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Autore: kateausten    07/06/2011    12 recensioni
"Ron?" chiese Hermione curiosa "Chi è Ron?"
"E'... l'altro tuo migliore amico" rispose evasivo Harry.
"E non è ancora venuto a trovarmi?" chiese lei, sentendo una rabbia del tutto immotivata che la infiammava.
"Aveva.. molto lavoro. Ma oggi verrà. L'ha promesso" rispose Harry, rimanendo un attimo sovrapensiero.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Hermione Granger aprì piano gli occhi.
Cos'era successo? Dove diavolo si trovava? Socchiuse gli occhi castani a causa della luce che invadeva la stanza, troppo forte per i suoi occhi. Si sentiva la gola secca e aveva un grosso cerchio alla testa. Si rese conto di essere stesa su un letto.
Immagini senza senso le passavano davanti: qualcosa di dorato che sfrecciava, scope che volavano, occhiali, una capanna al limite di una foresta, fasci di luce verdi e rossi...
Hermione sbattè gli occhi e si guardò intorno per capirci un pò di più.
Dov'era?
A prima vista era una camera con pareti bianche asettiche, tanti mazzi di fiori sul comodino accanto al letto e un piccolo armadio nell'angolo.
Portò una mano alla testa, non capendo nulla. Sentì un rigonfiamento vicino alla tempia e fece una smorfia di dolore.
Era stata rapita? Il suo sguardo si posò un'altra volta sui fiori, questa volta scetticamente. Difficile che l'avessero rapita e poi le avessero portato dei mazzi di fiori. Accidenti, che rapitori gentili. Aveva la sensazione di essere stata interrotta in un momento critico, in un momento importante, se non fondamentale. Riflettè, eppure non le venne in mente niente. Si sentiva la mente come vuota. Nessun pensiero, nessuna emozione.
Cercò di fare il punto della situazione.
"Allora, ovvio che non sono stata rapita. Perchè qualcuno dovrebbe rapirmi? Io sono solo... solo...".
Hermione balzò a sedere sul letto, ignorando la fitta alla testa, completamente terrorizzata, con il cuore che batteva a una velocità doppia del normale. Guardò velocemente intorno a se, cercando di ignorare la sensazione di gelo che sentiva dentro e impegnandosi a trovare un qualsiasi dettaglio a cui appigliarsi.
Non sapeva chi era. Non sapeva il suo nome, dove era nata, se aveva qualcuno al mondo. Le spuntarono delle lacrime agli angoli degli occhi. Dentro di se, era completamente al buio.
"Ok, sta calma. Sta calma e pensa" si disse asciugandosi le lacrime, imponendo di rilassarsi.
Chiuse gli occhi e cercò di aggrapparsi a qualsiasi immagine, ma più si sforzava, più le immagini senza senso che ricordava scomparivano. Si guardò intorno sconsolata.
Cosa stava succedendo?
All'improvviso si aprì la porta, dalla quale entrarono un uomo e una donna con dei lunghi mantelli bianchi. Non appena videro che era sveglia e a sedere, sorrisero.
"Bene. E' sveglia" disse l'uomo "Come si sente?"
"Bene" rispose Hermione con voce rauca, cercando di non mostrare il panico che la attanagliava.
"Buongiorno Signorina Granger." disse cordiale la donna.
Hermione sorrise incerta.
Granger. Era il suo cognome?
Intanto l'uomo sfogliava una cartella piena di fogli.
"Ha ricevuto una bella botta nell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, eh? E' stata priva di conoscenza per ben quattro giorni".
"Adesso però sembra molto lucida" si complimentò la donna "Il signor Krum sarà felicissimo di sapere che si è svegliata. Per non parlare del signor Potter e del Signor Weasley. Sono stati qui tutti i giorni".
Hermione guardava ammutolita le due persone davanti a lei. Chi erano? E chi era tutta quella gente che la donna aveva nominato e che si sarebbe rallegrata per il suo risveglio? Il panico che aveva cercato di tenere a bada, stava per esplodere.
"Signorina Granger?".
Hermione alzò lo sguardo dalle lenzuola bianche e incontrò quello dell'uomo, che la stava osservando.
"Si sente bene?" chiese posando la cartella, notando l'espressione della ragazza.
Hermione strinse forte le coperte del letto.
"Io... io temo di non ricordare" mormorò.
L'uomo e la donna si guardarono.
"Non ricorda... cosa?" chiese la donna avvicinandosi.
"Niente. Non ricordo niente".

