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Autore: Breakass123    13/06/2011    0 recensioni
In un universo parallelo, dove il pokémon Mewtwo ha conquistato il mondo grazie al suo imponente esercito e l'ha così riunito tutto all'interno di un unico grande impero denominato Mewtwo Empire Perfect (chiamato anche con l'acronimo MEP) con lo scopo primario di portare la terra al perfezionamento e al raggiungimento dell'illuminazione eterna, un gruppo segreto chiamato La Resistenza ha deciso di boicottare il piano di Mewtwo e di riportare il mondo alla libertà e all'indipendenza, sicuri che il vero piano di Mewtwo è un governo dittatoriale. Vediamo così il protagonista, Gabriel, un giovane ragazzo della regione di Sinnoh, deciso ad arruolarsi nella Resistenza assieme al suo migliore amico Barry per riportare la terra alla normalità. Ma non sarà semplice come si aspettava!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Dopo la lotta con Barry, decidemmo di tornarcene nelle nostre case per riposare. Avevamo passato una lunga giornata, piena di sorprese. Finalmente, dopo tanto aspettare, avevo ottenuto ciò che mi spettava di diritto, che mi avrebbe aiutato a raggiungere il mio sogno.
Il mio primo pokémon!
Stringevo quella PokéBall nella mia mano. Avevo finalmente un pokémon tutto mio. Ero diventato un allenatore. Era il mio sogno da quando ero bambino, e si era appena realizzato. Ero felicissimo.
Mi trovavo di fronte la porta di casa. Aprì la porta, e dentro ad aspettarmi c'era mia madre. Aveva l'aria preoccupata.
"Dove sei stato?" mi disse. "Stavo in pensiero per te!"
"Non preoccuparti, mamma!" le dissi io. Visto che ero l'unica figura maschile nella famiglia, non poteva succedermi niente, poiché tutto dipendeva da me. Ecco perché mia madre era sempre preoccupata.
"Ti devo raccontare una cosa incredibile!" continuai. Mi sedetti al tavolo della cucina, assieme a mia madre. Le raccontai di quello che era successo, del professor Rowan, del pokémon e dello scontro con Barry. Naturalmente, sorvolai sull'incontro con Lucinda.
Quando finii di parlare, lei mi guardò stupita. Non se l'aspettava nemmeno lei che mi potesse accadere una cosa del genere, tutto in un colpo. Poi le dissi: "Ti piacerebbe vedere il mio nuovo pokémon?"
Lei annuì con la testa. Presi la PokéBall e premetti il pulsante al centro della capsula, e questa si aprì. Dalla sfera, uscì una palla luminosa che cadde velocemente per terra. In men che non si dica, la palla si ingrandì di colpo e il bagliore svanì. Al suo posto c'era una specie di tartaruga, con il piccolo guscio marrone e le zampette verdi. La testa verde era molto grande, e aveva una fogliolina sul capo.
"Mamma," dissi io. "questo è Turtwig!"
Il pokémon si avvicinò a mia madre, anusandole le caviglie. Poi si sedette a mò di cane e la fissò.
"Oh, Gabriel..." parlò finalmente mia madre. "Sono così fiera di te!"
Poi corse da me ad abbracciarmi, e io non potevo fare altro che ricambiare. Sentii che singhiozzava, segno che stava piangendo. Dopo un po' mi lasciò andare, e si asciugò le lacrime.
"Sono felicissima per te! Sembra ieri che giocavi con i pupazzetti dei pokémon... E adesso sei un allenatore!" Ricominciò a piangere. Mi sentii un po' imparazzato in quel momento. Smise dopo pochi secondi. "Dobbiamo assolutamente ringraziare il professore per il pokémon!" disse lei.
"Sai una cosa? Lo ringrazio io da parte tua, non c'è bisogno che vieni!" le dissi. Volevo evitare brutte figure. "Ma questo domani, ora sono un po' stanco e vorrei dormire."
"Va bene, ti capisco. Buon riposo, tesoro!".
Mi avviai al piano di sopra, in camera mia. Mi misi sul letto, assieme al mio Turtwight. Avevo deciso di tenerlo fuori dalla PokéBall, quand'era possibile. Mi stesi sul letto e appoggiai la testa sul cuscino. Lentamente, chiusi gli occhi.


