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Autore: neme_    06/06/2011    5 recensioni
Il rombo della moto coprì la sua voce tenue e da bambina. Una sgommata assordante le spaccò i timpani, per poi sentire il vento impetuoso tra i capelli e sugli occhi, costringendola a chiuderli per il fastidio dell'impatto. Sentì la gonna alzarsi, ma aveva così paura di fare una mossa sbagliata che continuò a stringersi al ragazzo, aumentando la presa all'improvviso.
« Aaaah! » gridò. « Grimmjow, vai più piano, per favoreee! »
« Yahoooo! »

[GrimmHime] [AU] [Het] [Fluff]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime, Jaggerjack Grimmjow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note; ma ciao, cari! Eccomi di nuovo qua! Mi sembra di mancare da una vita! (piange commossa)
Olè, finalmente rieccomi qua. Con una nuova one shot. In principio avevo pensato di farne una con Ichigo e sua madre, ma l'idea non voleva proprio saltar fuori, così ho ripreso la GrimmNel che stavo scrivendo, ma quella mi ha bloccata sul più bello, così mi sono depressa. Ero indecisa se riprendere con una long fiction o fare una one shot. L'indecisione mi uccideva, ma poi, boom! All'improvviso nella mia testa salta fuori Grimmjow in moto, come in Seimei Ichigo, solo che gironzola con Orihime e si fanno una passeggiata al fiume. E quindi niente, ho sentito il dovere morale di scrivere questa
GrimmHime, AU anche questa. Perché ormai Orihime l'accoppio con tutti o quasi. Anche se, non so... speravo di fare di meglio. Ho voluto descrivere due ragazzi che stavano insieme, in una loro tipica giornata, così. forse perché le storie d'amore messe così non mi intrigano affatto e mi sembra sempre "non abbastanza". Per quante volte la rilegga, non riesco a capire dove vada corretta o meno, se la caratterizzazione di Orihime e Grimmjow vada bene o meno, per cui ho deciso di affidarmi al parere di voi lettori. E perdonatemi i paragoni delle libellule e delle principesse, so che sono cose così ovvie da rasentare la nevrosi, perdonatemi.
Ah, prima di leggere, spiegazione. Nella one shot vi imbatterete nel cinque maggio, data speciale per i giapponesi perché è la festa dei bambini. Ah, già, volevo precisare che per questa storia mi sono ispirata molto all'astrologia. Cioè, per i personaggi e il loro carattere mi sono basata molto su quello. Grimmjow è del leone, e i nati sotto questo segno sono focosi, uomini che amano il rischio e puntano sempre in alto, spesso con scelte azzardate, un po' egocentrici, che però tengono all'amicizia e in amore ci tiene a far stare a loro agio i partner, anche con costosi regali. Poi abbiamo Orihime che è della vergine, e i nati sotto questo segno si avvicinano alle persone più per una questione mentale che fisica, sensibili, grandi lavoratori. Mi piace l'astrologia. Mi ha aiutata molto per scrivere.
Bene, detto questo, buona lettura!

[GrimmHime] [AU] [One shot] [Het] [Fluff]




Transparent as the river,
free like a dragonfly.


Blue as the sky,
white as the clouds.

Fragile e piccola con le tue paure,
mi costringevi a nasconderti le mie.
Sapevi ridere, sapevi il tuo sapore.
Te la godevi ad occupare tutte le mie fantasie.
[ Eri bellissima – Ligabue ]


L'ennesimo urlo spinse Orihime ad affacciarsi alla finestra con un'aria che pareva essere più imbarazzata che disperata. Non ci arrivava proprio, quel ragazzo, a capire che gridare a squarciagola come se nulla fosse non sarebbe servito a farla scendere prima.

Era lì, seduto sulla sua inseparabile motocicletta, a guardare il suo viso con un sorriso sarcastico. Proprio quel ghigno la disarmava ogni volta, a tratti le incuteva anche timore, pur sapendo che quell'uomo, nonostante i modi un po' bruschi, la trattava come una principessa, tenendo fede al suo nome. Un nome che non sentiva proprio, talmente imponente com'era, troppo importante per una tipa sbadata come lei.

