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Autore: Dew_Drop    05/06/2011    5 recensioni
Cosa accadrebbe se Milo fosse un maggiordomo incapace e Camus il ricco erede che l'ha assunto?
Nella Parigi dell'alta borghesia fondata sul rapporto padrone/dipendente, che la Folie abbia inizio!
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Cap 7




< CAPITOLO 7 >

Prova dei Particolari, ovvero: "Color pesca o rosa confetto?"



...Senor Felipe Romero!
Un ragazzotto all'incirca dell'età de' mio padrone, con capelli nerissimi ed occhi d'un taglio particolare, ma così particolare da sembrar rifinito dallo scalpello. E' egli un rampollo spagnolo sì distinguibil tra la folla grazie alla rosellina eternamente infilata nel taschino del completo. Mi chiedo se c'abbia fatto le radici, lì dentro.
In ogni caso, mio benvoluto ospite,  questo fu 'l nostro primo incontro, giacché prima nemmen conoscevo il nome dei Romero. Il solo particolare positivo che seguì alle nozze inglesi fu che Mademoiselle rimase col de Westminster, vantaggio per me, ch'intendevo approfittarne per "muovere il pedone", secondo il consiglio di Death. Davanti a quest'espressione di prima battuta ambigua - ché qualcuno potrebbe tradur male il complemento oggetto, se il signore m'intende -, la mia interpretazione fu alquanto semplice: nient'altro dovevo fare che cucir il filo con Monsieur, o meglio, almen tentare qualche azzardato ma audace approccio confidenziale. Mia finalità, parliamoci in chiaro, era quella di divenire un ottimo maggiordomo e un ottimo... come si può dire?, "amante", forse? M'ha da scusarsi se la cosa può parer scomoda al pensiero dell'ospite, ma son fermamente convinto che la sincerità premia gli animi.
Non si suol sentenziare in ista maniera?
Or dunque, le prove della Carrera mi parevan il mezzo eccelso per riuscir nell'opera: libero dagli istinti di Mademoiselle e soprattutto senz'il pericolo d'una visista del de Westminster, occupato com'era a coltivare i primi semi del matrimonio. Sto io parlando del viaggio di nozze, con meta - me sollevato! - l'Indonesia. Più lontano di tal Paese non poteva capitarmi, tanto che per una volta pensai d'aver avuto fortuna.
Lo pensai e basta giacché la sfortuna, a dispetto de' mio sollazzo, s'era solo presa una pausa.
E i guai arrivarono con la prima prova, dei Particolari, a detta del Romero.
Quello che sto per raccontar m'imbarazza assai. Mi perdoni dunque se la mia psicologia le parrà... instabile.



Ehm, ehm...!


Lo fissava. Da decenni.
Al che Semper Fidelis, rotendo gl'occhi ad inquadrar una gocciolina di disagio che gli si scioglieva su la tempia, s'allentò il colletto della camicia.
"Io son pronto" pronunziò in tono meccanico.
Era giudice l'indiano rispettabilissimo Agni Acharya, di soprannome Shaka per alcuni, neanche foss'egli figlio dell'Illuminato in persona [1]. Signorino coscritto di Monsieur, agghindato da un largo abito di velluto d'uno strano color dorato. Particolarissima l'acconciatura, una rappresantazione della Tour Eiffel in intrecciati e biondi giochi di capelli. Occhi perennemente serrati, e sorgea spontaneo domandarsi a cosa allor servissero gli occhialetti da vista inforcati su per il naso; ché proprio li aveva, con tanto di cordicella d'oro all'asticelle, ma che parevan di fatto inutili, data la preferenza del suddetto individuo a dormire in piedi.
All'udita risposta de' nostro ansioso Bau-Bau, l'Acharya smise di mordicchiare - molestar, cosa in comune con Monsieur - il tappo della penna:
"Le prove son in ordine crescente di difficoltà" annunciò, "fatto che rende la prima la più semplice. Spero ch'il vostro servitore parta col piede già in la staffa."
"Se dice che è pronto, non ho d'obiettare. Vrai, Milò?"
"Ouais, Monsieur, senz'ombra di dubbio. Che si cominci!"
"Com'è bene da notarsi, i signori, la prima prova avrà come sede la residenza stessa. Milo Dellas, anni venti, maggiordomo di Camus Blanchard", al qual nome rivolse un cenno galante all'indirizzo del padron di casa, "dovrà abbigliar ed acconciare il proprio signore per la cena delle venti, che si terrà presso l'hotel Deux Fleurs. A questo test" riprese il signorino indiano, accavallando le gambe con fare mellifluo, "seguirà immediatamente il successivo."
Potete solo immaginr l'espressione di sconcerto di Semper Fidelis!
Vestire ed acconciare Monsieur Ciup-Ciup er'impresa certo impossibile, che prevedeva, oltre alla difficoltà d'indovinare gli scabrosi gusti del padrone, anche il vederlo seminudo. E l'hotel Deux Fleurs...!, del qual il proprietario era nientepopodimenoche Sion Bonnet, promotore di quel suo tristo destino! Ed anche un gran bastardo, dicasi da parte del nostro sfortunato protagonista.
Abisso di terrificata incredulità si stampò in faccia al cagnolino col papillon; al che Agni Acharya, con sorriso squisito:
"...Qualcosa ti turba, messere maggiordomo?"
"Io..."
"Tu?"
"Ma lei...?"
"...Noi?"
"Voi ed essi" concluse in un sospiro il Blanchard, e si mis'in piedi scoccando uno sguardo complice al servitore ancor troppo scioccato per articolare verbo. "Con permesso, monsieur Acharya, direi si possa d'iniziare."
"Sarete voi stesso a valutare il prodotto finale, ché una prova d'affidabilità nei riguardi del messere. Messere ch'avrà da provare se ben conosce il proprio signore, m'ha d'intendersi..."
"S'è inteso."
"Tempo fino alle diciannove e ventisette. Da ora. Io aspetterò con impazienza qui in salotto, s'è consentito."
"Milò, in camera. A spogliarmi."



