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Autore: tersicore150187    04/06/2011    10 recensioni
In un ipotetico sequel della terza serie, è ambientata una storia di profondo amore e di scoperta sentimenti autentici. Per una volta non ci sono cadaveri a fare da sfondo, ma corpi vivi che sentono, tremano, amano.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 4. E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero.
 
“Sembra non aver versato nemmeno una lacrima”. Sì scoprì a dirlo ad alta voce, quando invece credeva di averlo solo pensato. Lo sguardo eloquente di Martha lo fece quasi sorridere. “Una donna volte dietro un trucco perfetto cela il più grande dei dolori, figliolo. Non lasciarti ingannare dalle apparenze”. Si sentiva più calmo. In quei mesi si era allenato a rilassarsi in situazioni nelle quali credeva sarebbe morto dal dolore. Sapeva andare avanti, nel corpo e nei panni di quel signore senza emozioni che ormai era suo amico. Bastava starle lontano a sufficienza.
 
“Kate! Oh Kate grazie!”. La voce di Jenny era quella di una donna estasiata e…melensa, assolutamente. Kate la abbracciò. La luce che entrava dalle finestre del grande salone la fece risplendere come una stella agli occhi di Rick che stava scherzando con lo sposo in attesa del fotografo. Quel posto era stupendo. Tutto il matrimonio era semplice ma ben organizzato, le decorazioni floreali che facevano da tema davano un’aria di dolcezza a tutta la sala e l’atmosfera era calda e affettuosa.
“Ciao Kate”. La donna si voltò e dopo pochi istanti si ritrovò nell’abbraccio di Martha e sotto il suo sguardo dolce e protettivo che le chiedeva come stesse e che leggeva perfettamente nei suoi occhi tutte le bugie che la donna le stava rifilando, annuendo come solo una madre sa fare. La domanda su Alexis non si fece attendere. Martha le disse che era in qualche angolo del giardino a giocare con le nipotine di Ryan e che aveva aspettato a lungo che la folla scemasse davanti alla chiesa per correre ad abbracciarla ma, nella confusione, non era riuscita a trovarla. Certo. Perché Kate aveva impiegato un bel po’ per riaversi dall’emozione della “cerimonia” e aveva ben pensato di raggiungere gli altri in taxi, da sola. “Sai Alexis è esattamente come suo padre. Quando era piccolo, nelle sporadiche riunioni di famiglia a cui andavamo ogni tanto dai miei parenti, lui raccoglieva tutti i suoi cugini più piccoli intorno a lui per farli giocare. Col tempo iniziò a raccontare loro storie fantastiche e così ci agiudicammo un invito fisso ad ogni festeggiamento. Peccato che spesso non potevamo andarci a causa del mio lavoro e così Rick è cresciuto solo, proprio come Alexis”. Quest’ultima parte della frase la disse con una punta di tristezza nella voce. Se voleva imprimere un’immagine di infinita dolcezza nel cuore di Kate ci era appena riuscita. Cuore di mamma.
Spinta da quella strana sensazione Kate gli si avvicinò. Si guardarono per un attimo e Rick ebbe l’impressione, nonché la speranza, che lei gli stesse per dire qualcosa. Nel momento in cui lei tentò di aprire bocca, si udirono le urla concitate della sposa che annunciava l’arrivo del fotografo. Era un destino essere interrotti, ma almeno quello sguardo aveva sciolto in parte il gelo che Kate sentiva dentro al suo cuore.
 
