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Autore: AresEris    11/06/2011    1 recensioni
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Un amore sbocciato sotto gli occhi di un gatto, tra i raggi della Luna e il cinguettio di un pettirosso. Un semplice nastro che ha preso parte a questa nascita senza il quale, forse, non sarebbe avvenuta. O forse si, non ci è dato saperlo. Due giovani innamorati, niente di più.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice
Si, solo Ares stavolta, niente Eris.  Comunque, una semplice storia, senza nessuna pretesa. Due ragazzi innamorati, niente di più.  Ok, titolo più sdolcinato, Ares, non poteva trovarlo. E anche il finale è da diabete. Ci scusiamo.
 Comunque...Partecipo al contest "Sorprendimi" indetto da LadyEl su facebook.                                   

                                                                        La magia del nastro


«Sei ancora più bella oggi.
Il nastro risalta i tuoi occhi.»

Era la fine di una calda giornata. Il tramonto stava lasciando posto al crepuscolo che incendiava il cielo di caldi e delicati colori, dall'arancione del cielo che si spegneva al nero della terra che si addormentava. E il Sole avrebbe ceduto il posto alla sua metà, la Luna, pallida ancella degli innamorati, pubblico di amori, odi, felicità e disgrazie. O Una semplice palla con cui un bambino potrebbe giocare.
E le sue compagne dal colore argenteo che l'accompagnavano dovunque andasse, l'avrebbero seguita anche quella volta. Solo fuoco di migliaia di anni prima.
Due giovani, le cui ombre e le cui voci ne facevano le veci da occhi indiscreti, erano l'unico pubblico di quello spettacolo che mozzava il respiro. Dondolavano tranquilli su un'altalena, disquisendo - come amavano dire - di piccole cose e grandi pensieri, prima di quella piccola e innocente affermazione espressa da una voce calma.

«Sei ancora più bella oggi. Il nastro risalta i tuoi occhi.»

Le ombre si calmarono lentamente, finché smisero di oscillare. Non si avvertiva più il cigolio delle catene. Gli unici rumori udibili erano il fruscio del vento che smuoveva le foglie e il canto di un pettirosso. La Luna, indulgente, lasciava loro il tempo di assimilare, capire e chiarire sotto i tenui colori del crepuscolo.

«Cosa?»

Era una voce squillante, rotta dall'emozione e traboccante di felicità. Anche un ascoltatore distratto, però, si sarebbe reso conto che quella voce era pregna di speranza. Speranza che quei momenti vissuti non fossero solamente un sogno che, poi, sarebbe finito non appena si sarebbe svegliata, non appena avrebbe aperto gli occhi. Ma un incubo, perché gli incubi ti seguono tutto il giorno, anche a fine giornata, quando chiudi gli occhi. E il pettirosso continuava a cinguettare.

«Ho detto che sei ancora più bella oggi. Il nastro risalta i tuoi occhi.»

Le ombre iniziarono ad affievolirsi. La Luna non poteva più aspettare e, lentamente, prendeva il suo meritato posto mentre un cigolio di catene ricominciava una lenta musica di note stridule.

«Davvero?»

La voce squillante tremava, impaurita dalla risposta. I lampioni si accesero, illuminando di una fioca luce gialla i due giovani, le cui ombre, ora, erano di nuovo visibili. Il vento continuava a soffiare smuovendo i cespugli e facendo danzare le foglie. E il pettirosso continuava a cantare una dolce melodia.

«Si. Anche che sei sempre bella è vero. La verità nuda e cruda.»

La voce calma era decisa, sicura di quel che diceva. Il riecheggiare delle campane annunciava il termine della messa serale e le stelle, anche quella volta, seguirono la Luna.

«Grazie.»

Nella voce squillante si sentiva il sorriso della sua proprietaria. Un fresco e genuino sorriso che, purtroppo, le ombre non potevano riflettere. Altrimenti, avrebbero riportato anche il probabile bagliore di quegli occhi. I minuti passavano e gli unici suoni udibili erano il cinguettio del pettirosso, il fruscio del vento e lo stridio delle catene.
Ad un tratto, il giovane, si sollevò dal sedile della giostra e l'ombra ne riportava i movimenti. Lentamente, si avvicinò alla fanciulla e, la sua ombra, si confuse con quella di lei.
Unico pubblico di quell'accaduto non era la Luna, pallida ancella degli innamorati, già pubblico di amori, odi, felicità e disgrazie, e non era neanche il pettirosso che cantava per i suoi pulcini, no.
Pubblico di quell'avvenimento erano due tondi occhi gialli che avevano visto il giovane chinarsi sulla fanciulla per posare le proprie labbra sulle sue. Due tondi occhi gialli avevano visto la ragazza sollevarsi anche lei per diminuire la distanza. Avevano visto una mano del ragazzo posarsi sulla schiena della giovane, per avvicinarla più a se. Avevano visto l'altra mano del ragazzo immergersi tra i capelli della fanciulla, smuovendoli finché il nastro non cadde a terra con un tonfo sordo. E avevano visto la fanciulla stringersi ancora di più al ragazzo, come se fosse un'ancora di salvezza.

Il proprietario di quegli occhi, unico pubblico di un bacio tra due innamorati, si voltò per riprendere la strada che aveva lasciato.
Il gatto zampettò sempre più lontano, alla ricerca della propria casa dove, era sicuro, avrebbe poi accolto la propria padroncina con il volto rosso, lo sguardo perso nel vuoto e un luccichio negli occhi. Gli stessi occhi che il nastro aveva risaltato quella giornata. Lo stesso nastro che quella mattinata il gatto cercava di acchiappare mentre, con titubanza, la fanciulla lo sistemava tra i capelli. Un nastro che, forse, sarebbe rimasto lì, tra le foglie verdi, come segno che quello non era stato solo un sogno, ma un incubo. L'incubo preferito della fanciulla.



 

  
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