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Autore: mindyxx    04/06/2011    10 recensioni
Dal capitolo 1: Arthur e Merlin, dopo aver sconfitto il drago, tornarono al castello. Mentre camminavano, osservarono la devastazione intorno a loro. L’ultima incursione della creatura incantata aveva provocato seri danni alle abitazioni. Piccoli falò ardevano sprigionando dense nubi fosche che s’innalzavano in cielo rendendo il paesaggio notturno ancora più tetro e lugubre. A terra si contavano innumerevoli corpi senza vita di chi aveva cercato di combattere o, semplicemente, di chi aveva provato a fuggire senza riuscirci.
Dal capitolo 2: Nonostante fosse completamente ubriaco, Arthur riuscì a tenerlo fermo e, sorridendo, posò le labbra sulle sue per un bacio innocente.
Passarono alcuni secondi, un paio non di più, poi, lentamente, Arthur si scostò e, rivolgendo a Merlin un sorriso ebete, parlò con voce impastata dall’alcool. «Se tu fossi una fanciulla saresti proprio carina, Lady Merlin, e da questa stanza non usciresti illibata».
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Disclaimer: i personaggi descritti non mi appartengono. La storia non è stata scritta a scopo di lucro ma per semplice divertimento personale.
Warning: slash
Genere: commedia, romantico, avventura (ecc. ecc.)
Personaggi: Arthur – Gwen - Merlin – Lancillotto








Capitolo 17


Camelot, quindici anni dopo.

