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Autore: jasmine88    07/06/2011    3 recensioni
- Eric, posso farti una domanda un pò…personale? – dissi rigirandomi tra le opulente lenzuola color avorio di quello spendido letto king size. Diavolo, erano proprio le lenzuola più belle che avessi mai visto, e quel letto, quella stanza, tutto era straordinariamente perfetto. Ed io ero lì, seminuda, a pochi centimetri da Eric Northman... (Waiting Sucks!Ispirata dai promo degli ultimi giorni ho scritto una mia versione della Season 4.)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eric Northman, Sookie Stackhouse
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Memories

L’angolo di Jasmine: Eccomi! Sono tornata! Come al solito, prima i ringraziamenti! Grazie a tutti coloro che stanno leggendo la mia ff e soprattutto a coloro che hanno recensito la mia storia!

@Dilettascrittrice vorrei solo dire che spero che con i prossimi capitoli io possa riuscire a farmi perdonare per tutte le mie piccole variazioni!

Purtroppo ho scoperto solo di recente l’esistenza di TB e, causa studi, non ho ancora avuto tempo di leggere i libri (chiedo umilmente perdono!) quindi tutto il racconto che segue è puramente frutto della mia immaginazione o tutt’al più di piccole info e spoiler letti qua e là nel web.

Me ne assumo tutta la responsabilità! XD

Comunque ci tengo a precisare che credo fermamente che il bello delle ff sia proprio la possibilità di esplorare nuove direzioni e dare sfogo alla propria creatività. Ho letto moltissime ff e adoro ciò che ho letto della storyline di AmnesiacEric ma, come dissi qualche capitolo fa, scrivendo di questo argomento sarei sicuramente finita per scopiazzare qua e là, anche involontariamente.

Spero che il capitolo che segue chiarisca almeno alcuni dei vostri dubbi!

E ora basta indugiare: ho parlato fin troppo!!!

Se volete commentare, consigliare, anche criticare e persino sbavare sull’adorato Golden Viking, vi prego fate pure! È sempre bellissimo leggere cosa ne pensate! Grazie ancora a tutti!

Jasmine.

 

 

CAPITOLO V: Memories

 

 

SPOV

 

Non appena ripresi conoscenza, cercai di aprire gli occhi. Sentivo un dolore straziante provenire dal mio addome e persino un gesto elementare come dischiudere le palpebre mi dava l’impressione di essere dannatamente difficile. La testa mi pesava come un macigno e il mio corpo sembrava sfuggire totalmente al mio controllo. Un nauseante odore di sangue, terriccio e carne bruciacchiata mi pervadeva le narici.

Dopo qualche istante, realizzai di non essere sola.

Qualcuno, un uomo, pensai, si era avvicinato al mio fianco e in quel momento poggiava delicatamente la sua fronte sulla mia, sussurrando parole che non riuscivo a comprendere.

Riconobbi il suo profumo sebbene non fossi in grado a collegarlo a nessun volto in particolare.

Finalmente riuscii ad aprire gli occhi ma per qualche motivo il mio sguardo sembrava confuso e appannato.

- Sookie. – disse l’uomo in un tono che interpretai come sollevato.

Con gli occhi in quelle condizioni non riuscivo a vedere ad un palmo dal mio naso, dunque non ero in grado di percepire altro che una sagoma, un’ombra offuscata.

– Sono io, Eric. – sussurrò lentamente.

Eric. La sua voce mi era stranamente familiare, eppure, per quanto cercassi di sforzarmi, non riuscivo a ricordare…

- Chi?- risposi con un filo di voce. Non ebbi nemmeno il tempo di ascoltare le sue parole.

Il dolore era tremendo. Le forze mi stavano nuovamente abbandonando.

 

 

Quando mi risvegliai, il dolore all’addome si era lievemente attenuato. Questa volta riuscii a dischiudere le palpebre con relativa facilità e dall’intensità della luce ipotizzai che doveva essere pomeriggio.

Tentai di tirarmi su per mettermi a sedere ma le fitte dovute alla ferita erano ancora troppo intense.

Poco dopo fui comunque in grado di riconoscere la mia camera da letto.

Mi parve di notare qualcosa di strano, di diverso, nell’arredamento, ma ero troppo debole per controllare per bene.

