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Autore: VaniaMajor    13/06/2011    7 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Benedetta dalla linea adsl fin dal principio di questa vita nella nuova casa, vi invito a fare un viaggio. Prima dal forgiatore, poi a Inuzuka e quindi...non avrete già dimenticato Isuzu Barashi, vero? ;)

CAPITOLO 18

LA GRANDE FAMIGLIA


Totosai nemmeno alzò la testa quando il suo toro demoniaco lanciò un muggito. Si limitò a ficcare la lama che stava battendo nell’acqua fredda, sbuffando.
«Cosa c’è, Totosai?» chiese Myoga, saltandogli su un ginocchio. Totosai si tirò la barbetta bruciacchiata e sbuffò ancora.
«Che vuoi che ci sia? Di nuovo quel testone di Sesshomaru!- borbottò- E’ l’unico che riesca a far innervosire il mio toro. Speravo che il tuo suggerimento ce l’avesse tolto di torno per un tempo più lungo…»
«E adesso cosa stai facendo?» chiese Myoga, perplesso, mentre Totosai preparava in tutta fretta un fagotto.
«Cerco di scappare, che altro?! Mi sono stufato di essere minacciato! E’ ora di fare una vacanza.» sbottò il fabbro, alzandosi sulle gambe arcuate e caricandosi in spalla fagotto e martello. In quel momento, una sagoma ben conosciuta si stagliò sulla soglia dell’antro.
«Troppo tardi.» sospirò il vecchio Myoga.
«Vai da qualche parte, Totosai?» chiese Sesshomaru, gelido, restando sulla soglia.
«Eh…stavo per l’appunto partendo per un viaggio.» disse Totosai, camminando con cautela verso l’ingresso tenendo la schiena contro la parete.
«Tu non vai da nessuna parte.» gli ingiunse il Signore di Nishi.
«Ah no?» sbottò Totosai, piccato.
«No. Ho un lavoro per te.» disse, sorprendendo il fabbro. Si voltò e chiamò qualcuno con un gesto. I due vecchi yokai rimasero sbalorditi nel vedere spuntare una donna. Era una yokai dai lunghi capelli biondi, una donna bellissima che avanzava con grazia, pur se con un’espressione diffidente sul volto. Aveva una fiamma azzurra tatuata sulla fronte.
«Ma…chi…» balbettò Totosai.
«La donna della profezia.» tagliò corto Sesshomaru.
«Ma stai scherzando?! E’ una yokai!» sbottò Totosai, dimenticando per un attimo di moderare i toni. La yokai si inchinò e parlò, evitando che il fabbro peggiorasse la propria situazione.
«Il mio nome è Anna e sono una neko-yokai nata dalla fusione tra un demone e un essere umano.- disse, con voce chiara e gentile- Piacere di fare la vostra conoscenza.»
Totosai rimase senza parole. Myoga, invece, saltellò fino alla donna e le si posò sul braccio, guardandola con attenzione.
«E’ vero, ha qualcosa di umano.- disse, poi si strofinò gli occhi d’improvviso lacrimanti- Oh, signorino Sesshomaru, come sono lieto che abbiate esaudito il desiderio di vostro padre! Sapevo che ce l’avreste fatta!»
«Piantala di dire idiozie, pulce.- disse Sesshomaru, gelido- E’ proprio a causa della sua natura umana se siamo qui.»
«Mi dispiace di arrecarvi disturbo.» disse Anna, sorridendo a Myoga che era stato zittito così bruscamente. 
«Bella e gentile, come la fidanzata del signorino Inuyasha.- disse Myoga, facendola arrossire- Oh, che giorno fausto!»
L’occhiata terribile che Sesshomaru gli scoccò lo zittì di nuovo.
«Insomma, non sei qui per il Meidozangetsuha. Allora che vuoi da me?» chiese Totosai, sospettoso. Sesshomaru afferrò Anna per un braccio, costringendola ad avanzare di un paio di passi.
«La sua yuki si flette troppo facilmente quando usa il suo potere. Rischia ogni volta di trasformarsi in qualcosa di fin troppo simile ad un essere umano.- disse Sesshomaru, ed entrambi i vecchi yokai notarono il rossore dovuto all’umiliazione che salì al volto della donna- La guerra sta per cominciare e lei combatterà. Un tempo usava due wakizashi per indirizzare il proprio potere. Voglio che le sue nuove armi siano forgiate da te e che abbiano la capacità di mantenere l’equilibrio del suo sangue.»