Ecco, proprio la sua testolina leggera come una nuvola le aveva fatto dimenticare che aveva un appuntamento con Grimmjow, il suo... fidanzato. Bè, era una parola un po' troppo grossa per essere pronunciata con tanta facilità dalle sue labbra piccole e rosee. Il termine più corretto per lei sarebbe stato “frequentazione”. Amici speciali. Cosa che non gradiva Grimmjow.

« Tu sei la mia donna. Amico speciale di cosa? Gli amici speciali non scopano mica insieme. »

La finezza non era certo una sua prerogativa. Ripensandoci, Orihime non sapeva spiegarsi come avesse fatto quel tale a far breccia nel suo cuore. Era scontroso, un tantino volgare, e poco incline alla pazienza. Provocarlo con stupidaggini era un gioco da ragazzi. A prima vista non sembrava affatto affidabile, dava l'idea di essere un piantagrane e un infantile.

Quello che però gran parte delle persone non sapevano era che Grimmjow Jaegerjaques sapeva andare molto più oltre di quelli che lo giudicavano. Tendeva a cedere alle risse solo quando si sentiva mancato di rispetto. Per questo scelse lei come “propria donna”: era stata l'unica a non guardarlo neanche mezza volta come un essere inferiore, come si guarda un rifiuto della società buono a nulla. Certo, aveva dovuto faticare parecchio, dal momento che la ragazza non sembrava propensa ad accettare l'idea di una relazione con lui. Ma ce l'aveva fatta. In un modo o nell'altro.

E ora l'attendeva sotto casa, pronto a fare una passeggiata con lei sulla moto tirata a lucido appositamente per l'occasione. Non voleva certo fare brutta figura.

Dalla sua bocca uscì un qualcosa di simile a uno sbuffo spazientito nel momento in cui vide la ragazza scendere di corsa le scale, scusandosi, rossa in viso, della dimenticanza. Aveva sempre quel certo riguardo nei suoi confronti, come se si conoscessero appena. Glielo ripeteva praticamente sempre che non era necessario, che poteva dirgli tutto quello che le passava per la testa, anche sgridarlo o insultarlo quando sbagliava. Ma Orihime Inoue era fatta così. Era delicata ed educata oltre ogni limite. Talmente buona da non riuscire a rispondere alle prepotenze.

Era molto diversa da lui, anche troppo. Eppure se ne era innamorato e stava con lei da... un anno e mezzo. Un lungo anno e mezzo. Cazzo, se volava il tempo.

Decise di non pensarci, notando il silenzio che si era creato, e invitò la ragazza a salire, la quale con un certo timore si avvicinò all'imponente mezzo.

Il ragazzo le rivolse un sorriso sarcastico. « Vuoi anche la scaletta col tappetino rosso o ce la fai a salire da sola, principessa? »

Orihime arrossì e cercò di darsi un tono, rispondendo. « C-ce la faccio! È solo che... »

« Cosa? » rimandò lui con un leggero sbuffo.

Inoue portò lo sguardo sulle mani libere del ragazzo e con incertezza chiese. « Il... il casco? »

Grimmjow scosse il capo snervato. Quella ragazza era incorreggibile. Per quante volte le diceva di stare tranquilla, non sembrava mai riuscire a convincerla del tutto. Forse la sua faccia non istigava tutta quella sicurezza, ma diamine, era il suo ragazzo! Almeno un minimo di fiducia poteva anche dargliela!

« Ma se ti ho detto al telefono che i caschi non li avremmo usati! Tanto ci metto cinque minuti ad arrivare. »

« Ma se ci fermano... »

« Te l'ho detto, è una sorpresa. Sali e non fare storie. »

Decise di fidarsi alla fine. Grimmjow non le avrebbe mai fatto del male. Ma vi erano alcuni momenti in cui... la spaventava a morte. Si divertiva a metterla nelle situazioni più imbarazzanti o a farle prendere un bel colpo. Come quella volta in cui fece finta di bruciarsi la mano mentre cucinavano insieme, e per poco Orihime non inondava la casa di acqua. Quella era la parte infantile con cui aveva imparato a convivere, seppur a fatica.

