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Autore: _Reset_    11/06/2011    2 recensioni
la luna, l'oceano, un veliero, un'isola, due bambini, grandi amici si devono separare. Questo avvenimento sarà l'inizio della loro grande avventura...Spero vi piaccia e che facciate molte recensioni dato che vorrei sapere cosa ne pensate del mio modo di scrivere...vi prego!!! hehe!!! buona lettura, spero!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei gli era difronte, piangeva.

Lui cercava disperatamente di raggiungerla, ma non ci riusciva.

Lei sussurrava lentamente il suo nome, come se ciò alleggerisse la sua situazione ignota ma per lei grave.

Solo allora lui ricordò il suo nome, e cominciò a gridarlo a squarciagola:-Nadiaaaaa...-

 

-...aaaaaa...-.

Eric si svegliò di soprassalto sentendo uno strano dolore alla testa. Cercò lentamente di aprire gli occhi, ancora incollati dal sonno. Quando finalmente ci riuscì vide il volto del padre, tirato dalla preoccupazione, che lo sovrastava. Dopo un attimo in cui ebbe un giramento di testa, il ragazzo fu nuovamente completamente cosciente. Solo allora si rese conto di essere sul pavimento.

-Sei caduto dal letto e hai sbattuto la testa.- disse semplicemente il padre. Ecco spiegata la strana posizione e il dolore alla testa. Eric cercò di ricordare l'incubo, ma non ci riuscì. Solo quando il padre stava per uscire dalla camera riuscì a rammentarne solo un dettaglio:- Nadia-.

Il genitore si voltò di scatto.

-Come?- domandò, fingendo di non capire. Il ragazzo non rispose, si sollevò da terra e, ancora un po' barcollante, si vestì e uscì.

Il padre allora decise di chiedere consiglio all'amica Susan. Era immerso nei suoi pensieri quando:- Buongiorno Capitano!- esclamò energicamente Matias, ragazzo ventenne fisicamente ben impostato e novellino sul galeone. Il Capitano rispose con un breve borbottio insensato e finalmente raggiunse Susan.

-'Giorno Roger. Sei qui nuovamente per l'incubo di Eric? Vuoi chiedermi se pure io credo che inizi a ricordare? Sì, lo penso anch'io. Sapevamo entrambi che sarebbe successo, non puoi impedirglielo. Credo tu debba parlargli; ultimamente è un po' giù di corda. Pensa un po' che ieri, durante l'allenamento di combattimento, ha quasi colpito il povero Matias nell'esercizio del lancio dei coltelli, quello in cui riesce sempre...è piuttosto sconfortato, capisce di aver a che fare con quell'incubo, ma non il perché. Parlagli, farà bene a entrambi!-.

Dopo essersi ripreso dallo shock iniziale per la grande saggezza dell'amica, bofonchiò:- Ok, gli parlerò,...sai dov'è?-. -Nel su mondo come sempre, là, sull'estremità della nave!- gli rispose sorridente Susan.

Il Capitano si voltò e rimase sbalordito: Eric era lì, seduto a gambe incrociate, a osservare l'oceano. Quando sentì la presenza del padre, senza voltarsi, mormorò:- L'oceano rappresenta le cose di cui non sono cosciente. L'oceano è infinito, così sono anche le cose di cui non sono cosciente.-. Sorrise in modo beffardo, come se si stesse prendendo in giro da solo. Il genitore rimase sbalordito della filosofia del figlio, poi notò che aveva utilizzato l'espressione "di cui non sono cosciente" e non "che non so".

-Eric,...io...io ti dovrei parlare...- iniziò il padre non sicuro di riuscire a dire la verità.

Il figlio si voltò molto serio in volto. - Mi vuoi spiegare l'incubo che mi perseguita ogni notte o semplicemente mi vuoi dire di smettere di cadere dal letto?-.

Lo stava prendendo in giro, il genitore lo sapeva, e ciò lo fece imbestialire, ma la risata del figlio lo fece sorridere e lo fece tornare sereno:- In effetti se continui a cadere va a finire che mi distruggi la nave!-.