«Non mi chiedi una sciocchezza.- brontolò Totosai- Quali sono i tuoi poteri, mia cara?»
«Assorbo energia vitale e posso espellerla sotto forma di colpi simili a sfere azzurre.» disse lei, liberandosi con uno strattone dalla mano di Sesshomaru. Myoga e Totosai si scambiarono un’altra occhiata. Non sembrava vi fosse un sentimento d’amore tra quei due. Totosai rifletté per qualche istante, poi annuì.
«Posso provare.- disse- Ho bisogno di due dei tuoi artigli…e del tuo sangue. Sia quello potente che quello debole.»
«Ho capito.- mormorò Anna, poi sollevò le mani e le sue unghie si allungarono in artigli appuntiti- Prendete ciò che volete.»
Totosai estrasse due pinze da sotto il vestito e le strappò due unghie con movimenti veloci, poi mise una ciotola sotto le dita, raccogliendo alcune gocce del suo sangue. Vedendola fare una smorfia di dolore, le lanciò una pezza in cui asciugare il resto del sangue e le disse: «Tranquilla, ricresceranno in una mezza giornata. Ora dovresti cercare di assumere la forma umana. Dopo, Myoga ti prenderà un po’ di sangue.»
«Va bene.» mormorò Anna, che non sembrava troppo convinta di quella trafila. Guardò Sesshomaru, pregandolo con gli occhi di lasciarla fare da sola, e lui le fece bruscamente cenno di uscire. Quando si fu allontanata, Myoga chiese: «E’ una bella fanciulla, Sesshomaru-sama…posso chiedervi come l’avete trovata?»
Sesshomaru raccontò in pochissime parole come Tenseiga l’aveva condotto ad Anna e qual era la sua vera identità. Accennò anche ai suoi progressi con la tecnica della spada ereditata dal padre.
«Sposerete questa fanciulla?» chiese ancora Myoga, notando con dispiacere la mancanza di passione nel figlio maggiore del suo vecchio padrone.
«Devo.» disse lui, secco. Totosai, che stava mettendo in ordine ciò che aveva raccolto, sospirò platealmente.
«Lo vedi perché il Meidozangetsuha ti riesce incompleto? I sentimenti, Sesshomaru, i sentimenti! Dove diavolo li hai ficcati? Non è che li hai seppelliti da qualche parte e hai perso la mappa?» disse. Sesshomaru alzò una mano e scrocchiò le dita, minaccioso.
«Totosai, se non la finisci con le tue impudenze, questo sarà il tuo ultimo lavoro.» disse, gelido. Totosai si mise a sedere per controllare con attenzione finanche eccessiva gli artigli di Anna. Da fuori giungevano rumori di esplosioni e lampi di luce azzurra.
«E’ una donna coraggiosa, Sesshomaru. Ti poteva capitare di peggio e non credo di dover essere io a dirtelo.- disse il fabbro, più mite- Cerca di guardare al di là della sua utilità. Ho paura che abbia un cuore più tenero di quello che supponi.»
«Che ne può sapere un vecchiaccio come te?» chiese Sesshomaru, fissandolo con occhi d’ambra velati di irritazione. Totosai sospirò ancora e non disse più niente. In quel momento, Anna rientrò nell’antro, barcollando un po’. Sesshomaru corrugò la fronte nel vederla trasformata. La prima volta che l’aveva vista così era notte ed era distante. Ora riusciva a notare come i suoi lineamenti si fossero addolciti, come sembrasse più fragile. Occhi e capelli erano più scuri, ma comunque strani per una ningen di Nishi. Il tatuaggio sulla fronte era sparito. Lei evitò il suo sguardo, come se si vergognasse. Sesshomaru avvertì la strana tentazione di portarla via da lì, chiuderla nel castello e non permetterle di combattere. Sarebbe stato così facile per Naraku, in quelle condizioni, ucciderla di nuovo…
“Ma che diavolo sto pensando?” si chiese, corrugando la fronte. Il pensiero di ciò che le aveva fatto l’hanyo lo stava riempiendo di una rabbia sorda che non comprendeva. Intanto, Myoga aveva succhiato un po’ del suo sangue da un dito ed ora lo stava rigettando in una ciotola.
