Capitolo 5
Riccardo non sapeva come tornare da Luce o come
farla tornare.
L'aveva lasciata andare,senza una parola.
Senza un grazie,senza una carezza.
Aveva sbagliato e si tormentava.
Aveva vissuto gli ultimi mesi nella certezza di
amare Cristina e di volerla di nuovo nella sua vita.
Non capiva come la sua mente fosse riuscita a
trarlo in inganno in quel modo.
Lui non voleva Cristina,non più.
Quella notte Cristina non c'era e lui aveva
bisogno di Luce.
La chiamò e lei corse da lui.
Come sempre.
Per lui.
Per lei.
Incurante del cappio che ancora teneva attorno al
collo.
-Che c'è?Stai male?-gli chiese subito,entrando
velocemente in casa sua.
Non lo salutò neppure. Venne avvolto dalla sua
ansia e dalla sua preoccupazione e si ritrovò a pensare che fosse estremamente
bella ed estremamente dolce a preoccuparsi così tanto per lui.
Ma assieme a quei pensieri,ne accorsero altri.
Come poteva, Riccardo,chiederle di stare con
lui?Chiederle di sacrificare la sua vita perfetta per stare con uno come
lui?Era un mezzo uomo,avrebbe sempre avuto bisogno di qualcuno.
Qualcuno che lo aiutasse.
Qualcuno che lo accompagnasse per mano verso il
sentiero della sua nuova vita sconvolta.
Così pensava e credeva.
Luce si inginocchiò di fronte a lui e gli accarezzò
le mani forti,appoggiate al grembo.
Voleva entrargli dentro,capire cosa ci fosse che
non andava.
Perché Luce lo capiva quando in Riccardo c'era
qualcosa che non andava. E avrebbe passato tutta la notte inginocchiata di
fronte a lui,con le sue mani grandi tra le sue,piccole,a cercare di capire cosa
lo tormentasse.
Quello che Luce e che Riccardo non si aspettavano
fu la reazione di lui.
Incomprensibile per Luce.
Inconcepibile per Riccardo,che in quel momento
parve aver perso se stesso.
-Vattene -le disse.
Dopo averla svegliata nel cuore della notte,dopo
verla pregata di andare subito da lui,dopo averla fatta preoccupare come non
mai,dopo aver stretto il suo cappio così forte da farla quasi soffocare,
Riccardo,con una durezza insolita nella voce,ordinò a Luce di andarsene.
Luce sapeva che sarebbe stato facile andare
via,come aveva già fatto.
Per soffrire da sola. Per soffrire in silenzio.
Difficile era mostrare il dolore,condividerlo con
altri.
Soprattutto con Riccardo,che avrebbe sofferto
ancora di più nel sapere che il dolore che provava Luce era a causa sua.
Luce raccolse tutte le sue forze,si alzò da
Riccardo e si allontanò,non abbastanza.
-Perché?-chiese.
La voce le tremava,le mani le tremavano,il cuore
le tremava.
Non aveva mai chiesto nessuna spiegazione,non
aveva mai voluto nulla da Riccardo.
Nulla che Riccardo le avesse dato in modo
volontario.
Ma involontariamente,senza saperlo,Riccardo le
aveva dato tanto,tutto.
-Perché non ti merito e non ti posso condannare-.
La lingua di Luce schioccò,il battito del suo
cuore rallentò.
-Non ci sono meriti in amore,e neppure condanne.
Solo scelte per amore,e io scelgo te-gli disse lei,con un tono di voce
calmo,fermo.
Non poteva tremare,perché stava dicendo la
verità.
Stava aprendo il suo cuore al suo primo amore.
-Sacrificheresti la tua vita per me?-chiese lui.
-Condividerei
la mia vita con te-rispose lei. Nessun sacrificio.
-E non ti faccio schifo?Sono menomato. Non sono
in grado di camminare,di correre,di fare la doccia,di guidare...non so neppure
se sono in grado di far l'amore-.
-Imparerai. Imparerai ad arrangiarti-gli rispose
Luce.
E lui la ringraziò. Con la mente e con il cuore.
La ringraziò per non averle detto:-Ti aiuterò io-.
Imparerai
evocava
speranza.
E Luce per Riccardo era speranza.
-Non sei né il primo né l'ultimo a ritrovarti in
questa situazione. Con calma,secondo i tuoi tempi,troverai il modo di fare le
stesse cose di prima. In modo diverso,ma il risultato sarà lo stesso-gli disse
ancora Luce.
