L’angolo
di Jasmine: Eccomi! Sono tornata! Come al solito,
prima i ringraziamenti! Grazie a tutti coloro che stanno leggendo la
mia ff e
soprattutto a coloro che hanno recensito la mia storia!
@Dilettascrittrice
vorrei solo dire che spero che con
i prossimi capitoli io possa riuscire a farmi perdonare per tutte le
mie
piccole variazioni!
Purtroppo
ho scoperto solo di recente l’esistenza di TB e,
causa studi, non ho ancora avuto tempo di leggere i libri (chiedo
umilmente
perdono!) quindi tutto il racconto che segue è puramente
frutto della mia
immaginazione o tutt’al più di piccole info e
spoiler letti qua e là nel web.
Me
ne assumo tutta la responsabilità! XD
Comunque
ci tengo a precisare che credo fermamente che il
bello delle ff sia proprio la possibilità di esplorare nuove
direzioni e dare
sfogo alla propria creatività. Ho letto moltissime ff e
adoro ciò che ho letto
della storyline di AmnesiacEric ma, come dissi qualche capitolo fa,
scrivendo
di questo argomento sarei sicuramente finita per scopiazzare qua e
là, anche
involontariamente.
Spero
che il capitolo che segue chiarisca almeno alcuni dei
vostri dubbi!
E
ora basta indugiare: ho parlato fin troppo!!!
Se
volete commentare, consigliare, anche criticare e persino
sbavare sull’adorato Golden Viking, vi prego fate pure!
È sempre bellissimo
leggere cosa ne pensate! Grazie ancora a tutti!
Jasmine.
CAPITOLO V: Memories
SPOV
Non
appena ripresi conoscenza, cercai
di aprire gli occhi. Sentivo un dolore straziante provenire dal mio
addome e
persino un gesto elementare come dischiudere le palpebre mi dava
l’impressione
di essere dannatamente difficile. La testa mi pesava come un macigno e
il mio
corpo sembrava sfuggire totalmente al mio controllo. Un nauseante odore
di
sangue, terriccio e carne bruciacchiata mi pervadeva le narici.
Dopo
qualche istante, realizzai
di non essere sola.
Qualcuno,
un uomo, pensai, si era
avvicinato al mio fianco e in quel momento poggiava delicatamente la
sua fronte
sulla mia, sussurrando parole che non riuscivo a comprendere.
Riconobbi
il suo profumo sebbene
non fossi in grado a collegarlo a nessun volto in particolare.
Finalmente
riuscii ad aprire gli
occhi ma per qualche motivo il mio sguardo sembrava confuso e
appannato.
-
Sookie. – disse l’uomo in un
tono che interpretai come sollevato.
Con
gli occhi in quelle
condizioni non riuscivo a vedere ad un palmo dal mio naso, dunque non
ero in
grado di percepire altro che una sagoma, un’ombra offuscata.
–
Sono io, Eric. – sussurrò lentamente.
Eric.
La sua voce mi era
stranamente familiare, eppure, per quanto cercassi di sforzarmi, non
riuscivo a
ricordare…
-
Chi?- risposi con un filo di
voce. Non ebbi nemmeno il tempo di ascoltare le sue parole.
Il
dolore era tremendo. Le forze
mi stavano nuovamente abbandonando.
Quando
mi risvegliai, il dolore
all’addome si era lievemente attenuato. Questa volta riuscii
a dischiudere le
palpebre con relativa facilità e
dall’intensità della luce ipotizzai che doveva
essere pomeriggio.
Tentai
di tirarmi su per mettermi
a sedere ma le fitte dovute alla ferita erano ancora troppo intense.
Poco
dopo fui comunque in grado
di riconoscere la mia camera da letto.
Mi
parve di notare qualcosa di
strano, di diverso, nell’arredamento, ma ero troppo debole
per controllare per
bene.
-
Hey, Sook! Ti sei svegliata
finalmente! Dormi da due giorni! – sentii tuonare poco
lontano da me.
Mi voltai di scatto e sul ciglio della porta apparve mio fratello.
- Jason? – chiesi, in un sibilo.
- Non dovresti sforzarti, sorellina. Eric ha detto che dovrai restare a riposo assoluto almeno per un paio di settimane. Vedi di fare come dice, altrimenti penso che mi ucciderà. Non credo di essergli molto simpatico… - affermò Jason con il suo solito tono buffo.
