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Autore: Zomi    08/06/2011    5 recensioni
-Non gli disturbi!- lo ammonì con sguardo smarrito per la disperazione. -Non gli disturbi se ha cara la sua locanda. Sono pirati pericolosi. I più pericolosi dell’intero Grande Blu. Mugiwara li chiamano insieme ai loro compagni e portano guai ovunque vadano...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
A tutti quelli che sono affetti come me di One Piecite acuta e non sopravvivono senza di lui…
A tutte quelle che come me aspettano ancora il loro Zoro… e a tutti quelli che aspettano ancora la loro Nami…
A tutti quelli che soffrono e piangono per i loro sogni, la notte… ricordate: we are dangerous and we will conquer the world and the universe.

Zomi92
(Scusate la dedica da pazza scriteriata ma necessitavo
di migliorare il mio pessimo umore
che in questi giorni ha raggiunto picchi storici…
Chiedo venia)
 
 

DANGEROUS
 

 
 

Le pareti vibravano indiavolate per i sussulti, la porta trasaliva per i colpi, il soffitto sembrava cedere per le vibrazioni che lo attraversavano. Il grasso oste fissò con occhi strabuzzanti la volta della cucina in cui si trovava. Deglutì impressionato e rimase in ascolto. Gli urti provenivano dalla stanza numero 54, né era certo. Conosceva la sua locanda palmo a palmo e sapeva, con certezza d’acciaio, la disposizione dei domicili per gli ospiti sopra ai locali adibiti  come cucina e taverna. Un tonfo lo fece sobbalzare. Cavolo, ma a chi aveva affittato la stanza? A delle belve? Con un profondo sospiro, abbandonò il giornale che stava sfogliando al tavolo della stanza, avviandosi poi verso la porta che collegava gli alloggi alle aule per i lavori. –Dove vai?- gli chiese dolcemente la moglie, alzando il viso dal punto croce che stava completando. Erano sposati da anni e, con i loro 3 figli maschi, gestivano da sempre quel piccolo ostello nella loro piccola isola dispersa nel Grande Blu nella parte denominata Nuovo Mondo. –Tranquilla…- le sorrise –Controllo solo che gli ospiti della camera 54 non me la stiano distruggendo…-. Si diresse con lentezza lungo le scale e, arrivato al secondo piano, prese il terzo corridoi a destra per poi giungere dinanzi alla stanza in sussulto.
Sospirò, sperando di non ritrovarsi davanti gli occhi una macabra scena di sangue e botte. Scenario non molto raro in quel suo locale, dato il tipo di clienti che lo frequentavano. Alzò il braccio nell’azione di bussare all’uscio, quando una voce lo fermò. –Prima che gli fermi, potrebbe togliermi la curiosità di chi occupa quella camera?-.
Un ospite si era posto fuori dalla sua stanza e, con occhi pieni di sonno, sbadigliava curioso dell’identità dei suoi vicini si stanza. Era aggrappato allo stipite della porta: occhi scuri e crapa pelata. Sul viso una folta barba nera che si abbinava ai peli che fuoriuscivano dalla camicia che non si chiudeva a causa dell’enorme pancia. Il locandiere si passò una mano tra i brizzolati e radi capelli. Se non sbagliava l’aveva noleggiata a due giovani. Una ragazza sui venti e un ragazzo poco più grande di lei. Arrossì quando legò i due soggetti a quei rumori. Ora poteva di certo eliminare l’opzione che quei suoni fossero prodotti da una zuffa, anche se ricordava che tra i due non vi fosse poi questa grande complicità. Scrollò le spalle. No, di certo quelli stavano scopando come conigli. Sorrise per la volgarità pensata. A forza di stare in mezzo a pirati e criminali di ogni specie, pure lui aveva acquistato un lessico abbastanza colorito. E dire che sgridava ancora il maggiore dei suoi figli se lo sentiva imprecare o usare parole di quel calibro.
