Capitolo
2: La maschera
di troppo
Erano
passati alcuni
giorni da allora, e un lieve dubbio rodeva l’animo del cavaliere della
Vergine.
Quando
Death Mask gli
aveva spiegato l’origine delle maschere del suo laboratorio, Shaka
aveva
inconsciamente notato un dettaglio fuori posto.
Per
lavorare su
un’immagine non deturpata del proprietario, l’artigiano spesso
realizzava una
copia in materiale poco pregiato, una prova che faceva anche da backup
del
volto del destinatario.
Questo
era il caso
delle maschere nel covo di Death Mask, se non fosse per la presenza di
due
esemplari in oro.
Il
bronzo, l’argento e
l’oro, erano riservati alle rispettive caste di cavalieri, sebbene ci
fossero
alcune eccezioni di cavalieri di rango inferiori sepolti con maschere
d’oro.
Tuttavia,
niente
spiegava la presenza di quei intrusi.
Se
l’ornamento funebre
di Aiolos era un oscuro omaggio alla forza del Sagittario, l’altra
rimaneva un
mistero.
L’algido
simulacro di
Astrea, un tempo vivente nella superba certezza, aveva imparato a non
ignorare
il dubbio, e le sue conseguenze e aveva ormai preso la decisione di
fugarlo,
per lieve che fosse.
Tuttavia,
in quel
momento la sua attenzione fu distratta dal cosmo di un altro cavaliere.
Death
Mask.
Senza
troppi
complimenti, egli si accomodò davanti alla reincarnazione del Buddha.
L'italiano
si era
ripreso dall’immane sforzo dei giorni precedenti, eppure aveva delle
grosse borse
sotto gli occhi.
Senza
tradire alcuna
espressione, Shaka fece gli onori di casa:
-A
cosa devo la
visita?-
-Ad
una pulce che mi
hai infilato nell’orecchio- rispose l’altro, stancamente.
Virgo
si lasciò
sfuggire un’ombra di sorpresa sul volto. Intimamente
sapeva che entrambi erano afflitti
dallo stesso dilemma, ma non credeva che il custode della quarta fosse
capace
di ridursi in quello stato per cercare la verità.
Non
poté quindi fare a
meno di chiedere, con una punta di malizia nella voce:
-Non
avevi detto che le
maschere del laboratorio erano delle prove?-
-Tranne
questa- ribatté
l’italiano, porgendogli un oggetto.
Una
maschera mortuaria,
tanto per cambiare.
-Dimmi,
cavaliere,
cos’ha di così tanto speciale?- chiese Shaka, sorseggiando del the.
-Tanto
per cominciare,
è una maschera d’oro- rispose Cancer: -Il che significa che la
proprietaria
doveva essere un cavaliere importante, per casta o per meriti-
Effettivamente
l’oggetto presentava lineamenti molto femminili, persino in paragone
col
custode della dodicesima.
Difficile
fosse di
proprietà di un gold saint, una casta tradizionalmente maschile.
-Capisco-
fece Shaka,
portandosi una mano sotto il mento: -E se non si trattasse di un
cavaliere, ma
di una donna di alto rango deceduta qui al Santuario?-
-Si,
certo, come no, nel
luogo più maschilista sulla faccia della Terra?- rispose Death Mask,
scettico.
La
sua risposta provocò
un moto d'indignazione in Virgo, che ribatté: -Dimentichi che a capo
del nostro
ordine c’è una dea-
-Negativo-
gli rispose
l’altro, a braccia conserte: -Atena non ha MAI usato quel tipo di
maschera,
nemmeno per le sue reincarnazioni-
-E
come fai a…-
-L’ho
chiesto alla
diretta interessata…- l’interruppe Cancer: -…che mi ha ordinato di
scoprire la
verità dietro quest’oggetto. Capisci, dunque, che non ti sto
distruggendo la
pace interiore per puro diletto - rispose, la stanca ombra di un ghigno
sul
viso.
-Questo
l’ho notato,
cavaliere- fece Shaka, alzandosi in piedi: -Anche se mi sorprende
questo tuo
attaccamento al dovere-
-Questo
mi offende. Mi
si poteva criticare sul metodo, in passato, ma mai sulla mia obbedienza
agli
ordini- rispose, fingendo un’aria offesa.
Shaka
troncò il
discorso:
-Certamente-
fece, prendendo
in mano l’oggetto misterioso. Esaminandolo, Virgo usò il proprio cosmo,
ottenendo una risposta.
-L’hai
notato, vero?-
chiese l’albino, tornato serio.
-Sì,
Cancer. In quest’oggetto
è stato infuso del cosmo- riconobbe il biondo: -Tuttavia, non si tratta
di una
coscienza-
-Già-
confermò l’albino:
-In tal caso l’avrei rispedita nell’Ade-
-Immagino
che tu abbia
provato a fare qualche ricerca-
-Immagini
bene. Molto
bene- ammise l’italiano: -A momenti stavo per prendere a testate il
muro della
biblioteca-
-Allora
è questo il
motivo per cui Mu ti ha dovuto fermare col Crystal Wall-
La
battuta di Shaka
provocò una strana smorfia sul volto di Cancer, prima di mettersi a
sghignazzare.
Ghigno
che sparì quando
Virgo riprese la parola:
-Purtroppo
ignoro cosa
sia stato fatto a quell’oggetto…-
Shaka
ebbe tutto il
tempo di vedere una smorfia di rassegnazione sul volto del custode
dell’Ade,
prima di finire la frase:
-…tuttavia,
se me lo
consenti, vorrei condurre una ricerca più approfondita su questo
artefatto-
In
quel momento Death
Mask era indeciso, frustrato e irritato.
La
missione, in sé e per
sé, era stata assegnata a lui, non certo al biondino.
Ma
è anche vero che lui,
da solo, era ormai alla frutta.
“Al
diavolo”,
pensò: “Meglio
abbassarsi ad accettare una mano che far incazzare la signora”
Note:
Francamente
non c’è molto da dire su questo
capitolo, fa giusto da transizione tra il primo e i prossimi.
Probabilmente i
miei personaggi sono leggermente OOC, e di questo mi scuso, sebbene per
Death
Mask si possa tranquillamente motivare il cambiamento con i suoi
trascorsi
post-Hades.
Per
quanto riguarda Shaka, il discorso è leggermente
diverso, perché lo vedo meno arrogante, dopo la battaglia delle dodici
case (in
effetti, prendersele da un bronze farebbe abbassare la cresta a
chiunque, ve lo
posso dire per esperienza NdDM).