- Hey, Sook! Ti sei svegliata finalmente! Dormi da due giorni! – sentii tuonare poco lontano da me.

Mi voltai di scatto e sul ciglio della porta apparve mio fratello.

- Jason? – chiesi, in un sibilo.jason

- Non dovresti sforzarti, sorellina. Eric ha detto che dovrai restare a riposo assoluto almeno per un paio di settimane. Vedi di fare come dice, altrimenti penso che mi ucciderà. Non credo di essergli molto simpatico… - affermò Jason con il suo solito tono buffo.

- Eric? Chi è Eric? –

- Terra chiama Sookie, Terra chiama Sookie. Forse tutto quel sonno ti ha stordito l’omino del cervello! –

- Come, scusa? –

- L’omino del cervello! Il vecchio omino saggio che governa le nostre menti. L’ho visto in un film fighissimo ieri in tv. –

Scoppiai a ridere. Non avevo mai sentito nulla di più assurdo! Il solito Jason!

Tentai nuovamente di sollevarmi dal letto, avevo una fame pazzesca.

- Eh, no no no. Cosa ti ho detto? Eric ti ha proibito di alzarti. Ormai sono le quasi le 7. Dovrebbe arrivare a momenti. – aggiunse il mio pazzo fratello.

- Potresti dirmi chi è questo Eric? Perché diavolo dovrei fare quello che dice lui? Cos’è, un dottore? – risposi, con la voce ancora spezzata dal dolore per la ferita, un po’ nervosa. Di chi stava parlando? Chi era questo Eric?

Jason mi guardò perplesso mentre si allontanava dalla mia stanza per scendere al piano di sotto.

Con le poche forze che mi ritrovavo riuscii a stento ad allungare un braccio per sollevare la sveglia poggiata sul comodino. La portai vicino al mio volto, non ero ancora in grado di vedere con chiarezza e lucidità, figurarsi poi quei numeretti così piccoli!

Le 7.15 del pomeriggio.

La mia mente era annebbiata, confusa, come se avessi dovuto ricomporre un puzzle i cui pezzi erano tutti sbiaditi o ridotti a brandelli.

L’ultima cosa che ricordavo  era di essere stata al Merlotte, per il mio solito turno serale, e di aver servito al tavolo di quegli odiosi Rattreys.

Brrrr, quei due mi facevano rabbrividire ogni volta che li vedevo, così viscidi, squallidi.

- Toc. Toc. La cena è servita! – urlò Jason, che era tornato portando con sé un vassoio pieno di cibo. - Dovresti mangiare qualcosa -

- Cosa mi è successo? – domandai tesa – Non…non riesco a ricordare nulla.-

- Qual è l’ultima cosa che ricordi? –

Gli dissi della serata al lavoro, di come Tara avesse lasciato il suo lavoro al Super Save-A-Bunch, del mio ricordo dei Rattreys.

Mio fratello mi guardava perplesso. - Sookie, è passato quasi un anno e mezzo da quella sera… -

Non potevo crederci.

- Com’è possibile? Non ricordo nient’altro… – domandai in preda all’ansia.

Jason non rispose nemmeno. Al contrario fece per uscire dalla stanza.

“Chiunque le abbia fatto questo me la pagherà cara! Se Eric non la ucciderà, lo farò io con le mie stesse mani.“ , riuscii a decifrare nei suoi pensieri prima che si allontanasse.

Di che diavolo stava parlando? Chi mi aveva ridotto in questo stato? E poi chi è questo Eric? Perché nessuno vuole dirmi nulla?

Tutte queste domande mi facevano girare la testa.

Decisi di mangiare qualcosa, il mio stomaco brontolava da un po’. Ad ogni morso potevo sentire una fitta atroce colpirmi al ventre.

Il dolore era insopportabile.

Ad un tratto, smisi di mangiare.

Era come se un silenzio assordante avesse inondato la mia mente. Non avevo mai provato una tale sensazione di pace.

 

Mi voltai immediatamente verso la finestra, senza sapere il perché.

Un uomo…un uomo stava…VOLANDO davanti la mia finestra!

 

Per un momento fui assalita da un panico assurdo, poi mi bloccai, come incantata dalla visione di quel bellissimo uomo, che nel frattempo si era introdotto nella mia stanza.