Riccardo lo sapeva che era Luce la donna di cui
aveva bisogno.
E sapeva che sarebbe stata l'unica donna,e la
sola che voleva,a sopportare e a vivere con lui i suoi sbalzi d'umore,come
quello di prima,quel sbalzo che aveva chiesto a Luce di andarsene,nonostante
Riccardo non lo volesse.
-Sei un angelo?-le chiese ancora lui,allungando
entrambe le sue mani verso di lei.
- No. Sono una donna che ti ama-.
Riccardo
scosse la testa.-No,sei la donna che
mi ama. E sei un angelo. Per me i veri
angeli sono le persone che in certi momenti compaiono all'improvviso a dare
luce alla vita-.
-Io non sono comparsa all'improvviso-.
Luce non si era ancora avvicinata. Non aveva ancora colmato quella
distanza che la separava dalle braccia tese e dalle mani aperte di Riccardo.
-Si che lo sei. Purtroppo a volte si deve provare la mancanza,per
riconoscere l'importanza di quello che si ha. E io ho vissuto la mancanza di te
e ho capito che non posso vivere senza,Luce. Ti prego-disse ancora lui.
E lei lo guardò. Voleva e doveva leggere la verità delle sue parole nei
suoi occhi,prima di lasciare cadere ogni remora e appoggiare le sue mani in
quelle di Riccardo.
E infine lo fece.
Un passo verso di lui.
Un altro passo.
E le sue mani,entrambe vennero accolte dalle sue di lui.
E il respirò le mancò,ma questa volta non fu colpa del cappio che si
stringeva.
Questa volta fu la consapevolezza che Riccardo la voleva davvero a farle
perdere il respiro.
Lui la attirò a sé,facendole perdere l'equilibrio e facendola sedere
sulle sue ginocchia.
La guardò,a lungo,memorizzò ogni espressione del suo viso,ogni pagliuzza
colorata nelle sue iridi,ogni tremore che portava l'emozione del momento.
Portò la sua mano sul viso di lei e accarezzò quelle labbra che gli
avevano sorriso nei momenti bui e che erano rimaste mute quando lui inveiva
contro chi l'aveva messo in quella condizione.
-E se non riuscissi ad imparare?-chiese lui.
-Riccardo - lo chiamò
lei.-Tutti imparano. Tutti siamo capaci di farlo-lo tranquillizzò.
E lui la baciò. Baciò quelle labbra che sapevano coltivare rose nel suo
giardino di speranza che credeva arido e incapace di generare nuova vita.
E fecero l'amore.
Luce gli insegnò,e Riccardo imparò,più in fretta e più naturalmente di
quanto lui immaginasse.
Riccardo imparò che non c'è un modo giusto e un modo solo di vivere.
Scoprì che era capace di adattarsi a quella nuova situazione.
Scoprì che con Luce tutto era possibile.
E si sentì felice.
Per la prima volta dopo l'incidente.
Per la prima volta,quella notte,non pensò a quello che non aveva
più,ma a quello che aveva in quel momento e a quanto fortunato fosse ad avere
Luce.
Riccardo,con Luce nuda e ansante stesa sopra,le accarezzò i
capelli,lunghi,che le arrivavano fino ai reni.
-Sei sicura?-gli chiese lui.
-Di cosa?-volle accertarsi Luce.
-Di voler stare con uno come me-.
Luce rise.
-Certo che sono sicura di voler stare con uno come te. Come te che sei
il mio primo amore-rispose lei.-Il primo amore non si scorda mai-.
Per me i veri angeli sono le persone che in certi
momenti compaiono all'improvviso a dare luce alla vita,è una citazione dal libro Arcobaleno di Banana Yoshimoto.
Vi ringrazio per avermi
seguito anche in questa piccola storia. Spero che il mio esperimento vi sia
piaciuto. Al più presto finirò di rispondere alle recensioni ricevute,che sono
state molto di più di quante mi aspettassi. Mi fa davvero piacere leggere cosa
ne pensate.
Vi ringrazio per la
fiducia che riponete e per la voglia di leggere tutte le scemenze che scrivo.
Cambierò il rating alla
storia. All'inizio nella mia mente aveva uno sviluppo ben diverso,ma poi ha
preso un'altra direzione,e mi sembrava superfluo e forse anche di cattivo gusto
descrivere particolari scene.
E' una storia che vuole
rimanere nel vago,un po' sospesa tra il detto e il non detto.
Grazie ancora per tutto.
Silvia