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Autore: saltlordofold    10/06/2011    5 recensioni
Northwest, Canada. Davanti a loro si apriva un gigantesco mare di neve, reso quasi fosforescente dal contrasto con l' orizzonte ancora azzurrita dagli ultimi fiacchi raggi di un sole scomparso da ore, e interrotto da alcuni boschi di sottili conifere. Il silenzio assoluto si scontrava con il ronzare dei motori a doppio giro, che rimbombava amplificato fra i tronchi dei pini quando attraversavano una macchia di vegetazione. [...]Sono Lucifero caduto in picchiata dal paradiso, bruciandosi le ali per l' attrito, piombato con tutta la sua furia sull' uomo, lo stupido, insignificante e insolente essere umano.
Un' alleanza fra B.S.A.A e Governo degli Stati Uniti sta per affrontare, ancora una volta, il suo incubo infinito.
Questa fanfiction è dotata di alcune scadenti illustrazioni, e dopo l'uscita di Re6 è diventata di forza una 'What If?', siccome il Canon si è trovato in contraddizione con il contenuto della trama.
Genere: Azione, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chris Redfield, Leon Scott Kennedy
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Resident Evil: Never Ending Nightmare
[Undead Snow Queen]

Chapter 2: Meeting







Più di un metro di neve si accumulava ai lati della strada principale di Yellowknife, capoluogo del Nothwest canadese. Leon, con il mento affondato nel palmo, osservava dal finestrino della volante che lo scortava i passanti affrettarsi sui marciapiedi efficentemente spalati. Stando a quanto blaterava l' autista, che aveva ingranato il parlometro da quando erano partiti dall' aereoporto e che non sembrava pronto a fermarsi, era una delle nevicate più forti degli ultimi dieci anni. Leon non si sorprese più di tanto: da quando il clima si addolciva al suo accomiatarsi?
Si strinse la sciarpa intorno al viso quando furono arrivati e ringraziò il poliziotto canadese per il passaggio- non certo per la chiacchierata-, e questi gli sorrise affabilmente prima di allontanarsi.
Leon rimase immobile con le mani infilate nelle tasche del giaccone. Non nevicava, ma dio se faceva freddo! L' agente del governo osservò l' edificio davanti al quale era stato consegnato come un bel pacchetto. Pensò al sorriso caloroso del poliziotto e si chiese quando fosse l' ultima volta in cui aveva sorriso sinceramente, spontaneamente, involontariamente a un' altra persona, con i denti scoperti dall' ilarità e quel lampo divertito dei suoi occhi azzurri che tanto affascinava le persone quando era più giovane. Reprimeva a stento i brividi, ma non voleva entrare, non ancora. Preferiva esplorare con lo sguardo la cupola di metallo e di vetro del Legislative Building e lasciare che il gelo pungente lo rinvigorisse, svegliando dolorosamente ma con efficacia i suoi nervi e i suoi muscoli. Leon apprezzava quelle sensazioni invernali: gli piacevano l' odore puro della neve, la sensazione pungente del freddo sulla pelle, il materializzarsi del suo fiato in piccole nuvolette di denso vapore e il bruciore sulla pelle delle guancie arrossate.
Il suo telefono squillò, e Leon dovette esporre una mano al clima rigido per estrarlo dalla tasca dei suoi pantaloni.

"Kennedy." disse semplicemente accostando il cellulare all' orecchio

"Leon, sono Hunnigan." lo informò una voce neutra

Ingrid Hunnigan era sempre così atona e impassibile che più volte nei primi anni della loro collaborazione Kennedy aveva voluto toccare con il dito la sua faccia per verificare se non fosse solo una pellicola stesa sugli ingranaggi metallici di un androide. Comunque apprezzava la collega: era stata il suo agente di collegamento con il Governo a partire dagli eventi della Spagna, e doveva ammettere di essersi un pò affezionato a quella voce calma che lo contattava anche nelle più critiche delle situazioni per dargli informazioni e promettergli rinforzi. Avevano una relazione professionale, ma a volte scherzavano flirtando durante le missioni, e Leon sapeva che la sua freddezza ostentata nascondeva una preoccupazione sincera.

