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Autore: cupidina 4ever    08/06/2011    2 recensioni
Preferiva un buon libro, la coperta azzurra della nonna – la sua adorata nonna a cui, quando possibile, mandava una lettera per chiederle come stava – appoggiata sulle ginocchia e una buona cioccolata calda fumante nella sua tazza preferita. Per lei questo rappresentava benessere e divertimento, il suo piccolo mondo d’estasi in cui solo lei aveva il permesso di accedervi. Mai nessuno, in quegli anni, potè anche solo minimamente avvicinarsi alla sua corazza d’indifferenza e tranquillità.
Nessuno aveva il coraggio di mostrarsi davanti a lei debole, senza difese, insicuro e fragile perché se ne sarebbe approfittata a proprio vantaggio quando l’occasione glielo permetteva, avrebbe inferto il suo colpo letame quando meno ce lo si aspettava, lasciando l’amaro in bocca a chiunque fosse caduto nella sua trappola.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Regina d’Inverno

 

     

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Le piaceva il freddo.

Quella sensazione di gelo tra le ossa, che le contorceva la carne fino a farle sbattere i denti e costringerla a staccare la testa da qualsiasi pensiero che non fosse stringersi e ripararsi da quella insinuante sensazione. Amava l’inverno ma nessuno la capiva.

I suoi amici, perfino il suo ex-ragazzo, preferivano senza ombra di dubbio l’estate, occasione buona per andare in giro, per divertirsi in comitiva, di rimanere alzato fino a tarda ora, di conoscere nuove persone.. cose da giovani, insomma. Ma a lei tutto ciò non piaceva. Le rinnegava.

Preferiva un buon libro, la coperta azzurra della nonna – la sua adorata nonna a cui, quando possibile, mandava una lettera per chiederle come stava – appoggiata sulle ginocchia e una buona cioccolata calda fumante nella sua tazza preferita. Per lei questo rappresentava benessere e divertimento, il suo piccolo mondo d’estasi in cui solo lei aveva il permesso di accedervi. Mai nessuno, in quegli anni, potè anche solo minimamente avvicinarsi alla sua corazza d’indifferenza e tranquillità.

Nessuno aveva il coraggio di mostrarsi davanti a lei debole, senza difese, insicuro e fragile perché se ne sarebbe approfittata a proprio vantaggio quando l’occasione glielo permetteva, avrebbe inferto il suo colpo letame quando meno ce lo si aspettava, lasciando l’amaro in bocca a chiunque fosse caduto nella sua trappola. Perfino i suoi migliori amici, quelli che la dovevano sostenere in ogni occasione, le si erano ritorti contro e le conseguenze, naturalmente, si erano abbattute su di loro come un mare in tempesta.

 

Cenai, seppur lo stomaco fosse chiuso a causa della brutta litigata avuta con Ron, e, dopo aver acceso il camino ed essermi crogiolata nella più totale tranquillità nell’acqua calda e profumata, mi sedetti sulla poltrona e mi misi a leggere “La Lettera Scarlatta”, un romanzo babbano che io, personalmente, adoravo. Sentivo l’impellente bisogno di evadere, di ritornare la solita vecchia Hermione, quella ragazza che mai e poi mai si sarebbe mostrata davanti agli occhi dei professori, di Silente e dei suoi amici per ciò che era realmente. Per la strega che era.

Mi persi a leggere riga dopo riga, emozionata come mai mi era accaduto, immersa in quella trama tanto avvincente quanto lontana dalla mia generazione, bramando silenziosamente di avere un briciolo di coraggio della protagonista, la determinata e valorosa Hester, per poter esser me stessa alla luce del sole senza aver paura delle conseguenze. Troppo bello per esser vero.

Un rumore,però, mi ridestò dai miei pensieri, facendomi sussultare sulla poltrona e sgranare gli occhi dalla paura. Nel movimento era caduto l’oggetto che, in ogni momento, mi ricordava chi ero.

- Hermione! Dimmi che non è vero ciò che si dice in giro, per favore! – sbottò agitato Harry entrando nella Stanza delle Necessità, rompendo così il mio momento di beatitudine quotidiana. Non era la prima volta che mi rifugiavo in quel piccolo pezzo di Paradiso messo a disposizione per noi alunni da Silente. Ed io ne usufruivo quando più ne sentivo bisogno. Quello era uno di quei casi.

Raccolsi il libro, scivolatomi dalle ginocchia, e lo appoggiai sul tavolino di fronte, il tutto con estrema lentezza, cercando le parole adatte da rivolgere al mio amico senza sembrare maleducata. Ma,ormai, la rabbia e l’irritazione si erano impossessati di me: era o no una prova della loro più totale mancanza di fiducia nei miei confronti? Credevano più alle voci di corridoio piuttosto che alla sottoscritta?

- Spiegati, Harry, prima che ti spedisca gentilmente fuori di qui. – sibilai cercando di mantenere un briciolo di calma.