«Che spreco! Il vostro sangue è squisito, Anna-sama!» sospirò il vecchio, facendo sorridere Anna.
«Bene, ora abbiamo tutto.- disse Totosai- Ci vorrà un po’ per creare queste spade, perché il tuo potere è grande e strano, senza contare che hai due nature differenti. Vi chiamerò quando saranno pronte.»
«Vedi che sia presto, vecchio Totosai.» disse Sesshomaru, chiaramente minaccioso.
«Ci metterò il tempo che ci vorrà.» ribatté lui, piccato. Anna si inchinò di nuovo.
«Vi ringrazio per la vostra disponibilità.- disse- Sono certa che farete un buon lavoro.»
«Oh…» disse Totosai, quasi imbarazzato, poi Anna barcollò vistosamente e quasi cadde. «Ragazza, ho paura che i miasmi di casa mia non facciano bene alla tua salute, al momento.» disse il fabbro, preoccupato. Fu stupefatto quando Sesshomaru prese Anna in braccio, ignorando il suo imbarazzo e le sue proteste.
«Forgia quelle wakizashi, Totosai. La guerra sta per iniziare.» disse il Signore di Nishi, prima di allontanarsi con la donna in braccio e scomparire oltre la soglia, alzandosi in volo. Totosai e Myoga rimasero a fissare il vuoto, attoniti.
«Si è preoccupato per lei! L’ha presa in braccio! Hai visto, Totosai?- disse poi Myoga, eccitato e commosso- Forse c’è speranza! Forse la profezia si realizzerà!»
«Bah, io non riporrei tutta questa fiducia in quel ghiacciolo.» borbottò Totosai. Nonostante queste parole, anche il vecchio fabbro aveva notato la strana gentilezza con cui Sesshomaru aveva preso la donna tra le braccia, e anche la richiesta di quelle spade…Sesshomaru temeva forse la morte della neko-yokai? Si stava affezionando a lei, magari senza nemmeno rendersene conto?
«Sarebbe da lui.» disse, ridacchiando. Dal canto suo, avrebbe fatto un buon lavoro con quegli artigli. Afferrando il proprio gigantesco martello, Totosai si accinse a creare le armi per la nuova consorte di Sesshomaru.

***

Anna era molto agitata. Quella mattina era partita dal castello con il solo presupposto di avvertire Sesshomaru delle novità su Naraku e possibilmente irritarlo un po’ per vendicarsi della discussione avuta in nottata. Era rimasta sbalordita quando lui se l’era trascinata dietro mandando Rin a casa. La visita al fabbro e la conseguente scoperta che Sesshomaru voleva far fabbricare delle armi per lei l’aveva al contempo lusingata e umiliata. Era felice che l’inu-yokai le avesse concesso di combattere al suo fianco e che intendesse aiutarla ad utilizzare al meglio il suo potere, ma allo stesso tempo temeva che il pensiero non espresso di lui fosse che la riteneva debole e inutile così com’era. Questo era umiliante, per lei, e quando si era trasformata aveva evitato il suo sguardo, nel timore di leggervi disprezzo. Aveva imparato che Sesshomaru non andava molto il sottile nell’esprimere le proprie opinioni.
A ribaltare il suo stato d’animo ci aveva pensato lui, prendendola tra le braccia come il principe di una favola quando i miasmi velenosi avevano fatto presa sul suo corpo indebolito. Ora stava volando accanto a lui, stretta contro il suo corpo per non cadere. Il suo braccio la teneva saldamente, ma Sesshomaru non la guardava. Sembrava fosse a malapena conscio che era con lui. Anna lanciò un’occhiata al suo volto immobile e subito distolse lo sguardo, arrossendo. Quella vicinanza la turbava. Sentiva uno strano calore dentro di sé e una paura senza nome. Si sentiva protetta accanto a Sesshomaru ed era la prima volta nella sua vita che provava una sensazione del genere.
“Vedi di finirla, con questi pensieri.- si disse, seccata- Ti ha presa in braccio, e allora? Cosa doveva fare, andarsene e lasciarti nella fucina del fabbro finché non fossi tornata abbastanza in forze da strisciare via per i fatti tuoi?” Sapeva che era una sciocchezza. La differenza stava nel fatto che Anna era già stata presa in braccio da Sesshomaru, ma in quell'occasione era stata trasportata come un animale al macello o un pacco particolarmente pesante. Nessuna gentilezza. Era cambiato qualcosa e lei non se n’era accorta?
