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Autore: LichtNacht    09/06/2011    4 recensioni
Si adagiò sul letto, divorata dalla curiosità di conoscere il nome della band musicale per cui avrebbe lavorato, dandosi della stupida per non l’averlo chiesto prima al suo capo.
Stranamente si sorprese a battere i denti dal freddo. Automaticamente si giro verso la porta finestra. Era aperta. Qualcosa non quadrava.
Si avvicinò al suo posto letto, alzò il cuscino per recuperare la sua Beretta 9mm, ma con sua sorpresa, di quest’ultima non cen’era traccia.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono realmente dispiaciuta che su 141 utenti che presumo abbiano letto fino al capitolo prima, solo tre anime si sono prese la “briga” di recensirli. Non chiedo le vostre recensioni per poter cantar vittoria. Le chiedo per conoscere i vostri pareri riguardo a ciò che scrivo, cercando così di poter migliorare i capitoli successivi per potervi regalare migliori letture. Tutto qui. Spero possiate comprendermi, dato che ripeto, è anche la mia prima FF.
Dopo questa mia lamentela, ecco a voi il terzo capitolo, leggermente lungo.  Spero vi piaccia quanto gli antecedenti.

Capitolo 3

C’è che era uno strazio quando si parlava di viaggiare in aereo per lavoro. Specialmente per la pistola che si portava dietro. Come sempre c’era da metter in chiaro le norme burocratiche del caso, non mancava mai il registro di passaggio dell’arma in questione. Quando le hostess visionavano la carta di imbarco con l’apposita dicitura, interpellavano sempre il comandante dell’aereo. A questo punto, alcuni comandanti le lasciavano la pistola. Altri invece, la prelevavano per custodirla nell’apposito cassettino blindato all’interno della cabina. Come in questo caso.
Kessidy si adagiò sulla poltroncina del suo posto, cercando di rilassarsi psicologicamente. Per quanto ingombrata era in quel momento la sua testa, si era completamente dimenticata di non conoscere ancora il nome della band che avrebbe incontrato a distanza di ore. Doveva sgombrare la mente per lasciare il posto alle informazioni che avrebbe acquisito dal fascicolo, dato che ci avrebbe avuto a che fare per un periodo di tempo ancora non conosciuto.
“Ed a proposito di temi non conosciuti..” Pensò sorridendo la ragazza prendendo con soddisfazione il fascicolo tra le mani.
Giocando con se stessa, creò immaginari tamburi di sottofondo mentre lentamente, ma molto lentamente, apriva la copertina di cartone rigido color arancio spento.
“Tokio Hotel” C’era scritto. Si, li conosceva. Beh, dire “conosceva” era esagerato dato che delle loro canzoni, aveva ascoltato solo Moonson. L’aveva sentita per caso alla radio, gli piacque, e quindi la inserì nel suo Mp3 nella cartella Novità, dato che all’epoca lo era.
Si era completamente dimenticata di quella canzone, ormai era stata rimpiazzata da “novità” molto più recenti. Finito di visionare il fascicolo che le aveva dato Jordan, non era neanche passata un’ora. Non aveva la più pallida idea di come poter ammazzare il tempo durante quelle 7 ore di viaggio.
Sbuffò sonoramente cercando una posizione più comoda, mentre ridiede un’occhiata alle fotografie dei componenti del gruppo. Il bassista ed il Batterista, rispettivamente Gustav e Georg, avevano uno stile tranquillo quanto normale. Gli altri due, i gemelli, sembravano averne uno tutto loro. Bill sembrava un rapper, mentre l’altro di nome Tom aveva caratteristiche molto androgine per essere un uomo, ovviamente la matita nera agli occhi era solo un dettaglio in tal proposito.
 Conclusione: per Kessidy l’unico passabile era quel Bill.
“Beh, esteticamente parlando mi sembra l’unico carino”.Pensò stupidamente. Di certo la donna non  aveva di che interrogarsi sulla “scelta”. Amava molto lo stile che avevano i rapper da lei conosciuti e poi, trovava divertente dar un giudizio estetico ai suoi clienti. Scioccamente era l’unica cosa che ancora si permetteva di fare. Raramente gli dava confidenza. Preferiva fare il suo lavoro in silenzio e masticando una Vigorsol alla fragola. Riguardò per l’ultima volta il volto di quel ragazzo per poi soffermarsi sulla piccola didascalia che vi era sopra. “TOM” c’era scritto. “Perfetto Kessidy, memorizza per bene e niente figuracce: il rapper si chiama Tom e non Bill.” Sospirò nuovamente, ripose il fascicolo nello zainetto e bevve un sorso d’acqua. Di tempo ce n’era molto, così, decise di infilarsi le cuffiette dell’iPod, per ascoltare la canzone appartenente alla band, e chiudere un po’ gli occhi. Non faceva danno a nessuno se avrebbe dormito per qualche ora.
 Poi decise che avrebbe riletto le informazioni, speranzosa di riuscire ad associare un nome proprio al rispettivo volto, senza poi confondere nessuno.
Si svegliò qualche ora dopo mettendosi nuovamente a lavoro per ricordare al meglio i nomi dei componenti. Una volta concluso, aprì l’enigmistica. Ci perse molto tempo nel completare quasi tutti i cruciverba di quest’ultima. Se non ricordava male, perse anche un’ora buona nel tentativo di capire come risolvere un Sudoku, ma senza esiti positivi, purtroppo la matematica non era il suo forte. Tempo dopo con sua sorpresa, si addormentò nuovamente, forse a causa di quei sbadigli che provocava la noia di quel viaggio.
-Kessidy camminava a passo lento tra le mura di un abitazione a lei sconosciuta. Il mobilio non era moderno, la maggior parte dei mobili si avvicinava di molto ad uno stile Vittoriano. Nel suo complesso l’affascinava parecchio, specialmente il salotto. Al centro del muro c’era un caminetto adornato da mattonelle colorate ed una cornice in pietra.  Davanti al camino c’era un tavolino basso il legno scuro con le rispettive due poltrone fiorite ai lati. Sopra di esso vi era situato un quadro raffigurante una donna dai capelli scuri. Sembrava una dama d’epoca. Si avvicinò ad esso, constatando che in realtà il volto della “donna” era molto bambinesco. Fece per avviarsi in un’altra stanza, quando un eco di una voce lontana inondò l’abitazione:
« Attenzione, stiamo per atterrare in Aereo porto, si prega di allacciare le…” Kessidy crucciò il viso. Si mise in ascolto mentre quest’eco sembrava farsi sempre più.. reale e vicino: « Allacciare le cinture di sicurezza, che ognuno ritorni al suo posto”.-
Sgranò gli occhi. Stava sognando. Ed odiava quando sogno e realtà riuscivano ad anteporsi in questo modo. Controllò che la sua cintura di sicurezza fosse allacciata e si mise in attesa per scendere una volta per tutte da quell’aereo.