-
Eric? Chi è Eric? –
- Terra chiama Sookie, Terra chiama Sookie. Forse tutto quel sonno ti ha stordito l’omino del cervello! –
-
Come, scusa? –
-
L’omino del cervello! Il
vecchio omino saggio che governa le nostre menti. L’ho visto
in un film fighissimo
ieri in tv. –
Scoppiai
a ridere. Non avevo mai
sentito nulla di più assurdo! Il solito Jason!
Tentai
nuovamente di sollevarmi
dal letto, avevo una fame pazzesca.
-
Eh, no no no. Cosa ti ho detto?
Eric ti ha proibito di alzarti. Ormai sono le quasi le 7. Dovrebbe
arrivare a
momenti. – aggiunse il mio pazzo fratello.
-
Potresti dirmi chi è questo
Eric? Perché diavolo dovrei fare quello che dice lui?
Cos’è, un dottore? –
risposi, con la voce ancora spezzata dal dolore per la ferita, un
po’ nervosa.
Di chi stava parlando? Chi era questo Eric?
Jason
mi guardò perplesso mentre
si allontanava dalla mia stanza per scendere al piano di sotto.
Con
le poche forze che mi
ritrovavo riuscii a stento ad allungare un braccio per sollevare la
sveglia
poggiata sul comodino. La portai vicino al mio volto, non ero ancora in
grado
di vedere con chiarezza e lucidità, figurarsi poi quei
numeretti così piccoli!
Le
7.15 del pomeriggio.
La
mia mente era annebbiata,
confusa, come se avessi dovuto ricomporre un puzzle i cui pezzi erano
tutti
sbiaditi o ridotti a brandelli.
L’ultima
cosa che ricordavo era
di essere stata al Merlotte, per il mio
solito turno serale, e di aver servito al tavolo di quegli odiosi
Rattreys.
Brrrr,
quei due mi facevano
rabbrividire ogni volta che li vedevo, così viscidi,
squallidi.
-
Toc. Toc. La cena è servita! –
urlò Jason, che era tornato portando con sé un
vassoio pieno di cibo. -
Dovresti mangiare qualcosa -
-
Cosa mi è successo? – domandai
tesa – Non…non riesco a ricordare nulla.-
-
Qual è l’ultima cosa che
ricordi? –
Gli
dissi della serata al lavoro,
di come Tara avesse lasciato il suo lavoro al Super Save-A-Bunch, del
mio
ricordo dei Rattreys.
Mio
fratello mi guardava
perplesso. - Sookie, è passato quasi un anno e mezzo da
quella sera… -
Non
potevo crederci.
-
Com’è possibile? Non ricordo
nient’altro… – domandai in preda
all’ansia.
Jason
non rispose nemmeno. Al
contrario fece per uscire dalla stanza.
“Chiunque le abbia fatto questo me la
pagherà cara! Se Eric non la
ucciderà, lo farò io con le mie stesse
mani.“ , riuscii a decifrare nei
suoi pensieri prima che si allontanasse.
Di
che diavolo stava parlando? Chi
mi aveva ridotto in questo stato? E poi chi è questo Eric?
Perché nessuno vuole
dirmi nulla?
Tutte
queste domande mi facevano
girare la testa.
Decisi
di mangiare qualcosa, il
mio stomaco brontolava da un po’. Ad ogni morso potevo
sentire una fitta atroce
colpirmi al ventre.
Il
dolore era insopportabile.
Ad
un tratto, smisi di mangiare.
Era
come se un silenzio
assordante avesse inondato la mia mente. Non avevo mai provato una tale
sensazione di pace.
Mi
voltai immediatamente verso la
finestra, senza sapere il perché.
Un
uomo…un uomo stava…VOLANDO
davanti la mia finestra!
Per
un momento fui assalita da un
panico assurdo, poi mi bloccai, come incantata dalla visione di quel
bellissimo
uomo, che nel frattempo si era introdotto nella mia stanza.
Era
molto alto, altissimo, le sue
spalle ed il suo corpo davvero imponenti.
La
sua pelle sembrava quasi di
vetro, tant’era chiara e il suo splendido viso non sembrava
lasciar trasparire
alcuna emozione.
Ma
i suoi occhi…i più belli che
avessi mai visto, pensai, ancora ipnotizzata da quella visione
celestiale.
Doveva
essere lui…Eric.