-Allora… se lo ricorda chi ci sta lì dentro o no?- gli richiese l’impiccione ospite. L’uomo sbuffò. Non erano mica affari suoi chi erano quei due. –Dai amico… soddisfa la curiosità del mio compagno…- lo pregò un altro uomo apparso nel corridoio, lanciandogli una moneta da 100 Berry e avvicinandosi alla stanza da cui sbucava la testa del curiosane. Questi era alto e magro, biondo e occhi chiari. Sul mento un pizzetto bronzeo. L’oste si rigirò la moneta tra le dita. Guardò i due interlocutori e notò, sui loro nudi avambracci, lo stesso tatuaggio. “Pirati”, pensò arricciando il naso. S’infilò la moneta nella tasca e portò una mano al mento, mentre con l’altra si sorreggeva il braccio teso in quella posa da pensatore. –Lasciatemi pensare…- mormorò piano, mentre dalla porta cigolante i suoni d’amore si moltiplicavano minuto dopo minuto. Non aveva bisogno di fare tutta quella scena per ricordare i due giovani. Aveva una memoria di ferro lui, ma gli piaceva anche un sacco tenere sulle spine i suoi ascoltatori. Lo faceva anche quando i figli erano poco più che bambini e gli raccontava le fiabe per farli addormentare. Prima di terminare la storia, lasciva sempre passare qualche attimo di silenzio per far aumentare la suspance. Ritornò veloce con la mente al tardo pomeriggio di quella piovosa giornata. Non vi era stato tanto via vai nella taverna, i pochi che vi si trovavano erano per di più ospiti dell’ostello o loro compagni venuti fin lì per ripararsi dalla pioggia. Lui stava lavando dei bicchieri. Accanto il figlio maggiore sfogliava svogliato il giornale del giorno. Al bancone solo un ubriacone sull’orlo del coma etilico. –Tra un po’ questo casca a terra stecchito…- commentò il ragazzo al padre, che rise divertito. La porta della locanda si spalancò e due figure entrarono nella sala.
Erano entrambi fradici e infreddoliti. –Tutta colpa tua Buzzurro… si può saper dove hai mollato stavolta l’ombrello?- chiese con aria incavolata la ragazza, massaggiandosi le braccia vicino alla porta. –E che vuoi che ne sappia io?!? E comunque non ci saremmo ridotti così se tu non avessi tanto insistito per andar per sto cavolo di paese…- rispose seccato il compagno, scorlandosi di dosso alcune goccie di pioggia. –Taci idiota… se non sbaglio, fino a quando non ha iniziato a piovere, eri più che felice di venire per locande con me… o sbaglio?-. Tagliente la lingua di quella creatura. L’uomo la guardò con occhio fisso, per poi ghignare divertito. –Fin ora non mi hai ancora dato quello che mi hai promesso, quindi ho tutti i diritti di lamentarmi…-. La donna arrossì un poco. Si allontanò dal compagno e si diresse al bancone. Il locandiere con suo figlio erano senza parole. Una fata. No, no, una dea. Anzi no, che vedevano i loro occhi, un angelo piovuto in terra con la pioggia. Mai i loro bulbi oculari avevano goduto di una visione simile o lontanamente paragonabile a quella della serafica creatura che si avvicinava a loro. Lunghe gambe si muovevano a un ritmo sensuale e accattivante, imprigionate da non più di 50 centimetri di stoffa formato minigonna a pieghe bianca; piatto ventre invitante e contornato da fianchi con tanto di segnale di curve pericolose,; una maglia aderente e senza maniche rossa con una generosissima scollatura che faceva ben intravedere le morbide rotondità che completavano quel corpo mozza fiato. O almeno così pensarono i due gestori, finché non ne incontrarono l’incantevole viso: occhi color caramello brillante al sole,  sguardo attento e vispo,  bocca sensuale e lussuriosa, il tutto circondato da una cascata di capelli rossi e  mossi. L’oste non seppe dire se fosse quella l’ultima bellissima visione che si dice di vedere prima di morire e passare nel al di là, ma di certo vi andava molto vicino. Il figlio sbavava estasiato, in preda ad un istinto animale di saltare addosso alla cliente.
-Buona sera… potete gentilmente dirmi se avete una stanza libera? Come ben può veder io e il mio compagno siamo completamente bagnati e vorremmo cambiarci e riscaldarci un po’ prima di riprender il nostro cammino-. Mai voce fu più melodica di quella. I due quasi finirono in overdose da paradiso quando la sentirono parlare. La donna li guardò stupita: ma che avevano? Si voltò verso l’uomo che l’accompagnava e questi si avvicinò a lei con passo pesante. Subito i due semi morti si ripresero, rabbrividendo e pregando che quello che ora si avvicinava non fosse l’angelo della morte che arrivava dopo l‘apparizione del regalo pre fine vita. Occhi scuri come la notte, sguardo assassino e corrucciato, una cicatrice tagliava di netto l’occhio destro che però si muoveva ancora come se quella ferita gli avesse donato miglior capacità visive. Le mani infilate in tasca con odio profondo con chi incrociava il suo cammino, l’andatura ben eretta e decisa, il torace nudo coperto solo da una camicia a mezze maniche nera. Ma il dettaglio più terrificante, in aggiunta alle tre spade che lo seguivano al fianco, era quel ghigno beffardo e assetato di sangue che si allargava sul volto, sottolineato all’anomala capigliatura color menta.
