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Autore: vavy94    06/06/2011    2 recensioni
Una ragazza...Ha avuto un passato molto doloroso...Si è rifatta una nuova vita, ha superato tutto, ma il passato ritorna. Ed è quì che incontra chi le cambierà la vita. Per sempre.
Genere: Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ed ecco il nuovo caitolo! Scusate per il tempo che c'ho messo, ma sono stata un po' impegnata. Beh, questa volta il capitolo è più lungo però! ;)

Dal prossimo capitolo incomincerà la VERA storia, spero che continuerete a leggere! ç^ç

Vall.

E questa è la mia storia.



-Ehy...Ma guarda chi si vede...- Sorride piegando un po' la testa di lato soddisfatto del terrore che incute, mentre io non riesco a parlare con gli occhi spalancati. Comincio a tremare, indietreggio cercando di allontanarmi da lui.

-Credi di potermi scappare?- Si avvicina a me con una sola falcata e mi blocca contro il muro. -Adesso vedrai come non ti scorderai mai più di me. E così pagherai, per tutto quello che hai fatto.- Con uno schiaffo mi fa voltare la faccia e lascia il segno delle cinque dita. -Vedrai...- si avvicina a me bloccandomi la faccia fino a poggiare le sue labbra sulle mie. Provo a ribbellarmi senza risultato.

-Hahahha Puoi provare a liberarti quanto vuoi, tanto non ci riuscirai.-E con quel sorriso strafottente stampato sulla faccia, comincia a trascinarmi verso la mia stanza. Mi strappa a maglietta, cominciando a baciarmi dappertutto, e mi sfila anche il pantalone...



Interruzione

- Ti ha violentata?!-

-Sim, non urlare!- Gli faccio chiudere la bocca spalancata. - Comunque sì. Adesso fatemi finire di raccontare.

-Ma...Ma...

-Senza parole, eh Steve? - Sorrido. Adesso forse capiranno un sacco di cose. I miei comportamenti, anche verso di loro.

-Sì. Completamente...- Sorrido amaramente, perdendomi nei miei pensieri.

-Beh...Stavo raccontando...- Mi riprendo poco dopo, continuando il racconto che era stato interrotto.



La storia.

è mezzanotte. Lui è andato via circa una mezz'oretta fa', Claudia stasera non torna,ha chiamato qualche minuto fa'e ha detto che dormiva da un'amica, mia madre dovrebbe tornare fra poco e...Mi sento sporca. Ancora tremo, anche se adesso lui non c'è più e le lacrime continuano a scendere imperterrite, senza volersi fermare lasciando delle strisce bagnate sul viso che bruciano. Mia madre sta per tornare meglio darsi una ripulita. Mi alzo e vado in bagno, mi faccio una doccia veloce e mi metto il pigiama, la maglia stracciata l'ho già buttata per strrada. La doccia non è servita a nulla, mi sento ancora sporca. Cerco di non farci caso e me ne torno in camera. Sento il rumore delle chiavi che fanno scattare la serratura e mi infilo subito nel letto facendo finta di dormire. Lei viene, controlla in camera e va a cambiarsi e a dormire. Le lacrime escono da sole e non riesco a fermarle. La scena di poco tempo fa' continua a venirmi in mente, senza lasciarmi nemmeno un momento di tregua. Dopo un'oretta passata a piangere riesco finalmente ad addormentarmi.



Passano due mesi da allora. Ormai sono diventata un automa, le giornate sono tutte uguali e Lui ogni volta che sono da sola ne approfitta. Piango ogni sera, ma ormai ci sono abituata. Una sera sento mia madre che parla a telefono.

-Ma è sempre più strana, ormai non parla con nessuno, non si vede più con le sue amiche...E ogni tanto la sento anche piangere. Ma non posso fare nulla. Cosa devo fare?- Ecco. Sto anche facendo preoccupare seriamente mia madre... Le passo davanti dicendole che andavo a farmi un giro non lasciandole il tempo di replicare ed esco, dirigendomi verso la stazione dei carabinieri.

-Posso esserle utile?- Mi distrae dai miei pensieri un poliziotto. Comincio subito a tremare e sudare freddo e il poliziotto deve essersi accorto delle mie condizioni visto che mi fa sedere.