Il
suo volto, persino il suo
profumo, mi era familiare, potevo sentire un forte legame tra noi,
eppure
niente, nada, nisba…il mio cervello non ricordava
assolutamente nulla su di
lui.
Si avvicinò a me
ad una velocità fulminea,
lasciandomi di sasso, poi si sedette sulla poltrona che Jason aveva
accostato
al mio letto.
-
Come stai? – domandò in tono
neutro.
-
Tu chi sei? Perché nessuno mi
dice niente? – incalzai.
-
Tuo fratello dice che non
ricordi nulla dell’ultimo anno… -
-
Già…Ma tu non hai ancora
risposto alla mia domanda: chi sei? Perché non riesco a
sentirti? –
-
Vedi, Sookie, io sono un
vampiro. –
Un
vampiro? Che strano, pensai.
Sapevo
che esistevano, ricordavo
tutte le trasmissioni in tv che parlavano di quella Great Revelation,
solo
non…mi aspettavo di trovarmi un vampiro in camera mia. Wow,
non credevo nemmeno
che ce ne fossero a Bontemps!
Forte,
pensai, chissà cosa
avrebbe detto la nonna!
Fu
un lampo: vidi il corpo della
nonna in una pozza di sangue, nella nostra cucina.
Fu
solo un attimo, come se un
piccolo, dolorosissimo pezzo del puzzle fosse tornato al suo posto. Il
dolore
mi sommerse all’istante.
-
Sookie, ho bisogno di sapere
esattamente cosa ricordi. –
Gli
spiegai ciò che avevo già
raccontato a Jason.
Il
vampiro non si mosse di un
millimetro, continuando ad ascoltarmi in silenzio, mentre le lacrime
scendevano
sul mio viso e un’altra fitta mi colpiva al ventre.
- Permettimi di aiutarti. Il mio sangue, quello dei vampiri, ha delle proprietà “curative”. Faciliterà la tua guarigione. – affermò, portandosi il polso alla bocca e perforandolo con i suoi candidi canini.
Lo
guardai stupita. Mi aveva
davvero chiesto di bere il suo sangue? Come si supponeva che reagissi
ad una
proposta del genere? Non conoscevo nemmeno quel vampiro…o
almeno non ricordavo
di conoscerlo.
E
se mi stesse mentendo? Se mi
stesse tendendo una trappola per…non so…compiere
chissà quali atrocità
vampiresche? E se volesse trasformarmi in un vampiro? No, no, non era
possibile, riuscivo a sentirlo. E poi anche Jason, che per quel che
ricordavo
odiava i vampiri, si fidava di lui.
A
quel punto feci un cenno con la
testa e il vampiro si avvicinò ancora un po’ al
mio letto, allungando il
braccio finché il suo polso non si trovò a pochi
centimetri dal mio volto.
-
Berrò il tuo sangue ma
poi tu mi racconterai tutto ciò che voglio
sapere. – dissi in tono serio, poi afferrai il suo polso e lo
avvicinai alle
mie labbra.
Sentii
il sangue scivolare giù
nella mia bocca.
Il
sapore dapprima ferroso si
trasformò poco a poco in un gusto squisito, dolce e
appagante. Il dolore che
provavo fino a pochi attimi prima, era di colpo sparito e il mio corpo
sembrò
essere permeato da una strana, meravigliosa energia che si espandeva
verso ogni
parte di me.
Come
se un intenso brivido caldo
mi avesse improvvisamente assalito, sentii ogni muscolo contrarsi, in
un inaspettato
spasmo di eccitazione. In quel momento aprii gli occhi e mi accorsi che
Eric mi
stava osservando con un sorrisetto malizioso. Subito smisi di succhiare
il suo
sangue. Non era certo il momento di lasciarsi andare agli istinti:
dovevo
ancora capire cosa mi stava succedendo.
-
Ricordo anche l’omicidio della
nonna. – aggiunsi, tutto d’un fiato, come se
pronunciare quelle parole rendesse
tutto più reale.
-
Non ricordi nient’altro? -
-
No, riesco solo a vedere il…il
suo corpo…e tutto quel sangue…
Nient’altro. Cosa le è successo? –
risposi,
cercando di ricacciare indietro le lacrime.