Si accomodò sulla moto, stringendo convulsamente l'addome del ragazzo di fronte a lei, intento ad accendere il motore.

Le disse. « Stringiti a me se hai paura. »

« N-non ho paura. » la sua voce però la tradiva.

« Tu pensa a stringermi, talmente forte da farmi venire un buco in pancia. Guarda che vado veloce, eh! »

« N-non troppo veloce però! Ho la gonna... »

Il fidanzato però sorvolò beatamente quell'avvertimento, posando la mano sinistra su quelle della ragazza, strette all'addome. « Non ti sento stringere abbastanza, Orihime. Puoi fare di meglio, stritolami! »

« Ma... ma io... »

Il rombo della moto coprì la sua voce tenue e da bambina. Una sgommata assordante le spaccò i timpani, per poi sentire il vento impetuoso tra i capelli e sugli occhi, costringendola a chiuderli per il fastidio dell'impatto. Sentì la gonna alzarsi, ma aveva così paura di fare una mossa sbagliata che continuò a stringersi al ragazzo, aumentando la presa all'improvviso.

« Aaaah! » gridò. « Grimmjow, vai più piano, per favoreee! »

« Yahoooo! »

Non gli importava minimamente se lo avessero beccato gironzolare senza casco, o se la biancheria della sua donna si fosse intravista dagli altri conducenti. Sorrideva entusiasta, tenendo il manubrio con la sola mano destra. L'altra era occupata a tenere le mani della ragazza, in modo da impedirle di staccarsi. Non gli importava di niente in quel momento, perché Orihime era stretta a lui, e lo stava stritolando. Era una sensazione piacevole, quasi comparabile a quando la spogliava, non riuscendo più a resistere al desiderio, e faceva l'amore con lei, ovunque si fosse trovato.

Non era certo il semplice desiderio fisico ad averlo fatto avvicinare a lei. Quella ragazza era... troppo stuzzicante sotto ogni punto di vista. Era dolce, discreta, gentile con tutti, eppure sembrava farsi circondare da un velo di mistero che lo attirava come una calamita. Come se in superficie ci fosse stato solo il trenta per cento della sua personalità, e a lui era venuta voglia di scoprire il restante settanta. E nel corso di quell'anno e mezzo di relazione, ogni volta che pensava di aver capito tutto di lei, si rendeva conto di essere in errore. Si sforzava con tutto sé stesso di farle rivelare ogni lato nascosto, anche il più passionale e violento, ma non ci riusciva mai. Non l'aveva mai vista arrabbiata. Un po' spazientita, quello sì, ma anche in quei frangenti ostentava un sorriso comprensivo e una proverbiale educazione che a lui avrebbe fatto venire il latte alle ginocchia.

Più ci si affeziona a una persona, più ti viene voglia di sapere tutto su di lei. E Grimmjow era proprio di quell'avviso. Quell'occasione era perfetta. Già sentirla gridare in quel modo lo aveva reso soddisfatto.

« Brava! Continua a stringermi! » gridò con un sorriso, guardando dritto davanti a sé. « Ti tengo io, vedi? Tu pensa solo a tenerti a me e a tenere gli occhi chiusi! »

« P-perché devo chiuderli? » fece la ragazza incuriosita.

« Tu che puoi chiudili, e goditi il panorama dentro la tua testa! Non trovi che il vento sia un ottimo filo conduttore? »

Tanto non riusciva comunque ad aprirli più di tanto, visto che il vento forte la infastidiva. Ma col senno di poi si rese conto che il suo ragazzo non aveva torto. Il vento che le massaggiava in maniera così violenta i capelli, e la mano di Grimmjow stretta saldamente alla sua che la proteggeva... si sentì trasportata in un mondo che aveva sempre fantasticato, solo molto più grande e più vivace, colorato. Non c'era nessuna cosa al proprio posto, e tutto roteava freneticamente. L'unica cosa ferma era un fiume, talmente piccolo da poter essere scavalcato con un solo balzo, e nonostante il turbinio di cose lì attorno, l'acqua era perfettamente calma, neanche una goccia che si smuoveva. Emanava un calore piacevole, come quella di una carezza.

