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Autore: Gwendin Luthol    10/06/2011    1 recensioni
L’aria danzava allegra facendo infrangere qua e la le foglie che si sfioravano a darsi un bacio.
Solo il pensar questo mi dipingeva un’espressione ebete sulla faccia. Chissà perché.
Tutta quella tranquillità portava a chiudere gli occhi e così feci. Pian piano abbassai le palpebre e restai così per non so quanto. C’era talmente tanto silenzio che riuscivo ad ascoltare il mio stesso respiro e intanto udivo le foglie scambiarsi tenerezze.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono quei pomeriggi in cui ti abbandoni completamente a te stessa nonostante dentro di te qualcuno continui ad urlarti che devi alzarti e concludere qualcosa di “buono”.
Ero seduta per terra al certo della mia cameretta. Con le gambe incrociato con la mia solita “tenuta da casa”,quale t-shirt 3XL e leggins neri. A parer mio,il massimo della comodità.
D’inverno basta una tuta e una tazza di the caldo in mano,ma questo non si addice bene ai primi giorni di uno stanco giugno.
Fissavo il vuoto annoiata,in attesa che accadesse qualcosa. Anche se che sarebbe potuto capitare verso le ore calde di un primo pomeriggio? Nulla.
Scoraggiata,mi sdraiai completamente per terra come una balena arenata.
Sentii la freschezza del pavimento penetrare lungo la schiena. La sensazione era magnifica e mi rincuorava da tutto. Ovunque girassi la testa vedevo libri di scuola. Decisamente deprimente così mi voltai verso la finestra a guardar fuori. Se ti sdrai a terra,da sotto puoi notare come il vento fa spostare i rami del grande albero che si impone davanti alla finestra della mia cameretta.
L’aria danzava allegra facendo infrangere qua e la le foglie che si sfioravano a darsi un bacio.
Solo il pensar questo mi dipingeva un’espressione ebete sulla faccia. Chissà perché.
Tutta quella tranquillità portava a chiudere gli occhi e così feci. Pian piano abbassai le palpebre e restai così per non so quanto. C’era talmente tanto silenzio che riuscivo ad ascoltare il mio stesso respiro e intanto udivo le foglie scambiarsi tenerezze. Era tutto così dolce e mi ero completamente estraniata dal mondo. Mentre assaporavo quel momento così bello non pensavo che tutto questo che stava accadendo non sembrava neanche essere “mondo” per quanto era stato il tempo in cui non lo vidi così rilassato.
Un attimo di tregua da tutte le sofferenze morali,fisiche e psicologiche.
Rimasi con gli occhi chiusi e lo sguardo da idiota per circa un quarto d’ora,facendo attenzione alla più piccola cosa che si muoveva poco vicino a me. E’ così maledettamente bello ascoltare attentamente le melodie della natura.
Poi fu strano perché per circa cinque minuti non sentii nulla e questo pian piano invitò la mia mente ad immergersi in un sonno profondo.
Stavo quasi per addormentarmi quando un passero volò fino a posarsi sul famoso albero davanti alla finestra. Mi accorsi perfettamente pur non vedendo,del movimento delle sue ali poco prima di atterrare sul ramo. Vedevo comunque,anche  se ad occhi chiusi come il passerotto si guardava intorno per ambientarsi. Poi sì fermò improvvisamente,voltandosi verso la finestra cominciò a cantare. Aprì il becco e cinguettò appassionatamente. L’ultima caratteristica attirò particolarmente la mia attenzione quindi mi voltai aprendo gli occhi. Aveva fatto una scaletta bellissima. Mi sentii una stupida quando pensai che quell’uccellino poteva finire nel mio i-Pod per quanto era bravo. Il passero continuò a cantare e io mi ero già seduta in ginocchio. Fu una reazione naturale di cui non mi spiegai il motivo. Perché appena l’uccellino iniziò a cantare io mi sono subito alzata distruggendo quell’adorabile tranquillità di poco prima?
Cominciai a scavare dentro di me mentre il passero continuava a cinguettare a tempo.
Sbarrai gli occhi e mi ritrovai con una lacrima che sgorgava dall’occhio destro. Rimasi immobile sentendo la lacrima scivolarmi calda sulla guancia. Fu involontario anche questo e..perchè? Io ho una capacità del trattenermi nel piangere che è di ferro. Ma quella volta la lacrima uscì.
Da quanto non mi capitava di starmene ad ascoltare attentamente il respiro delle natura? Da quando non sorridevo nell’udire il leggero battito d’ali di un passero? Da quanto non mi soffermavo ad ascoltare il suo canto come se avesse qualcosa da dirmi? Quanto tempo era passato? Troppo e questo mi fece sentire uno schifo.
Mi commossi davanti a cotanta semplicità e purezza. Mi rimproverai da sola e per questo piansi senza accorgermi subito del perché. Che mi è successo?
Sono di una fragilità incredibile e me ne sono accorta solo ora.



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