"Posso sapere dove sei?" gli chiese lei interrompendo il flusso dei suoi pensieri

"Davanti al Northwest Territories Legislative Building." rispose " Sono appena arrivato."

"Sbrigati a entrare, c' è una certa agitazione. Pare che La B.S.A.A. stia facendo casini. Vogliono a tutti i costi fare intervenire i loro agenti."

"Boriosetti, eh?" fece Leon incamminandosi e mostrando il distintivo agli agenti all' entrata, che lo scortarono nella hall

"Puoi dirlo." sospirò Hunnigan " Non capisco come possano comportarsi ancora da padroni dopo quello che è successo con la Tricell a Kijuju."

"La disperazione." diagnosticò Leon " Può darsi che la loro nave stia davvero affondando. Una bella figura gli farebbe comodo. Scusa, sono arrivato, devo chiudere."

Un agente gli indicava una porta grigia, quasi invisibile nel corridoio uniformemente dipinto dello stesso neutro colore.

"Ci sentiremo più tardi, ti terrò aggiornato."

"Roger."

Leon chiuse la comunicazione e si rimise il telefono in tasca mentre bussava alla porta. Non vi fù risposta, e Kennedy entrò.

"...e da parte di un' organizzazione non-governativa " si indignava un ometto in direzione di uno schermo  "spedire senza preavviso agenti da inserire in squadre di intervento qualificate e già complete è una mancanza totale alle norme di circostanza, oltre che un gesto di offesa nei confronti dei servizi già implicati nella difesa del proprio suolo!"

Leon si avvicinò piano. Lo schermo mostrava un' assemblea imbronciata di uomini e donne in giacca e cravatta o murati in rigidi camici bianchi.

"La B.S.A.A" rispose una voce trasmessa dagli altoparlanti e che apparteneva a un' improbabile caricatura di pedante uomo d' affari con tanto di sigaro e anello d' oro " è l' ente più qualificata per il mantenimento della sicurezza in fatto di Bioterrorismo. Siate certo che il vostro governo sarà ampiamente convinto del vantaggio offerto dalla collaborazione con il Consortium Farmaceutico. A meno che non vogliate dissociarvi dalla congregazione dei vostri più grandi fornitori di farmaci, tecnologia chimica e materiale medico?"

L' ometto furente accusò il colpo e abbassò la testa. Nel farlo vide Leon, ripreso nel campo della propria Webcam.

"Ecco l' agente degli Stati Uniti. " esultò indicandolo e facendolo avvicinare alla telecamera "Risponde direttamente agli ordini della Casa Bianca. Agente Kennedy, faccia rapporto a quest' assemblea delle decisioni dei governi Americani e Canadesi congiunti quanto alla composizione della squadra di intervento."

" Non sono stato informato della collaborazione di una terza parte nell' operazione." disse Leon con voce atona, fissando uno ad uno i membri del consiglio sullo schermo, squadrandoli con i suoi chiarissimi occhi azzurri

" In quanto ente non-governativa, la B.S.A.A. è padrona di un' autonomia indiscussa" intervenne una donna anziana con il camicie e gli occhi stanchi

"Non quando si  tratta di intromettersi in missioni che coinvolgono le intelligence di due distinte nazioni nord-americane!" si indignò il canadese

Il grasso con il sigaro si mosse sulla sua sedia, si consultò con una segretaria e sorrise trionfante.

"Abbiamo appena ricevuto un comunicato dalla Casa Bianca" si compiacque " che autorizza la nostra organizzazione a partecipare alla missione, e impone agli agenti della nuova alleanza così formata di collaborare."

L' uomo accanto a Leon rimase a bocca aperta. Volle dire qualcosa, ma il suo intento fù stroncato.

