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Autore: blackdeviljack    09/06/2011    0 recensioni
La storia è andata nel modo in cui la conosciamo. Itachi ha sterminato il suo clan, Sasuke ha scelto di seguire Orochimaru per maturare la sua vendetta e Naruto continua ad allenarsi con l'obiettivo di ricondurlo a casa. Ma ciò che il destino ha in serbo per i nostri eroi non è mai certezza...
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Tenzo/Yamato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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1. Ospite Inatteso


“Raddrizza il polso e mantienilo più rigido, altrimenti la traiettoria del kunai viene deviata.”

 

Haruki si voltò, trasalendo, ritrovandosi ad osservare dall’alto della sua statura minuta la figura statuaria e familiare di una delle poche persone su cui sua madre gli ripeteva spesso di fare affidamento.

“Itachi.”

L’Uchiha gli sorrise con quel solito abbozzo malinconico di felicità che turbava appena la sua espressione perennemente incupita. I capelli corvini gli ricadevano mollemente sulle spalle, accesi dai medesimi riflessi bluastri che caratterizzavano i suoi e quelli di sua madre; lo sguardo profondo si posò su di lui con malcelato affetto mentre si abbassava alla sua altezza e gli indicava come fare.

“Vedi, è così che devi impugnarlo. Ora prova a lanciarlo.”

Il ragazzino irrigidì il polso, mettendocela tutta per non distrarsi e concentrarsi sul bersaglio. Il kunai fendette l’aria andandosi a piantare nella metà precisa del tronco utilizzato come bersaglio: il metallo stridette affondando quasi a metà nella dura scorza legnosa dell’albero.

“Non male, davvero. Con un po’ di allenamento potresti raggiungere il mio livello.” Lo rassicurò l’Uchiha, complimentandosi mentre il bambino, avrà avuto sì e no una decina d’anni, continuava a studiare il braccio destro con diffidenza e a riprodurre il movimento del lancio, sul viso un’espressione vagamente corrucciata che gli ricordò dolorosamente Sasuke.

“Penso di aver capito.”Mormorò diffidente Haruki estraendo un altro kunai dalla sacca e disponendosi per il lancio. Lo shinobi stette in disparte a guardarlo mentre con una punta di incertezza scagliava nuovamente l’arma contro l’inerme bersaglio, mancando di poco la lama giunta a destinazione pochi attimi prima. Itachi annotò mentalmente il gesto fin troppo naturale e rapido nella sua accuratezza del prendere la mira, come se sin dalla nascita quel bambino non avesse fatto altro. Aveva davvero il talento nascosto per cui la madre lo aveva implorato di difenderlo ed istruirlo nel caso in cui fosse rimasto orfano, o era solo uno straordinario talento innato? In entrambi i casi avrebbe tenuto fede al suo giuramento e si sarebbe preso cura di quel moccioso a costo della propria vita se necessario.

“Sai, ho fatto progressi con il Gōkakyū no Jutsu*.”Proruppe il ragazzino afferrandogli una manica per attirare la sua attenzione. Aveva gli occhi di un grigio sorprendente, così chiaro da far sembrare a tratti l’iride inesistente ed estremamente distanti dalla tonalità scura caratteristica del suo clan. Visto così sembrava quasi uno Hyuga, si ritrovò a pensare, eppure quello sguardo celava in sé tutt’altra abilità innata, che lo avrebbe presto reso a tutti gli effetti un Uchiha.

“Cosa stai aspettando per mostrarmeli?”

Haruki sorrise ancora, stavolta con quel cipiglio severo e vagamente tinto di superbia che dissipava ogni dubbio sulle sue origini. Per un breve istante si ritrovò a sperare che l’altro annuisse chiamandolo  niisan, ma Haruki non era Sasuke, e quello che era passato non sarebbe certo tornato ad essere presente e a confortarlo con le sue premure.

“ Vedrai di cosa sono capace… Katon:Gōkakyū no Jutsu!!!” La palla di fuoco fuoriuscì assumendo una forma quasi perfettamente sferica e dimensioni notevoli, se rapportate alla quantità di chakra utilizzato. Itachi levò un sopracciglio, sorpreso, mentre il ragazzino dirottava il colpo contro l’albero di poco prima, abbattendone altri sei o sette nel circondario.

“Magari la mira e il controllo della tecnica va migliorato…” Ammise con una punta di delusione il più piccolo passandosi una mano fra i capelli, imbarazzato. L’Uchiha formulò l’espressione più rassicurante che fosse in grado di sfoderare e gli poggiò una mano sulla spalla, dandogli una pacca affettuosa.

“Niente male per un principiante, magari un giorno o l’altro ti insegno qualche nuovo jutsu.” Il ragazzino sollevò la testa di scatto, supplicandolo con sguardo adorante.

“Davvero lo faresti?”

“Certo, purché tu mi prometta di utilizzarli con diligenza e di obbedire a tua madre, okay?”
Haruki annuì con vigore, osservandolo raggiante. Per un attimo Itachi si sentì invaso da uno strano senso di felicità e contentezza a lui estraneo da lungo tempo e così si ritrovo spontaneamente a caricarsi il ragazzino sulle spalle, facendolo sussultare per la sorpresa.

“Okaasan si starà preoccupando non vedendoti tornare, è meglio sbrigarsi.” Il ragazzino si strinse forte a lui, mettendosi più comodo e sfoderando il tono di voce più euforico che aveva.

“Sarà contenta di vederti niisan**, lo è tutte le volte che vieni a trovarla. ” Lo shinobi sorrise affrettandosi attraverso l’intricato dedalo di viottoli che si snodavano in mezzo al fogliame: quel bosco era il posto perfetto per chi come lui non amava molto farsi vedere in giro o voleva mantenere una certa distanza rispetto agli altri abitanti del villaggio vicino.

