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Autore: Geezer    10/06/2011    5 recensioni
Blaise Zabini vive la sua perfetta vita da dieci anni. Si è traferito a Boston appena finita la guerra, è felicemente fidanzato con Hester e fa il lavoro che ha sempre sognato. Tornato in Inghilterra riceve un messaggio da una vecchia amica e va a farle visita. Scoprirà che certi sentimenti non si cancellano...
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Per te qualcosa ancora

Per te qualcosa ancora

 

 

Sono seduto da due ore sul divano ancora avvolto nella plastica dopo il trasloco, precisamente da quando un candido gufo ha bussato elegantemente alla mia finestra chiusa. Erano dieci anni che non la vedevo ma l’avrei riconosciuta tra mille. Forse non lo ricorda ma c’è stato un periodo in cui io e Athena (così si chiama) eravamo molto amici. Veniva a trovarmi tutti i giorni con una certa regolarità. Allora i messaggi erano molto brevi: posto, ora , un ‘ti amo’ scarabocchiato nell’angolo in basso a desta. E l’iniziale del tuo nome.

Il biglietto che ha consegnato poco fa è abbandonato sul tavolino che ho di fronte, insieme a una bottiglia di whisky semivuota. Con il bicchiere colmo stretto nella mano, fisso la scrittura semplice e lineare, priva di fronzoli superficiali. Così tua. Poche parole chiare e dirette. ‘Ho saputo che sei tornato. Vieni a trovarmi più tardi, se ne hai voglia’.

Se ne ho voglia Herm? Non ne sono sicuro. Per tutto questo tempo ho creduto di averti dimenticata. L’America è lontana ed io avevo così tante cose da fare. Pensavo di aver voltato pagina. Ora sono tornato, nemmeno io so bene per quale motivo, e dopo meno di una settimana spunta Athena. Quando l’ho vista, il mio stomaco ha fatto una strana capriola e la mia mente è partita per un viaggio di sola andata verso il malinconico Paese dei Ricordi. Ogni cosa in cui credevo è svanita in uno sbuffo di fumo. Il mio lavoro, la mia nuova vita, persino Hester. Magari è solo la nostalgia per quello che è stato. Bevo tutto il liquore nel bicchiere e mi alzo.

Leggo l’indirizzo che hai scritto sulla pergamena e mi Materializzo in un vicolo buio, che scopro conduce a una piazza quadrata. Un forte odore di mare e di pane appena sfornato mi colpisce le narici. Mi guardo intorno. Hai scelto proprio un bel posto dove vivere. Semplice eppure caratteristico, speciale. Rispecchia molto il tuo modo di essere. O almeno, il tuo modo di essere dieci anni fa.

Nonostante siano le cinque del pomeriggio ci sono poche persone per la strada. Una bambina a spasso con i genitori mi saluta con la mano ed io le sorrido. Nell’angolo opposto a dove mi trovo io c’è un fioraio. Non posso presentarmi a mani vuote. Cinque minuti dopo esco con un enorme mazzo di rose e girasoli, i tuoi fiori preferiti. Tolgo dalla tasca dei jeans il biglietto e cerco la tua casa. Non ci metto molto.

 

                                                                                                                                    Casa tua mi piace.

                                                                                                                          Sa di calda pace

                                                                                                                                    spesa in due.

                                                                                                                                    Un anno in più sul viso

                                                                                                                           non hai.

 

È una graziosa villetta a due piani, con tanto di giardino magnificamente curato. Il cancello dello steccato di legno bianco si apre al delicato tocco della mia mano. Il paese ha tutta l’aria di essere uno di quelli da cartolina, o magari delle favole, dove tutti si conoscono e nessuno farebbe mai del male ad altri intenzionalmente. Più tardi mi ricorderò di scattare qualche foto. La ghiaia del vialetto scricchiola sotto la suola delle mie scarpe e produce un rumore familiare, casereccio. Ad ogni passo mi sento sempre più estraneo e non  riconosco la forza che mi fa avanzare fino al tappeto con scritto ‘benvenuti’. Forse ho fatto uno sbaglio a venire. Uno gnomo da giardino mi guarda con insolenza, quasi con aria di sfida. Lo fisso immobile. Davvero ho paura di rivederti? Mi decido a suonare quel maledetto campanello Weasley-Granger e sospiro. Non posso più tirarmi indietro ormai. Dopo qualche secondo la porta si apre e appari tu.