- Non si preoccupi, signorina... Le faccio preparare una camomilla?- Annuisco con la testa, e lui sorridente chiede ad un altro collega di prepararla e si siede di nuovo di fronte a me. Rimaniamo in silenzio, fino a quanlche minuto dopo che arriva la camomilla fumante. Me lo porge sorridendo, lo prendo ringraziandolo ed esce dalla stessa porta dove è entrato. Mi lascia bere un po' la camomilla, poi incomincia:

-Allora... Come ti chiami?

-Valeria.

-E quanti anni hai?

-sedici.

-Sedici? Okkei. Ehm...Non potrei interrogarti senza un genitore...Potresti darmi il numero di uno dei due?

-Cosa? No. Mia madre non sa niente. E non deve sapere niente!

-Ma...

-Niente ma. Mia madre NON DEVE sapere NIENTE!- Mi alzo dalla poltroncina e di conseguenza anche lui, con una faccia stupita.

-Va bene, Va bene, siediti. Aspetta un secondo e ne parliamo ok?- Mi sorride ed esce dalla stanza, lasciandomi sola. Comincio di nuovo a tremare, senza sosta. Dopo un po' torna.

-Okkei, allora racconta quello che è successo. - Lo guardo un po' insicura. - Non dirò niente a nessuno, segreto professionale. E cercheremo di aiutarti, in qualche modo. Comincio a raccontare quello che è successo 3 mesi fa'. Dopo un po', mi chiama mia madre. Si starà chiedendo che fine ho fatto.

-Pronto?

-Eh..Signorina?

-Chi è?- Chiedo preoccupata.

-Sono il dottor Meller. Dall'ospedale...

- Cos'è successo a mia madre?- Lo interrompo, spaventata.

-Nulla di grave, ma devo parlare con un magiorenne.

-Non m'interessa, cos'è successo a mia madre? Come sta? Dove si trova?

-Non si preoccupi, sua madre sta bene...- Lo interrompo.

-Sta bene un cazzo! Se stava bene non si trovava in ospedale!

-Calma, signorina. Ha fatto un incidente e..- Lo interrompo un'altra volta.

-Un'incidente?!...Lo sapevo...Non dovevo...Come sta?

-Adesso sta riposando, non si preoccupi. Già le ho detto troppo, dovrei parlare con un maggiorenne.

-Sì....- Gli do il numero di mia zia, che sarebbe la sorella di mia madre. Nel frattempo esco dal commissariato correndo, con i carabinieri che mi chiamano da dietro. Corro il più in fretta possibile verso il cardarelli, arrivando un quarto d'ora dopo. Non era tanto, tanto vicino dal commissariato, e pieno di salite. Entro, sentendomi subito fuori posto, gli ospedali non mi sono mai piaciuti, e non vedevo l'ora di uscirne. Chiedo ad un'infermiera di mia madre e mi indica la direzione della sua stanza.

-Mamma....-Era stesa su un lettino con le coperte bianche, una flebo attaccata al braccio, il viso pallido, indossava una veste bianca dell'ospedale, e mostrava graffi e ferite ovunque, persino una sulla guancia destra. Mi scese una lacrima, non riuscendo a trattenerla, che lasciai scorrere sul mio viso continuando a guarare la figura addormentata stesa sul letto. Il silenzio regnava in quella stanza, l'unico suono ad interromperlo era quell'aggeggio che regolava il battito del cuore, che continuava a fare quel suono..Bip, bip...Che mi faceva innervosire. Era colpa mia. Era colpa mia se adesso sua madre era finita in quell'ospedale in quelle condizioni. Le strinse una mano e poco dopo sentivo quel macchinario fare quel bip i maniera prolungata che mi mise in ansia, non sapendo cosa fare. Corsi velocemente fuori dalla stanza, chiamando un dottore in lacrime che corse subito dentro per controllare. Io rimasi fuori ad aspettare in silenzio, con le lacrime che continuavano a scendere, guardando il dottore che assumeva una faccia più preoccupata. Uscì dalla stanza e chiamò altri dottori, la portarono in un'altra sala e restarono lì per molto, molto tempo.



Quando apro gli occhi una luce me li fa chiudere quasi subito, mi metto seduta e me li stropiccio un po', provandoli ad aprire subito dopo.