Dopo le fotografie, a volte fianco a fianco, l’aperitivo, il pranzo, fatto di occhiate fugaci e sentimenti ben noti nei cuori di tutti, la serata divenne languida e gli animi si calmarono, dando spazio a dei festeggiamenti più tranquilli, ma non per questo meno sentiti. Qualcuno dei parenti iniziava ad andare via, lasciando regali, prendendo bomboniere infiocchettate, baciando le guance consunte degli sposi, ringraziando per la bellissima festa.
“Si davvero, è stata una festa splendida” disse Kate rivolta agli sposi, riprendendo le parole di una zia che andava via salutando. Sentire quella voce calma, serena, divertita, fu per Castle come un bagno in acqua fresca, una ventata di gioia profonda che gli fece chiedere come lei potesse pensare di non poterlo rendere felice se solo la sua voce gli provocava quella sensazione di infinito benessere. Lui la guardava perso mentre lei ad un tavolo poco lontano si era appartata a chiacchierare con Alexis. Erano state poco insieme durante la giornata. Si erano mancate reciprocamente. Kate si sentiva sempre commossa dalla spontaneità infantile di quella piccola donna, nonché dall’affetto che questa provava per lei. E Alexis la venerava. La prendeva da esempio, aveva sempre voglia di raccontarle le cose che le succedevano e sentiva che Kate la ascoltava veramente. Sentiva che le cose che lei diceva le interessavano davvero. Non poteva essere altrimenti. Entrambe, di riflesso, si amavano attraverso lui, attraverso l’amore che lui, in due modi diversi ed unici, aveva riservato esclusivamente a quelle due donne.
 
Rick le guardò ridere e rise anche lui, ma qualcosa gli si ruppe nel petto, gli si incresparono le labbra e una lacrima gli rigò il volto. Caspita quello sì che era un dolore. “Non mollare”. La voce un po’ corretta dal Martini della madre aveva vaticinato il suo oracolo.
In quel momento l’orchestra ricominciò a suonare.
 
“Chi delle due mi concede l’onore di questo ballo?”.
Castle risolse così il suo enigma, con il suo solito fascino e la sua inconfondibile ironia ed ilarità dietro la quale aveva oramai imparato bene a nascondere un uomo dalla profonda sensibilità e capacità di amare. Era sicuro della complicità della figlia e, diversamente, avrebbe comunque ballato con una delle donne per cui era disposto a dare la sua vita.
“Scordatelo papà! Sai Kate, quando papà si è sposato con Gina io mi sono presa un virus e sono stata malissimo per tutta la cerimonia…”
“Povera piccola, ha avuto la febbre e ha rimesso tutto il pomeriggio” disse Castle guardando la figlia teneramente.
“Chissà Castle, forse aveva intuito che la sposa non era una santa e voleva inscenare un sabotaggio”
Kate non perdeva colpi, pensò lui. Ma gli sembrava ancora più bella.
“È esattamente quello che ho pensato mia cara detective, ma questo non mi ha impedito di passare metà della cerimonia nella camera d’albergo sul letto insieme a lei a tamponarle la fronte…”
“E poi abbiamo anche ballato, ma da allora io odio ballare ai matrimoni…lo farò solo quando mio padre si risposerà. Credo che questa volta toccherà a te” concluse Alexis, non specificando se si riferisse al ballo o al matrimonio. Guardò il padre dolcemente e lui la abbracciò riconoscente e fiero di lei e delle sue parole. Subito dopo Alexis diede un bacio a Kate sulla guancia e si allontanò lasciandoli soli.
“Allora…ti va’?”
 