Era molto alto, altissimo, le sue spalle ed il suo corpo davvero imponenti.

La sua pelle sembrava quasi di vetro, tant’era chiara e il suo splendido viso non sembrava lasciar trasparire alcuna emozione.

Ma i suoi occhi…i più belli che avessi mai visto, pensai, ancora ipnotizzata da quella visione celestiale.

Doveva essere lui…Eric.

Il suo volto, persino il suo profumo, mi era familiare, potevo sentire un forte legame tra noi, eppure niente, nada, nisba…il mio cervello non ricordava assolutamente nulla su di lui.

 Si avvicinò a me ad una velocità fulminea, lasciandomi di sasso, poi si sedette sulla poltrona che Jason aveva accostato al mio letto.

- Come stai? – domandò in tono neutro.

- Tu chi sei? Perché nessuno mi dice niente? – incalzai.

- Tuo fratello dice che non ricordi nulla dell’ultimo anno… -

- Già…Ma tu non hai ancora risposto alla mia domanda: chi sei? Perché non riesco a sentirti? –

- Vedi, Sookie, io sono un vampiro. –

Un vampiro? Che strano, pensai.

Sapevo che esistevano, ricordavo tutte le trasmissioni in tv che parlavano di quella Great Revelation, solo non…mi aspettavo di trovarmi un vampiro in camera mia. Wow, non credevo nemmeno che ce ne fossero a Bontemps!

Forte, pensai, chissà cosa avrebbe detto la nonna!

Fu un lampo: vidi il corpo della nonna in una pozza di sangue, nella nostra cucina.

Fu solo un attimo, come se un piccolo, dolorosissimo pezzo del puzzle fosse tornato al suo posto. Il dolore mi sommerse all’istante.

- Sookie, ho bisogno di sapere esattamente cosa ricordi. –

Gli spiegai ciò che avevo già raccontato a Jason.

Il vampiro non si mosse di un millimetro, continuando ad ascoltarmi in silenzio, mentre le lacrime scendevano sul mio viso e un’altra fitta mi colpiva al ventre.

- Permettimi di aiutarti. Il mio sangue, quello dei vampiri, ha delle proprietà “curative”. Faciliterà la tua guarigione. – affermò, portandosi il polso alla bocca e perforandolo con i suoi candidi canini.

eric arm

Lo guardai stupita. Mi aveva davvero chiesto di bere il suo sangue? Come si supponeva che reagissi ad una proposta del genere? Non conoscevo nemmeno quel vampiro…o almeno non ricordavo di conoscerlo.

E se mi stesse mentendo? Se mi stesse tendendo una trappola per…non so…compiere chissà quali atrocità vampiresche? E se volesse trasformarmi in un vampiro? No, no, non era possibile, riuscivo a sentirlo. E poi anche Jason, che per quel che ricordavo odiava i vampiri, si fidava di lui.

A quel punto feci un cenno con la testa e il vampiro si avvicinò ancora un po’ al mio letto, allungando il braccio finché il suo polso non si trovò a pochi centimetri dal mio volto.

- Berrò il tuo sangue  ma poi tu mi racconterai tutto ciò che voglio sapere. – dissi in tono serio, poi afferrai il suo polso e lo avvicinai alle mie labbra.

Sentii il sangue scivolare giù nella mia bocca.

Il sapore dapprima ferroso si trasformò poco a poco in un gusto squisito, dolce e appagante. Il dolore che provavo fino a pochi attimi prima, era di colpo sparito e il mio corpo sembrò essere permeato da una strana, meravigliosa energia che si espandeva verso ogni parte di me.

Come se un intenso brivido caldo mi avesse improvvisamente assalito, sentii ogni muscolo contrarsi, in un inaspettato spasmo di eccitazione. In quel momento aprii gli occhi e mi accorsi che Eric mi stava osservando con un sorrisetto malizioso. Subito smisi di succhiare il suo sangue. Non era certo il momento di lasciarsi andare agli istinti: dovevo ancora capire cosa mi stava succedendo.

- Ricordo anche l’omicidio della nonna. – aggiunsi, tutto d’un fiato, come se pronunciare quelle parole rendesse tutto più reale.