-Allora?- domandò con voce baritonale.
I due presenti deglutirono pesantemente. Il padre prese coraggio, e rispose alla bellezza rossa: -Bhè si, si… di stanze libere ne abbiamo… q-quante ve ne servono?-.
La ramata sorrise. –Prima mi dica il prezzo per cortesia?-.
L’oste arrossì per la gentilezza espressa, così fuori luogo in quella dimora. –Eh si… cioè… 1500 Berry a notte per stanza… ve ne sono proprio due libere e vicine al terzo piano…. Se volete…-.
-Una sarà più che sufficiente… non abbiamo tanti soldi da spendere…- sorrise radiosa la donna. Il figlio cadde tramortito al suolo per quella visione. Il padre lo guardò non sapendo cosa dire. La ramata gli sorrise come se niente fosse mentre il verde sghignazzava divertito.
-Se non vuoi spendere tanto tescioro…- biascicò l’ubriacone rinvenuto per il tonfo del ragazzo-… puoi sempre dividere la stanscia con mie… mi accontenterò di un piiiicolo ringrasciamento in natura hic…- e mentre parlava allungava una mano verso il formoso sedere della donna.
Un lampo di bronzo lo fermò. Il verde compagno della ragazza gli aveva afferrato saldante il braccio e ora lo fissava con sguardo assassino. –Non. Osare.- Aveva mormorato aspirando a pieni polmoni l’aria che lo circondava. L’uomo era rimasto di sasso. –Su calmati ora…- era intervenuta la donna, accarezzando dolcemente il capo dell’infuriato amico e la schiena protesa in avanti verso l’avventore. –Calmati, ti prego…- gli mormorava all’orecchio -… non dobbiamo farci riconoscere. Tranquillo, lo sai benissimo che ci sono abituata ormai a questi bifolchi… forza prendiamo una stanza e togliamoci questi vestiti bagnati…-.
Il ragazzo si rilassò e mollò la presa sul braccio del mal capitato che ora sudava freddo. Si mise ben eretto vicino alla compagna e respirò a fondo. –Prendi la chiave e andiamo, mocciosa. Voglio togliermi questi stupidi abiti bagnati…- disse dirigendosi verso le scale che portavano agli alloggi. La rossa prese la chiave della stanza e ringraziò l’oste, seguendo la via del compagno. Il locandiere rimase stupefatto dal rapporto di quei due. Prima sembrava che non si sopportassero, poi lui difendeva lei a spada tratta per poi chiamarla con quel nomignolo dispregiativo…
-Oste…- lo richiamò l’ubriacone -…bere, dammi da bere-.
-Per stasera hai bevuto anche troppo…-
-No amico, tu non capisci. Quello…- e indicò tremante il punto in cui pochi attimi prima si ergeva il demone verde, -… quello è satana in persona. Tu non hai visto i suoi occhi. Quello che pare cieco mi ha rivoltato l’anima, mi ha scandagliato la mente… bere devo bere. Ho visto la morte in faccia-. Sembrava più lucido che mai. La pura lo aveva fatto rinvenire dalla sbornia.
L’oste sospirò alla reminiscenza dei due. –Non so dirvi i nomi…- iniziò rivolgendosi ai due loschi individui che lo osservavano dallo stipite della loro stanza.
-Posso solo dirvi che lei è una creatura meravigliosa: occhi color cioccolato e capelli di fuoco…-.
Uno dei due trasalì. –Sul braccio sinistro ha un tatuaggio?- chiese con voce tremante.
-…uhm, si l’ho intravisto. Lui invece è la rappresentazione della morte: occhi neri che risucchiano l’anima e il corpo segnato da cicatrici. Al fianco tre spade…-.
-E tre orecchini a forma di pendaglio sull’orecchi sinistro?- chiese sempre più scosso il pirata lisciandosi il pizzetto.
-Si… perché li conoscete?- chiese curioso il locandiere.