- E’ vero che, dopo aver conseguito i M.A.G.O, desideri intraprendere gli studi della Magia Nera? Sei impazzita, per caso? – domandò con un tono di voce che non mi piacque minimamente. Chi era lui per giudicare le mie decisioni? Era la mia vita, no? Avevo tutti i diritti di decidere cosa farne e che strada scegliere in futuro.

- Le voci non mentono. Avrei preferito più discrezione da parte di Silente ma va bene lo stesso. – dichiarai atona, inclinando il capo, attenta a non perdermi alcuna reazione di Harry, il quale mi fissava con la bocca spalancata e le mani tremanti. Intravidi solo per un millesimo di secondo un lampo negli occhi del mio migliore amico. Non seppi darvi un nome.

- Perché? Cosa trovi di tanto stimolante in quella magia che ha distrutto tante vite e che ne mieterà ancora? Chi ti ha fatto il lavaggio del cervello? Ed io che non me ne sono neppure accorto.. – sbraitò come un ossesso, cercando di farmi ritrovare il lume della ragione. Cosa dovevo ritrovare quando tutto ciò che desideravo potevo averlo tra le mie mani solo mostrandomi per quella che ero? Perché far finta di esser un’altra quando non venivo accettata neanche sotto quell’aspetto?

Aspettai qualche secondo prima di rispondergli, guardandomi attorno fino a far cadere il mio sguardo sullo specchio intarsiato d’argento posto accanto al camino, illuminato dalle fiammelle di fuoco mentre il silenzio veniva interrotto, di tanto in tanto, dal flebile scalpiccio della legna.

Io.

Da quanto non mi guardavo allo specchio senza tremare? Da quanto non provavo quel senso di tranquillità a vedere il mio riflesso in qualche oggetto trasparente? Da quanto non sentivo quel brivido attraversarmi la schiena veloce ed implacabile, tormentandomi i sensi ed appagando la mia brama di piacere? Chi mi negava di sentirmi serena e in pace con il mio animo tormentato ogni dannato giorno, senza provare quell’opprimente sensazione all’altezza dello stomaco che m’impediva di sorridere come tutti gli altri? Odiavo quella sensazione perciò non appena vidi una possibile via di uscita, feci di tutto per afferrarla e crederci fino in fondo perché, oramai, rappresentava l’unico legame con la vita.

Continuai a studiarmi, incapace di distogliere lo sguardo da quegli occhi – i miei stessi occhi ma con una sfumatura differente – che mi avevano catturata. Mi chiamavano a se, implorandomi di liberarli da quella prigione di vetro in cui li avevo segregati.

- Cosa ci trovo, Harry, mi chiedi? – domandai infine con un filo di voce, senza voltarmi – Me stessa. Colei che non è mai potuta uscire allo scoperto per paura di deludere coloro che confidavano in lei. Ma,ormai, i miei affetti più cari mi hanno lasciata perciò che senso ha continuare a fingere? – domandai più a me stessa che a lui, consapevole del suo sguardo stranito puntato sulla mia figura. Probabilmente non aveva capito nulla ma era intelligente, o almeno lo dimostrava, perciò confidavo nella sua perspicacia, nulla a che vedere con quella di Ron.

- Ma che.. ? – ma non lo lasciai terminare: con un incantesimo non verbale, lo alzai da terra, aprii la porta con la bacchetta raccattata da terra affianco al libro, e lo mandai fuori, lasciandolo sull’uscio pronta a chiudergli in faccia la porta.

- Questa è l’ultima volta che ci parleremo, Harry. Non mi chiedere il motivo: te l’ho già detto. Se non comprenderai, capirai domani mattina. Non posso esser accerchiata da persone che non accetterebbero ciò che sono. Comprendimi, se puoi, ma non provare a farmi cambiare idea: ormai ho preso la mia decisione e tale rimane. Addio. – e con ciò chiusi violentemente la porta con il pensiero, impedendo ai miei occhi di vedere la figura del mio ex migliore amico attonita e delusa da tale annuncio.

Avevo appena messo fine ad un’amicizia iniziata sette anni prima eppure non sentivo alcun rimorso.

 

Le piaceva studiare.

Il sapere la eccitava, a tal punto da rinchiudersi nella sua stanza fino a tarda notte senza mai uscire col solo scopo di imparare, di sapere qualcosa in più rispetto al giorno precedente, per sentire di star facendo la cosa giusta.

 Ma chi le assicurava che ciò era giusto? In fin dei conti da quel giorno si era isolata dal mondo, preferendo la solitudine alla compagnia dei suoi amici, all’inizio convinti che si trattasse solo di un banale scherzo. Così non fu.

 

La mattina seguente mi svegliai tranquilla, una sensazione che non provavo da così tanto tempo che mi parve..strana. Ero davvero io od era solamente un’illusione creata da qualche Serpe per ingannarmi?

