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Autore: nightswimming    14/06/2011    9 recensioni
- Facciamo che ci pensiamo dopo cena. – disse sbrigativamente Dom, allungando famelico il piatto. Gaia annuì convinta.
- Ottima idea. Va bene grande così? –
- Sì che va bene, amore. Il maiale può trattenersi davanti agli ospiti. – rispose Matt al suo posto, con un sorrisino perfido.
- Vaffanculo, Bells. –
- Bisticciano come due innamorati. – rise Allegra, subito seguita da tutti quanti. – Gaia, non ti ingelosisci mai? -

Una BellDom che è un triangolo, a suo modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can’t  you see it’s over?
Because you’re the god
Of a shrinking universe.
 
 



 
 
 
 
Gaia ebbe la terribile conferma il giorno del proprio compleanno.
Fu molto imbarazzante: Matt le aveva regalato un bellissimo abito da sera e un profumo, Dom si era presentato con una scatola di velluto che recava il nome di una delle gioiellerie più care di Londra.
- Per la donna migliore del mondo. Matt non ti merita. – aveva detto lui, entusiasta, pregandola di aprire subito il regalo. Lei aveva obbedito con un sorriso faticoso e le mani tremanti.
Le mancò il respiro: non aveva mai visto una collana più bella. Sapeva che non era per i suoi trent’anni; sapeva che era il modo egoista e ingenuo di Dom di sperare nel perdono di qualcosa che nemmeno aveva saputo confessare apertamente.
- Che fai, piangi? – le chiese ridendo il biondo, abbracciandola sotto allo sguardo colpevole di Matt.
Fu proprio quello sguardo che la convinse definitivamente: era durato un attimo, ma lei l’aveva intercettato in tempo.
 
*
 
Ormai sapeva che si trattava soltanto di scegliere il momento in cui smascherarli.
Ma lo voleva fare davvero? Matt non aveva smesso di amarla, ne era sicura. Non era cambiato – qualche volta pensava a Dom, tutto qui. Dom non avrebbe mai voluto farli lasciare: se ne sarebbe pentito per sempre. Perciò, si disse un giorno che era in palestra a correre sul tapis roulant, può anche restare tutto così. Matt era stato infedele altre volte; e anche lei. Si erano perdonati, avevano scelto di continuare nonostante tutto. Voleva pur dire qualcosa.
Si rese dolorosamente conto che rimanere insieme era stato possibile perché non avevano mai amato nessuno, oltre all’altro. Ed era talmente disperata che non le riuscì difficile pensare subito al peggio: magari Matt e Dom erano già innamorati.
 
*
 
Aveva detto a Matt che sarebbe tornata per cena. Londra non le sembrò mai così orribile come in quel momento, mentre la percorreva a passi lentissimi, con le lacrime in gola, diretta a casa.
Era ancora vestita da ginnastica: maglietta, pantaloncini corti e scarpe da tennis. Tutta in bianco, come una sposa.
Arrivata sotto casa alzò lo sguardo verso la finestra dell’appartamento di Matt: Dom era seduto sul davanzale, a torso nudo, e fumava una sigaretta con un sorriso indecente sulle labbra. Felice com’era, si disse Gaia, non l’avrebbe notata neanche volendo.
Salendo le scale si chiese che cos’avesse più di lei. Una risposta volgare le si presentò subito alla mente: ma certo, lui era un uomo. E lei era una donna. Come potevano essere paragonati? Erano così diversi, anche come carattere. Non aveva senso fare confronti. Eppure non riusciva a farne a meno.
Ripensò con rabbia al suo compleanno, e a quello che Dom aveva detto.
Per la donna migliore del mondo.
Sapeva che lo pensava davvero; e, sebbene i fatti volessero dimostrare il contrario, sapeva che anche Matt lo pensava.
Ma non era bastato.
 
*
 
Infilò le chiavi nella toppa con uno sforzo tremendo: le mani non ne volevano sapere di star ferme.
Chiuse gli occhi e, appoggiandosi con tutto il peso, spalancò la porta con un gran fracasso.
La testa di Matt spuntò turbata dalla camera da letto in fondo al corridoio.
- Santo Cielo, amore, mi hai fatto prendere un colpo. – disse, sorridendo e venendole incontro a piedi scalzi. Gaia fece una smorfia che sperò fosse il più convincente possibile e accettò il suo bacio, perché temeva potesse essere l’ultimo.
Matt sparì in cucina. Sembrava perfettamente a proprio agio. Troppo a proprio agio.
- Vuoi un caffè, tesoro? –
- Sì, grazie. – rispose lei, mandando giù quel fastidioso sapore salato che le aveva invaso la gola. Lasciò scivolare a terra la sacca della palestra e si fece coraggio. Voltandosi brevemente a osservare Matt che preparava la moka nella stanza alla sua destra, prese un gran respiro e si avviò verso la camera da letto.
Era vuota. La finestra era aperta. Gaia sfoderò il massimo di humour nero che riuscì a tirare fuori in quella situazione disperata e si chiese se per caso Dom non si fosse buttato dalla finestra.
Si avvicinò all’armadio a muro; lo aprì; era vuoto. Le restava da controllare il bagno e sotto al letto.
 