-Ehi, ti sei svegliata!- Mi giro e vedo mia nonna che mi guarda, triste e con gli occhi lucidi. Mi guardo intorno, mettendo a fuoco la stanza e riconoscendola come la sala d'aspetto dell'ospedale. Quanto tempo è passato? Mugugno qualcosa, ma non dico niente. All'improvviso mi ricordo di quello che è successo, il cuore di mia madre che aveva smesso di battere all'improvviso e quel venire e andare dei dottori con quelle facce preoccupate che non mi davano conforto. Scatto in piedi, guardando la figura di ognuno di loro, c'erano tutti, mia zia, mio nonno, mia nonna e le mie sorelle.

-Mamma? Come sta? Vi prego, ditemi che è ancora viva e sta bene!- Li imploro, mettendomi quasi in ginocchio.

-Sì, è viva. Adesso sta riposando...-A rispondermi è stata mia nonna, con le lacrime agli occhi, ma mi nascondeva qualcosa.

-però..?

-è in coma. - Mi guarda negli occhi, io rimango paralizzata per un po', non sò dire quanto tempo, poi abbasso la testa lasciandomi andare sulla sedia.

E adesso che faccio?

I miei occhi diventano lucidi, cerco di trattenermi ma non posso evitare ad una lacrima di scendere..

- Su, tesoro, vedrai che si risolverà tutto..Vedrai che si sveglierà presto...- Lo sapevo che lo diceva solo per tirarmi sù di morale, e non perché ci credeva davvero. Lo sapevo benissimo che c'erano possibilità che restasse in coma per mesi, se non per anni, o addirittura che non si svegliasse più, ma io dovevo essere forte e sperare che si svegliasse ma quella era l'unica cosa in cui potevo credere, sperare che si svegliasse, al più presto. Passo una mano sulla lacrima che mi ha rigato la guancia e guardo i presenti che hanno tutte facce tristi e distrutte.

-Adesso noi dove andremo? Ti prego, dimmi non da lui...

-Beh, non lo so, ma credo di si..- Di bene in meglio. La cosa migliore che poteva capitarmi era quella di andare a vivere con mio padre. Già non lo sopportavo normalmente, adesso anche andarci a vivere... Abbasso la testa, incassando il colpo.

Passano altri mesi e mia madre è nella stessa situazione, alla fine ha vinto mio padre e siamo andati ad abitare con lui, ma non per molto. Infatti sono scappata, prendendo il treno che partiva prima...



-Ed è così che mi sono ritrovata ad Amburgo. La signora Kathrin mi ha trovato e mi ha portato nella vostra casa. Da là, la sapete la storia.

-Wow...Non ci posso credere...- Esclama Simone, sbalordito. Si sente la suoneria del mio cellulare, lo prendo dalla tasca e rispondo.

-Pronto?

-Ehi, Vale! È da un sacco che non ci sentiamo, come stai?- è la voce di una donna adulta e allegra.

-Signora Kathrin! Tutto bene, a lei? Dov'è adesso?- Sto tornando a casa, ho provato anche a chiamare ma non rispondeva nessuno..

-Sì, siamo andati a farci una passeggiata, ma stavamo tornando!

-Oh, sono contenta. Beh, adesso vado ma appena torno vi devo presentare delle persone! Abbiamo ospiti, stasera!

-Va bene, adesso torniamo a casa.

-Va bene, ciaoo!- Attacca.

-Cosa voleva la signora Kathrin?- Mi chiede Steve, curioso.

-Beh, ha detto che ci sono ospiti e che sta arrivando a casa, quindi dobbiamo muoverci a tornare! Su, forza e coraggio!- Mi alzo dalla panchina, trascinando anche gli altri fuori dal parco, diretti verso casa. Arriviamo giusto un secondo prima che arrivi la Signora con quattro ragazzi dietro di lei. Uno moro, capelli corti portati indietro dal gel, matita nera che gli contorna gli occhi, molto alto e magro, quello affianco è alto quanto il moro, piercing al labbro e capelli neri in delle treccine, gli abiti di almeno tre taglie in più rispetto alla sua. Gli altri due sono un po' più normali, più muscolosi, uno capelli biondi con degli occhiali dalla montatura nera doppi e l'altro capelli castani fino alle spalle.

-Mi sembra di averli già visti...- Afferma Marco a bassa voce.

-Beh, logico! Sono molto famosi...Loro sono i Tokio Hotel!

Continua...

BebyBolly: Beh? Voglio sapere il tuo parere anche su questo capitolo! Sù, qesto è più lungo e spero ti piaccia. :D 

  
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