Mi alzai avvicinandomi titubante al grande specchio posto accanto all’armadio, studiando la mia figura in ogni più piccolo particolare. Non vidi nulla di nuovo se non quel piccolo, ma eppure presente, luccichio negli occhi, una luce diversa, profonda che mi acquetava i sensi. Ero tornata me stessa dopo tanto tempo. Mi sentivo libera come mai prima d’allora.

Mi vestii con tutta tranquillità, senza far caso al bussare incessante che si era creato da ormai una mezzora, decidendo di stare attenta anche al più piccolo particolare, di far uscire quella che sarebbe divenuta, da quel momento in avanti, la nuova Hermione, comunque studiosa e legata alla cultura fino allo sfinimento ma con un carattere più freddo, schivo, distaccato, dove il centro del mondo sarei stata solo io. Un po’ come Malfoy.

Quando finii di prepararmi, uscii dalla stanza, ignorando i tentativi di Ginevra di parlarmi, di chiedermi cosa stesse farneticando dall’alba il suo ragazzo, e mi diressi in Sala Grande sotto gli occhi curiosi di tutti gli studenti.

“La Granger è da sola. Come mai? Il Trio si è sciolto?”

“Hanno scaricato la Mezzosangue! È un evento da festeggiare!”

“No! Impossibile! Deve esser uno scherzo di Harry..”

I mormorii concitati delle Serpi, Dei Corvonero e dei Tassorosso mi diedero sui nervi, tanto da indurmi ad andare a sedermi nel posto vicino al tavolo dei professori, così da poter comunicare il prima possibile la mia decisione di trasferirmi in un’ala differente dalla scuola, cosicchè da poter intraprendere i miei studi senza alcun disturbo.

Ne parlai con Silente, il quale ne rimase stupito ma mi diede il via libera, sotto gli sguardi curiosi ed affamati degli altri studenti, ottenendo, quindi, il nulla osta per la mia nuova vita. Una vita in cui pochi avrebbero potuto farne parte.

Quando terminai la mia colazione feci per uscire dalla Sala Grande ma venni trattenuta per il braccio da una sconvolta Ginevra Weasley. Fissai con sguardo truce prima la sua mano posata sulla mia pelle e poi il suo viso. Mollò la presa cinque secondi dopo.

- Perché? È tutto uno scherzo, vero? Non puoi volerlo davvero.. in fondo siamo i tuoi migliori amici! Non.. – iniziò a strepitare come un fiume in piena. Mi riavviai i capelli con una mano mentre l’altra andò a pararsi davanti alla sua bocca, facendola zittire immediatamente.

- Taci, Weasley. Mi hai stufata. – sibilai malignamente, accorgendomi solo in un secondo momento dell’improvviso silenzio calatosi nella Sala. Avevano sentito tutti. Un bene o un male? Ormai non importava. Almeno sapevano come stavano le cose.

Uscii dalla Sala senza voltarmi indietro per neanche un secondo, ignorando ogni sussurro maligno uscito dalle bocche indegne di quei poveri stolti ragazzi che un tempo consideravo miei amici. E a che credito? Dovevo proprio esser impazzita, fuori di me per pensar ciò.

Non mi accorsi dello sguardo insistente di una persona puntato sulla mia schiena. Uno sguardo vuoto come il mio.                      

 

Il silenzio era diventato il suo migliore amico, il mio confidente che desiderava da tanto tempo e che non aveva potuto considerare. Un’ancora di salvataggio alla quale non poteva più rinunciare. Un amico in grado di farle apprendere.

Si scoprivano tante cose dal silenzio: il cinguettio degli uccelli in Primavera, il fruscio del vento che muove delicatamente le foglie in una danza tutta loro, il rumore della pioggia che s’infrange sul terreno e sulla copertura arborea..tutto le ricordava che esisteva un mondo al quale non poteva rinunciare, non poteva voltarvi le spalle solo per l’egoismo dei suoi amici. Ma, se per caso, fosse stata lei, quell’egoista?

In fin dei conti li aveva piantati senza tante spiegazioni, dicendo loro poco e nulla, prediligendo nascondersi dietro a delle maschere costruite in tutta fretta, che si sarebbe rafforzate col passare del tempo. Si era allontanata da un giorno all’altro, troncando qualsiasi ponte, facendosi vedere per i corridoi avvolta nella più totale solitudine. Avvolta da un alone di mistero. Perché si era allontanata dai suoi migliori amici? Che cosa avevano fatto per farla arrivare ad una tale decisione? Nessuno sapeva ed a nessuno era dato sapere.

Chi era l’egoista delle situazione? Che posizione aveva nella faccenda? Era la vittima o meno?  Più volte le stato avanzato il dubbio. Non aveva trovato degna risposta con cui assopire la loro brama di curiosità.

 

Inverno inoltrato.

La mia stagione preferita.

Mi sentivo a casa, una sensazione più unica che rara da qualche mese a quella parte. ormai a scuola mi evitano come la peste ma è meglio così. In fondo l’ho voluto io ed ora ne pago tutte le conseguenze. Positive, sotto un certo aspetto.