" E ovvio che non c' è più nulla da discutere." era di nuovo la donna " I nostri agenti rimangono dove sono. Auguro il completo successo a questa missione."

E la video-chiamata si interruppe. Il canadese rimase immobile, prima di sbattere il pugno sul tavolo imprecando con rabbia.

"Maledetti riccastri, per chi si prendono?!" eruppe " E lei?!" si voltò verso Leon " Non si tiene aggiornato sulle decisioni dei suoi capi?"

Leon chiuse occhi. Si sentiva già stanco.

" Diciamo che i miei capi non sono molto comunicativi, specie con me."

L' altro uomo sospirò cercando di riprendere calma. Si pizzicò il dorso del naso, e Kennedy poté osservarlo meglio. Doveva avere sui cinquant' anni, era più basso di lui, con una calvizie evidente e la stazza un pò abbondante degli uomini di ufficio.

"Ad ogni modo..." sospirò di nuovo l' altro " Sono Geoffroy Braydon, agente della Canadian Security Intelligence Service."

Tese la mano a Leon, che la strinse.

"Piacere."

" Sono l' agente di collegamento di Basil. Basil Ashton è il nostro agente di campo assegnato alla missione. È partito in avanscoperta questa mattina. Dovrai..." si corresse adirato " dovrete raggiungerlo sul luogo dell' attività sospetta entro domani."

"Non c' è tempo da perdere, allora."

Leon e Geoffroy si voltarono insieme verso la porta, da dove era giunta la voce sconosciuta. Kennedy era sinceramente sorpreso: come poteva un uomo della stazza del nuovo arrivato essere entrato senza che se ne fosse accorto?
Lo squadrò un attimo: aveva un fisico davvero impressionante, che i suoi vestiti comodi non riuscivano a camuffare. Portava una giacca impermeabile verde su una maglietta grigia, una taglia Large, probabilmente, ma che si tendeva attillata su un petto largo e solido, e aveva ancora le guancie arrossate dal freddo. I capelli corti erano scuri e gli occhi, che Leon intravide di sfuggita dal fondo della stanza, erano azzurri e decisi.

"Scusate il ritardo." cominciò lo sconosciuto avvicinandosi con un lungo passo felpato

Decisamente, pensò Leon, la sua mole nascondeva un agilità sorprendente.

 " Sono appena stato autorizzato ad entrare." proseguì "Apparentemente ci deve essere stata qualche incomprensione fra le nostre agenzie, agente...Braydon, giusto?"

"Già..." bofonchiò Geoffroy

Il nuovo arrivato gli strinse la mano, presentandosi:

"Chris Redfield."

Leon spalancò gli occhi. Fissò il nuovo arrivato, la sua mascella decisa, il naso dritto, leggermente appuntito, gli occhi azzurri che decisamente avevano una sfumatura familiare.

"Redfield?" mormorò, maledicendosi subito per aver lasciato trapelare nella voce il suo stupore

L' agente B.S.A.A si voltò ad osservarlo, perplesso. Socchiuse gli occhi, squadrandolo.

"Ci conosciamo?"

Leon non credeva nelle coincidenze, ma questa volta il mondo cominciava a parergli piccolo, piccolo in una maniera davvero inquietante.

Chris Redfield era già sveglio da quattro ore quando il cellulare gli era squillato accanto al tappeto da corsa, alle nove in punto. Conciso come sempre, il suo appiglio gli aveva solo di raggiungerlo all' aereoporto, che c' era del lavoro per la B.S.A.A.
Era passato sotto il getto freddo della doccia e in cinque minuti era vestito e pronto a partire. Trovate le chiavi della macchina nel giaccone appeso alla porta, era uscito di casa senza dimenticare di chiudere ed era corso giù per le scale, stranamente leggero.
 Si aspettava un nuovo incarico, vista la recente agitazione in Africa, e  in un certo senso essere liberato dal peso dell' attesa lo aveva messo di buonumore, anche se significava partire verso un altro continente infetto a rischiare di farsi uccidere per impedire all' umanità di autodistruggersi. Il freddo canadese, però, non entrava nella sua equazione iniziale.