“Eccoci arrivati.” Annunciò l’Uchiha deponendo il leggero carico a terra e indicando una piccola casupola in legno dall’aspetto fortemente tradizionale. Gli shojo aperti sull’engawa lasciavano intravedere l’interno dell’abitazione, povera ma di buon gusto nel mobilio seppur modesta nelle dimensioni. C’era una donna in piedi davanti il doma, i lineamenti del volto solo leggermente alterati dall’età e i lunghi capelli corvini che le ricadevano ordinatamente sulle spalle, sottolineando il pallore della sua carnagione e il nero degli occhi lievemente allungati; quest’ultima sorrise ad entrambi vedendoli arrivare, celando a malapena la preoccupazione che le aveva suscitato la visita improvvisa di Itachi, generalmente abituato a farle pervenire una qualsiasi sorta di avviso prima del suo arrivo.

“Okaasan! Guarda chi è venuto a trovarci!”Haruki si divincolò in fretta e furia dalla presa dello shinobi per correre incontro alla madre in preda ad un euforia senza controllo.

“Itachi mi ha insegnato a lanciare i kunai e mi ha anche fatto i complimenti per come ho eseguito il Gōkakyū no Jutsu, diglielo anche tu niisan!” Lo shinobi annuì meccanicamente, leggendo negli occhi della donna la crescente inquietudine che la sua comparsa le aveva suscitato. Si incupì ripensando al motivo per cui si trovava in quel posto e per un attimo fu tentato di dirle tutto di fronte ad Haruki, quantomeno per risparmiarle l’attesa. Ma poi si ritrovò ad esser coinvolto dall’allegria contagiosa del ragazzino e si lasciò persuadere a rimandare a più tardi le cattive notizie, quando sarebbero rimasti soli a parlare in tutta tranquillità.

“Mi spiace di essermi presentato così d’improvviso Machiko-san, non era mia intenzione recarti disturbo.”Proruppe mentre la donna scuoteva il capo in segno di diniego, rendendo le sue scuse del tutto superflue e inutili.

“è sempre un piacere averti qui con noi Itachi-kun, come sai bene non riceviamo molte visite e ci fa piacere trascorrere un po’ di tempo in tua compagnia.” Machiko tacque guardando eloquentemente Haruki, che si tolse le scarpe ed entrò in casa in tutta fretta.

“Penso io a preparare la tavola Okaasan!” Esclamò prontamente strappando ad entrambi un sorriso di tenerezza.

“Che ne diresti di entrare? Al resto penseremo dopo.” Lo shinobi annuì mentre la donna gli faceva strada all’interno della piccola casa, costituita da ambienti limitati ma luminosi, notando di sfuggita la cucina mantenuta accuratamente in ordine da cui proveniva un invitante odore di cibo.

“Fa pure come se fossi a casa tua, fra poco sarà in tavola.” Haruki si precipitò come una furia al fianco di Itachi procurandosi una lunga sfilza di ammonimenti riguardo le regole sull’educazione e il rispetto dell’ospite, prontamente rigettate con uno sbuffo ed un espressione fin troppo seccata in viso da parte del ragazzino.

“Sì mamma, come vuoi tu mamma, sarò più attento mamma…” ripeté con scarsa convinzione impaziente che la filippica trovasse compimento e lui potesse finalmente accomodarsi al suo posto in tavola. Ma Machiko Uchiha, donna dall’educazione e dalla tempra tipica dei membri del suo clan, non si arrese così facilmente mostrando una resistenza e una rigidità spaventosa nell’attendere che il figlio, seppur giustamente stanco, si decidesse ad ascoltarla sul serio e a risponderle a tono.

Itachi sorrise: quella donna somigliava così tanto a sua madre da essere paragonabile ad un suo sosia più anziano, ma fedele all’originale.

“Vedi di imparare a comportarti e di prendere esempio da Itachi tu, invece di passare le tue giornate ad allenarti e a comportarti come uno sconsiderato. Il requisito più importante che viene richiesto ad un ninja è quello di obbedire agli ordini e non nel modo in cui fai tu, signorino.”
Haruki chinò il capo, imbarazzato, per poi sollevare lo sguardo e dimostrare di aver finalmente capito la lezione.

“Va bene Okaasan, farò come vuoi, nel frattempo cosa ne diresti di mangiare? Ho una fame…” La donna scosse il capo, rassegnata e vagamente divertita dal comportamento del ragazzo, mettendo in tavola tre ciotole fumanti di donburi, accolte con apprezzamento da Haruki. Tutti e tre iniziarono a mangiare silenziosamente, il pensiero rivolto a dubbi e ricordi troppo lontani e dolorosi per essere condivisi, annegati nel brodo caldo di quella squisita pietanza.


* il termine fa riferimento alla palla di fuoco suprema, colpa della mia abitudine ad utilizzare il termine giapponese.
**voglio precisare che l'utilizzo del termine non è riferito ad un effettivo rapporto di parentela fra Haruki e Itachi ma ad un appellativo affettuoso con cui il più piccolo si rivolge al maggiore.

Angolino Autrice

Vi propongo questa storia un po' assurda che mi ronza in mente da qualche mese e di cui dovevo necessariamente, in qualche oscuro modo, liberarmi. Come al solito aspetto i vostri commenti, sempre graditissimi, per sapere cosa ne pensate. Per ora gli aggiornamenti saranno scorrevoli perchè i capitoli in parte sono già scritti; dal sesto in poi non vi assicuro nulla. Un ringraziamento particolare a tutti quelli che leggeranno e recensiranno.

Francesca
  
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