Un leggero venticello si levò, penetrando tra gli strati di vestiti che portavo ed entrando nelle mie ossa, facendomi tremare come una foglia. Seppur rimanesse quel lieve fastidio, era comunque una sensazione fantastica, estasiante. Un benessere che si propagava nelle membra stanche.

Continuai a leggere, prestando poca attenzione al freddo che, con insistenza, cercava di distogliermi dal mio obiettivo. Di tanto in tanto spostavo lo sguardo dalle pagine leggermente ammuffite e consumate del libro che tenevo appoggiato alle gambe al lago davanti a me, beandomi della pace che mi ero eretta attorno. Cosa mai potevo volere di più?

Un sorriso amaro nacque sul mio viso senza che me ne accorgessi non appena ripensai a quelli che dovevano esser i miei genitori, coloro che dovevano appoggiarmi in tutto e per tutto, proteggermi da quel mondo infido che cercava disperatamente di togliermi di mezzo.. quelle persone che credevo di amare più della mia stessa vita. Le stesse persone che non esitarono un attimo per tradirmi, per consegnarmi nelle mani del nemico. Un moto di rabbia m’invase all’improvviso. Strinsi con foga i soffici fili d’erba, strappandoli da terra. Nessuno meritava nuovamente la mia fiducia, tanto meno potersi avvicinare alla sottoscritta col solo intento di distruggermi, di spezzarmi il cuore in tanti piccoli brandelli. Di ciò non correvo nessun pericolo: ormai era perduto, rotto per sempre.

Mi calmai leggermente, riacquistando la mia, ormai, solita freddezza, riprendendo a leggere da dove mi ero interrotta. Non feci minimamente caso ad un ombra che mi osservava da lontano, scrutando ogni mio gesto, fissandosi qualsiasi cosa che potesse esser usata a mio svantaggio. Qualcuno a cui non ero tanto simpatica, a quanto pareva. Ma chi è che poteva amarmi dopo quanto avevo fatto? Avevo rotto tutti i ponti che mi tenevano legata con coloro che consideravo amici, ho allontanato chiunque volesse intavolare una conversazione con me, ho rinunciato alle più alte cariche soltanto per vivere nella mia amata solitudine, rifuggendo da tutto ciò a cui mi tenevo aggrappata in passato. Per scappare dal mostro del passato.

Continuai a leggere quando una sferzata di vento fece volare via il piccolo segnalibro che usavo per le pagine. Mi alzai con un balzo, appoggiando a terra il libro, e feci per andare a prenderlo ma una figura elegante entrò nella mia visuale, gelandomi sul posto. L’ultima persona che mai avrei pensato di poter trovare lì si inginocchiò a raccogliere il pezzo di stoffa tra l’erba, si rialzò con un movimento fluido e se lo rigirò tra le dita affusolate, soppesando se ridarmelo indietro o tenerselo. Perché era lì? Sapevo bene che quel posto non era proprietà di nessuno, tanto meno mia, ma non avevo mai visto qualcuno aggirarvisi per paura di esser attaccati da qualche Dissennatore capitato per caso. Cosa era venuto a fare? Non sapeva,forse, che non doveva avvicinarsi a colei che si era auto-proclamata “l’appestata della scuola”? ne sarebbe andato per la sua fama.

- Carino. Babbano, vero? – mormorò spezzando il silenzio creatosi tra noi, rigirando tra le dite bianche il pezzetto di stoffa, osservandolo come se fosse stato un piccolo gioiello, un monile da conservare al sicuro. Mi avvicinai d’un passo con l’intento di strapparglielo di mano ma lo tolse dalla mia traiettoria all’ultimo secondo, facendomi sbilanciare in avanti. Ero sicura d’incontrare il terreno quando mi sentii prendere per la vita. Un secondo dopo ero stretta al petto del biondo. Sgranai gli occhi per sorpresa. Non aveva paura di infettarsi tenendomi tra le sue braccia? Non era, forse, lui il ragazzo che tanto disprezzava quelli come me, i Mezzosangue, definendoci fecce? Aveva cambiato idea tutt’ ad un tratto? Cosa gli aveva fatto cambiare idea da un giorno all’altro, tanto da rivolgermi la parola e salvarmi da una rovinosa caduta?

Mi ripresi dai miei pensieri, scansandomi bruscamente dal suo corpo, ritornando ad una distanza di sicurezza, una distanza normale per due soggetti come noi. Nell’azione, potei notare uno strano luccichio negli occhi del biondo, una scintilla passare in quel mare grigiastro in perenne tempesta, per poi spegnersi non appena rialzai lo sguardo verso di lui, incastrandolo con i miei occhi castani. Sicuramente non stava bene. Aveva un comportamento strano, non da Malfoy, ecco. Forse aveva bevuto troppo ed aveva, ancora, nel corpo i postumi da sbornia.

