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Autore: The_Wizard_Who_Lived    05/06/2011    3 recensioni
Un approccio diverso alla "consegna" di Harry, ispirata al trailer del film e al libro. Niente di elaborato...spero vi piaccia.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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“Harry Potter. Hai combattuto con valore, ma hai consentito che i tuoi amici morissero per te piuttosto che affrontarmi tu stesso. Questa notte unisciti a me, e affronta il tuo destino. Se non ti consegnerai, punirò fino all’ultimo uomo, donna e bambino che abbia cercato di nasconderti a me. Hai un’ora, Harry, vieni ad affrontare quello che sai di dover affrontare.”

Ron e Hermione fissarono Harry, totalmente paralizzati.
“Non ascoltarlo” disse subito Ron, “ora dobbiamo andare in Sala Grande…raggiungere gli altri ed escogitare un piano, forza…”
“Harry…” sussurrò Hermione dolcemente, ma Harry si era voltato. Era arrivato alla fine, lo sapeva. Ron e Hermione non sarebbero riusciti a evitarlo, perché adesso lui doveva andare da Voldemort…compiere ciò che la profezia aveva annunciato….Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive… era finita, rimanevano solo Harry e Voldemort.

Lentamente, Harry toccò la spalla di Hermione e la abbracciò forte: Hermione singhiozzò e pianse, ma entrambi si strinsero, mentre Ron, un po’ più dietro, mettendosi la faccia tra le mani, scuoteva la testa, mormorando parole che non potevano sentire.
 “Non c’è altra scelta” disse Harry, la voce un po’ soffocata per via della spalla di Hermione, “Voldemort farà un massacro se non vado da lui. Potrebbe anche distruggere il castello in un minuto. Devo impedirglielo, devo fermarlo. In fondo tutti e tre noi sapevamo che prima o poi sarebbe successo, no?  Mi dispiace, io…” Non riuscì a continuare, tanto era il dolore. Si separò da Hermione e andò  da Ron: quest’ultimo alzò lo sguardo su di lui, e senza una parola, si abbracciarono. Ma durò poco, dopo pochi secondi Harry era già andato via.

“HARRY!” urlò straziata Hermione, prima di cadere tra le braccia di Ron; i due si avviarono nella Sala Grande, quasi in uno stato di trance, raggiungendo gli altri sopravvissuti della battaglia, mentre Harry stava già varcando ciò che rimaneva del portone di quercia, devastato dai colpi e dalle esplosioni.

Pensò che sarebbe stato meglio attraversare le serre, in modo da percorrere la via più deserta per arrivare da Voldemort, ma aveva appena imboccato la strada, quando Ginny gli si parò davanti. Harry fu sorpreso, perché convinto che lei fosse in Sala Grande a piangere Fred con la sua famiglia, dove l’aveva intravista quando anch’egli si era avvicinato all’ingresso della Sala, un singhiozzo perenne dei sopravvissuti che piangevano i loro morti.
“Che cosa fai?” gli chiese lei, la voce poco più di un sussurro, il volto graffiato e preoccupato.
Harry non rispose. Non avrebbe voluto vedere Ginny, avrebbe voluto che tutto passasse velocemente, perché ora tutti i suoi sensi volevano tornare indietro…voleva aggrapparsi a lei, non voleva consegnarsi a Voldemort…

“Devo andare” Harry abbassò la testa, ma Ginny lo bloccò con un braccio. Lui lo respinse, e lei parve capire, perché non insistette, ma restò ferma a guardarlo andare via.
Era troppo, adesso: avrebbe voluto che Voldemort fosse stato nel parco, e non nella Foresta. L’incontro con Ginny era stato più doloroso di quanto credesse, e ciò confermava il fatto che metà del suo cuore era rimasto con lei, e l’altra metà con Ron e Hermione, le persone che amava di più, le persone per le quali stava mettendo un passo dopo l’altro…

