pareva non avere fine, e una miriade di note stonate si infrangevano sulle pareti metalliche producendo un’eco insopportabile.

Bulma roteò lo sguardo assottigliato in direzione del proprio compagno di viaggio, paralizzata e decisa a non lasciare per nessuna ragione ciò che riteneva il suo spazio vitale. I contorni del saiyan le apparivano chiari e distinti, anche se si trovava esattamente dal lato opposto della sala comandi. Le sue ansie e le sue paure girovagavano prepotentemente nella testa, riversandosi all’altezza dello stomaco mentre cercava di studiare ogni mossa compiuta dall’uomo. Sapeva che nello spazio nessuno avrebbe potuto sentirla urlare…

- Dannazione!- ruggì improvvisamente Vegeta, quanto basta per far trasalire la scienziata che mutò il proprio sguardo, inarcando ambedue le sopracciglia. La bocca si schiuse andando ad accentuare ancor più la sua espressione quasi sorpresa: dopotutto quelle note non erano poi così terribili.

- Non lo sopporto più!-

Ma rifletté sul fatto che probabilmente il guerriero non fosse abituato ad ascoltare musica durante una traversata spaziale. Cos’era venuto in mente al suo sciagurato padre quando aveva montato l’impianto stereo? Ma ancor più sciocco era stato da inserire quella miriade di tasti colorati che componevano il pannello di controllo, decisamente troppo per la pazienza e l’intelletto di uno scimmione, irto davanti la moltitudine di tasti, indeciso su quale premere per mettere fine a quell’inferno. Titubante, non sapeva se alzarsi e provvedere alla ricerca di un telecomando, venì subito richiamata dal possente pugno del saiyan infranto su uno dei pannelli. D’istinto si drizzò per correre e fermare il prossimo colpo micidiale, dovuto alla frustrazione dell’allenamento interrotto, vedendo l’acciaio attorniato da piccole scintille che non prometteva nulla di buono.

- Vuoi farci ammazzare?!- disse afferrandogli l’arto, senza pensarci due volte. La voce acuta e stridula sovrastò per un attimo la musica assordante, tanto da farsi sentire da Vegeta, preso ad osservare accigliato i suoi lineamenti. La terrestre aveva osato toccarlo in un gesto quasi del tutto spontaneo, presa a guardarlo negli occhi ed a preoccuparsi per le improvvise turbolenze, ma quel pensiero l’attraversò soltanto per una frazione di secondo.

- Metti fine a questo chiasso.- le rispose vistosamente innervosito dalla situazione.

Bulma si concesse un secondo per osservare i sedili e i possibili luoghi in cui potesse trovarsi il telecomando di spegnimento, anche perché lo stereo doveva pur essersi attivato in qualche modo, ma osservando al di fuori del grosso vetro della cabina di pilotaggio si accorse che probabilmente le interferenze ed i rumori metallici provenienti dalle casse fossero dovuti a qualcos’altro: poco aveva a che vedere coi comandi centrali. Le limpide pupille intravidero qualcosa che l’indusse a sospettare delle coordinate inserite e della rotta tracciata. Erano finiti in una tempesta elettromagnetica.

Uno scossone le fece perdere l’equilibrio, distendendola scompostamente sulla poltrona di pilotaggio; i neon abbaglianti si spensero lasciando visibili soltanto alcune luci d’emergenza e l’assordante vociare divenne un bisbiglio confuso. Vedere il saiyan ancora così padrone del proprio equilibrio ed a braccia conserte le diede maggior forza nel rimettersi in piedi, pur rimanendo ancorata allo schienale della poltrona. Vegeta la guardava con alterigia e impazienza, quasi come se ai suoi occhi ci fosse un servo imbranato, aspettandosi forse che la scienziata gli spiegasse l’accaduto, trovando una soluzione a quel trambusto.

Dal canto suo, Bulma parve disorientata e confusa dal volto quasi indecifrabile del suo compagno di viaggio, celato ancor più dall’assenza di luce.

- Ti decidi o no?!- tuonò lui, articolando le sue parole con un alzata di mento.

