Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Olly117    08/06/2011    1 recensioni
Harry e Ginny in una esuberante, dolce, infinitamente triste gita...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Addio
 
"Ahi!! Ginny, potresti cortesemente evitare di farmi sbattere il piede su ogni singolo sasso presente in questo prato"
"Scusa, scusa...Non è colpa mia se hai il 55 e mezzo di scarpa! Per forza che sbatti da tutte le parti, come fai a gestire quei piedi enormi?"
"Per tua informazione porto solo il 40 che è perfettamente nella media"
"Ihihih...Dai, lo sai che scherzo. Adesso però stai zitto e non fare i capricci, piccolo Harry. Stai rovinando l'atmosfera!"
"Veramente...."
"Shhhh!"
"Okay, okay! Sto zitto."
"Ecco, bravo".
Harry Potter era bendato. Non aveva idea di dove si trovasse ed era ancora inebetito dal sonno. "Ma dove cavolo stiamo andando?". Ginny, la sua fidanzata, camminava davanti a lui e lo teneva per mano. Ricordandosi che era con lei, confortato da quel tocco caldo e familiare, si tranquillizzò all'istante. La curiosità di sapere dove erano diretti si fece meno pressante. Era con lei, la sua Ginny: tutto il resto assumeva un'importanza relativa.
Qualche minuto prima aveva sentito il tipico strappo all'ombelico, poi aveva toccato con i piedi un terreno diverso dal precedente, più sconnesso: avevano viaggiato con una Passaporta e ciò stava a significare che il posto in cui si stavano dirigendo doveva essere lontano dalla Tana, abbastanza comunque da rendere necessario l'uso di un mezzo di trasporto magico. Qualsiasi cosa fosse la sorpresa che Ginny gli aveva preparato, sarebbe stata comunque splendida. Era con Ginny: bastava che lei rimanesse al suo fianco e gli sarebbe andata a genio anche una panchina sgangherata in un parco.
Comunque, partiamo dal principio. Tutto era iniziato quella mattina. Harry dormiva beatamente sognando di vincere una partita a Quidditch contro i Serpeverde, quando aveva udito un urlo incomprensibile squarciare la fredda aria invernale, aveva visto di sfuggita un lampo rosso attraverso le palpebre socchiuse ed era stato investito da una luce abbagliante. Si era precipitato giù dal letto, aveva afferrato la bacchetta con mano tremante e l'aveva puntata all'indirizzo dell'intruso. Davanti a lui stava una spettinata e indaffarata Ginny. Appena lei vide Harry davanti a sé che le puntava la bacchetta contro con aria sconvolta, si fermò. Aveva assunto il tipico cipiglio "alla signora Weasley" e lo guardava attraverso il folto ciuffo di capelli rossi (ecco cos'era stato quel lampo!) che gli ricadeva sugli occhi. Harry tirò un sospiro di sollievo e si risedette sul letto col respiro affannoso e il batticuore. Voldemort aveva lasciato il segno. Harry si sentiva costantemente in pericolo.
" Non ci pensare neanche!" gli disse subito Ginny, ridestando il ragazzo dal momentaneo stato di trance nel quale era caduto.
"A cosa non devo pensare?" Harry era piuttosto confuso. Di mattina non era propriamente ciò che si dice una persona loquace.
"Non provare a riaddormentarti!"
"Ma Ginny sono solo le...che ore sono?"
"Le sei e mezza e siamo in ritardo"
"Cosa?! Ma mi spieghi perché ti agiti tanto? Siamo in vacanza...Rilassati" sbadigliò.
"No, caro mio. Su, su, fatti una bella doccia e vestiti! Abiti comodi, mi raccomando...Dobbiamo camminare per un po'"
"Camminare? Ma di che cavolo stai parlando Ginny?! Aspetta un att-"
Si ritrovò sbattuto in bagno con una pila di vestiti in una mano e un bagnoschiuma nell'altro. Ancora confuso entrò nella cabina doccia. Fortunatamente il getto d'acqua gelata riusciva sempre a svegliarlo e a schiarirgli le idee. Almeno per cinque secondi.
Con i capelli ancora umidi scese per la colazione. Caffè. Desiderava solo quello. Seguì con il suo fiuto l'odore che tanto amava e si versò dalla caffettiera una tazza gigante della miracolosa bevanda. Nel giro di due minuti il lieve velo che avvolgeva il mondo sparì e Harry si sentì finalmente pronto per affrontare quella che si preannunciava una bizzarra giornata. Una mezz'ora dopo il nostro eroe si ritrovò a camminare insieme a Ginny, completamente vestito, occhialuto e caffeinizzato a dovere. La sua ragazza, che Harry cominciava a sospettare avesse perso qualche venerdì, non aveva proferito parola riguardo alla loro destinazione. Prima di uscire di casa gli aveva coperto gli occhi con quello che sembrava essere un suo foulard. "Sì" pensò Harry "profuma meravigliosamente di fiori". Quel pensiero ne trascinò con sé altri cento, tutti riguardanti lei, tutti non precisamente casti.
