Libri > Il diario del vampiro
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Autore: iosnio90    09/06/2011    10 recensioni
Nonostante i demoni siano stati sconfitti, le cose a Fell's Church non sono mai tranquille e un giorno, al pensionato, si scatena una furiosa lite.
Elena, confusa sui sentimenti che prova per Stefan e Damon, decide di lasciare Stefan e dare una chance a Damon.
Stefan la prende malissimo e, furioso, inveisce contro Elena e Damon.
L'unica che riesce a placarlo è Bonnie.
Stefan e Bonnie cominciano a passare sempre più tempo insieme finendo, addirittura, col diventare indifferenti alla relazione tra Damon ed Elena.
E se Stefan, deluso e arrabbiato a causa di Elena, scambiasse per amore il sentimento di grande affetto che lo lega a Bonnie?
E se tra Elena e Damon le cose cominciassero a prendere una brutta piega?
Riusciranno a riportare le cose alla normalità? Oppure arriveranno tardi e Stefan e Bonnie finiranno con l'innamorarsi per davvero? Damon riuscirebbe a sopportare una cosa del genere, se accadesse?
Qui non ci saranno mostri da combattere, ma solo loro e i loro sentimenti.
Naturalmente, da Donnie convinta, non può che essere una storia su di loro e chi mi conosce sa che adoro il lieto fine quindi...ma se avessi cambiato idea?
Leggete per scoprirlo....BACIONI...IOSNIO90!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Legami irrisolti

La mattina arrivò lentamente senza che Bonnie fosse riuscita a chiudere occhio per tutta la notte.
Se ne era stata distesa nel suo letto comodo per tutto il tempo e, nonostante la stanchezza e la voglia di lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo, Bonnie sentiva che qualcosa non andava.
Non era una sensazione di pericolo, ma più una sensazione di assenza: era come se le mancasse quel qualcosa che le conciliasse il sonno, quel qualcosa senza il quale non riusciva a rilassarsi completamente.
Sembrava la stessa sensazione che le attanagliava lo stomaco da piccola quando andava a casa della nonna e dimenticava il suo orsacchiotto preferito con il quale passava abbracciata l’intera notte.
Ed era strano perché lei l’orsacchiotto l’aveva abbandonato da un pezzo.
Così aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto cercando di capire cosa le prendesse e domandandosi come fosse possibile che lì, nel suo letto, non riuscisse a dormire, mentre nella grotta, sulla terra dura e fredda, avesse dormito come un angioletto per parecchie ore.
Quando era già spuntata l’alba decise di abbandonare il letto e optò per un bagno caldo e rilassante.
Ma quando si rese conto che neppure il tepore dell’acqua riusciva a farla cedere al sonno nonostante la rilassasse parecchio, si arrese definitivamente.
Tornò nella sua camera e indossò un semplice paio di jeans chiari e una casacca lunga e leggera, blu notte, che strinse in vita con una cintura larga di un grigio freddo e pallido.
Prese al volo un paio di ballerine grigie dall’armadio e le infilò ai piedi mentre si riavviava i capelli e li legava in una coda alta.
Al piano di sotto decise di prepararsi una bella colazione abbondante e, mentre le uova friggevano in padella, premette distrattamente il tasto rosso e lampeggiante accanto alla cornetta del telefono e un attimo dopo la voce della segreteria la informava che c’erano tre messaggi.
Il primo era del giorno prima ed era di sua sorella che l’avvertiva che avrebbe fatto il turno di notte all’ospedale in cui lavorava.
- Quindi non si è accorta che non c’ero….meno male! - pensò Bonnie sollevata.
Mentre afferrava le uova e le metteva in un piatto insieme a due fette di pane tostato e imburrato, partì il secondo messaggio.
Questa volta era la segretaria del sindaco.
Bonnie si stupì e l’ascoltò interessata.
La donna, che Bonnie ricordava sulla quarantina, con l’aria da ottantenne e l’abitudine a mettere un rossetto dal colore indefinito che ricordava vagamente il blu e che non aveva mai visto su nessun’altra donna, esordì dicendo che l’ufficio del sindaco stava organizzando un ballo per raccogliere fondi da destinare al canile di Fell’s Church e avevano bisogno di ragazze volenterose che si occupassero dell’organizzazione e finì dicendole di richiamare se era interessata a fare qualcosa di buono per la città.
Bonnie restò di stucco e cominciò a ridere: “Ma senti questa….fa la predica e non ha la minima idea di quante volte ho rischiato la pelle per fare qualcosa di buono per la città, come dice lei!” - disse tra se scuotendo la testa.
Bevve un sorso dal suo bicchiere di succo d’arancia mentre riprendeva a mangiare e il bip della segreteria le annunciava l’ultimo messaggio.
Era di Stefan, le diceva di riposare e che lui avrebbe passato l’intera giornata fuori con Damon, ma che l’avrebbe richiamata verso sera per farle sapere come andava.
Un sorriso si dipinse sul volto di Bonnie.
Le ritornò alla mente il racconto di Damon del giorno prima e, di nuovo, la sensazione di non averlo mai sentito più vicino le invase l’anima.
Si era data così tanto da fare per costringersi a dimenticare Damon e quello che provava per lui, ma era bastato che lui le parlasse sinceramente una volta sola per far ritornare a galla tutto.
E questo era sbagliato, Bonnie lo sapeva, perché lui stava con Elena e perché non l’avrebbe mai amata come lei desiderava che facesse.
Una lacrima solitaria le rigò la guancia e Bonnie l’asciugò frettolosamente con le dita.
Si era ripromessa che non avrebbe mai più pianto per Damon e non doveva farlo.
Era felice che lui si fosse confidato con lei, era felice che lui sembrasse aver voglia di cambiare ed era felice che lui si stesse sforzando di tornare a riallacciare il rapporto con Stefan, ma niente di più.
Se Damon avesse voluto averla accanto come amica per lei andava benissimo, anzi….era così che doveva essere, loro due non avrebbero potuto essere altro se non amici.
Ripensò a ciò che stava per succedere nella grotta prima che l’incantesimo terminasse e si diede della stupida per aver desiderato che lui la baciasse.
Era stato un bene che non fosse successo niente perché sarebbe stato un errore, perché adesso non sarebbe stata soltanto lei a soffrire, ma avrebbe sofferto anche Stefan vedendola stare male e avrebbe sofferto Elena nel sapere ciò che era accaduto.
Perché Damon non l’amava. Forse provava affetto per lei, ma non amore perché se lui l’avesse amata non l’avrebbe fatta soffrire così tanto nel corso degli anni e adesso non starebbe con Elena, ma con lei.
Bonnie scosse la testa e lasciò il piatto e il bicchiere ormai sporchi nel lavandino.
La giornata fuori era bella e lei non aveva nessuna intenzione di restarsene chiusa in casa dal momento che, nonostante ci provasse, non riusciva ad addormentarsi.
Per distarsi, decise di richiamare l’ufficio del sindaco e di accettare la proposta della segretaria.
La telefonata durò poco. Parlò proprio con la donna che si congratulò con lei per la saggia scelta di aiutare la comunità prima di elencarle i vari orari in cui doveva presentarsi nel suo ufficio per le riunioni con gli altri membri del comitato organizzativo dell’evento di cui anche lei adesso faceva parte.
Bonnie riattaccò con una sfilza di date e orari segnati a casaccio lungo i bordi di un volantino di una pizzeria che consegnava a domicilio e la certezza che, quasi sicuramente, aveva fatto male ad accettare.
Passò meno di mezz’ora e la noia ricominciò a farsi sentire.
Bonnie era seduta sul divano a fare zapping quando le passò per la mente la possibilità di uscire e andare al pensionato.
Anche se Stefan era fuori, c’era comunque Elena, no?
Forse sarebbe stato un po’ imbarazzante, come tutti i loro incontri da una mese a quella parte, ma almeno sarebbe stato meglio che rimanere chiusa in casa e da sola.
Due minuti dopo aveva preso la sua decisione ed era già in strada.
Quando arrivò al pensionato, Elena, che l’aveva vista dalla finestra della sua nuova camera, l’aspettava sulla porta.
“Bonnie! Ma non dovevi restare in casa a dormire, tu?” - le chiese Elena sorridendo.
Bonnie sbuffò: “Stefan è esagerato! Mi spieghi cosa avrei dovuto fare tutto il giorno da sola confinata a letto?” - chiese retoricamente - “Sono rimasta chiusa in una grotta larga si e no due metri per tre, non ho mica scalato l’Everest? Piuttosto siete tu e lui che dovreste riposare visto che ve ne siete andati per due giorni in giro senza mai staccare la spina!”.
“Su questo hai ragione! Ma Stefan…lui si preoccupa, lo sai!” - rispose Elena mentre entravano insieme in salotto.
Bonnie si lasciò andare su una poltrona: “Si, lo so!” - ammise.
Elena si sedette di fronte a lei, sul divano dove erano sparsi fogli su fogli pieni zeppi di frasi e polvere.
“Cosa sono?” - chiese Bonnie.
“Roba della signora Flowers e della signora Stones, quella che stavamo controllando ieri io e Stefan! Lui e Damon sono usciti presto e io, dato che non avevo nulla da fare, ho pensato di ricontollare!” - spiegò Elena.
Bonnie annuì sovrappensiero: “Pensare che la signora Flowers possa aver fatto quell’incantesimo è strano! Penso di non averla mai vista usare la magia!” - disse.
“Ma neppure adesso l’abbiamo vista e non è detto che sia stata lei! Questa è solo una supposizione di Damon!” - fece Elena.
“Supposizione che ha scatenato il dubbio in tutti!” - aggiunse Bonnie - “E poi dobbiamo ammettere che Damon ha ragione quando dice che la signora Flowers e la signora Stones sono un tantino bizzarre! Ma, forse, può anche essere che questo sia un destino riservato ad ogni strega: più sei vecchia più diventi stana! Oh povera me!” - finì posandosi una mano sulla fronte.
Elena rise: “Tu non diventerai strana, Bonnie!”.
Bonnie si tirò su a sedere dritta: “Sai che hai ragione! Io non diventerò strana perché non diventerò vecchia!” - disse.
Elena la guardò dubbiosa.
“Non ti ricordi la profezia di mia nonna?” - le chiese Bonnie - “Mia nonna, in punto di morte, predisse che io sarei stata giovane e bella nella mia bara!”.
Elena si accigliò.
“Oh, andiamo, Bonnie! Smettila di continuare a ripeterlo e dimenticatene perché non succederà! Tu non morirai giovane!” - fece Elena, decisa.
“Come faccio a dimenticarlo! Insomma, una volta potevo anche non crederci, ma dopo tutto quello che è successo, tutto quello che ho imparato, dopo che abbiamo visto cosa può fare la magia, dopo che abbiamo avuto la certezza che la magia esiste…come posso non crederci? Io stessa ho delle visioni!” - ragionò Bonnie.
“E non hai mai pensato che, nel tuo caso, la profezia di tua nonna volesse significare altro? Insomma..Stefan potrebbe…” - lasciò in sospeso Elena.
“Intendi dire che io potrei diventare una vampira?” - chiese Bonnie.
“Beh…da quando Damon e Stefan sono entrati nelle nostre vite questa è una possibilità che potrebbe concretizzarsi, non credi? Infondo anche loro sono stati giovani e belli nelle loro bare secoli fa…solo che poi sono tornati!” - disse Elena.
“E’ inquietante pensarli chiusi in due bare!” - fece Bonnie, sorridendo.
Elena parve rifletterci un po’ su: “Hai ragione!” - disse alla fine.
Entrambe scoppiarono a ridere per qualche attimo prima che il silenzio calasse tra di loro.
Bonnie si sporse a prendere una pila di fogli che stava davanti all’amica in attesa di essere esaminati.
“Posso?” - chiese.
“Fa pure!” - rispose Elena.
Rimasero così per un bel pezzo, con il naso immerso nel loro inutile lavoro e senza mai guardarsi.
Ad un certo punto, però, Elena la sorprese.
“Perdonami, Bonnie! E grazie!” - le disse.
Bonnie alzò il viso a guardarla.
“Come, scusa?” - le chiese confusa.
“Ti ricordi quando ti accusai di stare usando Stefan?” - le chiese Elena e Bonnie annuì - “Perdonami per quello!”.
“Ma ci eravamo già chiarite per quella faccenda!” - fece Bonnie ricordando il loro abbraccio a casa di Meredith.
“Si, ma volevo dirtelo di nuovo! E poi volevo ringraziarti!” - rispose Elena.
“Per cosa?” - chiese Bonnie.
“In questi due giorni, per forza di cose, ho passato tutto il tempo con Stefan e mi sono finalmente resa conto di quanto tu gli sia stata vicina, di quanto la tua presenza e la tua amicizia gli abbiano fatto bene! Io gli ho saputo solo fare male, molto male, e so che mi merito tutte quelle cose che lui mi dice quando mi urla contro! Ma tu gli hai fatto bene, Bonnie! Lo hai reso diverso, più aperto e solare! Hai saputo fare ciò che io non ho fatto! Io l’ho soltanto fatto preoccupare fin dal primo giorno dicendogli quanto l’amavo per poi proiettare io stessa l’ombra di Damon sulla nostra relazione! Quindi, Bonnie…grazie per esserti presa cura di Stefan!” - rispose Elena.
Bonnie sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi: “Tu ci tieni ancora molto a lui, vero? E’ solo una bugia quando sostieni di averlo dimenticato e di amare solo Damon!” - disse.
Elena si limitò a sorridere malinconicamente: “Patetico, eh?” - le chiese.
Bonnie sospirò e tornò al suo lavoro.

Lo si poteva anche dire a chiare lettere: l’idea di passare l’intera giornata a stretto contatto con Damon non lo entusiasmava parecchio, nonostante l’idea fosse stata sua.
Ma Stefan avrebbe sfidato chiunque a biasimarlo.
Insomma….l’ultimo faccia a faccia tra lui e Damon risaliva alla sera della cena e durante quel breve incontro la frase che più era aleggiata nella aria era stata < Vedi di tenere giù le mani da Bonnie sennò ti rompo le gambe! >.
Ma ormai il danno era fatto e lui e Damon stavano camminando fianco a fianco da ore e in totale silenzio diretti verso una meta che solo Damon conosceva.
Stefan sospirò pesantemente rassegnandosi al fatto che suo fratello non sarebbe mai cambiato, era inutile continuare a sperarci.
“Allora, fratellino…..come è andata con Elena?” - gli chiese Damon.
- Ecco…appunto! - pensò Stefan.
“Senti, Damon! Oggi non sono proprio in vena, quindi fammi il favore di smetterla adesso, ok? Non mi va di starmene a sentire le tue stupide battutine acide su quanto io sia idiota e tu sia perfetto e su Elena che finalmente se ne è accorta, per poi attaccare subito con le solite minacce se solo continuo a farmi inutili speranze! Davvero…non c’è bisogno che rimarchi il territorio! Ti assicuro che il fatto che Elena sia tua l’ho capito da un pezzo nonostante l’insanità mentale che tu mi affibi da secoli!” - disse Stefan.
Damon si fermò e lo guardò con il suo sorrisino ironico prima di alzare le mani in segno di resa e continuare a camminare.
“Guarda che non avevo intenzione di fare nulla di tutto quello che hai detto! La mia era una semplice domanda!” - si difese Damon.
“Tu non fai mai semplici domande!” - rispose Stefan.
Damon sembrò irritarsi.
“Beh…questa volta si! Mi andava di fare quattro chiacchiere con mio fratello ma a quanto pare non mi è concesso, quindi adesso mi sto zitto!” - disse Damon.
Stefan corrugò la fronte, indeciso se credere o no alla nota sincera che aveva scorto nella voce del fratello.
“Ma che ti è successo in quella grotta?” - chiese più ragionando tra se e se che a Damon, ma lui rispose lo stesso.
“Non lo so neppure io!” - bisbigliò Damon - “Però mi sono reso conto di capirti!” - aggiunse.
“Capirmi?” - chiese Stefan.
“Lo smisurato senso di protezione che hai sviluppato verso la streghetta…lo capisco!” - spiegò Damon.
Stefan si sorprese del fatto di non essere per niente sorpreso dell’affermazione di Damon.
In fondo lui l’aveva sempre saputo.
Ogni volta che Damon salvava Bonnie, ogni volta che metteva se stesso in pericolo pur di tirare lei fuori dai guai….
Stefan lo sapeva.
“Lo so che mi capisci!” - rispose guardando dritto dinanzi a se.
Continuarono a camminare in silenzio per quesi due ore senza mai guardarsi, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Lasciarono Fell’s Church e si spostarono lungo tutta la vecchia statale abbandonata.
Il sole in cielo svettava alto e rendeva tutto di un colore luminoso e caldo.
L’afa era palpabile anche se né Stefan né Damon ne risentivano per via della loro natura.
“Dove stiamo andando?” - chiese Stefan non appena Damon lasciò la strada per dirigersi verso una zona industriale piena di magazzini sudici e arrugginiti.
“Secondo te? Dalla pettegola di quartiere!” - rispose Damon.
La pettegola di quartiere si chiamava Derek.
Derek era un vampiro e aveva si e no centotrent’anni.
Da umano era un senzatetto e viveva tra i cassonetti e le fogne e aveva come unico obiettivo nella vita quello di trovare un metodo originale per siucidarsi.
Era diventato vampiro per sbaglio, quando una banda di vampiri decise di ripulire le strade dai vagabondi.
Lo presero mentre era insieme ad altri senzatetto e, nella furia del momento, quando venne morso e si rese conto che quegli esseri lo stavano uccidendo in un modo che a lui non piaceva, cominciò a lottare per liberarsi, ma l’unica cosa che riuscì a fare, prima di morire dissanguato, fu leccare una ferita che il vampiro che gli stava addosso si era procurato un attimo prima urtando contro una porta di legno scheggiata.
Così Derek morì con sangue di vampiro in corpo senza che nessuno se ne accorgesse.
Quando si svegliò era solo, era vampiro e non sapeva che fare.
Da quel momento cominciò a vagare per il mondo cercando il posto adatto a lui, ma non lo trovò mai e finì col tornare a vivere nelle fogne.
Essendo un vampiro giovane evitava di mostrarsi troppo e di mettersi nei guai e, grazie più allo spiccato spirito di conservazione che all’intelligenza, ogni volta che era obbligato a scegliere tra due nemici che combattevano tra loro, lui stava sempre dalla parte del più forte.
Damon lo aveva sempre reputato poco più che un poppante a suo confronto e sosteneva che l’unica cosa che Derek era in grado di fare era leccare i piedi a così tante persone che alla fine si trovava sempre a sapere tutto di tutti.
Stefan, dal canto suo, non sapeva cosa pensare. Aveva incontrato quel povero vampiro si e no un paio di volte e gli aveva sempre fatto una gran pena.
Con tutta l’eternità davanti avrebbe potuto fare molto e, invece, continuava a stare nella miseria in cui era vissuto da umano.
Raggiunsero la parte più nascosta e fetida di quel labirinto di magazzini in breve tempo e senza neppure cercare di nascondere la loro presenza.
E Derek era lì, addossato al muro, e con l’espressione terrorizzata ad aspettarli.
“D-D-Damon…” - balbettò.
“Topo di fogna!” - fece Damon a mò di saluto.
“Cosa succede? Cosa ci fate voi qui? Cosa volete da me? Io non ho fatto niente!” - la paura sembrava aver sciolto la lingua di Derek.
“Devi dircelo tu cosa succede, Derek! Siamo venuti per avere delle informazioni sul dannato bastardo che ha deciso di farci la guerra!” - disse Damon.
“Cosa? Io…io non so niente!” - rispose Derek.
“Derek, Derek, Derek….vedi di dire la verità! Io non ho una gran pazienza e questo lo sai!” - fece Damon senza nascondere il velo di minaccia nella voce.
“Ma io dico la verità…non so niente, credetemi!” - si lamentò il povero vampiro.
Ma Damon non era intenzionato a credergli: “Adesso ti racconto cosa ci è successo!” - disse - “Vedi…due giorni fa io, mio fratello e le nostre adorabili signore avevamo deciso di concederci una piacevole gita nei boschi di Fell’s Church qundo siamo stati colpiti da un incantesimo! Vogliamo sapere chi è stato, Derek!”.
Ma Derek continuava a scuotere la testa: “Io non lo so…non so niente!”.
“Mettiamola così…” - fece Damon sospirando pesantemente - “Fell’s Church per quanto possa essere insulsa è casa nostra! Quindi ti convine parlare se non vuoi essere vittima di decapitazione violenta!”.
Derek sgranò gli occhi e, se possibile, si addossò ancora di più alla parete.
“Ascoltatemi, per favore! E’ vero che non so niente…se lo sapessi ve lo direi! Da quando è girata voce che avete ucciso quei due demoni che avevano preso Fell’s Church nessuno sei è più azzardato neppure a vagliare l’ipotesi di potersi mettere contro voi due! Hanno paura..abbiamo paura! Da quando i due fratelli Salvatore sono tornati insieme nemmeno uno di quelli che si sono avvicinati alla città con cattive intenzioni ne è più uscito vivo e nessun altro vuole fare la loro stessa fine! Per quanto ne so, quindi, non c’è nessuno che stia programmando una qualche azione contro di voi! Credetemi!” - disse Derek.
Stefan lo guardò e lo ascoltò con attenzione.
Poco dopo Damon gli fece segno di andarse e Stefan lo seguì, voltando le spalle a Derek che li guardava andarsene sollevato.
“Se scopro che mi hai mentito tornerò e ti staccherò la testa a morsi, Derek! Mi sembra un modo abbastanza originale per andarsene!” - fece Damon continuando a camminare dando le spalle al povero Derek.
“Credi che ti abbia mentito?” - gli chiese Stefan quando non furono più a portata d’orecchio.
“Ha detto la verità!” - rispose Damon.
“Lo immaginavo! Quindi adesso torniamo senza sapere nulla in più rispetto a quello che sapevamo cioè niente!” - disse Stefan.
“Magari è stato solo lo stupido scherzo di un maghetto di passaggio!” - fece Damon scrollando le spalle.
“Non ci credi neppure tu!” - rispose Stefan - “Però sarebbe bello! Qui sembra che cerchiamo, cerchiamo e non troviamo mai nulla!”.
Damon sorrise: “Ti ricordi quando mi costringesti a giocare alla caccia al tesoro, da bambini?” - gli chiese.
Stefan lo guardò stupefatto: “E’ strano che tu ne parli! Ieri, non so come, l’ho giusto raccontato ad Elena!” - rispose Stefan - “Comunque speriamo che non vada allo stesso modo visto che, all’epoca, passammo più di due settimane a cercare quel mio soldatino prima di trovarlo!” - aggiunse.
“Io lo ritrovai il secondo giorno! Era dietro i cespugli di rose!” - disse Damon.
Stefan si fermò, sconcertato.
“Cosa? E perché non me lo dicesti subito invece di sprecare così due intere settimane?” - chiese Stefan.
Damon si fermò e lo guardò negli occhi.
“Ti sei divertito durante quelle due settimane?” - gli chiese.
Stefan aveva ben chiaro il ricordo: “Si, moltissimo, direi!” - rispose.
Damon annuì: “Appunto!” - disse.

La notte era fresca e piena di stelle ad illuminarla.
Bonnie aveva passato l’intera giornata con Elena parlando di tutto tranne dei loro sentimenti e, ovviamente, di Damon e Stefan.
Ed era tornata a casa più stanca che mai con la speranza di riuscire, finalmente ad addormentarsi e, invece…niente.
La sensazione di assenza che aveva avvertito durante tutta la notte precendente era tornata più forte di prima e lei non sapeva come liberarsene.
Decise di scendere di sotto a bere un bicchiere d’acqua prima di riprovare a rimettersi a letto.
Si infilò la vestaglia e lasciò la stanza.
Insieme all’acqua mandò giù anche mezzo pacco di biscotti al cioccolato pensando che se si rimpinzava lo stomaco alla fine la spossatezza l’avrebbe vinta.
Spense di nuovo le luci in cucina e si apprestò a salire, ma venne fermata dallo squillo del telefono.
Rispose subito già immaginando di chi si trattava.
“Sei ancora sveglia?” - le chiese la voce di Stefan.
Bonnie sorrise: “Stavo giusto andando a letto!” - rispose.
“Beh, sarà meglio per te! Guarda che Elena me lo ha detto che hai passato tutto il giorno qui!” - disse Stefan.
“Cosa? Fammi capire….adesso Elena ti fa da spia?” - gli chiese.