-
In quest’ultimo anno e mezzo
sono successe molte cose. Alcune molto belle – disse
guardandomi intensamente
negli occhi – Altre, non vorresti davvero ricordarle,
credimi. Io…voglio solo
che tu…tu abbia la possibilità di scegliere.
Sookie, io sono un vampiro. Noi
mentiamo, torturiamo, uccidiamo la gente e beviamo il loro sangue ogni
giorno…
E’ la nostra natura. –
-
Eppure tu sei mio amico… – affermai
all’improvviso, interrompendolo.
-
Beh, ecco, non esattamente…non
mi definirei proprio un amico. – rispose incerto, facendo una
sottile smorfia
maliziosa con le sue bellissime labbra.
-
Sei, eri il mio ragazzo? –
chiesi stavolta, inclinando la testa su un lato, inspiegabilmente
curiosa di
sentire la sua risposta.
-
No, Sookie. Non ancora, almeno.
- replicò sorridendo - Diciamo che abbiamo una relazione
piuttosto...complicata. – Per un attimo mi era sembrato di
notare un leggero
imbarazzo sul suo volto.
-
Oh, capisco. Però tu sei innamorato
di me… - affermai genuinamente. Dovevo essere impazzita per
pronunciare una
frase del genere! Non so nemmeno come mi sia passata per la
mente…Dovevano
avermi colpita davvero molto forte!
Il
suo voltò si indurì
all’istante e il suo sguardo si abbassò a fissare
il pavimento.
-
Non usare quella parola con me.
I vampiri non sanno cos’è l’amore.
– reagì duramente, con un impeto tale da
farmi pensare che stesse volutamente esagerando.
-
Oh, non volevo… pensavo solo
che…niente, lascia stare. Di che stavamo parlando?
–
-
Stavo dicendo che i vampiri
sono creature violente, sanguinose. – disse lasciando che i
suoi canini si
estendessero in un click.
Sentii
un brivido corrermi lungo
la schiena.
-
Non ci importa di nessun altro
al di fuori di noi stessi, i nostri maker e la nostra progenie. Siamo
malvagi,
manipolatori, crudeli… Voglio che tu sappia tutte queste
cose. – aggiunse,
questa volta con un tono più pacato, forse triste?
–
Quando sei entrata in contatto
con il nostro mondo eri accecata dalle bugie, non ti rendevi conto
della vera
natura degli esseri come me. Non sono certo che farti ricordare tutto
sarebbe
un bene. Ma non posso permettere che tu sia privata della tua vita, a
causa
mia. –
Non
capivo. Perché mi stava
dicendo quelle cose? Diceva di non essermi amico, di non amarmi,
eppure… Lui mi
aveva appena curata dalle mie ferite e le parole che aveva pronunciato
mostravano chiaramente come lui tenesse a me… Non saprei
spiegarlo bene a
parole ma era come se fossi legata a lui, come se qualcosa in lui mi
appartenesse.
Non
aprii bocca per diversi
minuti, finché lui si alzò e
s’incamminò verso la finestra dalla quale era
entrato.
-
Ora devo andare, min älskling. (mia amata, ndr)
– disse, senza
nemmeno guardarmi.
-
Eric, non…non andare…ti prego.
– lo implorai, a voce bassa. La stanchezza tornava a farsi
sentire.
Lui
si voltò repentinamente,
fissandomi con occhi incerti.
-
Torna da me. – sussurrai.
Eric
tornò sui suoi passi e
raggiunse in un lampo il mio letto.
Senza
dire una parola si distese
al mio fianco, cingendomi le spalle con un braccio.
Rimanemmo
in quella stessa
posizione, senza dire nulla, per ore.
EPOV
Rimasi
al fianco di Sookie molto
a lungo, aspettando in silenzio che si addormentasse.
Probabilmente
essere rimasto con
lei era stato uno degli errori più grandi che avessi mai
fatto. O che lei
avesse mai fatto.
Non
sarei nemmeno dovuto venire
in questa casa..
Mi
voltai a guardare la sveglia.
Le 11.42.
Scostai
lentamente il mio
braccio, che da ore ormai cingeva il corpo di Sookie, stando attento a
non
svegliarla, e mi alzai dal letto.
Mi voltai a guardarla prima di uscire dalla stanza. Era così…bella, viva. Che diavolo mi stava succedendo? Questa è roba da…umani.
Scossi la testa, come per rimuovere quegli stupidi pensieri dalla mia mente e mi spostai velocemente al piano di sotto.