"Ci siamo sentiti una volta, per telefono." disse Leon riacquistando la sua impassibilità " Nel dicembre del 1998."

Fu il torno di Chris di spalancare gli occhi, mentre lo sguardo dell' agente Braydon correva dall' uno all' altro, perso.

"Kennedy..." mormorò Redfield " Leon Scott Kennedy."

Gli stritolò la mano con calore, ma il freddo bagliore negli occhi azzurrissimi del governativo raggelò il suo entusiasmo e lo lasciò andare, accontentandosi di dire con tono serio, quasi solenne:

"Ho letto il rapporto sugli eventi in Spagna. Ci è stato molto utile."

Chris non disse che quel rapporto gli aveva fatto una pessima impressione.
Lo aveva letto più volte sull' aereo che lo portava in Africa, e si ricordava di aver sbuffato spesso mentre lo percorreva, praticamente ad ogni paragrafo. C' erano una tale minutezza, un tale distacco in quelle pagine, che sembrava che al loro autore non importasse niente degli orrori perpetrati dagli Illuminados. Chiunque prima o poi si sarebbe fatto sfuggire un commento, un giudizio sull' efferatezza dei metodi della setta, sugli esperimenti umani,  sulla spietatezza dei leader. Ma Kennedy, niente.
Chris aveva riletto più volte quelle pagine alla ricerca di un segno di rimprovero, ma nulla. L' autore, alla sua lettura, pareva freddo come il ghiaccio.
E ora che lo vedeva di persona, non aveva problemi a congiungere le sue impressioni con quel viso marmoreo, quei modi precisi che sembravano voler impiegare solo il minimo dell' energia necessaria, quel tono di voce inespressivo e quegli occhi azzurri e chiarissimi.
Chris non sapeva praticamente nulla di Leon Scott Kennedy, e ciò gli procurava una sensazione strana e non gradevole, un disagio viscerale.
Erano due sopravvissuti del 1998, superstiti di Arklay e Raccoon, due persone la cui vita era cambiata drasticamente sulle pendici di quelle montagne rosse d' autunno. Leon aveva combattuto con sua sorella Claire e l' aveva salvata più volte, stando a quanto la stessa gli aveva raccontato. Doveva odiare la Umbrella Corporation, detestarla almeno quanto lui, desiderare come lui di lottare contro ciò che l' avidità dei suoi dirigenti aveva sparso per il mondo: la costante minaccia del Bioterrorismo, la circolazione sul mercato delle armi di creature mostruose, quelle stesse bestie che abitavano i loro incubi.
Eppure Chris non sapeva nulla dell' attività di Leon, non aveva mai avuto vento delle sue azioni al di fuori del suo rapporto sui Ganados - quel gelido fascicolo di dati - e di quello che sua sorella gli aveva raccontato di Harvardville. Perché Kennedy non aveva cercato di unirsi agli altri sopravvissuti? Era tanto arrogante da credere di poter fare di meglio da solo? O forse aveva sfruttato la sua esperienza per guadagnarsi un vantaggioso posto fisso presso il governo? Chris non riusciva a credere che qualcuno potesse usare un bagaglio come il suo per puro interesse.
E ora se lo trovava davanti, coi suoi capelli troppo lunghi, di un indeciso biondo scuro, con un viso pallido, di quelli che facevano impazzire le ragazze, un fisico slanciato e solido, ma le spalle curve sotto non si sapeva bene quale peso.
Redfield non era il tipo da farsi guidare dalle prime impressioni, ma decisamente non riusciva a guardare la loro collaborazione con un occhio benevolo.



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Non sono affatto convinta di questo capitolo, ma a dire la verità sono sotto esami di maturità, e non ho il tempo di scrivere molto...
   
 
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