Era dunque questo ciò che voleva mostrarle Grimmjow? Voleva dunque trasportarla in un universo parallelo in quel modo? Orihime non riusciva a trovare una risposta, né a trovare un nesso su quel modo di comportarsi. Lei non faceva certo fatica a immaginarsi le cose più assurde, dunque perché spingersi a tanto? Doveva esserci dell'altro.

L'immaginazione della ragazza cessò quando i suoi capelli tornarono al proprio posto, e il vento non faceva più da trasportatore. Grimmjow si era fermato e la mano che si staccava dalle sue dita servì da conferma. Con una leggere delusione riaprì gli occhi, vedendo lui che la invitava a scendere.

« Visto che siamo già arrivati? » le disse con un sorriso sghembo, scendendo dalla moto.

« Dove...? »

Dinanzi ai suoi occhi vide stagliarsi un panorama simile a quello che il vento le aveva mostrato. Erano davanti a un fiume, calmo e impassibile, illuminato dal sole caldo e splendete. Conosceva molto bene quel posto. Avrebbe detto con tranquillità che era il posto che preferiva al mondo. Quanti ricordi, legati anche a Grimmjow!

Proprio il ragazzo la spinse ad avvicinarsi a riva, coperti dall'ombra del ponte sopra di loro.

« Sorpresa! » gridò. « Dai, ammettilo, ti ho sorpresa! »

Orihime sorrise, seppur confusa. « Sì... però perché... »

Lui la interruppe bruscamente, posandole l'indice sulle labbra. « Se non ti vizio io ogni tanto, chi lo fa? »

Lo vide sedersi comodamente per terra, accendendosi con indifferenza una delle sue tanto amate sigarette. Lei restò a fissarlo per un po' confusa. Viziarla... non si sentiva meritevole di tante attenzioni.

Grimmjow Jaegerjaques era un tipo strano. Era prepotente ma aveva un proprio codice d'onore. Era infantile e non sopportava perdere, ma la rispettava. E lei ricambiava. Più lo guardava, e più capiva che non riusciva a non provare qualcosa di diverso dall'amore sconfinato per lui. Non era cambiato niente, in quell'anno e sei mesi. Ogni tanto lui le faceva dei regali, anche costosi. Così, perché gli andava, diceva sempre. Era indecifrabile e guai a chiedergli il perché. “Le principesse non devono fare domande, si fanno adorare e basta, ficcatelo in testa”, le rispondeva ogni volta.

Però c'era una cosa che Orihime avrebbe tanto voluto sapere. Vedendolo così assorto nei suoi pensieri si vide costretta a rimandare la domanda, e tornò a fissare il panorama davanti ai suoi occhi. Il fiume continuava a mantenersi calmo, e sembrava volerla accogliere. La tentazione era troppo forte, un po' colpa del caldo e un po' colpa della sua voglia di farsi abbracciare da quelle acque, Orihime si tolse in fretta e furia scarpe e calze parigine, avvicinando con timore i piedi. Si sentì solleticare le dita, cosa che la fece ridacchiare, e poi mosse alcuni passi, fino a sentire l'acqua bagnarle delicatamente i polpacci.

Grimmjow non smise neanche per un istante di guardarla, mentre la sigaretta si consumava. Era bellissima, talmente innocente da sembrare irreale. Il suo nome, Orihime, era fin troppo azzeccato. Emanava inconsciamente una grazia e una regalità degne di una nobile. Com'era strano, per lui, scoprirsi così innamorato di una persona. Credeva di esserne... non immune, ma di saper gestire quel tipo di relazioni senza lasciarsi troppo andare. Non aveva mai mostrato un grande interesse per le donne, se non per soddisfare il puro desiderio sessuale. Finché non arrivo lei. Nemmeno lui credeva che si sarebbe fatto catturare fino a quel punto. Non l'aveva mai neanche tradita, troppo irrispettoso nei suoi confronti. E poi, come avrebbe potuto farlo? Orihime vantava anche un corpo da mozzare il fiato, pieno di forme gentili, qualcosa che a prima vista lo mandò letteralmente su di giri. Quel fisico lo soddisfava pienamente, anche alla vista, anche vederla in quel fiume così calmo da sembrare un tutt'uno con la sua personalità mite. C'erano anche le libellule, svolazzavano vicino al corpo della ragazza delicatamente. E lei sorrideva.