“Magari fosse realmente così!” pensò Harry, oltrepassando l’ultima serra e avvicinandosi alle rovine della capanna di Hagrid, “Se ora non avessi più un cuore, magari non proverei tutto questo dolore…”. Il pensiero infantile di come sarebbe stato morire lo attraversò, e Harry dominò l’impulso di tornare indietro al castello.
Camminò per circa cinque minuti, e già era entrato nella Foresta. Lì il silenzio era perfetto, ovattato, dato che tutti i superstiti della battaglia erano dentro il castello o nel parco. Gli alberi erano leggermente scossi da una brezza leggera, tipica delle prime ore del mattino. In cielo le nuvole stavano sparendo, e stava albeggiando lentamente. Harry era indifferente alla natura, ormai: nulla importava, se non la cosa in sé, morire.
Delle fitte incominciarono ad attraversare la sua cicatrice: si stava avvicinando a Voldemort. Infatti, nel giro di pochi minuti era lì, davanti a lui. Nessun Mangiamorte, nessuna Creatura Oscura, nessun seguace: solo Harry e Voldemort.

Erano fermi all’estremità di un precipizio,  dove di solito Hagrid gettava gli animali malati quando morivano. Quel precipizio era quindi noto come “il cimitero della Foresta”, e nonostante Harry avesse vagato molte volte per quella selva, non si era mai avvicinato ad esso, perché si trovava all’estremo est, lontano dal sentiero principale e dalla tana di Aragog, l’unico luogo nel cuore della Foresta dove si fosse mai inoltrato.
I minuti passavno, e i due nemici continuavano a fissarsi, Voldemort con un mezzo sorriso privo di gioia sulle labbra, la Bacchetta in pugno, Harry respirando affannosamente e dolorosamente, la bacchetta di biancospino abbassata, la giacca lacera, gli occhiali scheggiati e un rivolo di sangue tra le sopracciglia. Poi Voldemort ruppe il silenzio.
“Harry, cosa si prova ad abbandonare gli affetti?”
“Finirà qui per entrambi, Tom.”
“Cosa te lo fa credere?”
Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive”.
“Credevo conoscessi il mio segreto, Harry. Gli Horcrux mi rendono l’unico uomo immortale su questa terra, quindi, le tue previsioni sono errate.”
“In questo stesso momento, il tuo serpente potrebbe essere già stato ammazzato. Ron e Hermione sanno cosa fare.  Sarà già stata ucciso, dato che è rimasto al castello, e tu ora sei tornato mortale, Tom. Ma se anche così non fosse, moriresti comunque, una volta annientata Nagini.”
Voldemort rise freddamente, mentre attorno a loro l’aria era immobile, come se tutto aspettasse.
“Sai perché ti ho aspettato ai bordi di questo precipizio, Harry?”
“No” disse Harry, mentre il dolore distaccato della cicatrice lo trapassava.
“Avevo in mente di usare le bacchette alla fine, come ultima arma, non trovi? Un duello corpo a corpo, di “logoramento”. Sia tu che io siamo cresciuti tra i Babbani. Siamo due potenti maghi, e per questo tra noi finirà con le bacchette. Ma potrebbe anche non esserci nessun duello, Harry. Non mi sono sporcato le mani per uccidere i tuoi genitori, ma potrei farlo con te, visto che sei stato il mio più grande rivale. Credo proprio che ti meriti questo destino, ragazzo.”
Harry fece un passo avanti, guardò in basso nel precipizio, poi si fermò a pochi centimetri da Voldemort, guardandolo da sotto in su.
“Avanti, Tom…finiamola come abbiamo cominciato.” Afferrò Voldemort per le spalle. “INSIEME!”.
E si calarono.

Nessuno seppe cosa avvenne, perché il sole era già sorto quando un gruppo di sopravvissuti, tra cui Ron, Hermione, Ginny, Luna e Neville, iniziò a perlustrare la Foresta in cerca di Harry e, presumibilmente insieme a lui, Voldemort. Ma nessuno trovò nulla, nessun segno di lotta, nessuna bacchetta abbandonata, nessun corpo. Erano semplicemente spariti, spariti senza lasciare traccia.

 
  
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