Indossi un grembiule e hai il viso sporco di farina. Sorridi, sinceramente contenta di vedermi, e provi a ripulirti. Sei bella da mozzare il fiato, Hermione. Ancora più di quanto ricordassi. Mormori qualche scusa imbarazzata e mi lasci entrare. Lui non c’è, naturalmente. La tua casa è molto bella. Calda, accogliente. Sa di amore e felicità. Ovunque, foto di voi due. Sistemi i fiori in un vaso e ci sediamo al tavolino del salotto davanti a una bella tazza di tè. Ti osservo con attenzione. Dieci anni sono passati eppure non hanno lasciato tracce sul tuo viso. I tuoi occhi eclissano ancora il sole d’agosto. Il tuo sorriso dà ancora speranza a chi si è perso.

 

                                                                                                                         Tu di me mi chiedi.

                                                                                                                         Sono qui: mi vedi.

                                                                                                                         Dimmi tu.

                                                                                                                                   Mi trovi un po’ cambiato?

                                                                                                                                   Non so.

 

Parliamo di tante cose. Perché tante cose sono successe da allora. Sembriamo davvero due amici di vecchia data che non si vedono da tempo. La risata per la mia ultima battuta si spegne lentamente e tu assumi un’aria seria. D’improvviso mi chiedi se sto bene. La schiettezza della tua domanda mi lascia senza parole. Questa mattina avrei giurato di sì. Credevo di essere cambiato. Forse sono solo lo stesso senza di te. Non lo so. Apro le braccia e tu rispondi al mio sorriso. Ho superato il tuo esame a quanto pare. Prendo un po’ della crostata alla frutta che mi hai offerto e cerco di non pensare a quelle domande la cui risposta mi spaventa troppo perché possa farmele sul serio.

 

                                                                                                                          Ti ringrazio del pensiero.

                                                                                                                          Non credevo che

                                                                                                                          fosse giusto rivederci.

                                                                                                                          L’hai fatto tu per me.

                                                                                                                          So che lui conosce

                                                                                                                          bene chi sia io:

                                                                                                                          prima che ritorni

                                                                                                                          scusa ma andrò via.

 

È stato molto carino da parte tua cercarmi dopo tutto questo tempo, propormi di rivederci. Un gesto che non mi aspettavo minimamente. Hai avuto coraggio, senza dubbio. Non so se io avrei fatto lo stesso. La mia vita era stabile. Mi ero completamente adattato a Boston, la città dove mi ero rifugiato dopo la guerra per inseguire i miei sogni. Facevo il lavoro che avevo sempre desiderato. E ho trovato una donna fantastica, Hester, che mi ha fatto di nuovo battere il cuore. Tu te ne eri andata dalla mia mente, dalla mia anima. Ed io stavo bene. Tuttavia, leggere quelle tue parole questa mattina mi ha fatto un effetto che non avrei mai immaginato. Ci ho messo ore per decidere se era la cosa giusta. Da una parte ero tentato di accettare. Sarebbe stato bello rivederti. Ma ero spaventato da quello che questo avrebbe potuto significare, dalla scossa con la quale avresti minacciato la mia serenità. Poi è rispuntato il tuo viso dalla nebbia dei ricordi, e ho ceduto. Mi stavo preoccupando troppo per una visita cordiale a una vecchia amica.

Mentre bevo un sorso di tè la mia attenzione è catturata da uno scintillio all’anulare della tua mano sinistra. Tutti si sono sempre aspettati che avresti sposato lui e così è stato. Lui, Ronald Weasley. Il migliore amico del Bambino-Che-È-Sopravvissuto, Auror di fama internazionale, rispettabile e ben voluto. Tu, Hermione Granger. Altra grandissima amica di Potter, Medimaga di altissimo livello al San Mungo, la studentessa prima e la strega poi più brillante di sempre. Fra voi, il sottile filo rosso dell’Amore. L’eco lontana del matrimonio del decennio ha raggiunto persino la comunità magica americana. Lui mi conosce. Sa che a scuola facevo parte della banda Serpeverde e che ero il migliore amico di Draco Malfoy. Ma dubito che sappia che non ho mai voluto unirmi a Voldemort, né che per un intero anno io e te ci siamo amati. Sa che dopo la scuola ho lasciato l’Inghilterra e la magia e sono andato a Boston per vivere come un Babbano e per realizzare il mio sogno di essere un fotografo. Però non sa che per difendere la mia scelta ho perso te. Non ce l’ho con lui, davvero. Ma non ho voglia di farmi trovare qui quando tornerà. Troppe spiegazioni da dare, troppe bugie da dire anche a lui, oltre a me stesso e a te. Me ne andrò prima e sono certo che capirai.

 

                                                                                                                                   Vedo che i capelli adesso

                                                                                                                         non li tagli più

                                                                                                                         in quel modo strano

                                                                                                                         in cui tu mai sembravi tu.

                                                                                                                         Dolce più serena

                                                                                                                         è la voce tua.

                                                                                                                         Vedo tutto intorno

                                                                                                                         nuova fantasia.