« Grimmjow, perché non vieni anche tu? » chiese con un sorriso.

« Non mi va. » fu la risposta.

« Guarda, le libellule rosse! Sono bellissime, vero? Il mio fratellino mi portava spesso qui... »

Non era un caso se Grimmjow l'aveva portata lì. Avevano passato diverso tempo su quel prato, davanti a quelle acque. Lì era anche dove l'aveva posseduta per la prima volta. Perché aveva deciso così. Non voleva una banalità come andare a casa sua e gettarla sul letto. Voleva un posto speciale, e sapeva quanto la ragazza tenesse a quel luogo. Sapeva di suo fratello maggiore, ormai scomparso da anni. Era a conoscenza di quanti ricordi la legavano a lui, troppo dolorosi. Quando la portò lì, aveva pensato di dover fare qualcosa, di aiutarla a collegare quel posto con qualcosa di piacevole. Altrimenti si sarebbe sciupata, e non voleva una cosa del genere. Le principesse non devono sciuparsi.

Quindi, ogni volta che gli girava, la portava là. Non capitava spesso, a causa dei suoi mille impegni. Era inoltre una specie di tempio per lui, non andava violato.

« Mio fratello amava molto le libellule... » continuò Orihime con un sorriso nostalgico. « Gli bastava alzare un dito e ci si poggiavano sopra. Come una magia! Io non ci sono mai riuscita, scappano sempre... devo avere qualcosa che non va. »

Grimmjow sospirò, alzandosi. Con fare silenzioso si era avvicinato alla riva. Si era disfatto delle scarpe e delle calze, e aveva alzato i pantaloni quel tanto che bastava per raggiungerla. L'acqua era fredda, a primo impatto avrebbe voluto uscire subito, ma non lo fece. La prese per mano.

« Perché tu non stai un attimo ferma. » le disse con una nota sarcastica. « Scommettiamo che ci riesci anche tu? » si portò un dito della ragazza sulle labbra, inumidendolo con la propria saliva. Lei arrossì, ma non osò obiettare. Era un modo di fare sfacciato che in un certo senso l'affascinava. La attirava come una calamita, con una vena di ammirazione, perché Orihime avrebbe voluto essere un po' come lui. Farsi guidare di più dall'istinto e non badare più di tanto a ciò che le capitava intorno. C'era anche da dire che Grimmjow era una forza irrefrenabile, la sua voglia di libertà lo guidava spesso in situazioni fastidiose, per cui si sentiva in dovere di starci attenta. Cosa che lui gradiva fino a un certo punto. Ed era proprio lui a trascinarla, quando lo riteneva opportuno.

La mano, guidata dal ragazzo, era ormai in alto, risaltato dalla luce del sole accecante. Grimmjow la teneva ben salda, immobile. Dopo qualche secondo, una libellula rossa si avvicinò. Sempre di più, fin quando Orihime si sentì accarezzata da zampette piccolissime, mentre un battito veloce di ali le contornava l'indice. Due secondi, anche tre, ma l'insetto non volava via, non scappava, non aveva paura di lei, o della mano di Grimmjow, grande e dalle dita lunghe e ben definite, stretta attorno a lei.

« Visto? » sussurrò lui, allontanandosi di poco per farle vedere che anche da sola ce la poteva fare. La ragazza sorrideva entusiasta, incredula di ciò che era appena avvenuto.