«Ti togli dalla mia veste? Non vedi che mi stai calpestando l’orlo», sibilò stizzito Arthur.
«Sei il solito somaro. Sai benissimo che non indossi una veste», replicò Merlin volgendo lo sguardo al cielo. Nell’attimo in cui aveva aperto gli occhi, quella particolare mattina, incrociate le iridi celesti dell’amato somaro aveva capito che la giornata sarebbe stata un vero incubo perché, come ogni anno, Arthur l’avrebbe resa insopportabile.
«Ebbene... nel caso la indossassi, in questo momento tu mi staresti pestando l’orlo!» protestò vivacemente il reale babbeo e, ignorata l’espressione rassegnata di Merlin, continuò a lamentarsi. «Spiegami che bisogno c’era di arrivare a tanto. Mi sento ridicolo. Non potevi farlo tu? Il tuo corpicino esile si sarebbe prestato meglio a tutto ciò! Perché io? Perché devo subire questa tortura? Non è sufficiente la finzione che mi fa apparire tanto ridicolo per tutto l’anno? Che bisogno c’è di renderla reale per un’intera giornata?»
La voce dell’ex sovrano di Camelot rimbombò nelle orecchie del mago che sbuffò sonoramente.
Continuando a camminare nella grande piazza, che li avrebbe condotti fino al castello, Merlin cercò di rispondere con infinita pazienza all’uomo che amava e che avrebbe sempre amato, nonostante la crescente asineria. «Ogni anno la stessa storia... possibile che devi porre sempre la medesima domanda? Anche se lo chiedessi mille volte, non servirebbe a cambiare ciò che è stato e che sarà per il resto dei nostri giorni. Tu eri il sovrano, io il mago, quindi tu dovevi cambiare, io dovevo fare la magia. E adesso evita di comportarti come un somaro capriccioso e ricorda che a mezzanotte tutto sarà finito e torneremo a casa, insieme».
Arthur, senza smettere di tenere il broncio, seguì Merlin e raggiunsero la scalinata che conduceva all’interno del castello.
Passando davanti a un gruppetto di cavalieri ricevette l’occhiata interessata di alcuni di loro e vide Merlin che sorrideva. «Ti diverte vedermi così?» chiese stizzito e cortesemente rispose al saluto degli uomini che si inchinavano al suo passaggio.
«Io non ti vedo così... io ti vedo come sei realmente, gli altri ti vedono così», replicò Merlin con assoluta calma.
«Gli altri mi vedono così tutto l’anno», rimbeccò Arthur a denti stretti. «Lo so e l’ho accettato, ma si dà il caso che anch’io riesca a vedermi così in questo giorno infernale e ti assicuro che è terribile».
Arthur pronunciò la frase e attese che Merlin ribattesse, ma Merlin non disse nulla poiché con la mente era tornato al giorno in cui Morgana gli aveva parlato dell’incantesimo che avrebbe cambiato il futuro.
Quando la donna aveva svelato cosa sarebbe successo ad Arthur, Merlin aveva provato a immaginare la reazione del biondo e, nonostante la tragedia incombesse su tutti loro, era riuscito a trovare la forza di sorridere certo che Arthur, prima di acconsentire, avrebbe espresso in modo esilarante le proprie rimostranze.
Ma Arthur aveva accettato senza batter ciglio poiché sapeva che era l’unico modo per salvare Camelot e tutti loro.
Ovviamente, quando si avvicinava il momento fatidico in cui l'incantesimo doveva essere ripetuto, iniziava a dare segni di nervosismo che il più delle volte rischiavano di far impazzire Merlin.
E quel giorno Arthur era particolarmente su di giri.
Dopo una breve pausa, che il mago assaporò come fosse una boccata d’aria fresca in una giornata afosa, Arthur riprese a lamentarsi. «Tra poco meno di una quindicina di minuti io diventerò lei. Camminerò come lei, parlerò come lei, e se la mia immagine si rifletterà in uno specchio, o se pioverà e ci sarà una pozzanghera, io vedrò lei, non me! Vedrò i suoi folti capelli, il suo abitino stretto, il suo...». Arthur abbassò la testa e lasciò che lo sguardo si fermasse sul suo torace marmoreo, che entro pochi minuti avrebbe assunto una diversa consistenza, ed evitò di finire la frase. Non voleva neppure pensare al seno prorompente che di lì a poco sarebbe apparso e lanciò l’ennesima occhiataccia a Merlin. «Oggi sarò lei... e costretto nel suo corpo mi sentirò un perfetto idiota».
Siccome Merlin continuava a camminare in silenzio senza mostrare il minimo interesse per le sue lamentele, Arthur assottigliò lo sguardo. «Tu sei abituato a essere considerato un idiota, quindi avresti dovuto farlo tu. Questo ruolo spettava a te», dichiarò acido per costringere l'amato a reagire, ma Merlin si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Fortunatamente quel giorno capitava solo una volta l’anno, in occasione del compleanno di Arthur, e avrebbe sopportato il biondo amante con infinita pazienza.
Quando iniziarono a percorrere il corridoio del castello, finalmente Arthur tacque e Merlin gli lanciò un’occhiata di sfuggita.
Lo osservò camminare impettito di fianco a sé e a stento trattenne un sorriso.
Sapere che dietro quell’esile figura si nascondeva niente meno che Arthur, era esilarante. Un po' meno divertente era sapere che per un giorno Arthur si sarebbe veramente trasformato in quella donna.
Cercando di mantenere un atteggiamento distaccato, Merlin sorrise. Durante i quindici anni trascorsi con Arthur gli aveva sempre mentito perché non se l’era sentita di dirgli che anche lui, se voleva, poteva vederlo come lo vedevano gli altri e in quel momento lo stava facendo.
Un'ultima breve occhiata, poi Merlin abbandonò la visione e di fronte a lui riapparve l'uomo favoloso che amava.
Nonostante gli anni fossero passati, e nonostante avesse alle spalle trentasette primavere, Arthur restava la creatura più bella che avesse mai incontrato. I suoi capelli color oro risplendevano, gli occhi azzurri continuavano a essere ammalianti e profondi, il suo fisico era ancora sodo e forte come ai tempi del loro primo incontro, insomma, era sempre bellissimo. Aveva iniziato ad amarlo quando erano solo due ragazzini, avrebbe continuato ad amarlo anche quando fossero stati due anziani signori petulanti.
Giunti dinanzi alla sala del trono, Merlin e Arthur vennero annunciati da un cavaliere che aprì loro la porta e poi se ne andò.
Gwen, vedendoli, si avvicinò sfoggiando un enorme sorriso. «Merlin, che gioia averti qui», disse e subito volse lo sguardo verso Arthur e si inchinò.
«Sire».
Arthur le porse la mano costringendola ad alzarsi prima che qualcuno potesse accorgersi del suo gesto.
«Scusatemi Arthur». Gwen sorrise imbarazzata. «Ma quando vi vedo, non riesco a trattarvi come se foste una persona qualunque, per me sarete per sempre il re di Camelot», affermò commossa.
Anche a lei, come a Merlin, era permesso vedere oltre la malia e per lei Arthur appariva come l’uomo che era, ossia uno splendido trentasettenne dall’aspetto regale, la barba bionda con qualche filo argentato, e un sorriso smagliante.
Arthur le baciò la mano e si avviò verso il centro della sala dove tutto era già stato preparato per ciò che doveva accadere e mentre avanzava gli tornarono in mente gli avvenimenti di quindici anni prima, quando scoprì cosa gli riservava il futuro, quando seppe della magia di Merlin e, soprattutto, quando prese la decisione che avrebbe cambiato le vite di tutti loro.