Si riscosse quando si rese conto che lui stava scendendo a terra. Si trovavano sopra ad una foresta, vicino alle pendici di una collina.
«Dove siamo, Sesshomaru-sama?» chiese Anna, guardandosi attorno.
«Ad Inuzuka.» rispose lui, secco. Toccarono terra e subito lui la lasciò andare. Anna, ancora debole, si appoggiò a un albero e si lasciò scivolare a terra. Le girava la testa e aveva un grande bisogno di assorbire energia. Si era trattenuta dall’assorbire per sbaglio quella di Sesshomaru, visto che il suo corpo la reclamava con urgenza, ma adesso era veramente sfinita.
«Perché siamo qui, Sesshomaru-sama?» chiese ancora, guardandolo mentre stava in piedi di fronte a lei, splendido e bianco. Splendido?! Da dove veniva fuori quell'aggettivo?
«E’ ora di richiamare gli eserciti. Inizierò con la Grande Famiglia Inu-yokai.» disse lui. Anna annuì, avendo una vaga idea di ciò a cui lui si stava riferendo. Sapeva che nell’antichità era stata la Grande Famiglia a prendere le redini del governo dei demoni di Nishi e che il loro capo era stato eletto Signore del Paese. Erano però demoni con uno spiccato disprezzo per gli esseri umani e ciò aveva dato problemi per almeno cinquecento anni. Col tempo, il regnante si era sempre più affrancato dai consigli degli inu-yokai, che erano rimasti comunque i demoni più potenti di Nishi, e con il padre di Inuyasha e Sesshomaru erano finalmente nate alleanze durature. 
Sesshomaru si piegò su un ginocchio e le afferrò il mento, costringendola a guardarlo. Anna si trovò ad essere fissata da quegli imperscrutabili occhi d’ambra, a così breve distanza dai suoi. Le dita di lui le stringevano la mandibola, ma senza particolare crudeltà. Non capiva cosa questo significasse, ma si sentì di fuoco e di gelo e per un attimo terribile sperò e temette che stesse per baciarla. Lui, invece, parlò.
«Non puoi venire in queste condizioni. Non amano gli esseri umani e non ho intenzione di subire discussioni.- disse, con un tono di voce che sottintendeva quanto poco fosse di buon umore- Resta qui e aspetta.»
«Cosa…» mormorò lei, mentre lui si alzava e le dava le spalle, facendo per incamminarsi. «Sesshomaru-sama!» 
Lui si voltò di nuovo, corrugando la fronte.
«Cosa?» chiese, brusco. Anna chinò un attimo il capo, chiedendosi perché diavolo l’avesse richiamato indietro.
«Io…volevo ringraziarvi per ciò che avete chiesto al fabbro Totosai.- disse, e si inchinò- E’ importante, per me.»
«Non è mia abitudine sprecare le armi che mi capitano tra le mani e per quanto ti riguarda vale lo stesso.» disse lui, gelido. Per Anna fu una doccia fredda, ma iniziava ad essere conscia che quel genere di risposta era l’unica che avrebbe mai ottenuto da Sesshomaru. Annuì, poi lo guardò e sorrise. Non doveva prendersela: dopotutto, lui si era dimostrato anche gentile, quando voleva. Sesshomaru era molto diverso da come l’aveva dipinto nella propria mente per tanti anni, ma Anna iniziava a capire che si celava qualcos’altro dietro il portamento gelido e sprezzante. Qualcosa di fragile e bello, forse.
«Ti aspetterò qui, Sesshomaru.» disse, sorridente. Si accorse di averlo colpito con la sua repentina docilità, ma l’inu-yokai non disse nulla. Le voltò le spalle e sparì alla vista in due grandi balzi. Anna sospirò e poggiò la testa al tronco dell’albero, chiedendosi cosa diavolo le stesse prendendo mentre iniziava ad assorbire energia dal terreno. C’era una guerra da combattere e lei si perdeva in pensieri sentimentali a quel modo. Sesshomaru le stava entrando nel cuore. In molti sarebbero stati felici di saperlo: Inuyasha e i suoi amici, la piccola Rin…E Sesshomaru ne sarebbe stato lieto? No. Solo soddisfatto. Se questo sentimento l’avesse portata ad ubbidirgli senza fare tante storie, gli avrebbe tolto un pensiero fastidioso, nient’altro.
