Non
ricordo più neanche il numero delle volte che ho riscritto questo capitolo…
è stato un autentico parto! Non mi soddisfa pienamente neanche ora, ma per
evitare di postarlo dopo gli ottant’anni, dato che me ne mancano ancora
parecchi, alla fine ho deciso di aggiornare lo stesso… però non sono
convinta…c’è qualcosa che mi sfugge! È un capitolo talmente decisivo (come
leggerete) che volevo cercare di cogliere nella sua pienezza la personalità di
Kagura e Sesshomaru –almeno come l’ho intesa io ^^”- ma temo comunque di
aver tralasciato qualche aspetto importante, o di averli caratterizzati male! Vi
prego di concedermi i vostri pareri in proposito perché se non ho veramente
colto una parte importante dei personaggi vorrei che me lo faceste notare, per
poter correggere e migliorare! Vi ringrazio per l’infinita pazienza che mi
concedete, in quanto anche stavolta sono in atroce ritardo, e per la gentilezza
e l’affetto che dimostrate nelle vostre numerose e splendide recensioni! Buona
lettura!
Chiaretta
°°°
*The
Wind*
***
All
I've ever learned from love
was
how to shoot somebody who outdrew ya
it's
not a cry that you hear at night
it's
not somebody who's seen the light
it's
a cold and it's a broken Hallelujah
(Frammento della canzone “Hallelujah”- Jeff Bukley)
***
Capitolo
9
Quando ebbe
raccolto tutto il coraggio di cui disponeva e si fu stancata di ascoltare i
respiri regolari che battevano il tempo in quella grande stanza di legno, Kagura
scivolò silenziosamente fuori dal futon e, evitando di guardare apertamente il
demone cane, tirò fuori dall’obi del kimono un piccolo pugnale che aveva
preso il giorno in cui era scappata, per ogni evenienza. Rimase un attimo ancora
in ginocchio vicino alle lenzuola, guardando Rin addormentata. Inevitabilmente
pensò a come avrebbe reagito, la mattina seguente, vedendo il suo amato papà
esanime in una pozza di sangue, e mentre lo pensava, poteva lei stessa vedere la
scena. Guardava con distacco il biancore della sua pelle risaltare nel rosso.
Lui era lì, morto.
Sentì un brivido
percorrerle la schiena a gran velocità, così decise di scacciare quel pensiero
e di passare subito alla pratica, prima di essere di nuovo confusa dalla paura.
Lei era debole.
Talmente debole che
per ottenere la sua libertà doveva ricorrere a simili vigliaccate, come colpire
un uomo addormentato.
Ma doveva farlo.
Era l’unico modo.
Fece scorrere il
suo sguardo per tutta la camera: superò Jaken, rannicchiato vicino alla
finestra, osservò le assi delle pareti, il piccolo tavolo, poi di nuovo il
futon, infine raggiunse l’obbiettivo.
Sesshomaru era
seduto poco distante da lei, con
Stava per tradire
l’unico essere sull’intero globo terrestre che si era fidato un minimo delle
sciocca Domatrice dei Venti.
Brava Kagura, un
gesto davvero degno di Naraku…
Si sentì quasi
disgustata da quel paragone, ma purtroppo doveva accettare la dura realtà: lei,
la creatura di quel mostro odioso, aveva davvero preso buona parte delle sue
capacità da lui, il tradimento, innanzitutto, la crudeltà…
Esatto! Lei era una
cinica e maligna assassina! Una apostata del proprio creatore, una vigliacca e
un’egoista! Perché mai avrebbe dovuto sentirsi in colpa per un atto in
perfetta coerenza con il suo modo di essere?
Silenziosamente si
avvicinò e si inginocchiò davanti a lui con il pugnale sguainato.
Lei era infida,
bugiarda, debole.
Lui era forte,
carismatico e freddo.
Così debole da non
riuscire a controllare le proprie paure e celare i propri pensieri.
Così freddo da
essere impassibile e distaccato in qualunque situazione.
Quanto detestava
quell’indifferenza? Tutto in lui le risultava fastidioso: il parlare a
monosillabi sprezzanti, lo sguardo scettico di chi sa sempre qualcosa in più,
il portamento fin troppo fiero, la totale impenetrabilità dei pensieri.
Ma una persona del
genere, cosa diavolo pensava?
Sembrava sempre
impegnato con ragionamento trascendente, ma in realtà, chi poteva mai sapere
cosa nascondeva l’ambra dei suoi occhi?