Presente

Arthur era immobile al centro della radura. Lo sguardo fiero fisso sugli amici addormentati. Dalla sua decisione sarebbe dipeso tutto. «Lo farò», annuì con tono solenne e Morgana sorrise soddisfatta. Lentamente si accostò al fratello e, per la prima volta in vita sua, gli sfiorò la guancia con le labbra per dimostrargli il suo affetto. «Stai facendo la cosa giusta, il tuo sacrificio salverà molte vite».
Arthur la guardò negli occhi e le posò le mani sulle spalle. Morgana aveva ragione, agendo in quel modo avrebbe salvato molte vite e avrebbe dato la possibilità a Gwen e Lancelot di vivere il loro amore, ma non era l'unico risvolto positivo. «Ti sbagli, cara sorella», confessò sorridendo. «Non è un sacrificio perché io non sto rinunciando a tutto, ma sto sfruttando la possibilità di vivere accanto alla persona che amo».
Convinto della decisione presa, Arthur si voltò verso Merlin che lo stava osservando con le lacrime agli occhi, incapace di decidere se essere contento o triste. Arthur non stava rinunciando al trono solo per salvare il suo popolo, lo stava facendo anche per dare una possibilità al loro amore.
Con la vista offuscata dalle lacrime, che non volevano smettere di rigargli le gote, Merlin lo vide camminare nella sua direzione.
Quando furono faccia a faccia, Arthur gli accarezzò il volto per asciugargli le lacrime e sorrise. «Tu piangi, tu ti commuovi, tu odi cacciare, tu non sai come si tiene in mano una spada, insomma, sei la classica donzella indifesa bisognosa di aiuto, allora perché non la fai tu la parte della donnicciola? Ti vedrei bene con addosso un abitino in pizzo, saresti una fanciulla deliziosa».
Merlin lo allontanò con una leggera spinta e finse di essersi offeso. «Io non sono una donzella piagnucolosa, però sono più sensibile di voi, che il più delle volte vi comportate come un bruto», sbuffò contrariato.
Arthur incrociò le braccia al petto e gli rivolse un'occhiataccia. «E l’idea di vedermi trasformato in una fanciulla non ti diverte neanche un po’?» chiese assottigliando lo sguardo.
Merlin finse di pensare a quale risposta dare e, dopo pochi secondi di riflessione, si abbandonò a una risata divertita. «Nulla potrebbe rallegrarmi di più! Ma né io, né i presenti, vedremo la magia che vi nasconde agli occhi del mondo, quindi non temete, io vi vedrò sempre così come siete: biondo, bello, aiutante e somaro».
Arthur gli mise una mano sulla spalla e sorrise, era abituato alla sua impudenza e lo adorava quando usava la sua lingua tagliente.
Senza badare a Morgana, che li stava osservando, lo attirò a sé e lo baciò con passione.
Quando si staccarono per prendere fiato, Merlin arrossì vedendo gli occhi della giovane strega puntati su di loro e Arthur rise divertito. «Io dovrò fare la parte della donna e tu arrossisci perché ti bacio davanti a Morgana, sei un idiota, lo sai vero?»
«E voi siete il solito somaro arrogante... e temo non cambierete mai», rimbeccò Merlin, mentre Arthur continuava a ridere.
«Ora che vi siete chiariti andiamo avanti», li interruppe Morgana. «Sei sicuro?» chiese ad Arthur per avere un'ulteriore conferma. «Rinuncerai al regno e al titolo? Lo farai veramente? La tua vita cambierà per sempre. Non sarai più il nobile cavaliere che tutti conoscono. Sei davvero pronto ad affrontare ciò che ti aspetta?»
Lo sguardo del sovrano indugiò su Gwen e Lancelot ancora distesi a terra. Stavano dormendo protetti dalla magia di Morgana. Erano sereni, ma in futuro, a causa sua, uno sarebbe morto e l'altra sarebbe impazzita e si sarebbe trasformata in una crudele assassina e non poteva permettere che accadesse. Il trono e il potere non valevano le loro vite.
Inoltre c’era Merlin. Rinunciare al trono significava poter vivere con lui. «Lo farò», ripeté convinto e in quel momento il futuro venne riscritto.


Continua








Spero che questo capitolo non sia stato troppo caotico. Il prossimo, che sarà anche l’ultimo, metterà chiarezza.
Abbiate fede, nel prossimo tutto diverrà chiaro.

Come sempre approfitto per ringraziare chi segue la storia, chi l’ha inserita tra le preferite e, soprattutto, chi lascia una breve e GRADITISSIMA RECENSIONE!
GRAZIE! Ci sentiamo presto per il finale.
Ciao a tutti.



   
 
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