Con Orihime era inevitabile comportarsi così. Aveva bisogno di scrollate, di motivazioni, di spinte. Il ragazzo si era imposto moralmente di mostrarle quante cose meravigliose era in grado di fare, e che la sua insicurezza era del tutto immotivata. Che tutte quelle ragazze che le mandavano frecciatine e insulti erano solo gelose, e che doveva farsi coraggio per rispondere e tirar fuori le unghie. Quello era un passo avanti, una lezione che voleva inculcargli già da un po', sperando di riuscire nell'intento.

La libellula alla fine volò via, ma alla ragazza non dispiaceva. Era la prima volta che era riuscita a fare una cosa che credeva impossibile, e ne era felice. Quando suo fratello era vivo, sinceramente, non ci aveva mai neanche provato, perché le bastava vederlo per essere contenta. Osservò l'insetto fluttuare con delicatezza nell'aria del primo pomeriggio, con un sorriso nostalgico. Dopo la morte del fratello, aveva visto in quei piccoli animaletti una specie di suoi messaggeri. Erano belle, graziose, delicate, come lui a suo tempo. Sentirla poggiarsi sul suo dito le trasmise un calore strano, che la fece tornare momentaneamente indietro nel tempo. Poi guardò Grimmjow. Il suo uomo.

Non era sola. Non più.

« Cos'è quella faccia? » le chiese all'improvviso col suo solito sorriso sghembo. Ma lei non rispose. Si chinò, affondando la mano nell'acqua, per poi risalire e schizzargli qualche goccia in faccia.

Lui sviò lo sguardo spazientito. « Ehi! »

In tutta risposta mollò un calcio, che bagnò di poco le gambe della ragazza. « Vuoi la guerra?! » continuava a gridare, pur rimanendo sorridente. Ed erano rimasti lì, coi piedi a mollo, a giocare come bambini.

Grimmjow era strano, su questo non v'era dubbio. Era infantile, scontroso, e pensava che gli fosse tutto concesso. Però Orihime ne era innamorata.

Era un ragazzo il cui carattere era talvolta addirittura intrattabile. Se per esempio aveva l'impressione che la ragazza gli stesse nascondendo qualcosa, la costringeva a parlare in tutti i modi possibili e immaginabili. Oppure quando gli confessava qualche evento, spiacevole o no che fosse, per lui la soluzione era semplice e solo una. Le diceva sempre “fregatene degli altri, chi non è d'accordo con te si merita un calcio nelle palle”. Ma tanto Orihime non ne sarebbe mai stata capace.

Si trovavano ora sul prato, coperti dall'ombra creata dal piccolo ponte che li sovrastava, coi piedi bagnati. Erano seduti vicini, e per gran parte del tempo non si parlarono. Grimmjow non la guardava nemmeno, intento a scrutare qualcosa di indefinibile nel fiume. Era la ragazza a osservarlo con la coda nell'occhio, anche quando questi si sdraiò, sospirando rilassato.

Come avesse fatto a innamorarsi di lui Orihime neanche lo ricordava bene. Quando lui le disse senza mezzi termini che voleva stare con lei lì per lì la prese pure sullo scherzo. Poi Grimmjow le era stato col fiato sul collo per... non sapeva dire quanto tempo. Qual era stata la scintilla? Forse durante le vacanze estive, quando durante la festa del Tanabata le aveva portato come regalo un gigantesco peluche a forma di leone. O forse quando a Natale l'aveva accompagnata a vedere l'albero e le aveva imbastito un discorso, seppur pieno di volgarità che solo lui sapeva sfornare, in cui le illustrava quanto effettivamente tenesse a lei. Ma no, erano episodi troppo superficiali. Orihime non era certo il tipo. Qualcosa l'aveva fatta scattare, l'aveva portata a pensare che lui dopotutto l'avrebbe protetta, anche con quel suo modo di fare infantile. Ai suoi occhi era un principe azzurro in tutto e per tutto, aveva addirittura gli occhi e i capelli dello stesso colore, anche se non era altrettanto classico, non era romantico, non sapeva portare pazienza e non aveva un cavallo bianco, bensì una moto nera e blu. Ma alla ragazza andava bene così. Del resto, i suoi occhi non le avevano mai ricordato effettivamente un principe. Le rammentavano piuttosto quello stesso cielo che fissava, talmente limpido da non avere alcuna traccia di impurità. Aveva dei begli occhi Grimmjow, troppo per un essere umano. Forse era state quelle iridi azzurre, quelle forme così particolari, feline, ad attirarla.

