10 - Per raggiungerti
Now there's a million
questions
I could ask about our lives
But I only need one answer
To get me through the
night...
(Living in sin - Bon Jovi)
Il cielo stava appena
schiarendosi, lei lo osservava da qualche minuto, rannicchiata tra le lenzuola;
le candele sul tavolo vicino alla finestra si erano completamente consumate.
Sentiva freddo, aveva dubbi; le braccia le facevano male... Si guardò i polsi,
erano arrossati, le doleva anche la spalla, ma non si poteva lamentare, glielo
aveva chiesto lei.
Lo sentì muoversi, ma non si
voltò, almeno finché non si accorse che si era alzato dal letto; voltò appena
il capo, e lo vide in piedi, si stava infilando i pantaloni.
"Io sto partendo con gli
altri." Le disse, senza voltarsi, mentre afferrava la camicia; Serena si
sollevò seduta, coprendosi con le coperte.
"Sì, lo so." Mormorò
la ragazza; lui aveva raggiunto la porta. "Eomer..." Lo richiamò;
combatteva col desiderio di sapere il motivo di quel bacio.
"Cosa c'è?" Domandò
lui, girandosi; si guardarono negl'occhi, Eomer sembrava triste. La ragazza non
riuscì a dire nulla.
"Niente..." Negò lei,
chinando la testa; lui sospirò e uscì.
Serena si rigettò sui cuscini,
coprendosi gli occhi con il braccio; tra poco avrebbe dovuto alzarsi anche lei,
se voleva seguirli. Si girò nel letto e si ritrovò nel punto in cui aveva
dormito Eomer; le lenzuola conservavano ancora il calore del suo corpo. La
ragazza afferrò il suo cuscino e lo strinse tra le braccia, cercando nel suo
odore il conforto che le sue braccia non le avevano dato...
Meno di un'ora dopo, Serena era
ferma in cima allo scalone principale di Meduseld; indossava dei pantaloni,
stivali e una casacca di velluto nocciola, si era fatta una treccia coi lunghi
capelli castani. Stringeva nervosamente un paio di guanti.
"Serena?" Eowyn era
sinceramente stupita di vederla lì, vestita in quel modo poi; la ragazza si
voltò, guardando sorpresa la principessa.
"Oh, Eowyn, sei
tu..." Balbettò.
"Non vorrai venire con
noi?" Le domandò la fanciulla dai capelli biondi, guardandola negl'occhi
incuriosita.
"Credo di sì... Sì, vengo
con voi." Rispose Serena, da prima titubante, poi con sicurezza; Eowyn la
fissò per un attimo, in silenzio.
"Beh, allora sbrighiamoci,
non ci aspetteranno all'infinito." L'incitò poi, con una leggera spinta
sulla schiena ed un sorriso; Serena si sentì rassicurata, così la seguì per le
scale.
"Ieri sera sono venuta da
te, ma non eri in camera tua." Le disse la principessa, mentre scendevano
le scale; l'altra ragazza la guardò, arrossendo. Pregò che non se n’accorgesse.
"Sono andata a parlare con
Eomer." Confessò con voce flebile; Eowyn si fermò, guardandola stupita.
"Sei andata da lui? E che
cosa vi siete detti?" Le chiese, ferma tra uno scalino e l'altro.
"Beh, a dire il vero... la
discussione non è stata molto costruttiva..." Si limitò a rispondere
Serena; Eowyn aggrottò le sopracciglia.
"Voglio sapere cosa vi
siete detti." Dichiarò la principessa, risalendo il gradino, per fermarsi
accanto all'altra ragazza.
"Ma niente..."
Biascicò Serena, che non sapeva più dove guardare. "Ho solo chiarito
alcune cose..." Aggiunse titubante.
"Ti ha trattata male? Per
questo non vuoi dirmelo?" Ipotizzò Eowyn.
"Ma no..."
