Ancora un secondo!

È sera, torno a casa esausta con tutta la giornata che mi pesa sulle spalle, armeggio con la serratura della porta, senza aver bisogno di accendere la luce mi butto sul divano di pelle  esausta.

Fuori sento dei tuoni rombare, si tratta di un temporale in arrivo che si sfrega le mani prima di ricoprire d’acqua la città.
Non faccio molto caso ai rumori provenienti dalla città, percorro con lo sguardo i contorni della stanza che mi circondava, le pareti erano gialle, color canarino, come le penne del povero Pavarotti.

La tinta fu scelta personalmente da Jean.

Fisso il piccolo orologio bianco appeso alla parete,le lancette segnano le 22:00, involontariamente il mio sguardo si posa sul tavolino di ferro accanto a me, sopra di esso era posato il telefono.

Rabbrividisco.

Continuo a fissare il piccolo telefono per qualche minuto… un eternità forse… sperando che squillasse.
Ma nulla.

Era terribilmente frustrante.

Guardai di nuovo l’orologio appeso alla parete, erano le 22:16, le mie speranze stavano scomparendo, come ogni sera.

“ Driiiiiiiin, driiiiiiiiin ”

Guardai incredula il telefono

 " Driiiiiiiiiiiin, driiiiiiiiiin ’’

Stava squillando!

Il telefono stava squillando!

Mi alzai di scatto fiondandomi sul piccolo aggeggio rosso

< < Pronto, Jean!?! > >

< < Ehm… No coach, sono Becky Jackson > >
 
 
 


 
 
 
*



Il sogno che avevo  abbandonato  il mattino precedente riprende esattamente dal punto in cui si era interrotto.

La figura di Jean ritorna  da me, così perfetta e precisa da sembrarmi vera, viva.

La linea delle spalle, la sfumatura grigia dei suoi capelli, erano nuovamente avvolti da quella candida luce bianca.

Si girò lentamente verso di me… e mi sorrise.

Sarei rimasta così per sempre, per il tempo sommato di tutte le notti,  per non svegliarmi mai più.

< < Sue > >

Non rispondo, fa un passo in avanti, nella mia direzione.

Ci fissiamo per lunghi istanti.

È il contatto visivo più lungo che mi sia mai stato concesso in un sogno.

‘’Questo farà più male domattina’’ penso.
 
< < J- Jean. > >
 

‘’Svegliati, farai tardi a lavoro!’’ una voce nel mio cervello mi indica di svegliarmi

‘’Ancora un secondo!’’ penso ‘’Infondo  mi sveglio sempre! Mi sveglierò tra poco!’’

Inizio a sentire vagamente la pelle del divano sotto le mie dita

‘’NO! NO NO NO NO! MI STO SVEGLIANDO! NO’’

< < Domani ci sarò. > >  mi rivolse un sorriso sereno < < Ci sarò sempre, sorellina  > >

Suonava come una promessa.