-Non gli disturbi!- lo ammonì con sguardo smarrito per la disperazione. -Non gli disturbi se ha cara la sua locanda. Sono pirati pericolosi. I più pericolosi dell’intero Grande Blu. Mugiwara li chiamano insieme ai loro compagni e portano guai ovunque vadano. Lui è lo spadaccino che mira a sconfiggere Mihawk e che è l’unico a padroneggiare l’arte delle tre spade. Il Beast Devil lo chiamano i più. Lei, lei invece può sembrare incantevole e delicata come una rosa rossa ma come tale ha spine pungenti e pericolose. Si dice che riesca a governare una nave dentro la più terribile delle tempeste senza problemi e paure. Ha grandi capacità e riesce a controllare il tempo meglio di chi ha mangiato il Frutto del Diavolo Waether Weather. Non gli disturbi nel loro amore o dovrà rimpiangere l’attimo in cui ha bussato alla loro porta. Ringrazi il suo Dio se domani, quando se ne andranno da qui, lei possederà ancora una taverna- e così dicendo spinse dentro la stanza il compagno, sbiancato dalla paura nel riconoscere i due amanti dalla descrizione dell’oste. Questi rimase spiazzato dalle avvertenze del pirata biondo e scese le scale di fretta e furia, abbandonando il corridoio.
Dentro l’alloggio, i gemiti e i sospiri si andavano quietando. La donna era stretta con forza al torace del compagno che la penetrava con entusiasmo. Godeva nel sentirla solamente sua e nel percepire il suo orgasmo farla tremare di piacere. Lei lo baciava vogliosa sul collo, mentre lo sentiva venire al suo interno, gemendo con versi rochi e afoni. –Ti amo…- riusciva a dirgli tra un sospiro e l’altro, accarezzandogli ogni suo muscolo contratto e segnato da cicatrici in quel loro amarsi feroce. Lui rispondeva con spinte più profonde e violente, e con spassionati –Ti amo-.
Con un ultimo movimento venne in lei per l’ennesima volta in quella sera scura e piovosa. Si stese al suo fianco e le circondò la vita, mentre lei si stendeva sul suo petto. Lo accarezzava dolcemente con mano delicata e leggera. –Zoro…- lo chiamò con un filo di voce, -… non facciamo passare più così tanto tempo tra una volta e l’altra, va bene?-.
Il verde rise accattivante. –E perché? Avevi forse raggiunto il limite della sopportazione?-
La rossa si alzò imbronciata. –Due mesi e 17 giorni, Roronoa. Non so a che quota tu oltrepassi il tuo limite, ma per me tutto sto tempo è troppo. Stavo morendo dalla voglia di te… figurati che avrei perfino accettato di averti sul tavolo della cucina davanti a tutti gli altri, se me lo avessi chiesto. Non so se mi spiego…- e cos’ dicendo cercò i suoi vestiti sul pavimento.
-Dai Nami… Scherzavo mocciosa! Vieni qui…- la prese tra le sue braccia e la strinse forte. –Stavo impazzendo anch’io, lo sai. Mai più 77 giorni tra una botta e l’altra… costi violentarti davanti a Sanji… Piuttosto la morte…- e la baciò sulle tempie. La navigatrice lo guardò con aria bonaria e ricambiò il bacio, appassionata. Finirono tra le lenzuola strappate sul materasso ormai impregnato da loro umori, baciandosi lussuriosamente e riprendendo a fare l’amore fino alla mattina seguente. Verso le prime luci dell’albe scesero nella sala della taverna. L’oste, con la moglie e tutti e tre i figli, stavano facendo colazione ad un tavolo della taverna. –Mi scusi se la disturbo…- catturò la loro attenzione Nami, tirandosi dietro un orecchio una ribelle ciocca di capelli fiammanti. –Volevamo pagare e togliere il disturbo-. L’oste si ripulì la bocca dai resti del pasto e si alzò alla vista della giovane. Faceva bene al cuore iniziare la giornata vedendo una tale creatura. I tre figli sbavavano già nel solo scorgerla da dietro il corrimano della scala da cui si sporgeva. Un muscoloso braccio l’avvolse la vita, facendo scomparire ogni pensiero lussurioso ai tre che ripresero a mangiare silenziosi. Zoro si avviò con la compagna verso il bancone. –Bene, allora sono 1500 Berry…- tossicchiò il locandiere, pregando che i due non volessero abbassare il prezzo minacciandolo di distruggere l’ostello. La rossa sorrise e posò sul banco il doppio del chiesto. L’uomo strabuzzò gli occhi. –Ma signorina…-.
Questa scuotè la testa in segno negativo. –So bene che abbiamo fatto un bel po’ di rumore nella nostra permanenza, per non parlare dei danni che abbiamo provocato alle vostre lenzuola… in più è un piccolo extra per il vostro silenzio sul nostro passaggio…-. Gli strizzò l’occhio e aggiunse altri 500 Berry alle banconote già presenti sul piano. L’uomo arrossì e li vide uscire, mano nella mano, dalla sua taverna. –Chi erano tesoro?- gli chiese la moglie avvicinandosi a lui e vedendolo sconvolto. Questo deglutì e disse: -Due pirati molto pericolosi che hanno scelto la via più azzardata di tutte…-.
-Cioè amore mio?-
-Hanno deciso di amarsi…- 

   
 
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