Trovarsi ad ondeggiare sulla pista fra le braccia di Castle era una sensazione indefinibile. Era davvero indefinibile, cioè Kate non sapeva definirla. Non sapeva se stava bene, se era felice, triste, soffrente, emozionata. Provava tutto. Mille cose insieme che facevano battere il suo cuore fortissimo, che di più non si poteva. Lui la avvicinò ancora a sé, stringendola. Non voleva perdersi quell’attimo, quella chance che si era guadagnato e che, per quel che ne sapeva, poteva essere l’ultima. Lei provò a dire qualcosa. Voleva scusarsi per la sua freddezza, dirgli che magari, un giorno, avrebbero potuto prendersi un caffè insieme e parlare, parlare di tante cose. Ma lui la zittì con dolcezza. “Non dire niente Kate, ti prego”. Questa volta era la sua voce ad essere implorante e lei capì, ancora una volta, quanto lui stesse soffrendo. “Voglio solo stare così, abbracciato a te in mezzo a questa pista, sotto queste luci magiche che ti fanno sembrare ai miei occhi più bella e scintillante di quanto tu non lo sia mai stata. Non facciamo niente di male. Siamo solo al matrimonio di Ryan e Jenny, e stiamo ballando innocentemente, come due amici, come due persone che si vogliono bene.” C’era una tristezza infinita nella sua voce. Ma anche una tensione, un desiderio di non perdere quell’attimo, quel dono che sentiva di aver ricevuto.
“Ti prego, restiamo così”. Pronunciando quelle parole la strinse delicatamente e lei sentì un brivido percorrerle la schiena. Si lasciò portare in quel ballo, appoggiando la sua testa poco sopra la spalla di Rick e tenendogli la mano. Era una sensazione indefinibile, ma, qualsiasi cosa fosse, lei era certa di non aver mai provato un’emozione più bella in tutta la sua vita.
 
Dopo vari bicchieri e molte risate si guardarono intorno accorgendosi che la festa era definitivamente giunta al termine. Tutti si sentivano un po’ stanchi, anche per la tensione accumulata. Jenny e Ryan si guardarono dolcemente e si scambiarono un bacio complice sotto gli occhi di tutti. Sul viso rosso e lievemente lucido della ragazza comparve un bel sorriso, il sorriso di una sposa innamorata. Ryan si alzo e fra l’ilarità generale prese la moglie e tutto il suo tulle bianco in braccio e barcollando si diresse verso la loro suite nuziale mentre Jenny sventolava la mano felice verso gli amici.
“Beh ragazzi, non so voi, ma io sono in piedi dalle sei e se mi ci è voluta una vita per stuccarmi in questo modo e acconciarmi la testa come un ananas, ci vorrà poco meno per levarmi tutto questo di dosso, forcine e boccoli compresi!” facendo la sua arringa Lanie si alzò pigramente dalla poltrona ammiccando allusivamente verso Esposito che la guardava con i suoi tipici occhi da cucciolo. “Andiamo a casa?” le chiese con un sorrisetto. “Vengo anch’io con voi” esclamò Kate. “No!” Lanie quasi la interruppe. “Cioè, tesoro, vedi noi non stiamo andando a casa. No, andiamo a bere qualcosa”. Kate la guardò con l’aria di una che ha già capito tutto. “Va bene, mi sembrava di aver capito che fossi stanca. Evidentemente mi sbagliavo” le rispose con un sorrisetto eloquente. “Non ha importanza, prenderò un taxi”. “Beh, credo che qualcuno ti farà compagnia, dopo che il suo autista lo ha mollato qui”. Kate si voltò alle sue spalle sentendo la voce di Esposito e guardò Castle che, ancora comodo sul divano con un bicchiere di brandy in mano disse “Touchè” con uno sguardo alquanto imbarazzato. Non gli dispiaceva affatto fare un po’ di strada con lei ovviamente, ma si sentiva a disagio perché la mossa complice degli amici non aveva tenuto conto degli ultimi eventi della giornata di cui, evidentemente, non erano al corrente. Si sbagliava. Lanie dopo aver stretto la sua amica in lacrime fra le braccia, poche ore prima, si era ripromessa che, a costo di costringerla, le avrebbe fatto trascorrere un po’ di tempo da sola con Castle e quella sembrava un’occasione da non lasciarsi assolutamente scappare.



Angolo dell'autrice:
Carissimi,
non aggiungo altro voglio che le mie storie parlino da sole.
Il titolo è costituito dai due versi iniziali di una poesia di Pedro Salinas.

Grazie a tutti.
Un abbraccio
Tersicore150187

 
 

  
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