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Autore: FairyCleo    09/06/2011    10 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il colloquio

Merlino era tornato a lavoro un paio di giorni dopo il suo risveglio.
Nonostante le profonde ferite gli causassero non pochi problemi, non aveva intenzione di stare tutto il tempo sdraiato nel letto.
O meglio, l' idea lo allettava molto, perché quello significava stare lontano dal proprio carnefice, ma non avrebbe mai potuto farlo.
Farlo sarebbe stato come abbandonare Artù di nuovo.
E non solo non poteva, ma non voleva che accadesse.

Clara gli aveva raccontato delle notti in bianco passate dal giovane principe al suo capezzale.
Gli aveva raccontato di come Artù fosse stato attento ad ogni suo più impercettibile lamento, al modo in cui respirava, alla temperatura del suo corpo.
La bella rossa gli aveva confidato di averlo sorpreso, una volta, ad accarezzagli i capelli mentre, chino su di lui, gli sussurrava con la più dolce delle voci di non mollare.
Il pensiero di Artù Pendragon, l' asino reale, che osava tanta premura nei suoi confronti lo aveva fatto arrossire fino alla punta delle orecchie.

Ricordava poco dei suoi giorni di lotta tra la vita e la morte.
Ricordava solo il dolore, e due braccia forti che lo avevano stretto all' improvviso, donandogli un conforto insperato.
Aveva sentito la voce di Artù, ed era certo di aver visto Gaius, Clara e Gwen, ma non avrebbe saputo dire cosa avevano fatto per lui.
Di certo, qualcosa di buono, se era di nuovo in piedi!
Non gliene sarebbe mai stato grato abbastanza.

Così, facendo attenzione a non far si che i movimenti del suo corpo provocassero in lui un misto tra dolore e bruciore, stava rifacendo il letto di Artù.
Lo stesso letto in cui aveva dormito per tutto il tempo della sua degenza.
Gli sembrava una cosa così assurda!
Lui, un misero servitore, aveva dormito nel letto del proprio padrone.
L' idea lo imbarazzava, e non poco.
Sperava che nessuno si fosse fatto idee strane a riguardo!
Sapeva che genere di dicerie era capace di inventare la servitù e, anche se a volte potevano corrispondere a realtà (non avrebbe mai dimenticato quella volta che, servendo del vino ad un gruppo di cavalieri, qualcuno di loro aveva avuto la cortese premura di palpargli i glutei), di certo non potevano e mai avrebbero potuto riguardare Artù.
Guai a chi osava attentare alla virilità di sua maestà l' asino reale erede al trono!
Gli sarebbe toccato marcire nelle prigioni per il resto della vita!

Bè, dopo quello che gli era successo, forse non era poi un' idea tanto malvagia.
Ancora ricordava la terribile sensazione della frusta che si infrangeva sulle sue carni tenere come burro.
A ben pensarci, si era molto meravigliato di aver compiuto davvero un simile gesto.
Forse, la vicinanza di Artù gli aveva fatto credere di poter fare qualunque cosa.
Già... Si trattava sicuramente delle cattive influenze di Artù!
Ma non se ne pentiva affatto.
Aveva evitato ad una povera innocente di patire le pene dell' inferno, e per questo si sentiva più che orgoglioso.

"Ahi!".
Un movimento troppo azzardato nello sprimacciare un cuscino gli aveva procurato una fitta un po' troppo intensa.
"Così impari a fare l' idiota, Merlino!".
Sorrideva, mentre pronunciava quelle parole.
Eh si... Forse Artù aveva ragione...
A volte, era proprio un idiota.


                                                                                                                           *

"Vedo che il tuo schiavo è di nuovo in ottima forma, Artù!".

Il principe di Camelot, suo padre, lady Morgana, re Miraz e lord Sopespian stavano pranzando nel grande salone.
L' elettricità era percepibile, ma tutti avevano mantenuto un profilo basso, almeno fino a quell' istante.

Alle parole pronunciate con tanta cattiveria da quell' essere mostruoso, Merlino era rabbrividito.
Durante tutto il pranzo, aveva cercato di essere il più disinvolto possibile.
Aveva deciso di stare accanto ad Artù nel bene e nel male, e stava mettendo in atto i suoi propositi.
Per questo, aveva assolto i propri compiti in maniera impeccabile, evitando, però, di avvicinarsi troppo al suo carnefice o di incrociarne lo sguardo di pietra.
Quell' uomo dal cuore nero lo spaventava a morte.
Non poteva nasconderlo a se stesso.
E neanche ad Artù, che aveva notato il suo disagio, lanciandogli per tutta la sera sguardi furtivi che erano riusciti almeno in parte a rincuorarlo.
Quest' ultimo, dal canto suo, prima di rispondere al proprio ospite, aveva preso un bel respiro.