L'oscurità. Un immenso buio si spalancava davanti a me. Niente luci, solo buio. Non riuscivo a vedere nemmeno le mie mani. Camminai nel vuoto, in cerca di qualche appoggio. Ma niente. In quel buio c'ero solo io.
D'improvviso, riuscì a scrutare una strana figura in lontananza. Non riuscivo a vedere bene chi era o che cos'era. Ma capivo che si stana avvicinando a me. A passo lento. Si avvicinava sempre di più, ma io continuavo a non vederlo bene. Ad un certo punto si fermò di colpo. E mi fissò intensamente. Quella figura era ofuscata.
Ma com'è possibile?
All'improvviso, la figura si girò e se ne andò. Sempre molto lentamente. E io capii che era arrivato il momento di andarmene. Così mi girai e...
"Ciao, Gabriel." mi disse Mewtwo.


Mi svegliai di colpo, gettando un urlo. Ero totalmente sudato, e respiravo affannosamente. Mi sembrava addirittura di essermela fatta addosso.
No, è solo sudore per fortuna!
Anche Turtwig, che stava dormendo ai miei piedi, si svegliò a causa mia. Egli aveva già capito tutto, così si avvicinò e mi leccò la mano cercando di tranquillizzarmi. Era incredibile come i pokémon possano essere così comprensivi.
Mi sedetti sul letto, guarando l'ora sulla sveglia aforma di Pikachu: erano ancora le cinque e mezza del mattino. Oramai ero sveglio, quindi era inutile rimanere sul letto. Mi alzai e mi avviai nel bagno per potermi fare una doccia. Sotto l'acqua fresca che mi bagnava la testa, ripensai al sogno di quella notte. Era come se Mewtwo fosse entrato nella mia testa, divertendosi a terrorizzarmi. Lui ne era capace. Non era un pokémon comune. Si dice che sia una specie di mutante, geneticamente modificato, e reso potentissimo. Era il pokémon più forte del mondo.
Non mi accorsi che stavo sotto la doccia da mezz'ora. Chiusi l'acqua e mi asciugai di fretta per poi vestirmi. Mia madre se n'era già andata, come sospettavo. Scesi assieme al mio Turtwig per fare colazione. Alla Scuola per Allenatori c'avevano insegnato che un pokémon mangia cose diverse a seconda del tipo. Quelli di tipo Erba, come il mio pokémon, mangiano molti insetti. Ma non avevo insetti a portata di mano, così gli diedi dei cereali, pensando fosse la stessa cosa. Finita la colazione, uscii di casa per fare una passeggiata e poter allenare Turtwig. Lo feci combattere con molti pokémon selvatici, trovabili nell'erba alta. Lentamente, sentivo che il mio pokémon diventava sempre più forte. Dopo un paio d'ore di allenamento vedevo che era esausto, così tornammo a casa e gli feci il bagnetto.
Anche i pokémon hanno bisogno d'igiene!
Senza rendermene conto erano passate già cinque ore da quando mi sono svegliato. Visto che avevo tempo libero, decisi di andare a Sabbiafine per poter ringraziare il professore. Lasciai Turtwight fuori dalla PokéBall, sentivo che il nostro legame era più forte se era libero. Mi avviai per il Percorso 201, e il mio pokémon mi seguiva allegramente. Mentre camminavo, pensavo al sogno. Era troppo strano. Un altro sogno strano. Non era soltanto una coincidenza, me lo sentivo. Dovevo approfondire.
Senza rendermene conto, ero già arrivato a Sabbiafine. Per fortuna, è molto vicino a Duefoglie. La città sembrava un piccolissimo villaggio turistico: l'ambiente era caldo ed accogliente, e le persone simpatiche e disponibili. Nella città c'erano poche case, il Centro Pokémon, il Pokémon Market e il laboratorio del professor Rowan. A sud della città c'è una splendida spiaggia, con un perenne sole estivo. Non c'erano strade, ma solo prati verdi. Era un luogo bellissimo!
Io entrai nel laboratorio del professor Rowan. All'interno era un'unica grande stanza, molto spaziosa. Sui muri vi erano appoggiati strani macchinari e scrivanie zeppe di fogli con numeri e calcoli incomprensibili. Il professore si trovava in fondo alla stanza, e stava discutendo con un suo collega in camice bianco. Mi vide arrivare.
"Gabriel!" mi disse Rowan, venendomi incontro. Mi strinse la mano, e io feci altrettanto.
"Vedo che ti porti a spasso il tuo pokémon! È una cosa lodevole!"
"Grazie, professore!" gli dissi.
"Senti, giovanotto." continuò lui. "Vorrei che mi aiutassi per un progetto."
"Quale progetto, professore?"
"Aspetta qui!" E poi se ne andò a cercare qualcosa, tra i tanti fogli su una delle scrivanie. Dopo un po', tornò con uno strano aggieggio in mano, che non riuscivo a descrivere.
"E quello che cos'è?" chiesi al professore.
"Questo, giovanotto." mi disse lui. "Questo è il PokéDex!"
  
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