- Si dà il caso che io non ci veda al buio!- gli rispose insolente, accompagnata da attimi di silenzio. Non capiva se in presenza di Vegeta dovesse tenere a freno la lingua –poiché rischiava di ritrovarsela mozzata- o non temere la sua ira, dato che da quando l’aveva ospitato nella sua casa, pareva una rara specie selvatica costernata di vincoli. Se avesse osato toccare lei, i suoi genitori o l’intera popolazione, l’eroe della Terra non ci avrebbe pensato due volte ad intervenire, salvando la situazione. Tuttavia, Vegeta sembrava aver temporaneamente rimosso quella priorità; da quando Goku aveva raggiunto lo stadio di super saiyan, per il Principe non c’era altro scopo se non quello di raggiungerlo e sconfiggerlo una volta per tutte e lei poteva essere essenziale per i suoi piani.

“Non ho considerato il fatto di star aiutando un nemico!”

Grazie alle piccole luci d’emergenza, mantenendosi salda al rivestimento della poltrona a causa degli insopportabili scossoni, la scienziata osservò il guerriero dirigersi con passi lenti nella direzione da cui proveniva ancora quel fastidioso ronzio. Vegeta scrutò il marchingegno, le casse acustiche, e dopo aver appurato che non avrebbero causato alcun danno alla struttura tecnica di quella navicella, mise fine al suono affondando l’intera mano tra i circuiti della cassa rettangolare, traendovi da essa una moltitudine di fili che adesso stringeva nel proprio pugno, assaporando di nuovo il silenzio.

Prima che Bulma potesse articolare qualche parola, il monitor posizionato al centro della stanza cominciò a lampeggiare rivelando colui che tentava di mettersi in contatto coi passeggeri.

- B-Bulma? M-i s-s-sent-i?-

- Papà!- esclamò la scienziata posizionandosi di fronte allo schermo. – Come sono contenta di vederti!-

- Come… sta procedendo il viaggio?- la figura parve mutare insieme alle strisce che guastavano la visione, ma ugualmente la donna riuscì a delineare i contorni di quel viso baffuto e del piccolo micio intento ad arrampicarsi sul camice da lavoro del Dr. Brief.

- Uhmpf…- mugugnò il saiyan appoggiandosi alla parete.

- Siamo in una tempesta elettromagnetica e…- le luci si accesero ad intermittenza. – come vuoi che stia andando?!-

- Tua madre ti saluta. Dice che Vegeta è in buone mani e se vuoi può darti una nuova ricetta. Moglie, ma ti pare il momento?!-

Per poco la giovane non si appiattì sul pavimento, cominciando a sentire il bisogno di terminare quella conversazione. Serrò i pugni dinnanzi al volto, ma prima che potesse dar sfogo ai suoi pensieri, il Dr. Brief continuò…

- Bulma, indicami le coordinate della vostra rotta, potrei suggerirti la scorciatoia per questa tempesta elettromagnetica.

Senza farselo ripetere due volte, la donna voltò il capo in direzione del saiyan che ad occhi chiusi se ne stava appoggiato alla parete metallica dell’astronave e pareva non avesse intenzione di collaborare. Passò quindi in rassegna dello schermo principale, dove una moltitudine di linee gialle si stagliava sul nero dell’immensità spaziale. Non ci volle molto per calcolare la destinazione, ed a confermarglielo fu la voce metallica del computer centrale.

- Yardrat?!- esclamò a gran voce, indirizzando la domanda più a Vegeta che a suo padre. La scienziata trasse un profondo respiro, mentre alla mente le tornavano le immagini di Goku che grazie all’aiuto di quegli alieni era stato in grado di imparare la tecnica del teletrasporto e poi si era ricongiunto ai suoi cari, in seguito all’esplosione di Namecc. Si trattava di un popolo pacifico, a quanto ne sapeva; temé per l’incolumità degli abitanti, ma ascoltò silente le indicazioni riferitele dal padre ed in un lasso di tempo abbastanza lungo, col pilota manuale, si ritrovarono finalmente fuori dalla traiettoria delle onde rilasciate da qualche stella nelle vicinanze. Osservò rapita Giove ed i suoi satelliti, stupita ancora una volta del fatto che la Terra sembrasse un minuscolo sasso al confronto.