- Malfoy, cosa ci fai qui? Non sei il benvenuto. – sbottai sibillina, incrociando le braccia sotto il seno mentre il vento mi scompigliava i capelli. Alcune ciocche mi caddero davanti al viso ma non me ne curai più di tanto: in quel momento il mio “problema” era capire le intenzioni del biondastro. Intenzioni mai buone. Sul viso del Serpeverde nacque un ghigno divertito, una evidente presa in giro nei miei confronti.

- Mi dispiace darti questa notizia, Mezzosangue, ma il mondo non è ai tuoi piedi. La tua “abdicazione” da Regina dei Pezzenti per diventare “Regina di Ghiaccio” al pari di Daphne non ti permette di decidere per gli altri, chiaro? – sibilò l’ultima frase con voce dura e profonda, avvicinandosi d’un passo, tanto che potei sentire il suo fiato,freddo e lento, infrangersi sulla mia pelle. Una sensazione che mi fece rabbrividire. Un tocco che non desideravo avvertire. Mi scostai come scottata, ritornando ad un’accettabile distanza tra i nostri corpi, facendo ghignare ancora di più lo Slytherin. Si aspettava ogni mia mossa, ormai mi era chiaro, ma allora perché m’istigava a compierle? Si divertiva così tanto nel vedermi fragile, minuta davanti a lui ed alla sua arroganza da Prima Donna Verde-Argento? Era una vendetta per avergli strappato l’attenzione dell’intera scuola per il mio gesto?

- Non ho bisogno di te che me lo ricordi, Malfoy. Stavo benissimo da sola, a leggere, perciò la domanda mi sorge spontanea: cosa ci fai qui? Non mi pare che i Serpeverde  dovessero avere gli allenamenti, né che i vostri dormitori siano stati trasferiti qui. – la voce mi uscì atona, senza alcuna inflessione, lasciando il biondo Slytherin inizialmente stupito per poi riprendersi subito. Allora ero in grado di stupirlo un po’ quel pezzetto di ghiaccio ambulante!

- Complimenti, Granger. Sei diventata una perfetta Slytherin. Peccato per il tuo SangueSporco se no saresti stata una perfetta discepola. – mormorò divertito passandosi una mano tra i biondissimi capelli, rendendo ili ancor più spettinati di quanto già non fossero.

Una risata amara, fredda, sprezzante mi uscì incontrollata dalla gola, spezzando il silenzio della natura circostante. Una perfetta Slytherin? Ma sua quali criteri?

- Tu vaneggi, Malfoy! Su quali criteri basi il tuo illuminante pensiero? – esalai divertita non appena mi ricomposi. Io non ero infida, stronza, illusoria, meschina.. mi bloccai, impaurita da ciò che ne sarebbe seguito. Sentivo le gambe cedermi, tremare inesorabilmente. Mi accasciai terra, incapace di sostenermi da sola. Le lacrime pungevano, bussavano per uscire e sgorgare, portando con loro un fiume di sentimenti repressi. Una consapevolezza mi colpì lo stomaco come se fosse stato un pugno: Malfoy aveva ragione. Non potevo negarlo.

La risata che mi arrivò alle orecchie, graffiante e sinuosa, mi fece ancora più male di quanto pensassi. Avevo dato la soddisfazione al mio peggior nemico di vedermi, non solamente debole ed indifesa, ma sconfitta dalle mie stesse parole. Un doppi smacco per il mio orgoglio infinito.

- Mezzosangue, io e te non siamo poi così diversi. Quando lo avrai accettato, allora sarai pronta per renderti conto di molte altre cose. Esser egoisti e bastardi è nella nostra natura. – e con ciò se ne andò, lasciandomi sola nella mia tristezza e nella mia rabbia.

Aveva ragione ed io non potevo nulla per affermare il contrario. La verità s’infranse contro il mio muro ormai a pezzi, devastando la mia anima in pena. Una consapevolezza più grande mi aveva messa in ginocchio. Mi sarei rialzata?

 

Non rivolgeva più parola con nessuno.

Si era chiusa in una sorta di mutismo volontario, allontanandosi da chiunque le rivolgesse la parola anche per sbaglio. Non intratteneva più una conversazione da quell’episodio, soppesando mentalmente ogni istante, ogni emozione, ogni sentimento scatenatosi in quegli attimi, maledicendosi infinte volte per la sua fragilità. Si sentiva alla pari di una bambola rotta, consumata dagli anni e gettata in un angolo quando non era più utilizzabile. Non le dispiaceva esser considerata la “reietta” della scuola, alla stregua di Malfoy, ma le parole di quest’ultimo che continuava a rivolgerle.

Era l’unico a parlarle.                     

Un gesto di ribellione per ciò che aveva fatto la più famosa Mezzosangue dell’istituto? Un segno per farle che lui, comunque andavano le cose, rimaneva ad un gradino più in alto del suo? Per ristabilire la gerarchia della scuola, dove il padrone incontrastato era il Principe delle Serpi? Od era solamente il suo ego ferito a richiedere vendetta? Altrimenti perché si sarebbe avvicinato a lei senza alcun apparente motivo, le avrebbe parlato ed aperto gli occhi?