La band in quei giorni non era particolarmente di buon umore, ma cercavano comunque di fingersi felici e di sorridere il più possibile durante le ultime due interviste del pomeriggio.
Hanno rimandato la divulgazione della notizia a quando era più facile per loro parlarne. Promettendosi che prima o poi, avrebbero dovuto condividerlo con il mondo intero. Non l’avrebbero fatto ma purtroppo la maggior parte delle loro fan erano molto attente ad ogni dettaglio e sicuramente, avrebbero notato da subito l’assenza di Saki, nonché la miglior Guardia del Corpo del gruppo da svariati anni.
Tom e gli altri erano di ritorno al loro studio di registrazione proprio in quel momento dall’ultima intervista. Nell’abitacolo cercavano di convincersi tra loro che non era poi andata tanto male, e che nessuno si sarebbe accorto che forse, qualcosa non quadrava.
Tom credeva seriamente che il suo gruppo fosse andato alla grande durante la recitazione dei ragazzi felici. Non credeva che realmente qualcuno si sarebbe accorto del contrario. Tanto meno, sospettava di essere stati seguiti da qualche paparazzo durante il funerale di Saki svoltosi quella stessa mattina. Cosa che il suo gemello sospettava al limite del paranoico. Addirittura in merito si era ripromesso di andare il giorno seguente al primo tabacchino aperto e comprare tutti giornali, sperando di non trovare nulla al riguardo. “Che scemo” pensò il ragazzo.
« Georg sai per caso se per oggi abbiamo finito qui? Sai, mi riesce difficile continuare a sorridere.»Disse.
« Ehm.. Si per oggi abbiamo finito. Ma tu proprio non lo ascolti David quando parla vero?! » Gli rispose il ragazzo, cercando di alleviare la tensione che sentì crescere nell’aria.
« Beh, a dire il vero so che voi ascoltate sempre il nostro caro Manager quando ci elenca gli appuntamenti del giorno, perché sprecare del tempo prezioso e fare altrettanto io?»Un lieve sorriso si formò sulle labbra carnose del ragazzo, abbracciate dal tanto amato pearcing che portava. Solo un sorriso però, e lieve. Di solito quando intraprendeva qualche battuta, era il primo ad ammazzarsi dalle risate, tanto da contagiare i suoi compagni.
« Ragazzi un momento!»Tuonò Bill, il vocalist della band.
Tutti si girarono nella sua direzione, riempiendolo dell’attenzione che sornione aspettava di ricevere.
« Allora… Mi  è appunto arrivato un messaggio di David che dice di andare immediatamente da lui come arriviamo allo studio. Deve parlarci di una cosa abbastanza urgente. »
« Abbastanza urgente?»Domandò Gustav.
« Direi di si dato che la parola l’ha scritta tutta in maiuscolo. Vabè, tanto mancherà un isolato e saremo arrivati.»Rispose Bill.
Tom si girò a guardare i palazzi che scorrevano veloci fuori dal finestrino. “E se Bill avesse ragione? Se David deve darci la cattiva notizia che molto probabilmente ci troveremo spiattellato sui giornali il funerale di Saki l’indomani? Guardò di sfuggita il gemello intento a guardarsi le unghie con fare tranquillo. Non sospettava nulla. Quindi, preferì non aprire bocca piuttosto che ascoltare per i prossimi dieci minuti la parlata logorroica del gemello, imbevuta di paranoia.
Arrivati davanti allo studio, scese dalla macchina, desiderando solo di stravaccarsi sul letto della sua stanza, situata al piano superiore dello studio. Si affiancò a suo fratello, e con al seguito Georg e Gustav, si avviarono verso David.
« Com’è andata ragazzi l’intervista?»chiese l’uomo.
« Abbastanza bene.»Confessò.
« Sono orgoglioso di voi. Avete dimostrato molto coraggio presentandovi comunque all’appuntamento. Specialmente per ciò che state passando questi giorni.»
I ragazzi sorrisero al loro Manager. Ma tristemente.
« Ora vi chiedo gentilmente di seguirmi per favore, andiamo a sederci di sopra, ho bisogno di dirvi un paio di cose.»
Bill a quel punto prese parola: « David, mi inquieti così. Cosa sta succedendo? »