                                                                       **************

Hermione guardava il cielo azzurro al di la della finestra. Sospirò.
Almeno adesso aveva un'identità. Il Medimago le aveva spiegato chi era e dove si trovava in quel momento.
Hermione Granger.
Le piaceva il suo nome. Un pò particolare forse, però era carino e suonava bene. Aveva diciannove anni ed era una strega. Il medimago aveva fornito questo dettaglio con estrema delicatezza, ma Hermione non si era sentita scioccata; era come un dato di fatto, come se dentro di se lo sapesse. Vedendola tranquilla l'uomo aveva ripreso a darle informazioni sulla sua vita. Lavorava al Ministero della Magia nel Dipartimento della Regolazione della Legge Magica e abitava a Londra, in una zona residenziale. Era stata priva di convalescenza per quattro giorni a causa di un incidente avvenuto nel Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, dove erano stati liberati accidentalmente dei Folletti. Questi avevano creato il panico e, nel tentativo di fermarli, era caduta e aveva battuto la testa.
Se fosse stata in un'altra situazione, avrebbe riso sentendo questo racconto. Era senza ricordi, completamente priva di memoria per un paio di Folletti imbizzarriti. Santo cielo.
Tutto questo non le diceva niente. Assolutamente niente. All'esterno sembrava calma, ma dentro di se era in preda alla disperazione. Era senza ricordi, senza un passato.
"Signorina Granger, so come si sente" disse il dottore sedendosi sul letto e guardandola con comprensione.
"Davvero?" chiese lei a mezza voce.
Lui sorrise.
"Beh, ha ragione, non lo con esattezza. Ma le posso assicurare che la memoria tornerà. Vede, la sua, è un'amnesia si tipo retrogrado e al massimo può durare qualche settimana. Non resterà per sempre senza ricordi... Le torneranno, non si preoccupi".
Hermione annuì, ma dentro di se era alquanto sconsolata. Voleva i suoi ricordi, e li voleva adesso.
Stupido cervello!
Sentì un leggero bussare alla porta, che la distrasse dai suoi pensieri. Il dottore si alzò e guardò la porta che si aprì. Sorrise al giovane ragazzo che entrò con un grosso mazzo di fiori in mano e uscì discretamente dalla stanza.
Era un ragazzo carino. Alto, magro, con capelli neri molto scompigliati e incredibili occhi verdi circondati da occhiali con una montatura argentea.
Non appena vide che lo stava guardando il ragazzo sorrise e come di riflesso, anche Hermione sentì la propria bocca tendersi in alto. Perchè sorrideva a quel ragazzo sconosciuto?
"Hermione... come ti senti?" chiese posando i fiori accanto agli altri mazzi.
"Mhh... bene, grazie" rispose lei esitante.
Il ragazzo si mise a sedere su uno sgabello vicino a letto e sospirò.
"Ho parlato con i Medimaghi. Mi hanno detto tutto. Tu... non sai chi sono, vero?".
Hermione scosse la testa.
"No, mi dispiace".
Negli occhi verdi di lui passò un lampo di tristezza e Hermione si sentì stringere il cuore. Come mai sentiva tanto spirito di protezione nei confronti di quel ragazzino?
"Io sono Harry. Harry Potter" disse.
Hermione annuì, cercando di non fargli capire che quel nome, non le diceva assolutamente niente.
"E... siamo amici?" chiese Hermione per essere sicura.
Un barlume di un sorriso passò sulle labbra di Harry.
"Direi proprio di si. Sei la mia migliore amica da quando avevamo undici anni".
"Oh" disse Hermione, colpita da quella lieta notizia. Almeno non era sola al mondo. "Quindi abbiamo passato metà vita insieme!"
"Già" rispose Harry sorridendo, forse pensando a vicende che avevano passato insieme.
"Eravamo a scuola insieme? Aspetta" chiese Hermione intterrompendo Harry, che stava per rispondere "Sono andata a scuola, giusto? Ho anche un lavoro!".
Harry rise.
"Certo che sei andata a scuola. Sei stata la migliore studentessa che Hogwarts abbia mai avuto".
"Hogwarts?" chiese Hermione, sentendo una sensazione che le sembrava familiare: quella di voler sapere tutto.
"Si, era la nostra scuola di magia. Ci passavamo nove mesi l'anno e... Senti, facciamo così. La prossima volta che torno a trovarti, ti porterò un libro in cui c'è tutta la storia di Hogwarts".
"Si!" esclamò lei, stupita da quella contentezza.
Poi lo guardò.
"Mi piace leggere, vero?" mormorò.
"Tantissimo".
"Lo sentivo".
Harry sorrise, in parte rinfrancato. La sua amica era ancora li dentro, da qualche parte, anche se adesso non lo riconosceva.
Hermione fece uno sbadiglio involontario e Harry si alzò.
"Sei stanca, vero? Il dottore mi aveva avvertito di stare poco, perchè ti potevi stancare".
"In effetti sono pò stanca".
"Dormi allora. Ci vediamo domani" disse Harry. Si chinò lentamente e l'abbracciò piano, come se temesse di romperla. Anche se per lui Hermione era come una sorella, non si erano abbracciati spesso nel corso di tutti quegli anni. Neanche nei momenti più duri. Non erano tipi da abbracci e in quel momento, Harry si diede dello stupido, perchè avrebbe dovuto abbracciarla molte più volte. Hermione c'era sempre, sempre stata, in tutto.
Ora toccava a lui.
Hermione, si irrigidi, ma ricambiò l'abbraccio di quel ragazzo gentile. Harry si staccò e le sorrise con affetto.
"A domani Hermione" disse.
"Ciao" rispose lei, sorridendogli cortese.
Hermione guardò quel ragazzo uscire.
Hogwarts, Harry, folletti, amnesia... era stata una giornata pesantissima.
Stordita dalle informazioni e dallo stress, si stese sul letto e piombò in un sonno profondo e senza sogni.

  
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