"Merlino è giovane... Ed è forte, re Miraz".

"Lo vedo" - aveva detto quel mostro.
Merlino aveva sorriso ad Artù.
Si sentiva quasi lusingato del modo in cui prendeva le sue difese.

Purtroppo, poco dopo gli sarebbe toccato riempire il calice di Miraz.
Un servitore non poteva scegliere quali compiti svolgere.
Così, proprio nell' istante in cui aveva finito di riempirlo, Miraz aveva allungato di scatto una mano, afferrandogli saldamente il polso sinistro.

A quel gesto talmente repentino, Merlino aveva sussultato, ma, per fortuna, era riuscito a reggere la brocca con una sola mano, senza far cadere una sola goccia di liquido  scuro.
Morgana si era come pietrificata, al contrario di lord Sopespian che sembrava compiaciuto.
Artù, invece, aveva fatto il gesto di alzarsi in piedi, ma era stato bloccato da suo padre.

Il sangue gli si era gelato nelle vene.
Non voleva che quel mostro toccasse Merlino.
La sola idea gli faceva venire la nausea, figurarsi vedere una simile scena che si palesava davanti ai suoi occhi.

L' uomo dal cuore di pietra stringeva sempre più forte, tanto da far diventare la mano del giovane mago livida.
Le vene, in evidenza, pulsavano frenetiche.
Aveva fatto scorrere il suo sguardo carico di malvagità e di brama dal polso di Merlino, fino a fargli percorrere il braccio, l' avambraccio, la spalla, il collo coperto dal rosso e logoro fazzoletto, il mento, fino a farlo posare sulle labbra schiuse del ragazzo.
Un brivido di puro terrore lo aveva attraversato.

"Hai proprio ragione, Artù..." - aveva detto, tirando Merlino più vicino a sè - "E' proprio... ' giovane '... e forte"- e aveva mollato la presa.
Merlino si era allontanato di scatto, cercando di mettersi ad una distanza che potesse in qualche modo tenerlo al sicuro.

Automaticamente, i suoi occhi si erano mossi per la sala, cercando quelli di Artù.
Il principe era provato almeno quanto lui.

La forza di fare quello che avrebbe fatto di li a poco neanche lui sapeva da dove l' aveva tirata fuori.
Non distaccando neanche per un istante gli occhi da Artù, aveva mosso le labbra fino a formare una parola silenziosa, sperando che lui potesse comprendere.
' Va tutto bene '.
Il principe, dopo qualche istante, aveva annuito, sorridendo in maniera incerta.

Già... Come poteva far credere agli altri che andasse tutto bene, quando era egli stesso il primo a non crederci?

                                                                                                           *

Re Uther era rimasto nella sala del trono, dopo il pranzo.
Miraz gli aveva chiesto di avere un colloquio in privato.
La faccenda, da un lato lo tirava su, ma dall' altra lo stava gettando in un abisso.
Che si fosse finalmente deciso a svelare il motivo della sua permanenza a Camelot?
Ma cosa poteva volere un uomo simile da lui?

"Uther!".
Il momento della verità era giunto.

"Miraz! E' un piacere vederti così di buon uomore... Volevi parlarmi?".

Il re di Telmar si era seduto in maniera un po' scomposta sul bordo del tavolo, facendo dondolare avanti e indietro una gamba.

"E' bello trovarti disponibile al dialogo! Bene, arriviamo subito al dunque! Ho una richiesta da farti!".
Uther aveva fatto una lunga pausa prima di rispondere.
"Dimmi pure...".
Miraz sorrideva famelico.
"Vedi, Uther... Sono qui per parlarti di Merlino...".
Il re di Camelot non riusciva a comprendere dove il suo ospite volesse arrivare.



Continua...

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Ciao Merliniani!!
Spero che questo ottavo capitolo vi sia piaciuto!!!
L' ho scritto tra la mezzanotte e l' una di oggi (giovedì 9 giugno 2011) e l'ho subito postato, quindi, se dovessero esserci errori di battitura, abbiate pietà!
Non so neanche io come ho fatto a fare tutto a tempo di record!!
Forse, la magia di Merlino mi ha guidata! ;)

Ragazzi miei (o meglio, ragazze mie) che dirvi!
Non so come ringraziarvi per le splendide recensioni!
Mi spronano a continuare e a fare sempre meglio!
Spero davvero di riuscirci e di non deludervi!

Ho fin troppo, come al solito!
Al prossimo chappy!
Un bacio grande!
Vostra!
Cleo



   
 
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