Non ricordo da quanto tempo mi trovo in questo stato.
Non ricordo l’ultima volta che ho dormito per tutta una notte intera, senza girarmi e rigirarmi nel letto pensando a Lui.
Anzi a Lei.
Che stupido, continuo a rivolgermi alla Sua persona al maschile, come se davvero la considerassi il mio comandante, il mio migliore amico, il mio confidente, il mio padrone.
Meglio sarebbe stato per me non essere mai approdato - qui - a Palazzo Jarjais.
Meglio di gran lunga non aver mai scorto il suo viso affilato incorniciato da riccioli biondi, il suo sguardo arrogante, l’oceano dei suoi occhi e la sua esile ed elegante figura.
Meglio non essere mai nato, che consacrare la mia stessa vita alla mia crudele dea di ghiaccio, forgiata negli inverni più feroci, ma allo stesso tempo fragile come la materia di cui sembra fatta.
Mio Dio! Quanto vorrei riscaldare quel suo bellissimo corpo malcelato dall’uniforme, trattenere la sua nuca nel momento dell’estasi che solo una donna può provare e guardarla mentre invoca il mio nome….. possederla e renderla finalmente consapevole della sua vera natura attraverso la mia, domarla, o farmi domare, e consegnarmi finalmente alla Pace della spossatezza.
Placare la mia sete.
Placare la mia fame.
Di Lei.
Credo di impazzire.
Credo che Lei se ne renda conto.
Da quando ho cominciato a sporcare l’idea della mia Oscar con tali pensieri?
Da quando il mio amore e la mia devozione puri, puliti nei suoi confronti, si sono trasformati in questa brama che di amorevole ed elevato ha così poco?
Che uomo sono diventato, uno di quelli che sono schiavi delle loro voglie…. Uno di coloro che devono placare i loro istinti con le “donne di vita” nelle taverne.
Solo che alla loro passione fasulla quanto la loro bellezza imbellettata, io sovrappongo il Suo viso, io rivesto il loro roco vociare ed i loro gemiti, di Lei, immaginandola mentre mi chiama, mi brama, mi fa suo.
Sono davvero un uomo indegno.
Un tempo mi saziavo delle sue parole, dei suoi sorrisi e dei suoi duelli.
Mi accontentavo di stare silenziosamente al suo fianco.
Ed ora la bramo come si brama una semplice donna mortale, riverso su di lei pensieri che mi lasciano sconvolto …e mi consumano.
Perché è accaduto questo?
Cosa ho visto nei suoi occhi quella maledetta sera?
Quando nella mia follia le ho strappato le fasce che costringono il suo seno, il suo bellissimo seno per …. Dimostrarle che ..una rosa è sempre una rosa?![1].
No …non per dimostrare a Lei che è pur sempre una donna…. Ma per dimostrare a me stesso di essere ancora un uomo, un uomo capace di ribellarsi ad una “semplice”donna e di pretendere ciò che vuole, per sé.
Che vigliacco.
Ma nei suoi occhi…. Solo per un attimo, ho visto desiderio.
Dopo lo stupore, l’orgoglio ferito, la paura…si io ho visto - nei Suoi occhi bellissimi -riflessa la mia stessa brama.
Ma ne sono andato, ennesima codardia, e Le ho promesso che mai più l’avrei sfiorata ….
Mai più….
E’ così che è iniziata la mia discesa all’Inferno.
- Ore 4.30 Camera di Oscar Francoise De Jarjais -
Morfeo perché tardi ad arrivare …come ogni notte.. da quella sera.
Perché, mi ha fatto paura Andrè?
No, non è questo il motivo… ho urlato per convenienza…. Perché era giusto fare così.
Vederlo d’un tratto così … deciso…. Vederlo sovrastarmi in quel modo…Io non ero più io.
Io odio il mio corpo.. perchè mi ha tradito quella notte.
Perché prepotentemente, mi ha ricordato che sotto le medaglie, sotto le armi, sotto i galloni, c’è un corpo di Donna.
Una semplice donnetta che freme al tocco di un uomo.
Non stavo tremando di paura, mio bell’Andrè.
Andrè dagli occhi di smeraldo e dai capelli corvini.
Stavo tremando come trema una donna la sua prima notte di nozze.
Fremevo… perché in fondo per qualche istante ho desiderato offrimi a Te.
Concedermi a chi mi ha concesso la Sua vita.
Concedermi a chi mi ha concesso la Sua vista[2].
Riamare chi mi ama così tanto.
Si per un attimo Ti ho desiderato come una moglie desidera il marito.
Ho desiderato essere per una notte, Madame Grandier.
Ma ho voltato il viso, e ti ho rifiutato.. perché sono una vigliacca.
Una povera donna codarda, che si batte per gli ideali e per ciò che Le è stato imposto, ma non per vivere la Sua stessa vita appieno.
Ti ho chiuso le porte della mia stanza da letto… e Dio solo sa quanto in realtà desideri stare con Te.
Sono una codarda, Andrè, che finge di essere un Uomo, per non affrontare le tribolazioni che l’Amore può offrire.
Sono una Donna che nasconde i suoi sentimenti dietro una spada.
Che si è sempre nascosta dietro le tue spalle.
Perché sai… che senza di Te il valente comandante Oscar non esisterebbe?
Sai che senza di te, non potrei affrontare la vita che affronto?
Non avrebbe senso vivere così se Tu non fossi al mio fianco, Andrè.
Tu mi hai donato il Tuo cuore e io l’ho gettato a terra per continuare questa farsa, per non ammettere la realtà
Io posso muovermi libera nel mondo e stare al pari con gli uomini, non per la follia di mio Padre, ma perché Tu lo hai permesso.
Lo permetti ogni giorno, dandomi la forza e la sicurezza di avere un compagno, infondendomi coraggio solo con la tua vicinanza.
Ed Io?
Io ho persino avuto paura di fare l’amore con te.
......
Eccoti di nuovo, che esci in piena notte…
E’ la terza volta che ti vedo correre in sella al tuo cavallo verso le luci della città.
Quali braccia accoglieranno ora il tuo bellissimo corpo?
Quali bocche potranno assaggiare il dolce miele delle Tue?
Quali mani potranno accarezzarti e stringerti…
Sono una vigliacca Andrè… e non posso fermare la fitta di gelosia che mi pervade.
[1]Episodio sia dell’anime (censurato) che del manga, Andrè le dice quella famosissima frase “Una rosa è sempre una rosa Oscar, non potrà mai essere un lillà”e le strappa la camicia di dosso per poi stendersi su di lei, non dopo averle confessato che la ama da una vita. L’episodio si conclude con lui che le chiede perdono e le promette che mai più farà nulla del genere.
[2]Andrè perdette l’occhio in una missione contro il cavaliere nero, durante la quale – come al solito – accompagnava Oscar.