Al ragazzo tutti quegli sguardi non erano certo sfuggiti. Si divertiva a scoprirla così interessata, e lui gongolava all'idea di essere osservato tanto. Ai suoi occhi Orihime era una principessa, di quelle che si trovano sui libri più classici, belle, pure, innocenti e un tantino ingenue. Di quelle che si ficcano nei guai perché qualche strega gelosa le ha lanciato un maleficio. Se le era una principessa, lui era il re di un altro regno che correva a salvarla e a prima vista se ne innamorava. Inoltre l'idea di essere il re della situazione non gli dispiaceva affatto.

Non potendo più sopportare quel silenzio, decise di parlare. Portò il mento sulla mano, poggiandocisi sopra. La guardò con degli occhi maliziosi, che la fecero arrossire.

« Che c'è? » fu la domanda.

Orihime non rispose subito, non prima di sentirsi le guance in fiamme per l'imbarazzo, sentendosi colpevole. Solo dopo aver scostato lo sguardo e aver mormorato a stento un “niente” pensò bene di dirgli, una volta tanto, cosa pensava, senza vergogna. « Stavo pensando... »

« A cosa? » insistette lui.

Lei tornò a fissarlo, ancora rossa in viso. « Grimmjow, tu... quand'è che ti sei innamorato di me? »

La reazione del ragazzo era del tutto inaspettata. Non c'era più un sorriso malizioso sul suo viso, né sguardi ammiccanti. I suoi occhi si erano leggermente spalancati, risaltando ancora di più quell'azzurro irreale, e le sue labbra si erano incurvate verso il basso. Sembrava sorpreso.

« Cosa ti cambia saperlo dopo un anno e mezzo che stiamo insieme? » chiese poi.

« Sono curiosa... ecco... » cercò di sembrare convincente. « Però se non te lo ricordi... non fa niente... »

« Ah, donne! » il ragazzo sbuffò. « Pensate sempre ai dettagli più piccoli e insignificanti! » non era arrabbiato. Semplicemente quel genere di domande da lei non se le aspettava proprio. Si grattò la testa, guardandola per un momento. Ebbe l'impressione che fosse delusa, insoddisfatta della sua risposta.

Sospirò, accennando un sorriso, e disse. « Quel giorno indossavi un vestito rosso. »

Orihime si voltò sgranando gli occhi, mentre lui continuò. « Ti stava bene quell'abito. Dovresti metterlo più spesso. Aveva come decorazioni dei pizzi neri se non ricordo male. E forse... una farfalla nera cucita sulla gonna. Era il cinque maggio di un anno e nove mesi fa. »

« Cinque maggio... » mormorò la ragazza, cercando di ricordare.

« Eravamo nel giardino di casa di Rukia a festeggiare, ricordi? Noi ci conoscevamo da poco più di un mese, perché Ichigo aveva deciso di presentarmi a tutti voi. »

« Ah... ora ricordo! È vero! Avevi appena traslocato, vero? »

« Ichigo era l'unico che conoscevo all'epoca. Mi disse che quella festa sarebbe stata un'ottima occasione per far parte di voi a tutti gli effetti, e mi aveva parlato di tutti. Anche di te. “Inoue era una ragazza bizzarra, si fa male praticamente tutti i giorni, mi sfinisco solo a vederla. Però è gentile, ti ci troverai bene”. Mi aveva anche accennato che fossi carina, ma quando ti vidi la prima volta, con quel vestito... ho pensato che fossi incantevole. Eri piccolina, sorridente, arrossivi per ogni cosa ed eri l'unica che non faceva confusione. Non ci parlavamo più di tanto. Era come se tu... avessi paura di me. Poi ci siamo tutti riuniti per accendere i fuochi. Erano le sette... forse le otto di sera. »

Orihime era affascinata dalla memoria proverbiale che stava sfornando il ragazzo. Lì per lì lei neanche ricordava di aver mai avuto un vestito del genere. Solo dopo un po' ricordò che era rimasto in fondo all'armadio dopo quella festa. E pensare che l'aveva comprato apposta per l'occasione.