Chiusa la video conversazione e decisa a soddisfare i suoi bisogni primari, si avviò in quell’angusto bugigattolo adibito a cucina, lasciandosi dietro le porte automatiche un Vegeta palesemente concentrato, intento a compiere la cinquecentesima flessione.

Aprendo il minifrigo che celava scorte sufficienti soltanto per una settimana, alla donna venne voglia di metter mano ai comandi per fare immediatamente retro front o atterrare sul pianeta più vicino per procurarsi i viveri necessari. Facendo qualche piccolo calcolo mentale, la razione di cibo sarebbe bastata soltanto per due giorni, considerando che a bordo c'era chi avesse lo stomaco più simile a quello di Goku, forse più regale. Sbuffò afflitta, erano in viaggio da appena un giorno e già non ne poteva più. Agguantò un cibo precotto pensando stancamente che quella notte non aveva chiuso occhio; Vegeta era decisamente silenzioso, ma non sapeva se quando dormiva fosse tutta una finta o se il saiyan riposasse sul serio. Non aveva il coraggio di attendere le ore notturne per manomettere la rotta, dopotutto quella sala veniva costantemente occupata dall’uomo. Fortunatamente a lei era spettato il letto!

Assaporò il cibo strano trovandolo decisamente gustoso…

“Chissà quante calorie conterrà”

Non credeva che starsene con le mani in mano le procurasse tanto stress, sentiva la necessità di sfogare la propria frustrazione e di buttarsi in qualcosa che le tenesse la mente occupata. Guardando l’oblò e l’oscurità spaziale ripensò a Iamko.

Chissà se sarebbe mai corso in suo aiuto, vagando in lungo e in largo, approdando su ogni pianeta della galassia in cerca della sua bella fidanzata.

Ma a chi voleva darla a bere?

Era da tempo che sentiva la necessità di staccarsi da lui e dai suoi modi infantili. Averlo intorno era frustrante quanto una mosca; quando era tornato in vita credeva che le cose sarebbero state esattamente come un tempo, ma qualcosa inevitabilmente era cambiato. Trovava asfissiante la gelosia nei suoi confronti e in quelli di Vegeta, per di più ripagata con il continuo atteggiamento da Don Giovanni ed adulatore… nei confronti di ragazze più giovani di lei.

Uscita dalla cucina, si ritrovò con un orecchio accostato alla parete metallica della sala comandi, riuscendo così ad ascoltare l’allenamento del guerriero. Poteva anche darsi che qualcosa si era incrinata a causa dell’arrivo di Vegeta. Ne era certa, non aveva mai conosciuto una persona come lui e la cosa peggiore era che nonostante i suoi difetti, nonostante l’assassino spietato che era, lei ne sembrava incuriosita, attratta .

I capelli oscillarono fluenti e voluminosi prima che Bulma si voltasse dando le spalle alla massiccia porta. Un movimento di stizza accompagnò il suo incedere, disturbata da quei pensieri alquanto balordi. Vegeta aveva ucciso il suo –ormai ex- fidanzato, sterminato interi pianeti, commesso chissà quali crimini in passato: era cinico e spietato. Anche se lei trovava divertente il loro pungente battibeccare o metterlo in imbarazzo con dei curiosi abiti terrestri, non sarebbe mai cambiato nulla. Ma tanto valeva godersi quegli attimi, per quanto ne sapeva, quello poteva anche essere il suo ultimo viaggio. Accennò un sorriso convincendosi ad aprire la porta più sollevata, dopotutto anche lui aveva bisogno di cibo, non l’avrebbe disturbato stavolta.

Con l’espressione più cordiale che avesse mai sfoderato, decisa ad utilizzare anche il proprio fascino come mezzo di seduzione, fece capolino dallo stipite semiaperto dalle proprie esili mani.