- Non ricordi nient’altro? -

- No, riesco solo a vedere il…il suo corpo…e tutto quel sangue… Nient’altro. Cosa le è successo? – risposi, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

- In quest’ultimo anno e mezzo sono successe molte cose. Alcune molto belle – disse guardandomi intensamente negli occhi – Altre, non vorresti davvero ricordarle, credimi. Io…voglio solo che tu…tu abbia la possibilità di scegliere. Sookie, io sono un vampiro. Noi mentiamo, torturiamo, uccidiamo la gente e beviamo il loro sangue ogni giorno… E’ la nostra natura. –

- Eppure tu sei mio amico… – affermai all’improvviso, interrompendolo.

- Beh, ecco, non esattamente…non mi definirei proprio un amico. – rispose incerto, facendo una sottile smorfia maliziosa con le sue bellissime labbra.

- Sei, eri il mio ragazzo? – chiesi stavolta, inclinando la testa su un lato, inspiegabilmente curiosa di sentire la sua risposta.

- No, Sookie. Non ancora, almeno. - replicò sorridendo - Diciamo che abbiamo una relazione piuttosto...complicata. – Per un attimo mi era sembrato di notare un leggero imbarazzo sul suo volto.

- Oh, capisco. Però tu sei innamorato di me… - affermai genuinamente. Dovevo essere impazzita per pronunciare una frase del genere! Non so nemmeno come mi sia passata per la mente…Dovevano avermi colpita davvero molto forte!

Il suo voltò si indurì all’istante e il suo sguardo si abbassò a fissare il pavimento.

- Non usare quella parola con me. I vampiri non sanno cos’è l’amore. – reagì duramente, con un impeto tale da farmi pensare che stesse volutamente esagerando.

- Oh, non volevo… pensavo solo che…niente, lascia stare. Di che stavamo parlando? –

- Stavo dicendo che i vampiri sono creature violente, sanguinose. – disse lasciando che i suoi canini si estendessero in un click.

Sentii un brivido corrermi lungo la schiena.

- Non ci importa di nessun altro al di fuori di noi stessi, i nostri maker e la nostra progenie. Siamo malvagi, manipolatori, crudeli… Voglio che tu sappia tutte queste cose. – aggiunse, questa volta con un tono più pacato, forse triste?

– Quando sei entrata in contatto con il nostro mondo eri accecata dalle bugie, non ti rendevi conto della vera natura degli esseri come me. Non sono certo che farti ricordare tutto sarebbe un bene. Ma non posso permettere che tu sia privata della tua vita, a causa mia. –

Non capivo. Perché mi stava dicendo quelle cose? Diceva di non essermi amico, di non amarmi, eppure… Lui mi aveva appena curata dalle mie ferite e le parole che aveva pronunciato mostravano chiaramente come lui tenesse a me… Non saprei spiegarlo bene a parole ma era come se fossi legata a lui, come se qualcosa in lui mi appartenesse.

Non aprii bocca per diversi minuti, finché lui si alzò e s’incamminò verso la finestra dalla quale era entrato.

- Ora devo andare, min älskling. (mia amata, ndr) – disse, senza nemmeno guardarmi.

- Eric, non…non andare…ti prego. – lo implorai, a voce bassa. La stanchezza tornava a farsi sentire.

Lui si voltò repentinamente, fissandomi con occhi incerti.

- Torna da me. – sussurrai.

Eric tornò sui suoi passi e raggiunse in un lampo il mio letto.

Senza dire una parola si distese al mio fianco, cingendomi le spalle con un braccio.

Rimanemmo in quella stessa posizione, senza dire nulla, per ore.

 

 

EPOV

 

 

Rimasi al fianco di Sookie molto a lungo, aspettando in silenzio che si addormentasse.

Probabilmente essere rimasto con lei era stato uno degli errori più grandi che avessi mai fatto. O che lei avesse mai fatto.

Non sarei nemmeno dovuto venire in questa casa..

Mi voltai a guardare la sveglia. Le 11.42.

Scostai lentamente il mio braccio, che da ore ormai cingeva il corpo di Sookie, stando attento a non svegliarla, e mi alzai dal letto.

Mi voltai a guardarla prima di uscire dalla stanza. Era così…bella, viva. Che diavolo mi stava succedendo? Questa è roba da…umani.eric e jason

Scossi la testa, come per rimuovere quegli stupidi pensieri dalla mia mente e mi spostai velocemente al piano di sotto.