"Allora perché non vuoi
confidarti con me... Io voglio solo aiutarti..." Affermò la ragazza bionda,
e mentre lo faceva afferrò il braccio destro dell'altra.
Serena, a quella stretta,
seppur leggera, non poté fare a meno di lamentarsi stringendo i denti, e
sottraendo l'avambraccio per stringerselo con l'altra mano.
"Che c'è?" Domandò
subito Eowyn.
"Niente." Replicò la
ragazza castana, lasciando il braccio.
"Non mentirmi, fammi
vedere." Le ordinò la principessa, ma lei si ritrasse; l'altra però aveva
i riflessi più pronti, e le afferrò l'avambraccio, tirandole su la manica della
casacca. Il polso ed il braccio, anche oltre il gomito, erano arrossati e
segnati da lividi ancora freschi; erano anche chiari i segni di dita, la
stretta di una mano forte.
"Te li ha fatti
lui?!" Chiese Eowyn, con espressione torva.
"Non pensare male..."
Mormorò Serena, ricoprendosi il braccio segnato.
"E' stato lui?!"
Insisté la principessa; la ragazza dagli occhi grigi confessò col silenzio. A
quel punto Eowyn prese a correre giù per le scale, precipitandosi nel cortile
dove aspettavano gli altri; Serena la seguì preoccupata.
La dama di Rohan si piantò
davanti al fratello, che era fermo vicino al suo cavallo; l'uomo la guardò,
stupito dalla sua espressione severa.
"Che cosa vuoi?" Le
domandò sprezzante.
"Che cosa le hai
fatto?" Ribatté Eowyn stringendo i pugni; Eomer sollevò le sopracciglia
senza capire.
"Non capisco di cosa
parli..." Mormorò il re del Mark.
"Sei stato tu a conciarla
così, ammettilo!" Esclamò la sorella, indicando un punto alle spalle
dell'uomo; lui si voltò e vide Serena ai piedi delle scale. Capì immediatamente
a cosa si riferiva Eowyn, di certo aveva visto i segni sulle braccia della
ragazza; la guardò con occhi tristi, poi chinò la testa.
"Eomer!" Lo richiamò
la principessa; lui rialzò il capo, con aria più decisa.
"Non le ho fatto niente
che non volesse anche lei." Dichiarò infine, tornando ad occuparsi della
sella. "E, se vuoi saperlo, non è l'unica che si è fatta male ieri
sera." Aggiunse senza girarsi; Eowyn era allibita, ma non soddisfatta, lo
lasciò, riavvicinandosi alla ragazza.
"E' così?" Le domandò
decisa; Serena strizzò i guanti che aveva tra le mani, poi sollevò gli occhi su
di lei.
"Glielo ho chiesto
io." Rispose la ragazza castana, fissandola; Eowyn spalancò gli occhi.
Serena tornò a guardarsi le mani; era calato il silenzio.
"Piuttosto..." Eomer
fu il primo a tornare a parlare, girandosi verso Serena. "Che cosa ci fai
qui?" Le chiese.
"Vengo con voi."
Rispose la fanciulla; lui aggrottò le sopracciglia e si voltò verso i compagni.
"E chi l'ha deciso?!"
Esclamò; l'elfo e il ramingo lo guardarono.
"Io e Legolas."
Dichiarò Aragorn, mentre stringeva le cinghie della sua sella.
"Da quando non mi
s’interpella più?" Protestò il re di Rohan, osservando gli amici condurre
i cavalli nel cortile esterno.
"Non era necessario."
Intervenne Legolas, poi si girò verso Serena. "Ti ho sellato il
cavallo." Le disse; lei fece un cenno col capo, sorridendo timidamente.
Eowyn, in mezzo a tutto questo,
era rimasta immobile, stupita e muta; a che punto fossero arrivati quei due lo
poteva solo immaginare, dal basso della sua poca esperienza in fatto di
relazioni intime. Ancora una volta arrivava tardi, ancora una volta quello che
sapeva era troppo poco; e ora aveva centinaia di domande, senza risposta.
