Speranze.

Il mattino seguente mi recai nella casa di cura che qualche settimana fà ospitava Jean.


Al mio ingresso la donna lentigginosa della segreteria mi fissò con sguardo triste, sembrava provasse pena nei miei confronti.

Mi limitai a salutarla  con un semplice ''Ciao'', senza sorridere, non avevo motivo per farlo.

Le infermiere dei vari reparti mi passavano accanto senza notarmi, eppure continuavo a sperare che una di esse si fermasse, e mi dicesse < < Ehi Sue, tua sorella ti stava aspettando! > > ma queste parole non saranno mai più pronunciate.

Entrai in quella che una volta era la stanza che ospitava mia sorella, trascinandomi dietro la speranza di rivederla nel suo letto, ma anche la consapevolezza che ciò non sarebbe accaduto.

E non mi sbagliavo.

Il letto era vuoto, sfoglio, senza coperte.

Ancora una volta mi sentii vuota, un dolore lacerante esplose nel mio cuore, dacendomi accasciare sul pavimento freddo.

Le lacrime percorsero nuovamente il profilo delle mie guancie, iniziai a singhiozzare.

< < Sue! > > una voce allarmata pronunciò il mio nome < < O mio Dio! Sue, stai bene!? > > riconobbi quella voce, era Kelly, l'infermiera del terzo reparto.

< < No... > > sussurrai < < Che senso ha vivere, quando ciò che ti tiene in vita è andato via, per sempre? > >