“Non devo innamorarmi di lui.- si disse, fissandosi le mani e notando che le unghie stavano già ricrescendo- Mi farà soffrire. Lui non si innamorerebbe mai di me.”
Non lontano, un ululato agghiacciante squarciò l’aria, facendola tendere. Capì che si trattava di Sesshomaru che chiamava a raccolta la Grande Famiglia e si rilassò. Gli inu-yokai erano alleati potenti ed era necessario fin da subito il loro supporto.
«Gli mostrerò cosa so fare.- mormorò, decisa- Scoprirà che so combattere con valore.»
Si tese improvvisamente, avvertendo il passaggio di numerosi yokai, nei dintorni. Gli inu-yokai si stavano riunendo. Non fu particolarmente sorpresa di vedersene passare uno davanti, una femmina di medie dimensioni con il pelo rosso e gli occhi neri. Fu contrariata, però, nel vederla fermarsi davanti a lei.
«Un’umana? No, non proprio.- disse la inu-yokai, fissandola e leccandosi distrattamente le fauci- Che cosa sei, tu?»
«Io sono io.» disse Anna, corrugando la fronte. Detestava quella domanda. Non sapeva più definire se stessa.
«Forse sei una hanyo particolarmente scarsa.- ridacchiò la inu-yokai, venendo avanti di qualche passo per incombere su di lei- Sento odore di felino, e questo non mi piace. Non lo sai che il posto dei gattacci è Higashi?»
Anna non rispose. Continuò a fissare la inu-yokai, sperando che se ne andasse per la sua strada.
«Non posso tollerare che una micia come te si aggiri così vicino ad Inuzuka.» disse ancora la inu-yokai, abbassando il muso verso di lei, mostrandole le zanne in un chiaro gesto di minaccia.
«Il tuo Signore ti ha convocato. Non dovresti andare?» disse Anna, gelida. La inu-yokai ristette, poi ringhiò.
«Come sai della presenza di Sesshomaru-sama? Sicché sei una spia di Higashi?» disse, rabbiosa.
«Io sono del Nishi.» sospirò Anna, che iniziava a stancarsi di quella conversazione.
«Non dire fesserie! E che ci faresti, qui, micina? Rispondi al richiamo?» la derise la inu-yokai. Anna, irritata, pensò all’espressione che avrebbe fatto quella sciocca se le avesse detto che era la profetizzata consorte del suo Signore. Decise all’istante di non rivelarlo. Non voleva nascondersi dietro quel ruolo che non aveva nemmeno accettato. Se quella inu-yokai voleva grane, era arrivata al momento giusto.
«Sono del Nishi e tu puoi crederci oppure no, non m’importa.- disse, categorica- Ti consiglio di andare da Sesshomaru-sama, ora, e di lasciarmi stare.»
«Penso invece che mi farò uno spuntino.- disse la inu-yokai, leccandosi il muso- La grande Kima, purtroppo per te, ha fame!»
Si avventò contro Anna a fauci spalancate. Anna spiccò un balzò e si portò sulla testa della inu-yokai.
«Anch’io ho fame, grande Kima…purtroppo per te.» disse, poggiando le mani sulla sommità del capo di Kima. L’energia della inu-yokai passò nel suo corpo in un lampo di luce azzurra.

***

Sesshomaru si trasformò mentre correva, cercando di scacciare dalla mente l’immagine di Anna che lo salutava sorridendo. La sua grazia e la sua luce erano innegabili. Quella donna era pericolosa, per lui, almeno tanto quanto gli era utile. Sesshomaru iniziava ad abituarsi alla presenza di lei al suo fianco, iniziava a farsi domande sul suo futuro. Questo non era affatto un bene. Avere qualcuno di cui preoccuparsi era una debolezza e lui non intendeva diventare debole.
Lanciò il richiamo, ululando, mentre si avvicinava ad Inuzuka. La gran parte della Famiglia viveva là in pianta stabile e non dovette attendere molto prima di vedere una quindicina di inu-yokai, tutti in forma canina, correre verso di lui lungo le pendici del colle. Si inchinarono a lui, formando un semicerchio. 