Aperto gli occhi.

Perché le faceva così male anche solo pensarlo? Il dolore sordo che le nasceva nel petto ogni qualvolta le immagini di quel giorno le ritornavano in mente, le strozzavano il respiro in gola e mille dubbi s’insinuavano nella sua coscienza straziata. Era così debole da non sapersi difendere dalle frecciatine ed allusioni del biondo Slytherin? Non era totalmente rinata la vecchia Hermione, la stronza algida Mezzosangue che tutti evitavano come la peste e rispettavano,comunque, con devozione? Cosa aveva sbagliato per meritarsi un tale trattamento dal suo peggior nemico? Dove aveva ceduto così facilmente alle sue paure tanto da sbandierarle di fronte al Serpeverde per eccellenza?

Cosa le avrebbe fatto,ancora, per schiacciarla?

   

Camminava sicura per i corridoi, scivolando tra gli studenti che si allontanavano da lei spaventati, pronta per raggiungere i Sotterranei dove si sarebbe tenuta la lezione del professor Piton. Da quando aveva lasciato il Trio dei Miracoli per mettersi in solitudine, l’uomo non l’attaccava più, decidendo di scagliare tutta la sua malvagità e crudeltà su Potter e Weasley. Con la coda dell’occhio, scorse il Bambino Sopravvissuto baciarsi in un angolo abbastanza appartato con Ginevra Weasley, il tutto sotto gli occhi del fratello, il quale sbuffava peggio di una teiera.

La Gryffindor scosse il capo ammutolita: da quando era così permissivo con la sorella? Non era lui quello che le chiedeva in continuazione di cosa stesse facendo sua sorella, con chi fosse e se avesse un ragazzo? Dov’era finito il ragazzo geloso con il quale si fidanzò parecchi anni prima?

- Guarda cosa ti sei persa, Mezzosangue. Sei sicura di voler vivere nel buio, nella consapevolezza di non avere una spalla sulla quale appoggiarti quando ne hai bisogno? Non desidereresti tornare indietro, cancellare le tue passate azioni e trovarti con i Pezzenti, magari con Lenticchia? – mormorò una voce strisciante al suo orecchio, ghiacciandola dal terrore mentre il fiato caldo del biondo s’infrangeva sulla sua pelle, provocandole dolci brividi. Perché le faceva quell’effetto? Da quando Malfoy era in grado di scatenare simili sensazioni nel suo corpo? rabbrividì al pensiero di ciò che stava architettando il Serpeverde.

Cercò di scansarsi dal corpo che sentiva premuto contro la sua schiena ma il biondo Slytherin le passò velocemente un braccio attorno alla vita, bloccandole ogni possibilità di fuga. Impallidì all’idea di ciò che gli altri potevano pensare. Era un posizione..equivoca. per lo più se erano loro i soggetti in questione. Una risata gutturale le perforò un timpano, provocandole un moto di rabbia oltre ogni limite. Come si permetteva di prendersi gioco di lei in quel modo, davanti agli occhi degli altri ragazzi? Chi era lui per permettersi tante libertà? Da quando aveva abbattuto quel confine invalicabile che il divideva? Fece per spostarsi nuovamente ma si ritrovò ancora più a contatto con il biondo, il quale ghignò ancor più apertamente.

Si stava divertendo. Lo eccitava da morire quella resistenza che continuava a mostrare. Fiera ed orgogliosa come una Grifondoro, cercava di scappare dalle sue spire malvagie ma era,indubbiamente, molto più forte di lei. Non c’era storia eppure continuava a combattere, a mostrarsi la vecchia Mezzosangue. Un sorriso, per un breve istante, fece capolino sul suo viso, per esser cancellato dalla solita maschera d’indifferenza.

Continuava a guardare la scenetta davanti a se, sentendo le mani prudere dalla voglia di andare a picchiare quello stupido Potter e quello sfigato di Lenticchia, troppo infantili per accorgersi di cosa stava perdendo. Di chi stavano perdendo, e tutto per la loro demenza. Ci doveva esser un motivo per cui la Mezzosangue era tanto cambiata, perché avesse fatto una simile scelta, e lui era tutto intenzionato a scoprirlo. Anche a costo di tradire i valori del perfetto Slytherin.

Quando avvertì il corpo della ragazza, premuto contro il suo, scuotersi dai singhiozzi, allentò la presa, rimanendo a fissarla in silenzio, pronto a ricevere uno schiaffo da parte della Mezzosangue. Questo non arrivò mai. Si girò a guardarlo per un istante, leggendo nei suoi occhi qualcosa a lei sconosciuto, tremò nel profondo non appena comprese che quella luce non era odio ma tutt’altro, e se ne andò, allontanandosi velocemente da quel corpo tentatore ed infido, che le aveva solamente confuso la mente. Imprecò tra se per essersi lasciata andare così apertamente. Non doveva più permettersi alcuna mossa falsa.

Da quel momento in avanti sarebbe stata fredda e distaccata con tutti. Niente più debolezze, tanto meno con quel Serpeverde.

