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È il giorno del mio diciottesimo compleanno, e i miei genitori insistono
per regalarmi uno schiavo, è il diciannovesimo secolo e c’è questa insulsa
tradizione. Io non voglio uno schiavo, chi sono io per comandare un uomo?
Ad ogni modo ormai non ho più scelta, i miei genitori si stanno
mettendo d’accordo con il proprietario.
Non li voglio neanche sentire, senza pensare mi aggiro in questo
posto squallido. C’è un grande capannone , non si vede cosa c’è all’interno, ma
immagino ci siano schiavi. Vi entro, ma so già che quello che vedrò non mi
piacerà per niente. È pieno di gente, uomini, donne e anche qualche bambino,
come si può fare questo a un bambino?! È una cosa orrenda! Affretto il passo
per non guardare. Arrivo alla fine del corridoio e c’è una porta, non so cosa
può essere. Vinta dalla curiosità la apro appena sbirciando all’interno.
È quasi buia, c’è solo una specie di finestra da cui entra un
fascio di luce, vedo una sedia al centro della stanza, sobbalzo vedendo che la
sedia è occupata da qualcuno.. non riesco a vedere chi è, apro di più la porta
e vedo un ragazzo che ha il viso chinato e le mani legate, i suoi capelli sono
lunghi di un biondo sporco, ad un tratto vedo due uomini che gli si avvicinano,
erano nascosti nell’ombra, dicono qualcosa al ragazzo che alza la testa e gli
sorride in modo arrogante, come se non gli importasse cosa stava per
succedergli.
Sono bloccata a guardare quella scena, i due uomini ridono in un
modo sadico e prendono a pestarlo, gli danno calci e pugni, sento in lontananza
i miei genitori arrivare, vedo del sangue cadere dalle labbra di quell’uomo e
senza attendere oltre spalanco la porta e urlo:
- Lo compro!-
Fine.