«E’ guerra.- annunciò subito, brusco- Sapete ciò che dovete fare.»
«L’esercito sarà pronto entro quattro giorni, Sesshomaru-sama.» disse Tashiki, il vecchio inu-yokai che guidava la Grande Famiglia.
«Spargete la voce. Mettete tutti in allerta. Stavolta Higashi cadrà.» disse Sesshomaru, alzando il capo al cielo quasi stesse pregustando l’evento.
«Finalmente, Soichiro pagherà.» ringhiò un inu-yokai dal pelo chiaro.
«Pare che al momento Soichiro sia ostaggio di Naraku.- disse Sesshomaru, sorprendendoli- Ritengo che questo non faccia alcuna dif…»
Sesshomaru avvertì una strana sensazione di gelo e si accorse che quasi tutti gli inu-yokai avevano avuto un brivido. Si voltò di scatto nella direzione da cui era arrivato e fece in tempo a vedere un forte lampo di luce azzurra.
«Cos’è?!» esclamò una inu-yokai, scoprendo le zanne. Sesshomaru scattò in corsa, lasciando gli altri, attoniti, dietro di sé. Quella luce poteva essere stata prodotta solo da Anna! Stava combattendo? Le era successo qualcosa?
“Perché questa ansia?” si chiese, avvertendo una morsa serrargli il petto al pensiero di ciò che avrebbe trovato nel luogo in cui l’aveva lasciata. Scacciò la sensazione con risoluta fermezza, ma continuò a correre. Quando giunse nel luogo ove l’aveva lasciata, vide una inu-yokai dal pelo rosso stesa a terra, ansimante e priva di sensi. Accanto a lei, fissandola con occhi di ghiaccio pregni di disprezzo, c’era Anna nella sua forma demoniaca. La sua yuki era tornata potente e stabile. Al suo arrivo, si voltò verso di lui, e Sesshomaru notò la luce di ammirazione che le balenò nello sguardo nell’osservarlo in tutta la potenza della sua forma originale. Tornò alla forma umana.
«Che cosa è successo?» chiese, brusco, anche se già immaginava la risposta.
«Riteneva fossi una spia di Higashi e non ha voluto ragionare.- disse Anna, scrollando le spalle- Non l’ho uccisa.»
In quel momento, giunsero anche gli altri inu-yokai, sbalorditi e contrariati nel vedere Kima a terra.
«Che è successo, Sesshomaru-sama?» chiese Tashiki, appuntando lo sguardo cupo sulla donna bionda.
«Chi è quella…una neko-yokai?!» sbottò un altro, scioccato.
«Una spia di…» iniziò a dire un altro ancora, prima che Sesshomaru alzasse una mano e li zittisse tutti.
«Questa donna è la principessa umana Etain Seimei, diventata una yokai a causa di un attacco di Naraku.- disse, gelido, notando sia il disgusto dei suoi sottoposti nel trovarsi di fronte ad un essere di sangue impuro, sia l’ira di Anna nel sentirgli usare il suo nome umano- Ella è la donna della profezia.»
Anna vide gli inu-yokai sbiancare. Alcuni di loro, i più giovani, ritrovarono subito la presenza di spirito e sorrisero.
«Allora è davvero il momento, Sesshomaru-sama? E’ davvero giunta l’ora della vittoria?» chiese una di loro, ferocemente gioiosa. Sembrava che la parte anziana della famiglia non condividesse lo stesso entusiasmo. Ciononostante, il vecchio che guidava la combriccola fece a tutti cenno di inchinarsi.
«Siamo lieti di conoscere la consorte del nostro Signore.» disse, con cortesia. Anna, però, incontrò lo sguardo di quegli occhi prima che il vecchio inu-yokai si inchinasse e ne recepì il messaggio senza fatica. Quegli occhi proclamavano disprezzo per la sua natura ibrida e le comunicavano che da parte loro non sarebbe mai, mai stata accettata come consorte di Sesshomaru.

***

La principessa Isuzu torturava un fiore mentre sedeva nella sua camera, in preda come sempre da un paio di settimane all’ira e alla delusione. Da quando si era vista crollare sotto gli occhi la possibilità di diventare la sposa di Sesshomaru, aveva perso interesse per qualsiasi cosa. Quella dannata Etain Seimei…Nemmeno da morta riusciva a scomparire?! Doveva proprio rinascere come demone? L’aveva vista, ancora più bella e potente…Isuzu aveva saputo che il suo desiderio di maggiore onore per la famiglia Barashi era morto quando Sesshomaru era rientrato al castello portando la donna in spalla.