Alle parole del ragazzo i suoi compagni non replicarono come spesso accadeva. Alle volte lo trovavano veramente impaziente. Ma questa volta era giustificato. Ognuno di loro avrebbe voluto sapere cosa succedeva.
Tom si accomodò sulla poltroncina rosso bordò, seguito poi dagli altri.
Guardò il suo manager fare altrettanto, incrociando le braccia al petto e sospirando rumorosamente.
« Allora?»Domandò il ragazzo abbastanza spazientito.
« Ci sono stati dei sviluppi sul caso di Saki. Ho il timore di dirvi che il vostro amico è stato assassinato. Stanno lavorando per arrivare all’omicida, ma dicono di essere ancora molto lontani con le poche piste che hanno da seguire.»Segui silenzio per almeno trenta buoni secondi.
Tom non riusciva ancora a dare un significato concreto alle parole da lui ascoltate.
« L’hanno assassinato»Sbotto Georg con gli occhi pieni di confusione.
« E per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto avercela con lui?»Disse invece Gustav.
« Forse è solo l’inizio di qualche psicopatico pronto a continuare la strage uccidendoci tutti?»Disse suo fratello.
« Andiamo Bill! Cerca di essere realista una volta tanto invece di farti guidare dalla tua paranoia! Non potrebbe essere una faccenda irrisolta che aveva Saki, purtroppo finita male?»Disse alzando i toni contro il gemello.
Il manager guardò uno per uno i ragazzi che gli erano seduti davanti. Ognuno con un espressione dipinta in volto. Chi provava ancora rabbia, chi confuso cercava di dare un senso logico all’accaduto, chi ancora non riusciva a credere all’omicidio e chi, con pazienza, aspettava novità al riguardo. Decise di prender nuovamente parola, cercando di far ragionare quelle 4 teste calde.
« Allora ragazzi, ognuno di noi è rimasto sconvolto da questa notizia, e non credo porsi interrogativi su interrogativi possa servire a qualcosa, se non aumentare le nostre.. “paure” nel caso di Bill, o cercare risposte razionali come nel caso di Tom. La realtà però, è che ci possono essere mille e più diversi scenari riguardo a questo omicidio, ed è quindi inutile parlarne. Ora se non vi dispiace, ascoltatemi, c’è altro che devo dirvi. »
Intanto Tom frustrato si prese la testa tra le mani, cercando di trattenere quella rabbia che a stento riusciva ancora a placare, aspettando che il loro manager riprese parola. Non aveva voglia di prendersela con Bill per il suo alto tasso di paranoia, ognuno era fatto come era. Ma non aveva neanche voglia di dare contro al loro manager, infondo, aveva ragione. Ed il suo discorso filava liscio come l’olio.

Nel frattempo, Kessidy era appena stata scortata fino allo studio di registrazione dove si trovava in quel momento la band. Fuori dall’aereo porto, si presentò a lei un autista incaricato dal Manager della band in questione, che la scortò poi, fin davanti la porta principale di quello che sembrava un palazzo, che altro non conteneva se non lo studio di registrazione dei ragazzi, ed al piano superiore i loro appartamenti privati, con qualche stanza aggiuntiva mai utilizzata. Fortuna che aveva studiato durante il volo. Sorrise.
Il portiere la invitò ad entrare. Per poi invitarla a seguirlo, per scortarla dove si trovava la band musicale. Quindi, proseguirono salendo i scalini di un elegantissima rampa di scale a semi chiocciola.
La ragazza si rese conto di essere leggermente nervosa. Non lo era solitamente. Ma questa volta il soggetto si era tramutato “in soggetti” al plurale, ed in più, non superavano neanche i venticinque anni a testa. Dei bambini rispetto alle persone per cui era solita lavorare.
Per il troppo pensare, non si accorse di essere arrivata davanti una porta in legno scuro, che il portiere colpì con due leggeri toc toc.
A quel punto, dall’altra parte si udì un mortorio di 3 o 4 voci assieme dire: « Avanti».
   
 
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