 E s'affievoliscono le luci sulla scena   


Andò proprio così, lo giuro sul mio nome!
Che però... ma forse... sia meglio saltar la suddetta parte, quella dunque, come nominarla?


Sull'orologio spiccavan le diciannove esatte quando Monsieur si ritrovò in boxer rigorosamente color marshmallows dinnanzi allo specchio da parete. Fu una fatica spogliarlo in quanto non feci altro che evitare di toccarlo. Ma com'è da parer ovvio, non potei sfuggir all'eterno al tocco con la sua pelle.
Ebbene mi parve di toccar una caramella zuccherata. Cosa non propriamente piacevole ma nemmeno degna d'orrore.
Eppur'io io, da bravo illuso, pensavo che il peggio fosse allora passato: un bel completo color gomma arabica, un fiocco rosa a legargli i capelli, un paio d'orecchini a forma di fragola et voilà!, eccovi Vostra Eminenza Camus "Homard" Blanchard! E invece no.
Perché il peggio fu quello che seguì.


Ehm, ehm...!


"...Qui o qui?"
"Mais Milò, non posso far parola con te, dovrai indovinare tu i particolari."
"Mi perdoni, il signore, ma mi par tutto così assurdo!"
"Non sei l'unico sulla giostra."
"Allora dove lo metto, il pendente più lungo? Sinistra o destra?"
"..."
"...Monsieur?"
"...Au pied d'la panne la cane y pond, au pied du pond le canard y couv' [2]"
S'arrese a tal presa di posizione, il fido servitore, decidendo per la destra e fissando il pendolo a forma di fragola bucherellata. Con fare afflitto zompò fin all'armadio e l'aprì per sceglier l'abito.
Non l'avesse mai fatto!
Che mal hai tu causato, oh greco infelice, per capitar proprio in ista residenza?
Rosa ovunque. Rose le giacche, le cravatte, le calzature allineate vittoriosamente come piccoli soldatini di piombo. Bianco, c'er'anche, e color pesca pure, in nessun angolo s'intravedeva una tinta più prepotente di quei gusti mielosi. Non resistette Sempre Fidelis a un così sconcertante paesaggio - ch'era la prima volta ch'apriva quelle ante! -, e si voltò un momento a prender aria e rifarsi gl'occhi; ma Monsieur lo squadrava deliziato da quella direzione, motivo per cui fu costretto a ritornar col naso dentr'in quel regno di tinte pastello.
Alla fin della fiera, dopo una frettolosa ricerca tra il rosa ingombrante, il fido pescò un completo pallido abbinato a camicia marshmallowsiana, cravatta pesca e lucide scarpettine bianche.
Fu così ch'abbigliò il signorotto, appagato della scelta de' suo servitore, giacché ad opera conclusa si mise dinanzi alla specchio e cinguettò gaio: "Ma qual bella gamma di colori, Milò!"
"Apprezzo il vostro... apprezzamento" fu la risposta sì boccheggiante di Bau-Bau, ancor troppo scosso pel ricordo dell'armadio.
"Or l'acconciatura...!"
"M'ha da scusarsi, il signore..."
"...e confido in te, fidelissimo!"
"...non..."
"Qualcosa non va per il giusto verso, mio Milò?"
"Gueh!? Mio...?? ...Non s'abbia da preoccuparsi" s'affrettò Semper Fidelis, or ancor più sul punto di perder i sensi; ch'aveva inteso il troppo zucchero nel tono del padrone, e mal guardava il suo atteggiamento spensierato e fanciullesco.
"Allor come mi abbiglierai i capelli?"
Camus Blanchard, fosti così insistente... che alla fine il tuo maggiordomo ti annodò la chioma in uno chignon e si arrese senza dar sfogo a troppa creatività.
Come se, in fondo, già sentisse puzza di troppo bruciare. Soprattutto in vista della Prova di Volante, il qual nome non prometteva nulla di buono.


° ° ° 

Note:
Agni Acharya [1] - In lingua indiana queste parole hanno entrambe il significato di "importante" e "rispettabile". Tra l'altro Agni è anche uno dei tanti Dèi della cultura indiana. E per spiegarvi la frase: "...di soprannome Shaka per alcuni, neanche foss'egli figlio dell'Illuminato in persona" : il nome "Shaka" contiene la stessa radice della parola "Shakyamuni", uno degli appellativi del Buddha.
"Au pied d'la panne la cane y pond, au pied du pond le canard y couv' " [2] - filastrocca in francese che Camus canticchia per ignorare il povero Milò XD




Ed eccomiiiii °v° Come vedete ho fatto entrare in scena Shaka - cui ho dato il nome Agni, molto più carino a detta mia XD Inoltre il qui citato Agni avrà un suo spessore nel destino di Milò v.v" -, e abbiamo concluso la prima prova, quella dei Particolari. Nel prossimo capitolo vedremo qual gran bastardo di Sion Bonnet - dato che ha obbligato Milò a questa dura vita con il pervertito molestatore ç_ç - e la seconda prova **
Alla prossima domenica, e come sempre grazie a tutti! ...e scusatemi se per caso dovreste trovare errori/orrori di battitura o_o"

Fe'


 

   
 
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