«Dannata Etain Seimei…» disse tra i denti, stringendo i petali in mano fino a ridurli in poltiglia. Sapeva di doversi scuotere, anche perché c’era movimento sospetto tra le truppe nemiche e non poteva lasciare che l’onta si abbattesse sulla sua famiglia per aver lasciato il villaggio senza un’adeguata difesa, ma non riusciva a scuotersi. «Se solo quella dannata fosse morta, ora sarei al fianco di Sesshomaru-sama.» sibilò, scagliando i resti del fiore verso la finestra aperta. Sbalordì e sussultò quando una mano li acchiappò al volo.
«Chi è là?» chiese, cercando il pugnale che portava sempre addosso. Una risata bassa e malefica venne dall’esterno.
«Sei una donna di carattere, Isuzu Barashi.- disse l’intruso- Per questo sono qui.»
Isuzu sbiancò quando vide profilarsi nel vano della finestra una sagoma avvolta in una bianca pelle di babbuino.
«Na…Naraku?!- ansimò- Guardie!»
«Non gridare, principessa Isuzu. Quello che vedi è solo un fantoccio.- disse l’hanyo, con tono quasi divertito- Non subirei gran male se mi colpissero, ma d’altronde non voglio farne a te. Sono qui per parlamentare.»
«Parlamentare?! Perché dovrei parlamentare con il nemico?» chiese Isuzu, scioccata.
«Perché desidero chiederti un favore…una cosa da poco che ti porterà grande soddisfazione.» disse Naraku. Isuzu corrugò la fronte.
«Di che parli?» chiese. La bocca che si intravedeva sotto la maschera sogghignò.
«Ti sto proponendo di eliminare quella donna che tanto infastidisce entrambi: Etain Seimei.» sussurrò Naraku, stupendola. Vedendo il miscuglio di diffidenza e interesse della principessa, Naraku fece un gesto vago. «Ho un modo…un modo per porre fine alla sua esistenza in maniera definitiva.- continuò- Ho bisogno di un sicario, però, e so che tu la odi abbastanza da essere in grado di fare ciò che serve.»
«Io non tradirò Sesshomaru-sama!» disse Isuzu, fiera e fremente d’ira.
«Non ti chiedo questo. Sarà una cosa tra te ed Etain Seimei. La rivalità tra me e Sesshomaru è un fatto privato e lo sbrigheremo tra noi.» disse Naraku, sempre con quel sorrisetto astuto.
«Lui ti vincerà.» disse la principessa, decisa.
«Lo scopriremo, un giorno. Questo, comunque, esula dal perché mi trovo qui.- disse Naraku- Non m’importa se tu diventi la sposa di Sesshomaru, mentre mi irrita che quella donna sia ancora in vita. Eliminandola, entrambi ne guadagneremmo. Inoltre, ti offro sicurezza per il tuo villaggio per tutto il periodo che impiegherai a farmi questo favore.»
«Io non mi vendo…» sbottò Isuzu.
«Oh, non temere. Dopo non mi risparmierò e tu combatterai contro le mie armate, salvaguardando il tuo onore.» disse Naraku, sprezzante. L’hanyo vide la principessa chiudersi in un’espressione di profondo turbamento e attese in silenzio. Sapeva già di aver vinto. Isuzu covava un’invidia oscura ed era certa che la perdita di Etain Seimei non avrebbe affatto danneggiato il demone per cui spasimava…Come prevedeva, Isuzu tornò a guardarlo in volto con i suoi profondi occhi neri.
«Cosa dovrei fare?» chiese, con una smorfia. Naraku sorrise, poi fece un gesto di richiamo. Balzando con tutta probabilità dal tetto, una ragazza dai capelli neri atterrò accanto a lui. Si infilò una mano sotto il vestito e ne estrasse quello che a Isuzu parve un semplice foglietto, prima che notasse le parole magiche vergate su di esso.
«Dovrai applicare questo sigillo sul suo corpo.» disse Naraku, sogghignando. 
Spiegarle il piano non fu complicato.
   
 
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