- Vegeta, che ne diresti di venire a mangiare qualcosa? Posso preparati una squisita cenetta-

Finita la frase, non ebbe neanche il tempo di accorgersi cosa stesse succedendo che un ki-blast esplose a qualche centimetro dal suo volto, lasciandola a dir poco spiazzata. Oltre la lieve cortina di fumo, il saiyan se ne stava a petto nudo con indosso soltanto i pantaloncini comodi e consumati evidentemente dai troppi allenamenti, ma ciò che irritò la scienziata fu il ghigno di scherno dell’uomo, mentre lei tossiva convulsamente con una mano poggiata sul petto, sporca qui e lì. Dopodiché, ripresasi dallo spavento e riempiti i polmoni di ossigeno, digrignò i denti pronta ad inveirgli contro.

- Ma che ti salta in mente razza di scimmione troglodita?! Potevi ammazzarmi!-

Ma come sempre Vegeta si era dileguato, sorpassandola con lo sguardo dritto davanti a sé.

- Ho fame. Vedi di sbrigarti, donna. La mia pazienza ha un limite e non intendo ascoltare le tue chiacchiere.- disse poi dall’angusta cucina, in cui a malapena i due sarebbero riusciti a muoversi insieme. Come suo solito, Vegeta si sedette in attesa di essere servito, mentre Bulma rimuginava ancora sulle sue parole e su ciò che era accaduto. L’avrebbe volentieri lasciato a digiuno per tutta la traversata, ma non poteva conoscere la reazione che ne sarebbe scaturita.

“Meglio un saiyan con lo stomaco pieno, che uno nervoso e a stomaco vuoto!”

Raccattò abbastanza cibi precotti dal minifrigo mentre un’idea geniale le attraversò la mente e accendendo tutti e quattro i fornelli elettrici, si dedicò alla cucina per distendere i nervi.

In attesa che il saiyan fosse con la bocca piena, tentò il suo approccio parandosi dinnanzi a lui ed esponendo quindi la “questione cibo”. Spalancò l’elettrodomestico indicandolo come “pieno a metà, quasi del tutto vuoto”, ma Vegeta sembrava non ascoltarla neanche.

- La questione è seria: se non atterriamo subito su un pianeta vicino per fare scorte di cibo, entro domani ce ne ritroveremo senza! Yardrat dista sette giorni dalla nostra posizione, non possiamo rischiare di…-

- Quindi?-

Bulma esitò:- Q-quindi…quindi dobbiamo fare rotta su…- in effetti questo non l’aveva calcolato.

- Facciamo rotta su Kanassa, l’atterraggio è previsto tra otto ore… e tu hai un’ora di tempo per cercare provviste, vedi di non sprecarla.-

Il saiyan la liquidò tornando ancora una volta nella stanza più ampia della navicella, lasciandosi alle spalle una Bulma dubbiosa e risentita. Decisamente pareva che avesse sempre e costantemente un atteggiamento alquanto marziale, come avrebbe fatto a cercare cibo a sufficienza in un’ora?

Non sapendo scegliere tra il recarsi nella sua stanza o tentare un nuovo approccio, si chiuse nelle spalle più mesta di prima. Pareva non esserci modo di scamparla, tanto valeva escogitare un piano per quando sarebbe atterrata su Kanassa; nel lasso di tempo concesso, avrebbe potuto fare appello alla popolazione ed imbarcarsi su una navicella diretta sulla Terra, al sicuro e lontano da quell’assurda impresa. Così, dopo aver fatto una doccia ed essersi preparata per la notte, si sistemò nella propria cuccetta rannicchiandosi su sé stessa ed accogliendo piacevolmente le ore di riposo.