Jason Stackhouse era intento a guardare la tv, completamente assorto dai suoi soliti dvd di Lost. Mi parai davanti a lui a velocità vampirica.
-
Dannazione! Mi ucciderai
continuando così! Credevo fossi il Fumo Nero! –
urlò il ragazzo scattando in
piedi.
-
Volevo solo verificare che
avessi i riflessi pronti, Stackhouse. Ora devo andare via. Tua sorella
dorme.
Non. Lasciarla. Mai. Da. Sola. Intesi? Se è necessario
chiama il Fangtasia o
quel Merlotte, saprà come contattarmi. Quelle maledette
streghe potrebbero
tornare per lei…–
*
1815,
Inghilterra.
-
Come hai potuto
essere così sciocco, Eric? – disse Godric, con la
voce spezzata dalla cocente
delusione.
-
Non potevo saperlo.
Quella strega…mi ha ingannato. – risposi
trattenendo a stento le lacrime di
sangue che già mi avevano riempito gli occhi.
Io
stesso non riuscivo
a crederci. Come aveva potuto usarmi in quel modo? Avrei dovuto
capirlo.
- Adesso basta, Eric.
Basta con questo piangersi addosso. – mi fermò il
mio Maker, con tono risoluto.
- Non potevi sapere qual era la sua vera natura,
né che avrebbe tentato di
usare il tuo sangue per i suoi…incantesimi. –
aggiunse con un profondo disgusto
nella voce.
Godric
non sopportava
le streghe, gli avevano già causato fin troppi problemi, ma
più di tutto,
odiava il fatto che una di loro mi avesse usato per i suoi
scopi. Ed io non
avrei mai potuto perdonarmi di essermi lasciato raggirare da
quella… Non
riuscivo nemmeno a dirlo…
Avevano
ragione gli
umani quando le avevano condannate al rogo.
Per
più di ottocento
anni avevo vagato per l’Europa, al fianco di Godric, mio
padre, mio fratello,
il mio unico amico.
Non
avevo mai permesso
a nessuno a parte lui di avvicinarsi a me.
Poi
era arrivata Beatrix.
-
Dovrai ucciderla. –
sussurrò Godric.
*
Dopo essermi assicurato
che Stackhouse avesse recepito il
messaggio di non lasciare Sookie da sola, salii a bordo della mia nuova
Chevrolet Chevelle rossa.
Dopo l’incidente
al Fangtasia la sola vista della Corvette
mi dava il voltastomaco. Non riuscivo a dimenticare il corpo di Sookie
che
giaceva inerme proprio davanti la mia macchina.
Stavo proprio perdendo
colpi, pensai.
In pochi minuti raggiunsi il Fangtasia, dove Pam mi stava aspettando per aggiornarmi sui compiti per i quali l’avevo incaricata.
Il locale era chiuso al
pubblico quindi Pam aveva finalmente
avuto modo di indossare il suo nuovo completo Chanel rosa confetto, del
quale
non aveva mai smesso di parlare nelle ultime due settimane. Donne!
- Come sta la nostra
fatina preferita? Dalla tua faccia si
direbbe che la luna di miele sia appena cominciata… -
affermò Pam con fare
malizioso appena oltrepassai la porta del mio ufficio.
- Non credo sia il momento
di fare dell’ironia, Jackie O! Cosa
hai scoperto? –
- Siamo riusciti a
localizzarle. Si trovano in un edificio
abbandonato in periferia. Un vecchio bar messicano…Titty
Twister, mi pare si
chiami…Non c’era traccia di Hallow. –
- Lei era lì?
Beatrix? – chiesi senza distogliere lo sguardo
dalla mia scrivania.
- Eric io non credo
che… -
- Era lì?
Rispondi alla mia domanda Pamela. – dissi, questa
volta fissando negli occhi la mia progenie.
- Si. -
- Me
l’aspettavo. –
- Eric… -
- E’ tutto?
– la fermai.
- Non proprio. –
rispose Pam riprendendo il suo tono
esultante – Ho una piccola sorpresa per te nel seminterrato!
–
Mi sollevai di scatto
dalla sedia e in un attimo mi trovai
al piano di sotto.
- Bel lavoro, Pam.
–
- Come sempre. –
replicò sorridendo.
Davanti a noi, incatenata
nello scantinato, una terrorizzata
Sarah Newlin urlava a squarciagola.