 

Non le si era più avvicinato.

Raramente i suoi compagni di casa lo vedevano fissare lo sguardo nel vuoto e quando scorgevano l’oggetto del suo turbamento, cambiava argomento. Tutti facevano finta di nulla. Tutti tranne il suo migliore amico. Nessuno poteva nascondergli qualcosa, tanto meno Draco Malfoy.

Aveva capito subito che l’interessamento dell’amico non era occasionale, che non si stava divertendo alle spalle della ragazza ma si stava davvero facendo coinvolgere dalla faccenda.  Un bene o un male? Non sapeva dirlo con precisione eppure dagli sguardi freddi della Mezzosangue in risposta ai suoi, poteva dire con esattezza quanto non fosse gradito il suo “aiuto”.

A scuola era stata rinominata “Regina di Ghiaccio”, scalzando Daphne Greengrass dal titolo, attirando ancor più sguardi sulla sua minuta figura. Non si attardava più in biblioteca, tanto meno girava con libri su libri impilati uno sopra l’altro. Non usciva con gli amici quando erano concesse delle visite e non partecipava alle feste, non se non fosse richiesta la sua presenza. Non si fermava a chiedere chiarimenti, non alzava la mano quando i professori facevano domande alla classe. Non faceva più guadagnare punti alla sua Casata, non riceveva lettere da parte dei suoi famigliari. Era come se fosse stata tagliata fuori dal mondo.

Uno spettro dimenticato da tutti.

 

Era terminata un’altra ora di Pozioni. In fondo in fondo mi dispiaceva un po’: due ore in Serra, al caldo, avrebbe comportato danni alla mia pelle delicata.

- Blaise, muoviti. – sibilò solamente il mio compagno con la sua solita allegria, dandomi una leggera spinta per farmi andare avanti, tanto che nello spostamento andai ad urtare la Mezzosangue. Questa si girò scocciata, lanciandomi un’occhiataccia, senza spiccicare parola. Rimasi ammutolito dal suo sguardo: da quando erano così.. freddi i suoi occhi? Perché non vi era quella scintilla tipica dei Gryffindor? Cosa ne era successo della Mezzosangue So-Tutto-Io tanto odiata dal mio migliore amico?

Mi sentii tirare per una manica in un corridoio appartato. Non feci in tempo a guardare chi mi avesse trascinato via che sentii un rumore sordo infrangersi contro il muro ed un ringhio gutturale uscire dalla gola. Quello doveva esser Draco. Eppure non mi spiegavo, fino in fondo, tutta quella rabbia. Cosa nascondeva?

- Maledizione! L’hai vista? Pensa veramente che impersonando un vecchio eremita potrò risolvere i suoi problemi? – sbottò iracondo il mio amico, chiedendomi silenziosamente un parere.

Cosa potevo mai dirgli? Se gli avessi detto ciò che pensavo realmente mi avrebbe, come minimo, buttato giù dalla prima finestra. Eppure la tentazione di aprirgli gli occhi era troppo grande per far finta di nulla. Alla fine optai per la scelta meno razionale.

- Perchè ti sta così a cuore questa causa, Dra? Trova un risposta nel tuo cuore, se ne sei in grado, ed ogni tua domanda sarà risolta. – mormorai con voce saccente, senza incontrare lo sguardo del mio amico, e me ne andai, proprio come aveva fatto la Mezzosangue poco prima. Doveva riflettere, capire ciò che gli stava accadendo ed avere me tra i piedi, compresi, non era il massimo. Lo avrei influenzato con le mie supposizioni, senza fargli scavare nel profondo della sua anima.

Doveva capire da solo qual’era il suo futuro.

 

Aveva ripreso a parlarle.

Si era avvicinato rapidamente alla ragazza, rompendo qualsiasi barriera razziale che li teneva lontani. Non gli importava di causare dolore a suo padre od a sua madre: l’unica cosa che gli premeva, in quel momento, era capire. Capirla. Nessuno glielo avrebbe impedito. Non temeva le conseguenze che sarebbero potute nascere dal suo plateale gesto di ribellione: era,comunque, il padrone indiscusso della scuola e come tale nessuno si sarebbe permesso di mettergli i bastoni tra le ruote. Era lui che dettava legge, che stabiliva i limiti e le regole, nel caso in cui fossero necessarie.. nessuno, tanto meno lei, ne era esonerato.

In qualunque caso, la ragazza continuava ad ignorare il mondo intero, facendo finta di nulla quando le si avvicinava il biondo Slytherin. Eppure le piaceva quell’interessamento morboso. Era qualcosa che la intrigava. Più lo mandava via, più si avvicinava. Erano come un chiodo ed una calamita: l’uno attraeva l’altro. Non vi era nulla da fare. Nessuno era in grado di dividerli. Non dopo che avevano finalmente accettato di esser più simili rispetto quanto pensavano.