Erano arrivati. Ginny si era arrestata all'improvviso e aveva stretto forte la mano di Harry bloccando il flusso di pensieri che annebbiava la mente del ragazzo. "Eccoci". L'aveva detto con una voce nuova, più emozionata, leggermente roca e splendidamente delicata nelle sue esitazioni. Ginny piangeva. "Hey" disse Harry sfiorando il volto della ragazza, "sono lacrime queste?". "S-scusa. I-io non vo-volevo...M-mi sono lasciata p-prendere d-dall'emozione, c-credo". Tirò su col naso. Harry, ancora bendato, non riusciva ad immaginare una situazione più dolce, tenera e triste. Sapeva che non era l'emozione che aveva indotto Ginny sulla via di quei disperati singhiozzi. La sua fidanzata sapeva meglio di lui che quello poteva essere un addio. Il giorno dopo Harry sarebbe partito per la ricerca degli Horcrux e chissà cosa sarebbe successo. Chissà quando avrebbero potuto rivedersi. "Forse mai" si ritrovò a pensare Harry sconsolato, abbracciando Ginny e accarezzandole i capelli in un gesto di disperata dolcezza. Harry poteva benissimo morire e anche Ginny correva i suoi rischi facendo parte della più numerosa famiglia di Traditori-del-Loro-Sangue d'Inghilterra. E per giunta in contatto con Harry Potter, la persona più ricercata del paese. "No. Quel pensiero non riesce neanche a prendere forma nella mia mente. Ginny non morirà! A costo di morire io nella maniera più atroce e dolorosa possibile".
Fortunatamente la voce di Ginny, ora più chiara e sicura, lo riscosse dall' intricato miscuglio di idee e pensieri dolorosi che si agitava tagliente nella sua testa. "Puoi toglierti la benda Harry". Oddio. Il modo in cui aveva detto il suo nome. Semplicemente sublime. Harry non sapeva se sarebbe riuscito a resistere alla tentazione di saltarle addosso e riempirla di baci. Doveva controllarsi. "O-ok" Con mani tremanti sciolse lentamente il nodo della sciarpa avvolta sugli occhi e..."Wow!" riuscì a pensare solo una parola: "azzurro". Dov'era il cielo? E la terra dove stava? Blu cobalto, azzurro turchese, celeste scuro. Poi, un lampo dorato. Sabbia. Bianco: nuvola solitaria. Tutto gli faceva pensare ad una spiaggia, ma quel posto era troppo bello, troppo pulito, troppo...perfetto per essere una spiaggia. Ginny intanto lo osservava con le sopracciglia alzate, in attesa di una qualche reazione. Ma Harry era troppo inebetito per parlare e decisamente troppo impegnato a sgranare gli occhi.
"Hey, riprenditi..." Ginny non riuscì a soffocare una risata mentre gli agitava una mano davanti al viso. L'espressione del ragazzo era decisamente ridicola.
"Ma dove siamo?!" chiese finalmente Harry, che sembrava aver riacquistato la facoltà di parlare.
"E' una spiaggia" rispose Ginny.
"Un po' speciale come spiaggia" disse con un sorriso agitando la bacchetta "ma, sì, in fin dei conti è proprio una spiaggia...Bella, vero?"
"Spettacolare..." sussurrò Harry.
Stettero lì tutto il pomeriggio, parlando, passeggiando, riflettendo. L'imminente partenza di Harry incombeva su di loro come un'ombra scura, unica macchia in quella giornata altrimenti splendida. Alla fine si sedettero su uno scoglio levigato dalle onde e si guardarono a lungo negli occhi, con lo sciabordare del mare come unico rumore. All'improvviso Harry tese la mano verso Ginny, strizzando l'occhio...
Ballarono. Ballarono tutta la sera. Ballarono fino a non poterne più, fino ad avere i piedi in fiamme. Ballarono dolcemente con la melodia delle onde ad accompagnarli. Con la luna pallida, che gli sorrideva tristemente, testimone anch'essa di quell'addio doloroso. Infine si incamminarono verso casa, con la morte nel cuore, consapevoli che quella poteva essere l'ultima volta che si tenevano per mano. Ginny cercò di imprimersi nella mente ogni singola linea, ogni singolo solco che attraversavano la mano grande e forte di Harry, così da poter fingere, nelle notti più lunghe e più buie, di averlo ancora accanto.
Tornarono alla Passaporta e in un attimo si ritrovarono alla Tana. Era ormai sera e già riuscivano a sentire la voce della signora Weasley che chiamava la famiglia per la cena. Aspettarono un po', lì fermi immobili davanti all'ingresso cercando di prendere il più possibile le distanze dal momento in cui non sarebbero stati più soli. Poi lentamente si avviarono verso la casa scambiandosi un ultimo lunghissimo, dolce bacio...La porta venne aperta e il calore li investì, insieme all'odore di cibo e compagnia...L'ultima cosa di cui avevano bisogno. Ginny e Harry desideravano soltanto salire di sopra, sdraiarsi insieme sul letto e restare lì a contemplare il vuoto, a riflettere su ciò che stava per accadere, a tenersi per mano, guardarsi  negli occhi e cercare di schiarirsi le idee. Quei terribili, strazianti pensieri li sopraffacevano e la confusione che avevano in testa non faceva altro che amplificarsi in mezzo a tutta quella gente che non sapeva, non aveva idea, non poteva capire...I sentimenti, l'amore incondizionato che condividevano in quel momento faceva male, troppo male per sopportarlo. E in un attimo era notte e in un attimo si faceva mattina e in un attimo Harry era fuori dalla porta insieme a Ron e Hermione, con lo zaino in spalla a salutare i Weasley. E in attimo una lacrima gli scorreva sul viso e in un attimo stava dicendo “Addio Ginny. Ti amo, ricordati solo questo”.
 
Fine.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Olly117