Grimmjow continuò col suo discorso, senza interruzioni. « Tu eri sempre appiccicata a Tatsuki, parlare da solo con te era impossibile. Ci siamo riuniti in cerchio per accendere i fuochi e tu eri davanti a me. Sembravi una bambina, guardavi le scintille come se fossero stata opera di una magia, e ogni tanto guardavi me. Sentii per caso i commenti che facevi con la tua amica. Mi trovavate appariscente e per niente rassicurante. A Tatsuki davo proprio l'aria di un poco di buono. Tu invece, quella volta mi sorpresi. Avevi detto... “ha gli occhi del colore del cielo, sono meravigliosi. Non è giusto evitarlo in questo modo solo perché dice continuamente parolacce”. È stato allora che ho pensato che valesse la pena conoscerti e magari diventare il tuo ragazzo. »

« Non pensavo che... »

« Che me lo sarei ricordato? » col suo solito sorriso malizioso, il ragazzo si era avvicinato a lei, afferrandole il mento con la mano. « Sei proprio ingenua, eh. »

« Non prendermi in giro... » fece lei, sfiorando le dita lunghe del ragazzo con le proprie.

« Voleva essere un complimento. Bene, ora che sai quando ho iniziato a sbavare su di te, ti senti soddisfatta? »

« Io... »

« Basta parlare, dai, che palle. Non voglio neanche sapere quand'è che tu ti sei accorta di me, non me ne frega niente, ora sei mia. E dopo questa bella sorpresa che ti ho fatto, un premio me lo merito, no? »

La ragazza sorrise e annuì debolmente. Era vero, voleva raccontargli anche lei come aveva fatto ad accorgersi di lui, nonostante non lo ricordasse perfettamente, non riusciva a trovare il ricordo che racchiudeva la chiave di tutto. Ma Grimmjow aveva ragione. Trovarselo così vicino, le labbra a un millimetro dalle proprie, la costringevano a stare in silenzio.

« E meno male che mi accontento di poco, Orihime. » continuò lui. « Su, abbassa un po' la testa, non ho mica il collo snodabile, non riesco a baciarti così. »

Sì che ci riusciva, ma aveva mentito per una ragione che Orihime non capiva. Ma non aveva importanza. Labbra calde e prepotenti avevano schiuso le sue e la stavano divorando. Ogni volta che la baciava sembrava una guerra e vinceva la lingua più forte e resistente. Ogni volta si sentiva la bocca in fiamme, mentre lui, famelico, conduceva un gioco strano, quasi volesse fargliele sanguinare quelle labbra. E ogni volta riusciva a trasportarla. Anche in quel momento riuscì ad afferrarle le braccia e a trascinarsela contro, così che lui potesse sdraiarsi mentre Orihime, a gattoni, lo sovrastava, senza smettere di baciarlo.

Probabilmente erano stati i suoi baci a convincerla, o forse... forse proprio quel cinque maggio, nel momento in cui incrociò i suoi occhi e si sentì parte di un altro mondo, limpido come quell'azzurro. Però a quel tempo aveva paura di restarci intrappolata. sì... doveva essere stato allora.

Era infantile, irascibile, volgare, ignorava del tutto l'esistenza del romanticismo, non sopportava perdere e aveva la presuntuosità di credere che tutto gli fosse concesso. Però la viziava, la rispettava, la spronava a tirar fuori il carattere e le voleva davvero bene.
Come poteva non innamorarsene?


Eri sanissima, ostrica e lampone,
sulle mie dita c'eri sempre e solo te.
T
i davi un attimo e poi ti nascondevi bene.
I
o l'ho capito che sei sempre stata grande più di me.
[
Eri bellissima – Ligabue ]

   
 
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