Jason Stackhouse era intento a guardare la tv, completamente assorto dai suoi soliti dvd di Lost. Mi parai davanti a lui a velocità vampirica.

- Dannazione! Mi ucciderai continuando così! Credevo fossi il Fumo Nero! – urlò il ragazzo scattando in piedi.

- Volevo solo verificare che avessi i riflessi pronti, Stackhouse. Ora devo andare via. Tua sorella dorme. Non. Lasciarla. Mai. Da. Sola. Intesi? Se è necessario chiama il Fangtasia o quel Merlotte, saprà come contattarmi. Quelle maledette streghe potrebbero tornare per lei…–

 

 

*

1815, Inghilterra.

 

- Come hai potuto essere così sciocco, Eric? – disse Godric, con la voce spezzata dalla cocente delusione.

- Non potevo saperlo. Quella strega…mi ha ingannato. – risposi trattenendo a stento le lacrime di sangue che già mi avevano riempito gli occhi.

Io stesso non riuscivo a crederci. Come aveva potuto usarmi in quel modo? Avrei dovuto capirlo.

godric  - Adesso basta, Eric. Basta con questo piangersi addosso. – mi fermò il mio Maker, con tono risoluto. - Non potevi sapere qual era  la sua vera natura, né che avrebbe tentato di usare il tuo sangue per i suoi…incantesimi. – aggiunse con un profondo disgusto nella  voce.

 Godric non sopportava le streghe, gli avevano già causato fin troppi problemi, ma più di tutto, odiava il fatto che una di loro mi  avesse usato per i suoi scopi. Ed io non avrei mai potuto perdonarmi di essermi lasciato raggirare da quella… Non riuscivo  nemmeno a dirlo…

 Avevano ragione gli umani quando le avevano condannate al rogo.

 Per più di ottocento anni avevo vagato per l’Europa, al fianco di Godric, mio padre, mio fratello, il mio unico amico.

 Non avevo mai permesso a nessuno a parte lui di avvicinarsi a me.

 Poi era arrivata Beatrix.

 - Dovrai ucciderla. – sussurrò Godric.

 

*

 

Dopo essermi assicurato che Stackhouse avesse recepito il messaggio di non lasciare Sookie da sola, salii a bordo della mia nuova Chevrolet Chevelle rossa.

Dopo l’incidente al Fangtasia la sola vista della Corvette mi dava il voltastomaco. Non riuscivo a dimenticare il corpo di Sookie che giaceva inerme proprio davanti la mia macchina.

Stavo proprio perdendo colpi, pensai.

In pochi minuti raggiunsi il Fangtasia, dove Pam mi stava aspettando per aggiornarmi sui compiti per i quali l’avevo incaricata.pink pam

Il locale era chiuso al pubblico quindi Pam aveva finalmente avuto modo di indossare il suo nuovo completo Chanel rosa confetto, del quale non aveva mai smesso di parlare nelle ultime due settimane. Donne!

- Come sta la nostra fatina preferita? Dalla tua faccia si direbbe che la luna di miele sia appena cominciata… - affermò Pam con fare malizioso appena oltrepassai la porta del mio ufficio.

- Non credo sia il momento di fare dell’ironia, Jackie O! Cosa hai scoperto? –

- Siamo riusciti a localizzarle. Si trovano in un edificio abbandonato in periferia. Un vecchio bar messicano…Titty Twister, mi pare si chiami…Non c’era traccia di Hallow. –

- Lei era lì? Beatrix? – chiesi senza distogliere lo sguardo dalla mia scrivania.

- Eric io non credo che… -

- Era lì? Rispondi alla mia domanda Pamela. – dissi, questa volta fissando negli occhi la mia progenie.

- Si. -

- Me l’aspettavo. –

- Eric… -

- E’ tutto? – la fermai.

- Non proprio. – rispose Pam riprendendo il suo tono esultante – Ho una piccola sorpresa per te nel seminterrato! –

Mi sollevai di scatto dalla sedia e in un attimo mi trovai al piano di sotto.

- Bel lavoro, Pam. –

- Come sempre. – replicò sorridendo.

Davanti a noi, incatenata nello scantinato, una terrorizzata Sarah Newlin urlava a squarciagola.

  
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