"Io volevo solo una
risposta, solo sapere la verità..." Mormorò a voce bassa; Eomer, Serena e
gli altri non la sentirono, la voce era coperta dallo scalpiccio dei cavalli.
"Volete sapere la
verità?" La principessa si voltò di scatto, sorpresa dal fatto che
qualcuno l'avesse sentita; si trovò davanti il volto nobile e serio di Faramir.
"Io..." Non sapeva
proprio cosa rispondergli.
"Pretendete sempre troppo,
e anche cose che non potete avere." Affermò il cavaliere, con chiaro
riferimento al suo interesse per Aragorn. "Volete sapere la verità?"
Insisté lui; lei lo guardava indecisa. "La verità è che voi mi piacete,
Eowyn... e parecchio." Confessò il principe dell'Ithilien, con tono
calmissimo; la donna spalancò gli occhi, ma lui non rispose, anzi si allontanò
verso il cortile esterno. "Ah, il vostro cavallo è pronto." Aggiunse
prima di sparire dalla sua vista. Adesso sì, che era esterrefatta.
FORSE HAI RAGIONE LA NOTTE FA PAURA
MA SIEDI ACCANTO AL FUOCO E IL BUIO SI DIRADA
CREDIMI AMORE IL SOLE ARDE SOLO
PER CHI SI SA SCALDARE LASCIATI ANDARE
(LA VITA CHE SEDUCE - NOMADI)
Le elfiche dita di Legolas
passavano l'unguento curativo sul suo braccio malandato con una delicatezza
quasi irreale; lui e Enid erano gli unici elfi che conosceva, ma gli erano
bastati per capire in che modo si era costruita la fama dei Luminosi. Non c'era
un gesto, in lui o nella sua sposa, che non fosse fatto con grazia infinita, la
loro voce melodiosa era estremamente rassicurante e la loro luce infondeva un
calore profondo, anche in un'anima segnata come la sua. Serena alzò gli occhi
sull'elfo e gli sorrise timidamente.
"E' meglio non
fasciarlo." Le disse, sorridendo a sua volta.
C'erano dei momenti in cui era
talmente bello da togliere il respiro; per un umano era difficile abituarsi al
fascino di un elfo. Certo a lei piaceva anche Eomer, era molto bello, virile e
dolce allo stesso tempo, ma la bellezza di Legolas poteva oscurare perfino la
luna, che pure splendeva argentea nel cielo. Sentiva di provare per lui solo un
grande affetto, anzi il suo primo desiderio era quello di rivederlo con Enid;
avrebbe combattuto per questo, doveva troppo ad entrambi.
"Grazie." Mormorò la
ragazza; l'elfo le fece una carezza sul volto.
"Domani starai già
meglio." Affermò Legolas.
"Ieri sera, noi..."
Riprese Serena, chinando gli occhi; l'elfo le prese le mani.
"Non devi spiegarmi
niente." La interruppe.
"Il fatto è che, forse,
non abbiamo risolto nulla." Si rammaricò la ragazza, tornando a guardarlo
negl'occhi.
"Non dire così."
Intervenne Legolas. "E' servito a capire che provate le stesse emozioni,
siete solo confusi, perché non capite come l'amore possa sopravvivere a tutto
quello che vi è successo." Le spiegò; lei ascoltava attenta. "Ma devi
sapere che l'amore è forte, Serena, e può sopravvivere ad eventi che non puoi
nemmeno immaginare."
"E nascere nei terreni
meno fertili..." Sussurrò la fanciulla, continuando a guardarlo
negl'occhi; l'elfo sorrise.
"Non credere che il tuo
cuore sia arido, devi solo lasciare che la luce lo raggiunga." Dichiarò
Legolas.
"Le stesse parole di
Enid..." Si stupì Serena.
"Noi siamo un'anima
sola." Affermò lui, alzando gli occhi alla notte azzurra intorno a loro,
che profumava come il dolce elfo dai capelli rossi.