Mai una volta
l’aveva visto indeciso o spaventato, né felice, né triste, tanto meno
amareggiato o confuso, o molto arrabbiato, oppure amichevole, né sadico…
Non c’era niente
in lui che svelasse qualcosa di diverso dalla freddezza.
Per questo lei lo
disprezzava.
No…
Per questo lei
lo ammirava…
Lo ammirava quasi
follemente, ed invidiava questa sua capacità.
Anche mentre
dormiva rimaneva imperscrutabile.
E quel
comportamento glaciale si ripercuoteva probabilmente sul suo aspetto…
Kagura osservò per
l’ennesima volta i capelli argentati che ricadevano lievemente scomposti sulle
spalle larghe. Il loro colore ricordava quello del ghiaccio, ed erano talmente
lisci da non trasmettere alcun tipo di movimento. Ed erano lucenti, anzi,
abbaglianti, come la sua personalità agli occhi dell’inesperta e sfinita
Domatrice.
E poi i lineamenti
del suo volto, decisi ed aguzzi come la lama di una spada.
Infine il suo corpo
possente, sempre pronto a combattere e resistente a qualunque colpo. Davvero
qualsiasi attacco…
Ma cosa stava
facendo?
Non doveva perdere
altro tempo!
Avvicinò il
pugnale al petto della vittima, trattenendo il respiro e chiudendo gli occhi per
un ultimo disperato appello alle forze, ma non riuscì ad impedire che quella
micidiale domanda ritornasse a scombussolarle la mente e che i pensieri
vagassero all’impazzata. Si abbandonò esasperata al flusso dei ricordi.
Voleva veramente
uccidere lui?
Lui, che quando
aveva scoperto, al loro primo incontro, che la donna che si trovava davanti era
una sembianza di Naraku, aveva inarcato un sopracciglio e aveva detto
semplicemente “E allora?”. (*)
Lui, che era
rimasto del tutto indifferente alla sua esclamazione “sei davvero
fantastico!” e alle altre calcolate adulazioni. (*)
Lui, che
l’aveva osservata volare via, con i capelli agitati dal vento. (*)
Lui, che si era
ricordato il suo nome. (*)
Lui, che aveva
rifiutato di aiutarla e l’aveva a spronata alla battaglia. (*)
Lui, che
l’aveva lasciata allontanarsi con gli occhi colmi di ira. (*)
Lui, che le
aveva permesso di avvicinarsi in un balzo senza mettersi in guardia e fissandola
negli occhi. (*)
Lui, che a testa
alta aveva deciso di attraversare il confine tra vivi e morti. (*)
Lui, che aveva
ascoltato le sue parole e aveva indirettamente accettato il suo aiuto. (*)
Lui, che le
aveva detto “Puoi fare quello che vuoi.”, tenendo una Rin mezza addormentata
tra le braccia.
Lui, che le
aveva appoggiato sulle ginocchia il suo mantello per non farle sentire freddo.
Lui, che non
aveva riso dei suoi ragionamenti e delle sue paure e le aveva risposto in
maniera dura.
Lui, che aveva
camminato di fronte a lei con un passo cadenzato e deciso.
Lui, che aveva
comprato delle patate dolci a un banchetto del mercato.
Lui, che
l’aveva trascinata attraverso i cunicoli del villaggio per cercare una
sacerdotessa.
Lui, che senza
chiederle nulla, l’aveva guidata lungo strade a lei sconosciute per non farla
smarrire.
Lui. E basta.
Doveva uccidere
l’unica persona che desiderasse veramente incontrare, che sperasse di
incrociare, anche solo casualmente, durante le sue brevi uscite. L’unico di
cui voleva veramente sapere cosa ne pensasse di lei.
Non aveva capito
per quale motivo si sentisse così scossa di fronte a lui, o forse semplicemente
non aveva potuto accettarlo, o forse non l’aveva davvero compreso, perché non
aveva mai conosciuto alcuna forma di amore, quindi non si era accorta di quanto
in realtà era accaduto dentro di sé, anche in assenza di un cuore materiale.
Ansimò
rumorosamente e subito si morse forte il labbro, spingendo ancora più vicino al
petto di Sesshomaru il pugnale, a stento mantenendo la vista lucida: c’era
qualcosa nei suoi occhi, che la infastidiva…
Fallo, si disse.
Fallo.
FALLO!
… ora che non può
vederti…
Uccidilo.
Ma la sua vista era
sempre più annebbiata, perché?
Si strofinò forte
gli occhi, abbassando la lama e poggiandosela sul grembo, e quando si osservò
le dita, le trovò stranamente umide…
E poi la sua
voce…
“Cosa stai
aspettando?”
Fulmineamente
sollevò il volto fissandolo su quello di Sesshomaru: i suoi occhi ambrati erano
aperti e la osservavano.
Lei avrebbe voluto
dire qualcosa, bisbigliare almeno un “eri sveglio, allora?”, mosse le labbra
ma dalla sua gola non uscì alcun suono. Si sentiva strangolare da un nodo.
Il demone cane non
si spostò di un solo millimetro. Era sempre lì, appoggiato contro la parete,
con
“Cosa stai
aspettando?” domandò di nuovo, a bassa voce, con la sua proverbiale freddezza
“non stavi forse attendendo il momento più opportuno? Non conviene lasciarsi
sfuggire le occasioni…” fece un cenno al pugnale.
Kagura era
paralizzata. Cosa significava tutto questo? Perché se aveva capito subito le
sue intenzioni non si era difeso? Perchè non l’attaccava?
“Ti saresti…
fatto colpire?” biascicò con un
tono incredibilmente lamentoso: da dove veniva quella voce? Non lo sapeva
neppure lei, ma aveva di nuovo la vista annebbiata…
“Non lo so.”
Sussurrò lui in risposta, e aggiunse “Può darsi.”
Fu come se tutte le
sue difese fossero state annientate da due semplici parole: precedute da un
piccolo tremito, delle grosse lacrime cominciarono a scivolare lungo le gote
della Domatrice, sempre più incredula, senza sapere bene se quella confusione
ara dovuta alla risposta dell’uomo, alle lacrime o ad entrambe le cose.
Lasciò che il
pugnale rotolasse a terra con un piccolo tonfo.
Si era ripromessa
di non piangere mai, soprattutto davanti ad un nemico, per non mostrarsi ancora
più vulnerabile, ma non riusciva assolutamente a fermare il corso del suo primo
pianto. Si rannicchiò ancora di più su se stessa e nascose in parte il volto
tra le braccia, prendendo a singhiozzare rumorosamente.
E pregò.
Pregò che lui non
la toccasse, e che magari non la guardasse neanche.
Non voleva la sua
compassione. Non voleva da lui alcun gesto di pietà, né di conforto.
Voleva solo che
rimanesse seduto accanto a lei.
Nient’altro.
Se le avesse posto
anche solamente una mano sulla spalla, l’avrebbe odiato.
L’avrebbe odiato
perché si sarebbe sentita ancora più debole e miserabile e disprezzata.
E allora desiderò
che lui ascoltasse in silenzio il suo pianto. Che lo ascoltasse e basta.
Anche se non lo
avrebbe compreso, così come lei stessa non lo comprendeva.
E Sesshomaru non
fece nient’altro che voltarsi in direzione di Jaken e Rin per scoprire che si
erano destati e che li fissavano con aria interrogativa e, mettendosi l’indice
davanti alla bocca, fargli il gesto di rimanere in silenzio.
Will
you hold my heart? Stop flowing tears.
Again, all of my heart is broken….
Will
you stay with me? Wait until after the wind passes,
all my tears are still flowing…
(“Forever
Love” (traduction) – X Japan)
***
Sesshomaru sentì
il flebile fruscio delle lenzuola del futon, ma rimase con gli occhi chiusi.
Sapeva che era lei
che si stava muovendo.
Chissà cosa era
successo in quella capanna…
… l’indomani
sarebbe tornato per la terza volta da quella sacerdotessa: vi era stato anche
prima di andare a dormire, quando aveva lasciato Jaken, Rin e Kagura alla
locanda da soli e ciò che aveva trovato non gli era piaciuto per niente. La
donna nella casupola non rispondeva: sembrava del tutto assente, come se il suo
corpo non fosse stato altro che un contenitore. Temeva si trattasse di qualche
strano caso di possessione, o qualcosa del genere, il fatto certo è che dietro
quella storia c’era di sicuro un maleficio…
Ed era successo
qualcosa a Kagura.
Era improvvisamente
diventata strana, agitata, forse addirittura spaventata… Non gli aveva rivolto
i suoi soliti commenti taglienti per tutta il resto del pomeriggio, e aveva
accuratamente evitato di guardarlo…
Ecco.
Aveva ricominciato
a muoversi. Veniva verso di lui. La sentiva vicinissima, doveva essersi seduto
proprio lì davanti, ma si era fermata nuovamente. Si sforzò di non aprire gli
occhi, né di muovere un muscolo: che intenzioni aveva?
Forse avrebbe fatto
bene a stare in guardia, ma, non capiva bene da quando, aveva incominciato ad
abituarsi alla sua presenza. Non si stupiva più di vederla comparire nei luoghi
meno consueti, sopra le scogliere, nelle grotte, o anche scendere dal cielo. Si
era assuefatto al contatto con lei e non riusciva a preoccuparsi neppure di
lasciarla con Rin. Probabilmente perché le aveva viste dormire accoccolate, o
forse perché avevano mangiato insieme…
La domatrice era
ancora immobile, ma lo stava fissando. Riusciva a sentire il suo sguardo
penetrante bruciargli sul volto, e la cosa non gli dispiaceva affatto, caso
strano…
Non sapeva perché,
va credeva di star sviluppando un anomalo senso di preoccupazione nei suoi
confronti… forse da quando, quella notte, l’aveva vista tremare.
Il che era davvero
ridicolo.
Lui, il grandioso,
potente, crudele Sesshomaru, prendeva a cuore la sorte di una creatura di Naraku?
Assolutamente
improbabile. Sarebbe stato quasi come stare in pensiero per Hakudoshi o Naraku
stesso.
Improbabile, ma
evidentemente possibile.
Schiuse leggermente
un occhio.
Sesshomaru richiuse
immediatamente le palpebre facendo molta attenzione a non cambiare espressione.
Che diavolo
significava quell’arma?
Voleva colpirlo?
Beh, sembrava
assolutamente logico…
Ma cosa stava
aspettando? Era in quella posizione già da alcuni minuti. Se fosse stata
realmente intenzionata ad attaccare, con ogni eventualità, avrebbe già dovuto
averlo fatto.
E cos’era
quell’espressione triste sul suo volto?
Doveva
difendersi…
Però… quella era
la prima volta.
Era davvero la
prima volta che Kagura cercava di ucciderlo.
Non avevano mai
combattuto prima. Che quel gesto fosse necessario?
Ma cosa stava
pensando?
Era una nemica che
semplicemente si comportava come un’avversaria. Una cosa del tutto naturale.
Allora perché non
riusciva a trattarla da nemica?
Lo era veramente, lei?
Lei, che era
comparsa dal nulla esclamando “salve!”. (*)
Lei, che
l’aveva adulato molto goffamente. (*)
Lei, che era
volata via provocando un forte vento. (*)
Lei, che
l’aveva sempre chiamato per nome. (*)
Lei, che aveva
cercato il suo aiuto. (*)
Lei, che si era
allontanata con gli occhi colmi di ira. (*)
Lei, che si era
avvicinata senza alcuna esitazione e l’aveva fissato senza paura né
esitazione. (*)
Lei, che
l’aveva condotto al limite tra vivi e morti. (*)
Lei, che gli
aveva offerto il suo aiuto. (*)
Lei, che gli
aveva chiesto “Cosa devo fare?.”, fissando titubante una Rin mezza
addormentata.
Lei, che,
svegliatasi di soprassalto, aveva appallottolato il suo mantello e gliel’aveva
restituito evitando di guardarlo dritto in faccia.
Lei, che aveva
espresso con molta insicurezza i suoi timori.
Lei, che aveva
camminato dietro di lui, senza rimanere troppo indietro, senza avvicinarsi
troppo.
Lei, che
arrossita ad un’affermazione del locandiere.
Lei, che si era
lasciata condurre attraverso i cunicoli del villaggio per incontrare una
sacerdotessa.
Lei, che aveva
camminato velocemente senza una meta, né una direzione, pur di trovare una
qualche via di fuga.
Lei, che si era
rannicchiata tra le lenzuola del futon pulito, voltandogli le spalle.
Lei. E basta.
Il demone cane aprì
di nuovo gli occhi, stavolta senza alcuna discrezione, e vide che ancora Kagura
si stava osservando le dita di una mano, ma il pugnale era appoggiato sulle
ginocchia. Aveva gli occhi stranamente lucidi. Non li aveva mai visti così
umidi e tristi.
“Cosa stai
aspettando?”
Vide lo sguardo di
lei posarsi sui suoi occhi ambrati e la osservò boccheggiare sconvolta. Dalle
sue labbra non usciva alcun suono e gli occhi erano sempre più sgranati.
“Cosa stai
aspettando?” domandò di nuovo, a bassa voce, con la sua proverbiale freddezza
“non stavi forse attendendo il momento più opportuno? Non conviene lasciarsi
sfuggire le occasioni…” fece un cenno al pugnale.
“Ti saresti…
fatto colpire?” biascicò
Si sarebbe fatto
colpire?
Da lei?
“Non lo so.”
Sussurrò lui in risposta “Può
darsi.”
Una grossa lacrima
sul volto pallido di Kagura.
Due, tre…
Com’erano belle
quelle lacrime, tanto lucenti nel buio della notte…
Il pugnale rotolò
a terra con un piccolo tonfo.
La osservò
coprirsi il viso con le braccia e incurvare la schiena verso terra, scossa da
tremiti, e sentì i suoi forti singhiozzi. Sembrava cercasse di frenare il
pianto, ma i suoi ansiti diventavano sempre più violenti e scuotevano con
vigore il suo corpo gracile. Come se qualcosa di immenso che aveva sempre tenuto
nascosto nel suo petto, avesse cercato di liberarsi.
E Sesshomaru poteva
rivedere la sua fragile luce, come quella di una lucciola, lottare per rimanere
accesa.
L’avrebbe coperta
lui affinché non si spegnesse per via del forte vento.
Poteva stare
tranquilla, nessuno poteva vederla né sentirla. Anche lui avrebbe finto di non
comprenderla unicamente per lasciarle la sua dignità.
Si voltò in
direzione di Jaken e Rin. La bimba si strofinò gli occhi e, ancora avvolta tra
le coperte, lanciò uno sguardo preoccupato in direzione di Kagura, mentre il
ranocchio sembrava intenzionato a parlare.
Meccanicamente il
demone cane gli intimò di fare silenzio con un gesto della mano.
Nessuno doveva
disturbare il dolore della lucciola.
Nessuno doveva
udire il suo grido disperato.
Ci sarebbe stato
lui, lì, a vegliare.
I
don't know where I am, I don't know where I went wrong
either
way let's start again
(“Seemed
like a good Idea” – The darkness)
(*) sono
tutti riferimenti agli incontri tra Kagura e Sesshomaru che potete trovare nei n°
25, 30, 43, 44 e 46, se volete rinfrescarvi un po’ la memoria ^_^
***
Grazie
a: kiba91 (^__^ meno male che ti è piaciuto! Ad essere sincera,
ero un po’ terrorizzata dall’idea di aver sfornato, dopo tutto quel tempo,
un capitolo scarso e poco interessante! Grazie per gli apprezzamenti e gli
incoraggiamenti, mi servono davvero tanto! Cosa mi dici di questo? Troppo
diabetico?), fra 86 (benvenuta! Sono lieta di sentire che la
storia ti ha tenuto incollata al pc! ^//^ sono queste piccole rivelazioni che
rendono un autore felice… con questo cap hai avuto la risposta alla tua
domanda! Fammi sapere se ti è piaciuto!), Earine (Grazie! Sia per
il bel commento sia per la palla di neve! Spero di aver ricambiato la tua
simpatia e cortesia con un buon capitolo!), giodan (mia giodan!
Ciao! Eheh, ci avrei giurato che ti eri già più o meno resa conto della
situazione! … ehm… un capitolo hentai?^^” Mi
spiace deluderti, ma penso proprio che non ci sarà, innanzitutto perché Kagura
e Sessho non sono ancora poi così
“intimi”, in secondo luogo… con loro ci sono una bambina e un ranocchio:
un minimo di pudore! Grazie per i complimenti! ^__^ a presto!),
lucy6 (Ciao! Benvenuta sul www.comefiniràKagura.com!
Spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto come i precedenti! A presto!!), giugisama
(bene, sono contenta che ti sia piaciuto! Anch’io mi sono sentita molto
sfigata, ma dato che sabato sarei dovuta rientrare a scuola, ma la mia città ha
dato lo stato di calamità, me la sono spassata tra la neve! ^__^ E’ troppo
bella!!), fede_chan 90 (^^ grazie per avermi perdonato! Mi
impegnerò al massimo anche per il prossimo capitolo! Come va la tua fic?
Procede senza problemi? Naturalmente attendo a mia volta il seguito! Bacioni!!),
kate92 (scusami!! Non volevo farti temere di aver lasciato la
ficcy! Non intendo assolutamente farlo, specie perché finalmente credo di aver
trovato un modo decente per farla finire, quindi ce la metterò tutta! Sono
davvero dispiaciuta di averci messo così tanto, sappiate che purtroppo sono
lenta di natura, ma almeno ci provo! Alla fine ce l’ho fatta ad uscire, grazie
per l’interessamento ^__^ ci risentiamo presto!), Sumire89 (Ciao
Silviotta! Attendevo con ansia il tuo commento, grazie per i complimenti, per
quanto riguarda la mia genialità… ormai mi conosci da tanti anni –cavoli,
quanti sono? Sei??- non hai ancora
capito che sono solo fuori di testa? ^^ sono contenta che il colpo di
scena ti sia piaciuto! … quando andiamo a trovare Hiromitsu?? ^__^ Ci vediamo
presto!), Hina (Benarrivata! Mi fa sempre piacere ricevere
commenti da “nuovi” lettori e sono molto felice che la ficcy ti piaccia!
Spero che continuerai a seguirla e a darmi il tuo parere! Grazie ancora e
ciao!), AKITO (Carissima! Grazie mille per la recensioncina, mi
fai sempre molto contenta e spero di poter sentire il tuo parere anche su questo
cap, arrivato in ritardo come l’altro, lo so T__T, ma io incrocio le dita lo
stesso… bacioni!), Neera (^_^ meno male che è valsa la pena
attendere, ma chissà stavolta? Sii pure brutale, talvolta la terapia d’urto
funziona… bye bye!), Serry_Black (Carissima Serry, non è
affatto vero che il tuo commento non ha senso! Anzi! Sono stata molto contenta
di riceverlo e sentire il tuo parere circa la storia e i vari passaggi. ^///^
grazie per le frasi, sono lietissima che ti siano piaciute perché ciò realizza
anche uno dei miei sogni! Bè, sembra una cosa stupida, ma ti spiego lo
stesso… mi è capitato tante volte di leggere delle fic e di ritrovarmi a dire
“questa frase è davvero splendida” o “è proprio così! Sentivo di
provarlo anch’io ma non sapevo dirlo!”ed è una cosa che mi riempie di
emozioni! E se anch’io dicendo semplicemente quello che penso e provo
attraverso i personaggi posso provocare qualche emozione ai lettori, non posso
che esserne ultra-felice! Per quanto riguarda Rin, è proprio vero che forse è
troppo OCC! Dici che dovrei addirittura indicarlo magari nel riassunto o cose
del genere? Ci si sconvolge a leggere la mia interpretazione? Sei già la
seconda che mi lo fa notare, e devo dire che è proprio vero che l’ho resa un
po’ troppo autonoma, però francamente non avrei saputo proprio come muoverla
se fosse stata quella specie di ameba che è nel manga… e adesso, senza pietà,
dimmi cosa ne dici di questo capitolo: sono uscita dalle caratterizzazioni dei
personaggi? C’è qualche altra frase che ti è piaciuta? ^^ Grazie mille!), inu88
(^^ anch’io non trovo che Kagura sia cattiva… più che altro la definirei
magari un po’ snob :P ciao!!!) barbysbarby (eheh, visto che per
adesso non ci sono stati morti stecchiti?? Magari però mi rifaccio nel
prossimo, un po‘di truculenza mi potrebbe aiutare a sfogare gli istinti
omicidi repressi… ^__^ Alla prossima!)
AAAAAHHH!!
^^ Non vi dico che sollievo provo in questo momento! Ho finalmente postato
‘sto capitolo infernale! Non mi resta che tenermi pronta a ricevere le vostre
amabili batoste…
Spero
caldamente di non aver dimenticato di ringraziare nessuno, e se l’ho fatto,
fatemelo notare assolutamente che rimedierò il prima possibile!
Nel
caso la domanda fosse venuta in mente a qualcuno, rispondo subito: non ho
pubblicato nessun capitolo-avviso perché non ero certa di rispettare a pieno le
regole del sito… infatti mi sembra che è possibile postare questo genere di
capitolo per informare i lettori del ritardo, unicamente se è già passato il
doppio del tempo normale di pubblicazione… ebbene, io non ho un “tempo
normale di pubblicazione”, all’inizio era 8 giorni, poi 10, poi 15, poi un
mese… insomma, non sono minimamente puntuale, ma non lo faccio volutamente
quindi, se avessi lasciato l’avviso e il giorno dopo fossi stata in grado di
aggiornare mi sarebbe dispiaciuto…
Comunque
sia! Mi scuso ancora con il cuore in mano per l’attesa che spero sia stata in
qualche modo ripagata! ^__^ vi mando tanti baci e spero di poter leggere presto
i vostri commenti!
Grazie
per la pazienza e la costanza!!!
A
presto
Chiaretta