***

L’impatto turbolento servì a destarla con un sobbalzo, mentre riuscì a chiedersi se quella fosse o meno la fine del mondo. Un rombo assordante la indusse a schiacciare il viso contro l’oblò per assicurarsi che non vi fosse alcun problema ai motori. Raccattò i propri vestiti –gli stessi, da quando era partita- e spalancando la porta si riversò nella sala principale, scoprendo il pavimento della navicella inavvertitamente obliquo. Ai comandi se ne stava un Vegeta decisamente tranquillo, con indosso la tuta da combattimento e un’espressione accigliata sul volto. Il paesaggio che Bulma riuscì ad intravedere non le parve per nulla accogliente, tutt’altro: una distesa rocciosa e deserta, smisuratamente ampia si stagliava dinnanzi ai suoi occhi, facendole quasi percepire il caldo asfissiante che emanavano le rocce bianche e granitiche, simili a quegli enormi grattacieli che vedeva in lontananza, dall’inusuale forma a parallelepipedo. Spaccature e dislocamenti arricchivano il suolo, quasi come se qualcuno avesse lasciato la propria impronta anni prima.

Gli scossoni dovuti dell’atterraggio erano cessati quasi subito, mentre Bulma si era immediatamente precipitata al portellone, spalancandolo trafelata, riversandosi poi sul suolo alieno e respirando a pieni polmoni. Non solo l’aria pareva decisamente pulita, ma era una sensazione di liberazione quella che provava adesso che non era più rinchiusa tra mura sferiche e metalliche. Vegeta sopraggiunse subito dopo, attirando la sua attenzione; si guardava intorno circospetto e probabilmente era già intento a captare auree, dopotutto sembrava che oltre quel tratto desertico ci fosse una città.

“Che esseri troveremo?” si chiese la scienziata, poi si voltò a guardare nuovamente la navicella su cui avevano viaggiato, accertandosi di qualcos’altro.

- Abbiamo carburate a sufficienza?-

- Non sono uno sprovveduto.- ma Vegeta pareva interessato al dislocamento del suolo, piuttosto che alle sue parole. Agilmente era atterrato con un balzo su di una roccia poco distante da Bulma, mentre un vento tiepido aveva cominciato a spirare, scompigliandogli la chioma.

La donna non sapeva se iniziare la propria ricerca o attendere che lui impartisse altri “ordini”. Che il conto alla rovescia fosse già iniziato?

D’un tratto, un rumore proveniente da un ammasso di rocce attirò l’attenzione di entrambi. Bulma fremette spaventata: era appena arrivata, possibile che dovesse spuntare un mostro alieno proprio in quell’istante? Dal canto suo invece, Vegeta sferrò una sfera d'energia che bastò a polverizzare esattamente la roccia da cui emersero due figure che, per la lontananza e la stranezza delle vesti, entrambi non riuscirono ad identificare o a delinearne i contorni.

- Ehi voi, non andate via!- gridò Bulma vedendoli darsela a gambe levate e riconoscendoli come forme di vita non ostili: piuttosto bassi, questo c’era da dire. Quasi pronta a lanciarsi in corsa per non perderli di vista, un avvertimento le arrivò come una stilettata al petto. Vegeta l’ammonì con una frase che le fece gelare il sangue nelle vene, portandola quasi ad immaginare il destino a cui potesse andare incontro.

- Non ti conviene dartela a gambe, terrestre. Sappi che non ci sarà posto su questo pianeta in cui nasconderti.-

Ammonita sul posto, a Bulma non restò che guardare inerme l’avanzata del saiyan, che grazie alla supervelocità si era ritrovato a sbarrare il cammino ai due alieni avvistati poco prima.

Parevano poco più che adolescenti, anche se le forme erano tozze ed i colori oscillavano tra l’azzurrino ed il verde, rendendoli assai spiacevoli alla vista.

- E’-è uno di loro, Yoshi!-

- Zitto Zura, loro non ci fanno più paura!- dichiarò risoluto l’astioso baby-alieno mentre sul volto di Vegeta compariva un ghigno sadico. Una scena a cui Bulma stava assistendo con paura e curiosità, ma al contempo decise di intervenire.

- L-loro chi? Vegeta, è vero che tu sei il Principe dei Saiyan, ma non mi aspettavo fossi così conosciuto.- Bisbigliò la donna avvicinandosi ai tre, forse non ancora del tutto consapevole della gravità della situazione e per questo ne guadagnò soltanto un ringhio da parte del guerriero.