Cos’erano il sangue, una dinastia, un cognome, una provenienza a dividerli, a separarli? Futili motivi per accentuare la loro rivalità, null’altro. Cose in cui non credevano più da molto tempo. Soprattutto il biondo Slytherin.

Aveva rinnegato se stesso, ciò in cui credeva anni prima, i suoi stessi amici per vivere, anima e corpo, quel strano gioco in cui era caduto, in cui si era infilato senza sapere quali sarebbero state le conseguenze.

Avevano superato le loro credenze, i loro dubbi, le perplessità, gli sguardi carichi di curiosità quando venivano visti a parlare, a sorridere l’uno in direzione dell’altro o, semplicemente, alla ricerca dello sguardo dell’altro.

Si stavano conoscendo, semplicemente, passo dopo passo, accettando i pregi ed i difetti dell’altro, cancellando il passato e gli errori commessi dalla gioventù. Inesorabilmente, si erano ritrovati nelle braccia dell’altro senza ben sapere come ci fossero finiti.

 

Battei nervosamente un dito sulla gamba mentre giocherellavo con un sasso trovato lì vicino. Era in ritardo. Come al solito. Ed io, come una stupida, gliela avrei fatta passare nuovamente. Sbuffai stizzita: mi ero rammollita. Ero caduta nella sua trappola, credendo di poter esser veramente sua amica senza dover dare nulla. Sarebbe stato sempre così? Non si sarebbe trasformato in Potter e Weasley, buoni solamente a chiedermi i compiti per copiarli?

I miei pensieri vennero interrotti dall’arrivo del biondo. Era bellissimo come sempre, un pugno nello stomaco ogni volta che mi si sedeva accanto. Tutte le volte pensavo “Perché è diventato mio amico? Cosa l’ha cambiato tanto?”. Non trovavo mai risposta.

- ‘Giorno, Mezzosangue. – mormorò col fiato corto sedendosi sull’erba accanto a me e tirando fuori una sigaretta, pronto a fumarsela. Lo incenerii con lo sguardo. Lui si accorse dei miei occhi fissi su di lui ma fece finta di nulla.

- ‘Giorno, Furetto. Non fumare. – sibilai acida, strappandogli dalle mani la sigaretta. Non feci in tempo a spostarmi che me lo ritrovai addosso. Il peso del suo corpo, leggermente scostato dal mio per qualche centimetro, mi teneva ancorata al terreno, impedendomi di fuggire. Nei suoi occhi lessi irritazione. Cosa era successo?

- Draco.. che hai? – mormorai leggermente preoccupata, lasciando perdere il calore ed i brividi che il suo corpo erano in grado di infondermi. Continuava a fissarmi con insistenza, senza staccare i suoi occhi ghiacciati dai miei, cercando di leggermi nel profondo. Cosa doveva trovare ancora? In fin dei conti avevamo mandato a puttane,entrambi, le nostre reputazioni per esser amico con l’altro perciò cosa ancora doveva verificare? Cosa non andava bene?

Non feci in tempo per porgli i miei dubbi che mi ritrovai due labbra appoggiate alle mie. Sgranai gli occhi sgomenta: mi stava baciando! Draco Malfoy, quello che era diventato una specie di migliore amico per la sottoscritta, mi stava baciando, e tutto senza un’apparente motivo.

Lo scostai bruscamente neanche due secondi dopo, tirandogli uno schiaffo in viso, girandogli il volto dall’altre parte. rimase immobile per qualche secondo, immagazzinando l’informazione. Riportò il suo sguardo nel mio, sorridendo appena.

- Lo sapevo. Tu sei l’unica Regina di Ghiaccio della scuola. La Mia Regina. – mormorò a bassa voce prima di accarezzarmi teneramente il viso. Sorrisi inconsciamente.

 

Il Principe delle Serpi aveva trovato la Regina. Ma questa avrebbe accettato in eterno le condizioni poste dal gioco? La libertà e l’indipendenza di cui tanto bramava le solleticarono più volte la voglia di mollare tutto e voltare pagina, ristabilendo le giuste gerarchie. Eppure non lo fece.

La sensazione di rimanere sola nuovamente le attanagliava lo stomaco, impedendole di ragione con razionalità, puntando sempre sulla scelta meno corretta.

Ma chi era lei per decidere se fosse corretta o meno?

Lei stessa era un sbaglio. Uno sbaglio in grado di trovare un altro sbaglio.

Due sbagli per formare un unico errore.     

 

 

Zona Autrice:

Piccola One-Short nata così per caso..naturalmente i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro. Grazie a chi segue le altre mi storie, veramente. Grazie mille. Ho superato abbondantemente le 10000 letture e questo lo devo solo a chi continua a seguirmi seppur non me lo merito vista la lentezza con cui aggiorno ^^"

 Per chiunque volesse aggiungermi sulla pagina Facebook, trovate il link nella pagina autrice.. Prima di aggiungermi ditemi il vostro nick e che siete di efp.. Lì metterò aggiornamenti, anteprime ed altro..

A presto,

B.     

   
 
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