Padre e figlio si guardarono per un attimo seri, poi cedettero e iniziarono a ridere a crepapelle.

Il ragazzo si alzò e la brezza gli arruffò i capelli rosso-fuoco e in particolare un ciuffo, che faticava sempre a tenere al posto, gli cadde sugli occhi. Con un rapido gesto i stizza se lo mise a posto. Si voltò poi per guardare il padre negli occhi, ma lo trovò serio e assorto nei suoi pensieri mentre osservava attentamente un delfino giovane ma solitario che nuotava all'orizzonte.

-Eric,...- iniziò il genitore sicuro questa volta di dire la verità senza alcun problema o interruzione, ma vedendo il figlio raggiante di gioia non riuscì a rovinargli la giornata e sorridendo in un modo un po' finto proseguì:- ...sei riuscito a compiere l'incantesimo che ti ho insegnato ieri?-.

Il ragazzo, un po' deluso per la domanda, rispose comunque sorridendo:- No, però sono riuscito a farne uno che non mi hai insegnato, che ci potrebbe risultarci utile!- esclamò e, vedendo l'espressione un po' perplessa del padre, aggiunse prontamente:- Vuoi che te lo mostri?-. Quando il padre annuì il ragazzo si voltò verso l'oceano e con uno sguardo di sfida alzò il braccio sinistro indicando al genitore la zona su cui si stava concentrando; aprì po la mano senza togliere lo sguardo dall'oceano e molto lentamente la richiuse.

Il padre stava osservando i suoi movimenti quando si accorse che mentre effettuava l'incantesimo i suoi occhi azzurri erano diventati luminosi e le pupille si erano rimpiccolite e ora sembravano la luna quando è solamente uno spicchio finissimo e solitario nel cielo. Si voltò allora verso l'oceano e vide che il figlio, senza pronunciare alcun incantesimo, era riuscito a far solidificare l'acqua trasformandola in roccia.

-Guarda anche questo, pa'!- esclamò il giovane eseguendo lo stesso movimento al contrario e facendo tornare acqua il blocco di roccia appena formato.

Il padre era sbalordito, ma cercò di nascondere al figlio la sua soddisfazione chiedendo:- E gli allenamenti con Susan? Con quelli come va?-.

Il ragazzo lo guardò perplesso, poi bofonchiò:- Bene...-.

I due si sentivano un po' a disagio quando finalmente accadde qualcosa:- Capitano!- esclamò Matias e, senza aspettare alcun suo accenno di attenzione continuò:- C'è bisogno di lei al timone!-.

Borbottando parole incomprensibili di scuse per il figlio Roger si allontanò.

-Allora, cosa ha detto della magia?- domandò curioso Matias a Eric.

Loro erano infatti diventati amici dal primo momento in cui si erano visti. Eric, prima di mostrare al padre le sue doti, le provava una decina di volte davanti all'amico per vedere la sua reazione, la quale era ovviamente sempre molto entusiasta.

-Come al solito non ha detto niente e ha cambiato argomento...- dichiarò il ragazzo:- Non capisco perché, ma tutte le cose che faccio non lo soddisfano...-. Matias lo guardò perplesso, poi cercò di rincuorarlo mormorando:- Forse cerca di nasconderti quanto sia orgoglioso di te per non farti montare la testa...è possibile...-.

Eric lo guardò per un istante come se non capisse ciò che stava dicendo, poi con un movimento fulmineo estrasse dal fodero il suo pugnale e glielo puntò alla gola. Matias si spaventò, ma vedendo che l'amico lo guarda con aria di sfida, capì che il momento "filosofico" era terminato. Energico come non mai si voltò di scatto e corse via, immediatamente seguito da Eric.

Roger, dalla sua postazione al timone, vedendo i due ragazzi inseguirsi intorno all'albero maestro, sbuffò e mormorò a Susan, seduta lì accanto:- Non riesco proprio a capire quel loro gioco...non ha senso e potrebbero farsi male!-.

- Le regole sono semplici: a turno uno insegue l'altro e combattono finché uno dei due si arrende. Credo sia anche per questo gioco che loro due siano così bravi quando attacchiamo un altro veliero...lasciali giocare, fa bene a loro e a noi, che ci prendiamo un po' di meritato riposo!- rispose lei.

Tornarono a guardare i ragazzi, ma si accorsero che erano spariti.

Improvvisamente una spada cadde dall'alto e si impiantò in una trave vicino a Susan. I due adulti alzarono timorosamente il viso sperando che non fosse vero quello a cui stavano pensando entrambi. Assolutamente non sorpresi di aver previsto tutto, osservarono per alcuni secondi silenziosamente il combattimento tra i due amici su una corda che univa l'albero maestro a uno dei due alberi minori.

Agile come se non fosse sospeso a trenta metri da terra ma fosse con entrambi i piedi ben saldi a terra, Eric era riuscito a togliere una delle due sciabole dalla mano di Matias il quale era un po' più goffo a quell'altezza vertiginosa rispetto all'amico.

Con un ritmo impeccabile attaccavano, difendevano, contrattaccavano, arretravano e proseguivano.

Lentamente Matias aveva cominciato ad arretrare e in pochi secondi i due ragazzi si ritrovarono a combattere sulla trave che reggeva la vela dell'albero maestro. Per sfuggire all'ennesimo colpo micidiale dell'avversario Matias si calò giù per una corda che era legata alla vela, ma nel farlo perse di mano l'unica sciabola che gli era rimasta. Non trovandola subito, si voltò verso Eric, ancora sulla trave, per controllare cosa stesse facendo. Fece appena in tempo a girarsi per vedere l'amico buttarsi giù da quella postazione senza alcun appiglio e cadere in posizione eretta dopo aver eseguito un perfetto doppio e mezzo raggruppato. Da quella posizione, come se non avesse fatto niente di strano o eccezionale, gli puntò alla gola la sua sciabola dichiarò:- Ho vinto!-. Non sentendo alcuna risposta all'affermazione e vedendo la buffa espressione sbalordita dell'amico, si guardò intorno e solo allora si accorse che la vita sul galeone si era fermata e tutti, compreso il padre, lo stavano osservando scioccati.

-Cosa c'è? Cosa ho fatto?- domandò perplesso il ragazzo.

Tutti si misero a ridere e ritornarono alle solite posizioni di lavoro. Il giovane guardò allora l'amico con modo supplichevole. - Non ti rendi conto che ti sei buttato giù da trentacinque metri e sei caduto in piedi senza romperti nulla? Sei stato grandioso! Quando me lo insegni?- esclamò Matias, sperando in una lezione immediata. Eric guardò la trave, l'amico e nuovamente la trave, poi mormorò:- Guarda che sono solo trenta metri, con i trentacinque non ho ancor provato...comunque è facile, è come fare un tuffo e cadere dritti...provaci!-.

Matias si era già avviato verso l'albero maestro quando una mano possente lo prese per una spalla e lo tirò indietro. Il capitano sovrastava i due ragazzi con aria severa e distaccata. - Non voglio vedere caviglie rotte oggi, quindi evitate i trucchi da circo!- disse e senza attendere risposta o aggiungere altro si voltò e tornò al timone. I due amici si guardarono con aria innocente, poi fecero spallucce, stipulando un tacito accordo in cui avevano deciso di spostare le prove di tuffo nel vuoto all'indomani.

- Eric, vieni immediatamente qui! Inizia la tua lezione di combattimento!- esclamò Susan interrompendo i pensieri dei ragazzi riguardo i progetti per il giorno seguente.

Con uno sbuffo i due amici si separarono, uno andando alla postazione di lavoro, l'altro alla lezione dell'amica del padre.

-Questa è la tua arma. Stendimi!- esclamò Susan lanciandogli un bastoncino della lunghezza di una sciabola, ma molto più fine e leggero. Il ragazzo osservò attentamente l'arma, l'insegnante e nuovamente l'arma.- Grazie!- esclamò lui con un po' di sarcasmo nascosto nel tono della voce, sentendosi preso in giro. Attaccò allora a destra, a sinistra, i alto e in basso, ma essendo Susan armata di ben due spade, il ragazzo si trovò ben presto senza arma, poiché quest'ultima era stata ridotta in fettine minuscole dalle lame affilatissime dell'insegnante. Decise allora di attuare il piano B, ovvero con molte finte e attacchi a mani nude riuscì a rubarle una delle due spade e continuando a tempestare l'avversaria con attacchi frenetici riuscì a disarmarla, bloccarla in un angolo e puntarle l'arma alla gola.

- Dichiaro l'allenamento concluso!- esclamò il ragazzo raggiante per aver superato anche quella prova, poi si voltò e chiamò:- Matias! Ho finito! Tocca a te prendermi!-. La voce gli si affievolì quando vide il padre avvicinarsi, oltrepassarlo ed entrare nella sala degli incantesimi. - Ritiro tutto! Ora ho la lezione di magia!- si corresse allora e corse a raggiungere il genitore, che gli faceva da insegnante di magia.

La sala degli incantesimi era quadrata e piuttosto buia, illuminata solamente da poche candele nere e viola. Ovunque si puntassero gli occhi si vedevano libri di magia, simboli mistici e rune pregiate.

Il padre sedeva a una scrivania antica avente varie strane incisioni, con un libro aperto davanti a lui. Con un fluido gesto della mano, mormorando parole incomprensibili e senza staccare gli occhi dal libro, spostò magicamente la sedia per il figlio e gli fece segno di accomodarsi. Senza guardare il ragazzo gli pose il libro, gli indicò un incantesimo e mentre Eric cercava di memorizzare la frase, prese una sfera di cristallo e gliela posizionò davanti. - - Prova a sollevarla con quell'incantesimo di levitazione.- mormorò Roger, tenendo fisso lo sguardo sull'oggetto pregiato per non perdere nemmeno un suo possibile movimento. Il ragazzo lo guardò perplesso, poi tentò di pronunciare le incomprensibili parole, facendo un lieve movimento con la mano:- Vulcris Evasis!- …

Non accadde nulla, come durante tutte le altre ore di prove.

- Devo parlare con Susan, tu continua a provare...- borbottò deluso il padre. Appena uscì rimase qualche secondo abbagliato dalla luce del sole. Quando gli tornò la vista trovò l'amica difronte a lui che lo stava osservando e, quando si accorse che si era abituato alla luce, gli domandò:- Non ci è riuscito, vero?-. Il padre fece solo in tempo a scuotere la testa quando un brutto presentimento colse i due amici. Si affrettarono allora a raggiungere la sala degli incantesimi e quando arrivarono rimasero sbalorditi di ciò che videro: Eric era vicino alle tende di seta nera e cercava di dominare il fuoco che le stava carbonizzando. Per fare ciò con una mano tesa verso le fiamme evitava la loro espansione, mentre con l'altra sollevò magicamente l'acqua presente in un vaso e la gettò sulla stoffa.

Tutto ciò lo fece senza pronunciare nemmeno una parola.

Solo quando fu certo che non si vedesse nulla del piccolo incidente, ignaro della presenza del padre e di Susan, si voltò per tornare a sedersi. Quando si girò prese dentro nella scrivania e ciò bastò per muoverla e far cadere la sfera. Qualche istante prima che questa si schiantasse per terra, Eric sollevò la mano e impedì magicamente l'irreparabile. Roger e l'amica notarono nuovamente che gli occhi gli si erano illuminati e le pupille gli si erano rimpicciolite.

Senza farsi sentire i due adulti tornarono all'aperto. Lì si fissarono in silenzio per alcuni istanti, allibiti da ciò che avevano visto.

-Pa', io ho finito!- esclamò Eric alle loro spalle, poi gridò:- Matias, ho finito! E questa volta sul serio!-.

Per tutto il pomeriggio i due giovani amici non smisero mai di inseguirsi e combattere, non interessati al tempo che passava e al sole che lentamente stava tramontando.


 


Spero tanto di ricevere molte recensioni e che questo capitolo vi sia piaciuto!!!
  
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