08/06/2011
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Blackwater
Jacob/Leah
Jacob/Leah
Leah aveva sempre da fare, da quando avere ripreso a frequentare l'università: ogni mattina si rinchiudeva tra le mura delle aule, di pomeriggio rimaneva china sui libri e la sera si dedicava alla sua seconda vita -quella di palla di pelo con enormi zanne.
Era per questo motivo che Leah usava le sue serate più per sfogarsi che per fare un'effettiva ronda; la maggior parte delle ragazze si iscriveva a kick-boxing per scaricare lo stress, lei si trasformava in un enorme lupo.
Per lo meno risparmiava sui soldi della palestra.
E mentre le sue colleghe di corso si sistemavano per andare a prendere l'aperitivo in qualche locale chic di Seattle, lei si legava la canottiera e gli shorts alla caviglia e nuda si abbandonava all'ebbrezza della natura, più che dell'alcool.
Per di più, lei, aveva anche la possibilità di sfogarsi verbalmente: i continui turni accanto a Jacob Black, le permettevano di screziarlo e farsi screziare, come in un elegante dibattito oratorio -solo che c'erano molte più parolacce e immagini oscene.
Ma alla fine si trattava di un gioco, lo sapevano entrambi, e tutti e due apprezzavano questi momenti, perché, anche se Jake l'università non la frequentava ancora, gli piaceva potersi confrontare e sfogare con qualcuno.
Anche fisicamente.
Perché alcune volte, quando si sta da soli in un bosco, e si inizia a litigare velocemente, si fa in fretta a ritrovarsi faccia a faccia, con un'irresistibile voglia di azzuffarsi; e quando lo si inizia a fare, può capitare di ritrovarsi uno sopra l'altra, muso a muso.
E poi, bocca a bocca.
E, straordinariamente, lingua a lingua.
Jake era vergine la prima volta che lo fecero, era tutto un tremito e i muscoli erano così tesi, che Leah si era trovata ad accarezzare le vene pulsanti dei bicipiti, più che la pelle bronzea. Era scesa sul suo collo e, per la prima volta, sembrava calma.
Aveva preso le sue mani e le aveva guidate sui suoi fianchi, ripercorrendo, istintivamente, le mosse che Sam aveva in precedenza compiuto.
L'aveva sentito indurirsi rapido, fremente, mentre il suo corpo sudato si schiacciava contro quello più calmo e tranquillo di Leah. Titubante le aveva accarezzato un seno, non riuscendo neanche a guardarlo. Era stata la mano più sottile e leggera di lei ad accarezzargli il membro e guidarlo, senza fretta, come se volesse insegnarglielo, verso di sé, dentro di sé.
« Calmati, Jake » gli aveva sussurrato, e a lui parve assurdo sentire un consiglio del genere detto da lei.
Era stato un attimo e si era ritrovato dentro il suo corpo, accolto da un calore che non poteva immaginare. La freddezza e il cinismo di Leah parvero scomparire non appena la penetrò.
Iniziò a spingere, in fretta, frenetico, sembrava che volesse a tutti i costi sfogare quella voglia di piacere, di benessere. Sentiva il respiro più affannato di lei, le sue labbra che lo cercavano, ma senza fretta.
Jacob non sapeva bene neanche dove guardare, tenendosi sollevato sui gomiti muoveva il bacino ritmicamente, spinto dall'istinto. Voleva abbracciarla e affondare il viso nel suo corpo, sulla sua pelle, ma aveva paura che qualsiasi gesto avrebbe potuto rompere l'innaturale calma di Leah.
Mentre si induriva ancora di più, pronto ad abbandonarsi all'ultimo spasmo, vide le braccia di lei cingergli il collo, attirarlo a sé; e, mentre le sue labbra piene si posavano sulle proprie, facendole schiudere per approfondire il bacio, le sue mani gli tiravano i capelli, accarezzandogli la nuca.
Jake fu scosso da un improvviso e inaspettato brivido, che partendo dal basso lo percorse tutto, penetrandogli nel cervello, facendolo urlare senza neanche rendersene conto.
Vide, come in un sogno, il corpo di Leah tremare di colpo, le sue gambe lisce strusciarsi contro le sue, avvinghiarle e attirarle a sé.
Quando tutto finì, Jake era ricaduto su di lei e, imbarazzato, si era subito tolto e messo supino al suo fianco. Leah sorrideva, di un sorriso gentile e femminile.
Jacob aveva voltato la testa e la fissava, tacitamente, notando come le sue guance fossero belle, quando tese verso l'alto e le sue ciglia lunghe e folte, erano così delicate che Jake provò un'irresistibile voglia di toccarle.
« Leah... » sussurrò, la voce ancora affannata.
« Sì? » rispose lei, mettendosi su un fianco, senza far caso alle foglie impigliate nei capelli di entrambi o al fatto che si trovassero stesi sulla nuda terra.
« Posso baciarti le ciglia? »
Leah rimase senza parole poi annuì e vide la figura possente di lui chinarsi su di lei, seguì il calore delle sue labbra sulle palpebre e un'indefinibile dolcezza.
Ma Leah aveva sempre da fare, anche quella volta, dopo poco si alzò in piedi, come se un orologio interno avesse suonato la mezzanotte, e baciandolo leggermente si trasformò, lasciandolo lì, tra rami caduti e radici che spuntavano dal terreno.
Tanto ci sarebbe stata un'altra ronda, un altro sfogo e un'altra litigata.
Per fortuna.
Angolo autrice:
inauguro con questa storia la raccolta delle ship! Rispondendo alla sfida di ~ s i l v e r pubblico questa Leah/Jake a rating rosso, con i prompt "tempo, orologio, fretta". Ho deciso che creerò una serie per tutte le storie che partecipano all'iniziativa, visto che voglio scriverne una per ogni ship!
Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP! I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »