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Autore: Magic_Life    01/03/2006    5 recensioni
Breve one-shot senza pretese, è la prima ff che scrivo quindi perdonate se la trama sarà un pò banale...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah, maledizione! Come era potuto essere così idiota per l’ennesima volta? Scagliò un pugno contro il muro.
L’aveva fatta infuriare di nuovo. Eppure questa volta aveva davvero tutte le buone intenzioni di instaurare una civile conversazione, ma lei, col suo fare da ragazzina saccente, doveva sempre mandare in fumo ogni suo piano pensato in ogni dettaglio.
“su, dai, non te la prendere” ecco, ora ci mancava anche Sirius ”vedrai che la prossima volta andrà meglio…altrimenti potresti sempre cambiare obiettivo.” “Ah, non capisci nulla…” c’era un’intonazione scocciata nella sua voce mista a una lieve malinconia.
Si lasciò cadere a terra, poggiando la schiena al freddo muro di pietra e chinando la testa “che vuoi saperne tu?...se non ti dispiace, potresti lasciarmi solo con la mia sofferenza?” “Su, dai James, Sirius voleva solo confortarti, a suo modo sicuramente, però era quello lo scopo, e comunque siamo o non siamo i tuoi migliori amici?” evviva, chiamiamo i rinforzi, mancava giusto Remus “Vi preeego, vi imploro, che male ho fatto per ricevere una così ingiusta punizione divina (leggasi “voi”)?” la sua voce aveva riacquistato un po’ del suo solito tono sarcastico “Vorrei solo restare un po’ da solo con la mia sofferenza” “No no, hai capito male, adesso si va tutti da Mielandia per un abbondante rifornimento di cioccorane e dolci ipercalorici di ogni tipo, così ti tirerai un po’ su!” “Si, e diventerò obeso” aveva ritrovato il suo solito tono canzonatorio “E dai, non fare il guastafeste, andiamo” preso di peso da Sirius e Remus non poté far altro che assecondarli.
Giunsero fino al più vicino condotto segreto che terminava esattamente nelle cantine di Mielandia. In fondo erano i suoi amici, migliori amici, e, lui lo sapeva, ci sarebbero stati sempre nel bene e nel male. Con questo pensiero si incamminarono verso la loro “dolce” meta.

“Stupido, vanitoso, esibizionista, pomposo…bello, sexy…no no, così non va bene, cosa sto pensando?!” Lily Evans aveva solo questi pensieri ad affollarle la mente e questi, come un uragano, lasciavano solo confusione dietro di loro.
Perché era stata così…così…aggressiva, si, le costava ammetterlo ma era la verità, così maledettamente odiosa; eppure l’ultima volta che aveva fatto una chiacchieratine con il suo ego si era imposta di tenere a bada il suo orgoglio e la sua testaccia dura…ma, da brava grifondoro, non la dava mai vinta a nessuno.
Mica era colpa sua se ogni qual volta lui tirava fuori dalla sua tasca quel maledetto boccino “esibizionista” o quando si arruffava i capelli “vanitoso…così maledettamente sexy” oh no, stava ricadendo per l’ennesima volta in quei pensieri.
Mise la testa sotto al cuscino cercando di rifuggire quei pensieri, sforzo vano dal momento che quelli continuarono a vorticarle nella mente anche durante l’agognato riposo. “E grifondoro vince la partita grazie al provvidenziale intervento di James Potter che come al solito conquista il boccino d’oro!!!!”
Si svegliò di soprassalto; possibile che anche nei sogni non avesse tregua? Si alzò, mettendosi a fatica la vestaglia e cercando a tentoni le ciabatte, e si diresse a passo lento verso il bagno. Poggiando le mani al bordo del lavandino, rivolse lo sguardo allo specchio: aveva un aspetto orribile dovuto alla notte insonne; fortunatamente quel giorno non avrebbe avuto lezione: era domenica.

“Ehi, ma mi ascolti? A cosa pensi? Hai un’aria così assorta” “No, non è assorta, sta ancora dormendo.” “eh? No, io sono sveglissima.” Lily e le sue due migliori amiche, Claire e Amy, stavano scendendo lo scalone principale che conduceva alla Sala Grande.
Varcata la soglia della sala, quasi inconsciamente, si scoprì a cercare quegli occhi blu che tanto aveva sognato e quei capelli neri così arruffati che tanto aveva desiderato toccare.
Lo sguardo le cadde proprio sul solito gruppetto di malandrini…e James? Dov’era finito? Non era lì al suo solito posto, né in nessun altro posto della sala…”ehi, ma quante volte ti devo ripetere questo discorso?” Lily ritornò in se e arrossì lievemente sulle gote per essersi fatta beccare mentre era alla sua ricerca.
Cercando una scusa plausibile per quella mancanza d’attenzione, quasi non si accorse delle parole che uscirono dalla sua bocca: “Scusami Claire ma credo che Amy avesse ragione, ho un po’ sonno, magari se uscissi a prendere una boccata d’aria la brezza mattutina mi farebbe riprendere un po’” detto ciò, congedatasi con un rapido saluto, raggiunse il giardino dove, non notando nessuno, decise di incamminarsi verso il lago.

Che meraviglioso spettacolo a quell’ora del mattino: il sole coi suoi tiepidi raggi carezzava morbidamente la superficie scura del lago increspata qua e là dal guizzo di un solitario pescetto. Questo era il posto migliore per godere di quella vista.
James era steso ai piedi di una quercia, un tappeto di foglie ormai morte a fargli da cuscino. Il fresco venticello gli solleticava il volto, era come se una dolce ninna nanna lo cullasse in una dimensione sospesa tra sogno e realtà.
Gli occhi gli si fecero sempre più pesanti fino a chiudersi completamente. Si era arreso nella battaglia contro Morfeo.

Passi silenziosi e calmi sull’erba ancora bagnata di rugiada e profumata di notte. Stringendo un libro tra le braccia, Lily, assorta nei suoi mille pensieri, si fermò di colpo, incantata dalla vista del lago che le si parava di fronte.
Come assorta ripercorse con lo sguardo la riva del lago e restò quasi stupita nel vedere una sagoma scura ai piedi del suo albero prediletto. Con passi lievi, soffici e delicati, quasi a timor di distruggere la magica atmosfera che regnava a quell’ora.

Sbuffò. Una foglia gli era caduta proprio sul naso. Piano piano aprì gli occhi, richiudendoli immediatamente per l’abbagliante luce del sole. “Chi ha acceso la luce?” domandò con la voce impastata di sonno. Ricordò vagamente il lago, l’albero. Capì di essersi assopito poco prima nell’immenso giardino di Hogwarts.
A fatica si tirò su, poggiandosi al robusto tronco della quercia. Sentì un rametto spezzarsi: stava arrivando qualcuno. Decise di nascondersi e aspettare, scoprire chi aveva infranto quel dolce silenzio lo incitava a restare.

Forse si era sbagliata. Lily aveva appena raggiunto il punto dove le era parso di scorgere qualcuno: ma lì non c’era nessuno. Si, sicuramente un err…due mani le si poggiarono sugli occhi, era un tocco caldo e gentile.
“Chi sono?” quella voce così conosciuta con quel lieve accenno beffardo da bambino dispettoso, quella voce che aveva imparato ad amare. Poggiò le sue mani su quelle di lui e le discostò delicatamente mentre si girava, trovandosi faccia afaccia con James.

Fu un attimo. Il blu del mare in tempesta si perse nel verde dei campi in primavera. Nessun insulto, solo uno sguardo negato da tempo. Poi piano ancora incatenati, lui si avvicinò, lei non rifuggì.
Il suo respiro sulle labbra, così vicino. Un lieve e dolcissimo tocco. Labbra su labbra. Si staccarono piano, ora tenendo gli occhi chiusi per imprimere quella sensazione nel cuore. Un battito di ciglia bastò per capire tutto: la stessa identica sensazione di farfalle nello stomaco.
Si sorrisero e mano nella mano raggiunsero il pontile. I passanti avrebbero detto che ciò su cui scommettevano da tempo si era avverato.

Lei aveva trovato il suo principe.
Lui aveva trovato la sua principessa.
  
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