Vicino al fuoco, distanti
qualche metro dall'elfo e dalla ragazza, stavano Aragorn e Eomer; il re del
Mark ogni due minuti si voltava verso i due, sperando che l'amico non se
n’accorgesse, ma non è tanto facile sfuggire all'attenzione di un ramingo.
"Che avranno tanto da
parlottare quei due..." Commentò Eomer poco dopo, gettando un altro ceppo
sul fuoco; Aragorn sorrise tra se, avendo la conferma alle sue osservazioni.
"Devi capire che Serena,
ora come ora, è l'unico collegamento con Enid per lui." Gli spiegò il re
di Gondor. "Non devi essere geloso..." Aggiunse con un sorrisetto
malizioso; Eomer gli diede un'occhiata offesa.
"Bada a quello che
dici..." Minacciò il re del Mark.
"Eomer..." Riprese
comprensivo Aragorn. "Credevo avessi superato il rancore, che ieri aveste
parlato." Aggiunse guardandolo negl'occhi.
"Lei mi ha detto delle
cose, io ho solo perso il controllo..." Confessò Eomer, chinando lo
sguardo.
"Il desiderio a volte è
difficile da tenere a bada." Commentò Aragorn, rivolgendo l'attenzione al
fuoco.
"Specie se
provocato." Rincarò l'uomo dai capelli biondi, sbirciando Serena.
"Ad ogni modo, il
desiderio è solo una forma amico mio, l'amore è molto più complesso, e tu lo
stai scoprendo proprio ora..." Gli disse il ramingo, ma si accorse che
l'amico non lo stava ascoltando, assorto nella contemplazione della fanciulla
alla luce della luna.
"Ma dov'è mia
sorella?" Chiese all'improvviso Eomer alzandosi; Aragorn risollevò lo
sguardo, seguendo i suoi movimenti. Era chiaro che voleva cambiare discorso.
"Mi ha detto che andava a
fare un giro di controllo." Gli rispose. "Puoi stare tranquillo, con
lei ci dovrebbe essere Faramir." Aggiunse il re di Gondor.
"E' proprio per questo che
mi preoccupo..." Borbottò Eomer guardandosi intorno, mentre si
allontanava.
Continuava ad avere paura che
qualcuno gli leggesse dentro quello che provava, e che lo facesse più
chiaramente di quanto non riuscisse a fare lui stesso. Dove nasceva la capacità
di perdonare? Superare il rancore... Lo aveva fatto? Forse... per un attimo...
All'improvviso risentì la sua pelle sotto le mani, il suo corpo sotto di se, il
suo profumo... e quel bacio sulla guancia di Serena...
La luce di una luna
particolarmente splendente filtrava tra i rami degli alberi; Faramir stava
pattugliando i dintorni dell'accampamento, quando un rumore lo fece mettere in
guardia. Il cavaliere si voltò con la mano sull'elsa della spada.
"Oh, Eowyn, siete
voi..." Mormorò, appena si accorse che era la principessa, lasciando
l'impugnatura dell'arma.
La ragazza si avvicinò in
silenzio, mentre lui tornava a darle le spalle; Eowyn fece qualche passo e vide
che Faramir restava immobile, così si appoggiò ad un tronco.
"Dicevate sul serio,
stamani?" Gli domandò la principessa, dopo infiniti minuti di silenzio;
lui si girò piano e la guardò negl'occhi.
"Può darsi." Rispose
poi evasivo. "Vi interessa... davvero?" Aggiunse, calcando le parole;
lei lo osservava, incerta sulla reazione da avere.
Faramir era abbastanza alto,
snello, capelli castano chiaro che gli arrivavano alla base del collo in
morbide onde, con i tratti del viso affilati e severi e due penetranti occhi
grigio verdi, simili a quelli di un gatto; aspettava serio, con il capo
reclinato di lato e le mani appoggiate sull'elsa della spada.