“No, ma era preoccupata per te! Ha detto che avevi due occhiaie da far paura!”.
“Beh..in effetti ieri notte non ho dormito!”.
“Cosa? Come è possibile? Avresti dovuto essere stanca morta!” - fece Stefan.
“E lo ero….anzi..lo sono, ma non riesco ad addormentarmi!” - fece Bonnie.
“Vuoi che venga lì a cantarti la ninna nanna?”.
“Ah, ah, ah…spiritoso! Da quando hai sviluppato questa grande vena comica?”.
“Tutto merito tuo, cara!” - rispose Stefan.
“Devo essere proprio cretina, allora! Comunque…come è andata oggi?” - gli chiese.
“Bene e male….ma ti raccanto tutto domani! Adesso tornatene subito a letto! Passo da te in mattinata!” - fece Stefan.
“Come lei desidera, mio signore adorato!” - rispose Bonnie.
“Torna a letto e dormi!” - fece Stefan, divertito.
“Si, si….notte!” - rispose Bonnie e riagganciò.
Tornò di sopra che ancora sorrideva, quando si rese conto di non essere sola nella stanza illuminata solo dai raggi della luna.
“Ciao streghetta!” - la salutò Damon.
Era seduto a cavalcioni sul davanzale della sua finestra e guardava il cielo.
“Ciao..Damon! Che ci fai qui?” - gli chiese.
“Non riuscivo a dormire! E da ieri che non riesco a dormire!” - rispose Damon.
“Ah….anch’io!” - rispose Bonnie, confusa.
“Lo so! Ti ho sentito poco fa!” - rispose Damon voltandosi a guardarla.
“Quindi..tu non riesci a dormire e vieni qui? Potevi parlarne con Elena!” - fece Bonnie.
“Sono venuto da te perché ho una teoria! E penso che, visto che la tua situazione è uguale alla mia, allora la mia teoria vale anche per te!” - rispose Damon.
“E sarebbe?” - chiese Bonnie, curiosa.
Damon scese dal davanzale e le si avvicinò.
“Ho pensato che l’ultima volta che sono riuscito a starmene disteso e tranquillo è stato nella grotta, con te! Poi siamo usciti e io ho cominciato a non dormire e, a quanto pare, neppure tu! E non è che non sia stanco perché lo sono! Ma sembra più che….”.
“..che ti manchi qualcosa?” - gli chiese Bonnie, interrompendolo.
“Esattamente! E penso che quel qualcosa sia tu!” - rispose Damon.
Bonnie sgranò gli occhi: “Cosa?”.
“Pensaci! Ha senso! E adesso io e te faremo un piccolo esperimento! Se non funziona….penso che mi darò una botta in testa pur di dormire!” - rispose Damon.
Bonnie scosse la testa.
“No, no, no! Tu sei pazzo! Io non dormirò con te! E’ sbagliato!” - disse Bonnie.
“E nella grotta, allora?” - chiese Damon.
“Nella grotta era diverso!” - rispose Bonnie.
“No, nella grotta non era diverso e lì poteva anche essere abgaliato, ma adesso è diverso per davvero! E’ una situazione di necessità! Io non dormo, tu non dormi e l’ultima volta che abbiamo dormito entrambi è stato quando eravamo insieme quindi è presumibile che se stiamo di nuovo insieme riusciremo ad addormentarci!” - fece Damon - “E non preoccuparti non ti salterò addosso, voglio soltanto dormire!”.
Bonnie restò a guardarlo con un espressione indignata per diversi attimi nei quali ripensò a quello che lui aveva detto non trovandoci neppure una piega.
Inoltre era troppo stanca per ragionare lucidamente o per mettersi a fare la guerra a Damon.
“Se lo dici a qualcuno ti ammazzo!” - disse sbuffando.
“Sarà il nostro piccolo segreto!” - fece Damon, sorridendo.
In quel momento Bonnie avrebbe voluto strozzarlo.
“Si, ma dato che non puoi farlo sarà meglio metterci a letto!” - rispose Damon ai suoi pensieri, avvicinandosi al letto e sfilandosi la maglietta.
Dopo lo schock iniziale di vederlo a torso nudo, Bonnie scosse la testa e, con le guance che andavano a fuoco chiese: “Si può sapere che stai facendo?”.