- Cosa?! Il Principe?- chiesero sbalorditi i due mostriciattoli. –Scappiamo Zura! Dobbiamo avvertire…-

- Voi non andrete da nessuna parte.- affermò Vegeta sovrastandoli minaccioso, e prima che il più intraprendente dei due potesse tentare la fuga, il saiyan gli afferrò saldamente il cranio, sollevandolo da terra e portandolo quindi ad un palmo dal proprio naso.

- Quindi tu avresti già visto alieni della mia razza.- disse assumendo un’espressione disgustata. – Sai bene di cosa siamo capaci. Ti conviene non sfidare la mia pazienza, chi è che vorresti avvertire?- Domandò inquisitorio, ascoltando le urla di disperazione dell’altro mostriciattolo. Per tutta risposta, l’esserino verdognolo che Vegeta teneva per il cranio, scaricò inavvertitamente una sorta di elettricità che attraversò il corpo del saiyan, lasciandolo interdetto. Era stato colto di sorpresa, ed anche se il colpo ricevuto non gli aveva fatto un graffio, ugualmente aveva percepito l’iniziale paralisi dovuta a quell’insulsa tecnica d’energia.

Bulma si scostò appena in tempo; vedendo la vena contrarsi sul collo del guerriero, pensò che se una cosa simile fosse capitata a lei probabilmente sarebbe stato difficile riprendersi del tutto, o sopravvivere. Quanti volt aveva sprigionato? Pur non soddisfacendo la sua curiosità di scienziata, si ritrovò ad osservare ogni azione di Vegeta, indecisa se intervenire tentando di fermarlo o meno dato che a quanto pareva, quei due esseri sembravano ostili.

Vegeta, spazientito per l’offesa subita da un mostriciattolo rivoltante come quello che osava ancora rivolgergli uno sguardo di sfida, tenendolo saldamente per il cranio tondo e privo di capelli, accentuò la propria presa prima di scaraventarlo lontano da sé e metterlo quindi fuori gioco.

Zura, l’alieno rimasto per tutto il tempo ad osservare sconvolto l’accaduto, si precipitò velocemente sul corpo del fratello, scuotendolo appena. Yoshi era ancora vivo, anche se debole e ricoperto di tagli e lividi. Entrambi guardarono verso quella figura oscura e minacciosa, decisi più che mai a dare l’allarme a tutta la popolazione, avvertendoli del pericolo incombente.

Un sottile boato, un lampo ed una luce accecante squassarono per un secondo quella strana quiete.

Bastava poco a privare della vita un essere debole. L’aveva fatto per anni, era stato il suo lavoro, era la sua natura.

Il corpo minuto dell’alieno si accasciò a terra, mentre all’orizzonte si stagliavano le costruzioni della città più vicina.

- Ne basta soltanto uno a riferire un messaggio.- esclamò gelido il Principe dei Saiyan, sotto lo sguardo attonito di Bulma.

 

 

Grazie mille per aver letto questo terzo capitolo!

Come avete notato i risvolti sono stati un po’ comici e un po’ tragici ^^” Per chi soffre alla vista di uccisioni e spargimenti di sangue… tra l’altro, sangue innocente in questo capitolo. Ma Vegeta se non ha il fascino del mercenario, ahimé perde di molto! Ecco quindi il Vegeta che mi piace XD Spero di non aver deluso le vostre aspettative, e soprattutto di aggiornare abbastanza in fretta!

*Kanassa: ricordate il pianeta in cui Bardack ha ricevuto il dono della preveggenza? Bene, è lo stesso. Mi sono ispirata alle immagini viste nel film e ovviamente a quelle del manga… (Grazie Bluemary XD)

Fatto sta che spiegherò nel prossimo capitolo cosa sia successo in realtà, secondo la piega che prenderà la mia storia.

C’è la possibilità che non sia l’unico pianeta a comparire! Non anticipo altro^^

Grazie di cuore a tutti^^

Nihila

   
 
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