 

Continuiamo a chiacchierare amabilmente e non posso fare a meno di notare i riflessi d’oro che il sole lascia sui tuoi capelli. Non sono più crespi e cespugliosi come a scuola, ma ricadono sulla tua schiena in morbidi ricci ordinati e lucenti. Ho sempre adorato accarezzarli. Cosa non darei per poterlo fare ancora. Immergere le mie dita in quei fili di sensuale seta, annegare nel loro profumo di miele. Sento la tua voce che mi chiama e mi riscuoto. Mi sarò perso nei miei pensieri. La mia faccia deve essere molto divertente perché tu scoppi a ridere. E io ascolto la tua risata come chi sta per morire di sete ascolta lo scroscio di una fontana. Ti sistemi una ciocca dietro l’orecchio e ricominci a parlare dell’ospedale. Non m’interessa e mi concentro sulla tua voce. È la stessa di tanto tempo fa, ma più dolce. Non ha più quell’inquietudine malcelata per la guerra, la costante insoddisfazione per la vita grigia e vuota di quando ci siamo conosciuti, la frustrazione verso chi non condivideva i tuoi ambiziosi progetti. Adesso sembra davvero che tu abbia tutto quello che volevi. Il Bene ha trionfato sul Male, hai un lavoro che ti piace e un marito che ti ama. Sei felice e io sono contento per te.

                                                                                                                        

                                                                                                                                Te lo ricordi com’eri allora?

                                                                                                                                Come non parlavi?

                                                                                                                                Fra gli entusiasmi

                                                                                                                                della mia mente

                                                                                                                                solo mi lasciavi.

                                                                                                                               Ora ne parli della tua vita,

                                                                                                                               della vostra intesa.

                                                                                                                               In questo mondo

                                                                                                                               che ti appartiene

                                                                                                                               quanto sei più bella, adesso.

 

Improvvisamente ti alzi e corri a prendere qualcosa di sopra. Al tuo ritorno porti con te un grosso album di fotografie e un grande sorriso sulle labbra. E io ti vedo crescere senza di me. Ansiosa, il tuo primo giorno in ospedale. Serena, con quegli svitati dei tuoi amici. Semplicemente meravigliosa, al tuo matrimonio. Felice e innamorata, con lui. Sei cambiata tanto, e non solo fisicamente. Non sei più la ragazzina che rispettava scrupolosamente tutte le regole, timida e nascosta dietro le protettive pagine di libri più grandi di lei. Hai acquisito una nuova sicurezza. Sei decisa, determinata. Allora era difficile persino farti parlare. Io ti raccontavo dei miei sogni, dei miei desideri per il futuro. Volevo scappare da questo mondo che ormai mi stava stretto. Volevo essere libero di scegliere la mia vita e volevo che tu ne facessi parte. Ma tu avevi i tuoi progetti qui in Inghilterra. Ti aspettavano il successo e la fama che ti sono sempre stati destinati. Avevi troppo valore, troppo da dare e da ricevere perché li mollassi per amore. Non eri pronta a lasciare tutto, non per me. E quando sono salito su quell’aereo, nemmeno il tuo fantasma è venuto con me, ma appena ho appoggiato il piede a Boston mi sono sentito a casa. Cominciava il primo capitolo della mia nuova vita; non ho mai pensato a te.

L’argomento “amici” si esaurisce e arriviamo al punto che ho temuto fin da quando ho deciso di venire: Weasley. Ti prego, raccontami qualche stupido aneddoto sul vostro primo appuntamento, raccontami perché avete scelto quel colore per le pareti della cucina, raccontami quello che vi piace fare la domenica pomeriggio. Ma non come ha preso il mio posto nel tuo cuore, quello non so se potrei sopportarlo. La magica empatia che c’era tra noi deve essersi affievolita con il poco esercizio, perché è proprio di questo che mi parli. Mi dici tutti i motivi per cui ti sei innamorata di lui, ma... C’è poco entusiasmo nella tua voce e i tuoi occhi non brillano. Malignamente desidero che ti ripeta quest’elenco ogni mattina ma sembri davvero felice e io mi vergogno di me stesso.

La verità è che in quelle foto con te vorrei esserci io; vorrei che fosse il mio nome ad essere nascosto nel tuo anello d’oro; vorrei portarti la colazione a letto e dirti che sei bella. Sei bella, Hermione, e io non ho mai smesso di amarti. Me ne accorgo solo ora quando siamo qui, seduti nel tuo salotto, e tu parli di tuo marito e io della mia fidanzata. Sembri felice e a me manca il coraggio. Davvero ti strapperei al tuo mondo? A questo mondo che è tuo e che io ho rifiutato?

 

                                                                                                                       Quanto amore

                                                                                                                       dal tuo sonno

                                                                                                                       lui svegliò per sé.

                                                                                                                       Ciò che sempre,

                                                                                                                        inutilmente,

                                                                                                                       io chiedevo a te.

                                                                                                                       Sai che cosa scopro,

                                                                                                                       d’improvviso, io?

                                                                                                                       Non ho mai pensato

                                                                                                                       di sbagliarmi, io.

 

Lui ti ha fatta innamorare. A me volevi bene, certo, ma quell’amore con la ‘a’ maiuscola, quello unico, sincero, travolgente, che ti fa fare follie... È questo che provi per lui, vero? Come diavolo ci è riuscito? Io ho tentato un anno intero, in tutti i modi. Te l’ho anche esplicitamente chiesto, di amarmi. Naturalmente la risposta era sempre sì, però non mi amavi. Stavamo insieme e io avrei fatto qualunque cosa per te, ma tu sembravi non darci peso. Tutta presa dal tuo piccolo perfetto mondo e dalle sue regole e per me non c’era posto. Ho sempre pensato che la colpa fosse tua, se c’eravamo lasciati. Ma adesso è probabile che qualche errore l’abbia commesso anch’io. Ti amavo troppo... Eri diventata la ragione della mia vita e l’unico motivo per cui ho avuto la forza di partire anche senza di te, è stato la consapevolezza di essere nel giusto. Non mi amavi come avrei voluto e come ti amavo io, perché dovevo restare e continuare a giocare secondo le tue regole? Forse col tempo avresti imparato, ma ero giovane, testardo e orgoglioso. E con una voglia matta di vivere e inseguire i miei sogni. Forse doveva solo andare così.

 

                                                                                                                       Prima che vada

                                                                                                                       per la mia strada

                                                                                                                       dimmi, sì, che, in fondo,

                                                                                                                       ha avuto un senso

                                                                                                                       nei nuovi giorni

                                                                                                                       anche un po’ il mio mondo.

                                                                                                                       Fammi pensare

                                                                                                                       che potrei darti

                                                                                                                       qualche cosa ancora.

                                                                                                                       Fammi pensare

                                                                                                                       di aver paura

                                                                                                                       che lui possa rientrare,

                                                                                                                       adesso.

 

Guardo l’orologio. Non è tardi ma io cerco scuse per andare via. È successo esattamente quello che non volevo: ho scoperto di amarti ancora. E mi dispiace, perché sono troppo codardo per dirtelo e troppo ipocrita per lasciare Hester. Torno alla mia vita e non ci vedremo più stavolta. Non so cosa ti ho detto ma mi alzo e lo fai anche tu. Mi accompagni alla porta. Di scatto ti giri e mi guardi negli occhi. Vorrei dirti tante cose ma è uno il pensiero che mi tormenta ora. In questi dieci anni, mentre costruivi mattone dopo mattone la tua nuova vita, quanto sono stato importante? Quanto abbiamo contato, io e il mio amore, nella realizzazione di quei sogni che ti hanno portata via da me? Che senso ho avuto e cosa pensavi di me guardando vecchie foto polverose che credevi di aver buttato? Hai avuto un briciolo di rimpianto o ero solo uno con cui sei stata per un po’ e che si è fatto da parte giusto in tempo per non intralciare la tua carriera? Scuoti leggermente la testa e una lacrima ti riga la guancia. Sorrido, triste. Allora la nostra alchimia non è sparita del tutto, li senti ancora i miei pensieri. Non ho la forza di parlare ma non ho niente da perdere. Faccio un passo verso di te e ti asciugo la lacrima con il pollice. Tu chiudi gli occhi e a me sembra di avere di nuovo sedici anni.

Dimmi che posso ancora darti qualcosa e dimmi che tu puoi darla a me. Dimmi che non è mai troppo tardi. Dimmi che faresti ora quello che non hai fatto dieci anni fa. Al mio ultimo pensiero riapri gli occhi e allontani il tuo viso dalla mia mano. Non mi guardi e il mio cuore sprofonda. Mi ami. Mi ami ma ci sono troppe cose che ti tengono legata. Di nuovo, metti la tua perfetta vita prima di me. Allora era la prospettiva di quello che saresti stata a trattenerti, ora è quello che sei. Le mie dita sfuggono al controllo del mio cervello e salgono ad accarezzarti i capelli. Sento che dovrei avere paura di tuo marito, potrebbe tornare da un momento all’altro. Ma non m’importa. Tanto non ci rivedremo più. Questo ti spaventa e mi guardi di nuovo. Però stavolta non cedo. Hai fatto la tua scelta. Addio, Herm. Apro la porta, ma mi sento trattenere per il polso.

“ Aspetta, Blaise. Vengo con te... ”

 

 

  
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