“E secondo te io dovrei dormire in jeans e maglietta?” - le chiese Damon a sua volta mentre armeggiava con la cintura dei pantaloni.
Bonnie avvampò ancora di più.
“Fermati! Tieni giù le mani da quella cintura, Damon! Vada per la mglietta, ma i pantaloni te li tieni!” - gli ordinò.
Damon alzò le mani in segno di resa e poi si indicò i piedi.
“Almeno le scarpe posso toglierle?” - le chiese.
“Quelle devi toglierle per forza perché non ti permetterò di insudiciare le mie lenzuola!” -  rispose Bonnie.
Damon sorrise divertito e scosse la testa mentre si sfilava prima una scarpa e poi l’altra.
Bonnie rimase a guardarlo in silenzio, indecisa sul da farsi.
Quando ebbe finito, Damon la guardò e le si avvicinò prendendola per entrambe le mani e portandola accanto al letto.
“Penso che questa stavi per toglierla!” - le sussurrò mettendole le mani sulle spalle e lasciando scivolare lentamente giù la sottile vestaglia di seta blu che indossava.
L’intero corpo di Bonnie venne percorso da un fremito e dovette chiudere gli occhi quando Damon si chinò a baciarle una spalla.
Nella sua mente non faceva che ripetersi quanto fosse sbagliata tutta quella situazione.
“Rilassati, Bonnie!” - le disse Damon facendole segno di mettersi a letto.
Bonnie annuì, si sedette sul letto e si distese.
Damon si spostò e raggiunse l’altro lato del letto senza smettere di guardarla e continuando imperterrito a farle sentire il suo sguardo che l’accarezzava.
Si stese accanto a lei e l’aiutò a spostarsi i lunghi capelli da un solo lato, poi aprì le braccia e la strinse a se, come aveva fatto nella grotta.
Bonnie appoggiò la testa e una mano sul petto di Damon e sorrise sentendo quella sensazione di assenza che andava via.
“Si, così va decisamente meglio!” - disse Damon.
E Bonnie sapeva a cosa si riferiva e a mano amano che la sensazione spariva se ne rendeva sempre più conto.
Era la presenza di Damon accanto che le era mancata la notte precendente.
Pochi istanti dopo Morfeo bussò alla porta della sua stanza e riprese, sereno, a cullare tra le sua amorevoli braccia sia Bonnie che Damon.







NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Non so da voi, ma qui il tempo fa schifo e mi mette una malinconia assurda!!!!
Comunque....
Come si intuisce anche dal titolo, in questo capitolo la fanno da padroni i legami non ancora esplorati.
Si, perchè, mentre abbiamo visto prima il legame tra le coppie sbagliate Delena e Sonnie e poi siamo passati al legame tra le coppie giuste Donnie e Stelena, adesso è il momento di approfondire un pò anche il terzo tipo di legame che intercorre tra i nostri quattro protagonisti, quindi quello d'amicizia tra Bonnie ed Elena e quello fraterno tra Damon e Stefan!!!
Spero che questa mia scelta vi piaccia! Io ne sono inceramente contenta e, rileggendolo, questo capitolo non mi è sembrato neppure così male, lo ammetto!!!XDXDXDXDXD
Ma, naturalmente, porteremo avanti anche tutte le altre situazioni, gli altri legami....
Il capitolo, infatti, si chiude con questa scena Donnie che segna un pò l'inizio di una nuova fase del loro rapporto che li porterà ad avere una specie di relazione clandestina.....come ha detto Damon: Sarà il loro segreto!!!XDXDXDXD
Grazie infinite a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo....vi adoro tutti indistintamente!!!!
                                               AVVISO
Giovedì prossimo, cioè giovedì 16 giugno, Efp, come si può anche leggere nella homepage del sito, subirà un cambio di server e quindi resterà offline probabilmente fino al giono dopo.
Per questo e per non farvi attendere più del dovuto, ho deciso che posterò il prossimo capitolo in anticipo di un giorno, cioè MERCOLEDI' 15!!!
Detto questo...vi lascio....
A mercoledì sera....BACIONI...IOSNIO90!!!

   
 
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