"Io... il fatto è che...
non ho molta esperienza con le faccende di corteggiamento..." Balbettò
Eowyn, voltando lo sguardo.
"Credevo foste più
disinibita." Commentò il principe dell'Ithilien; lei gli lanciò
un'occhiata di fuoco.
"Non confondete l'ardore
in battaglia con la mancanza di pudore!" Gli gridò; lui rise. "E non
ridete di me!"
"Oh, perdonatemi!"
Esclamò il cavaliere alzando le mani. "Non vi volevo offendere."
"Ma ci siete riuscito... e
non siete nemmeno il primo uomo che lo fa..." Ribatté Eowyn, ma terminò la
frase abbassando il capo. Non vide che mentre lo faceva l'espressione di
Faramir si era indurita.
"Smettetela di crogiolarvi
nella vostra sconfitta sentimentale." Le disse secco; lei tornò a
guardarlo. "Vi siete innamorata della persona sbagliata, ma non dovete
farvelo pesare per tutta la vita." Continuò deciso. "Siete troppo
giovane e bella per sprecare il cuore dietro ad un uomo che non vi vuole, pur
pieno di qualità che sia." Dichiarò infine, coi pugni stretti ed il
respiro affannato.
"Faramir..." Riuscì
soltanto a dire la principessa.
"Tanto più che questo vi
distrae da obiettivi ben più vicini, e raggiungibili..."
"Faramir, io..."
Riprese Eowyn, staccandosi dal tronco e facendo qualche passo verso di lui.
"Io sto tentando di guarire da questa malattia, ma è difficile..."
Continuò. "Lui è il primo uomo che io abbia amato, e l'ho fatto con una
tale intensità che ha spaventato anche me. E' come un morbo, è entrato dentro
di me, e mi sto disintossicando lentamente." Aggiunse seria, arrivandogli
accanto. "Avrei bisogno di aiuto, ma sono sola. Enid, la mia più cara
amica, se i Valar me la faranno ritrovare, vive lontano, le sue lettere mi
hanno dato conforto e aiuto, ma ho dovuto combattere le battaglie più dure da
sola, ed è difficile quando il cuore vorrebbe uscirti dal petto e gridare
ARAGORN TI AMO..." Il fiato sembrò finirle, quando pronunciò quelle ultime
parole; poi si voltò all'improvviso, facendo un passo, come per nascondersi
nell'oscurità.
Faramir la guardava,
comprendendo quanto poteva essere veramente arduo strapparsi dal cuore un amore
tanto grande; ma lui era pronto a sacrificarsi, ad essere la medicina che
questa donna cercava, avrebbe sopportato di non essere amato quanto Elessar,
pur di rendere felice lei...
"Fa freddo..."
Mormorò Eowyn, stringendosi nelle braccia; il cavaliere, quando realizzò le sue
parole, si slacciò subito il mantello e, dopo essersi avvicinato, lo depositò
sulle sue spalle, avvolgendola delicatamente anche con le braccia.
"Non siete sola, Eowyn,
perché io ci sarò sempre se avrete bisogno, anche se dovessi fare cento volte
la strada tra Minas Tirith e Edoras sotto la neve..." Le sussurrò,
stringendo a se il suo corpo sottile; lei socchiuse gli occhi, assaporando la
tenerezza di quell'abbraccio e di quelle parole.
"Grazie, è molto bello
quello che avete detto..." Bisbigliò la fanciulla, appoggiando il capo
sulla spalla del cavaliere.
"Non c'è niente che io
desideri di più che starvi vicino." Dichiarò Faramir, senza slacciare le
braccia da lei.
"Allora cominciamo a darci
del tu." Suggerì Eowyn, alzando gli occhi sul viso dell'uomo e sorridendo.
"Come vol... come vuoi
tu." Rispose Faramir, facendole un timido sorriso; poi le si accomodò tra
le sue braccia, e rimasero così, a contemplare la luna.
CONTINUA…