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Autore: Cassiopeia    05/06/2011    4 recensioni
La storia d'amore tra il principe Artù e Ginevra (Terza Stagione).
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Nel futuro
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Mi mancava l’aria. Una sottile feritoia era l’unica fonte di luce dell’alta torre.
Erano ormai giorni che mi avevano relegato in quella maledetta stanza e in quel preciso istante capii che avere sangue blu che scorreva nelle vene era  molto più difficile di quanto credessi.
Comprendevo appieno gli obblighi e i castighi a cui veniva sottoposto spesse volte Artù.
Essere un serva aveva i suoi limiti, ma in quel momento avrei preferito essere di un ceto sociale più basso piuttosto che passare l’ennesima infinita ora all’interno di quella prigione di pietra.
Sciolsi i capelli e iniziai a giocarci, come una bambina capricciosa. Non potevo soccombere, dovevo reagire a tutti i costi.
Iniziai a urlare con tutta la voce che avevo in gola, volevo uscire e sarei uscita ad ogni costo.
 
 
Rience aveva stretto in una morsa letale Cameliard. Lo capii quando vidi avanzare un’armata color verde scuro. Che fine aveva fatto mio padre?
Urlai così tanto che finii per consumare la voce, ma quando mi resi conto che il castello era stato invaso tacqui e iniziai a sperare che non mi trovassero.
 
 
Speranze vane. Due energumeni mi prelevarono la sera stessa. Mi sentii tirare per i capelli e strattonare in ogni dove, finché mi caricarono come un sacco su uno dei loro cavalli.
Bottino di guerra. Nel giro di poco tempo ero passata da serva a principessa e infine a bottino.
Mi venne da piangere quando ripensai al pomeriggio trascorso con Artù, le assurde previsioni sul futuro che avremmo passato insieme sembravano ormai l’ombra di un sogno.
 
 
Mi portarono al cospetto del re Rience e la mia sfacciataggine emerse per poter avere notizie sui miei genitori.
Rabbrividii alla vista della mia figura materna spuntare accanto al trono del re, che mi aveva estirpato dalla mia casa.
- Non essere sconvolta figlia. Se farai la brava non ti accadrà nulla – rise malignamente.
Chiusi gli occhi e abbassai la testa in segno di disperazione.
L’amore materno era rimasto celato per un buon motivo. Lei non riusciva ad amarmi, perché non amava nemmeno mio padre.
- Sposerai mio figlio Cador e insieme regnerete – la voce profonda del vecchio re sovrastò le maledizioni che stavo mandando a mia madre.
Sposarmi? Io non mi sarei mai sposata se non c’era l’amore.
Il mio cuore apparteneva ad Artù e sarebbe appartenuto a lui anche quando sarei morta, sarebbe appartenuto a lui per l’eternità.
Feci un ampio respiro e chiesi spiegazioni della guerra contro il mio regno.
- Perché ti serviva Cameliard se sei gia il padrone indiscusso dell’Irlanda e del Galles? –
- Semplice, giovane sciocca. Volevo Isolde, tua madre, e l’unico modo era prendere Cameliard –.
 
 
La maggior parte delle guerre scoppiano per motivi di interesse, alcune per amore.
Amore.
Isolde aveva mai amato mio padre?
Se fosse finita così anche per me? E se, a distanza di anni, dopo le nozze con Cador Artù avesse mosso guerra a mio marito solo per me?
 
 
- Non mi sposerò finché non vedrò mio padre –.
Il corpo esangue di mio padre giaceva in una putrida cella nei sotterrai del castello di re Rience.
- Padre come state? – domandai con la voce rotta dal pianto.
- Non ti preoccupare per me – rispose a mezza voce.
Strinsi con tanta rabbia le sbarre che mi dividevano da Leodegrance che mi feci male.
Rimasi lì per una ventina di minuti e quando le guardie mi esortarono ad andarmene mio padre pronunciò una manciata di parole che ebbero il potere di infondermi speranza.
- Artù arriverà figliola, arriverà e ti salverà -.
   
 
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