*
 
Dom si sforzò di non emettere nemmeno un gemito. La fatica gli stava spezzando le mani: restare attaccati all’intelaiatura del letto, sospeso da terra con la sola forza delle braccia, non era facile.
Vide le scarpe bianche di Gaia percorrere il pavimento  a passi lenti e aggraziati.
Per un attimo sperò intensamente che lo trovasse.
 
*
 
Gaia socchiuse la porta del bagno e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, capì che non aveva senso aspettare: prima lo faceva, meglio era per tutti e tre. In qualunque modo fosse andata a finire.
Si avvicinò al letto, strusciando leggermente le scarpe a terra. Si fermò, accarezzò le lenzuola disfatte e sentì che una lacrima le scivolava lungo una guancia.
Stava per chinarsi quando un fracasso tremendo esplose dalla cucina, seguito da un urlo di Matt.
Gaia inorridì.
- Matt! – gridò, precipitandosi di corsa in cucina. Matt era appoggiato al muro opposto ai fornelli, pallido e con gli occhi sgranati, con i piedi a pochi passi da un enorme ammasso di cocci bianchi.
- Dio… Io non so… Come… - sussurrò lui, passandosi le mani fra i capelli. – Stavo prendendo le tazze dalla mensola, devo averle tirate giù troppo violentemente… E i piatti… -
Gaia fissò lo sguardo sui pezzi di ceramica davanti a lei. Non sapeva più che fare.
Matt la guardava ancora attaccato al muro.
- Beh, adesso li raccogliamo e andiamo a cena fuori. Anche perché non so proprio dove potremmo mangiare!... – disse, in tono volenteroso, quello che non aveva avuto mai quando si trattava di mettere a posto qualcosa, e Gaia gli si avvicinò con un’espressione gelida in volto e gli tirò uno schiaffo più forte che poté.
Non rimase nemmeno a vedere che espressione avesse fatto lui: raccolse da terra la sacca e si precipitò fuori dalla porta.
 
*
 
Dom la raggiunse dopo che ebbe attraversato la strada.
- Gaia! – urlò, riuscendo ad afferrarla per un polso. Gaia si voltò di scatto e tirò uno schiaffo anche a lui.
Dom si strinse la guancia con gli occhi lucidi.
- Gaia… Mi dispiace, io… -
Lei scoppiò a piangere e lo abbracciò di slancio, tirandogli istericamente pugni sulla schiena.
- Avrei sopportato qualunque cosa, per lui. Qualunque cosa. – singhiozzò, schiacciando il viso contro la sua camicia allacciata storta per la fretta. – Ma non questo. – sussurrò, lasciandosi sfuggire un gemito.
Dom la strinse forte.
- Perdonami. Sai che non avrei mai voluto farti del male. Non potevo augurare nulla di meglio a Matt, sei… Sei l’unica donna che io abbia mai rispettato davvero. – L’allontanò da sé, stringendole le spalle: Gaia vide che anche lui piangeva. – Mi sarebbe tanto piaciuto trovare una come te, innamorarmi di una come te. – Si interruppe, senza fiato. I suoi occhi erano così chiari, e disperati, e sinceri, che lei non poté fare altro che guardarli incantata. – Ma sono innamorato di Matt. Da sempre, da quando l’ho incontrato. La cosa terribile è che me ne sono accorto troppo tardi…e anche lui. –
Gaia rimase in silenzio, fissandolo mentre si asciugava il viso. Gli voleva così bene… Li aveva sempre protetti, lei e Matt, aveva sempre voluto la loro felicità. E ora li stava distruggendo.
Lui d’altro canto sembrava voler scomparire sotto terra: gesticolava senza controllo e riusciva a stento a parlarle.
- Ti prego, non pensare che questo abbia nulla a che fare con te. Non… Dio, è così difficile da spiegare… Non c’entra nulla con il fatto che sono un uomo. Non ti sentire svalutata, Cristo, anche se so che cos’altro puoi pensare in questo momento… Io… Io vorrei uccidermi con le mie mani. – concluse, tirandosi i capelli a ciocche e digrignando i denti.
Gaia lottò contro sé stessa fino alla fine. Non poteva farlo: non poteva capire. Era un impulso ingiusto e masochistico. Eppure, sin dalla cena con Marco e Allegra non aveva potuto far altro che accorgersene.
Lei e Matt si erano amati tantissimo, ed avevano pensato spesso che sarebbe potuta durare per sempre. Era stata una storia vera, piena di felicità incredibili e enormi sofferenze: lei non rimpiangeva un solo attimo.
Ma Matt le sue canzoni più belle le componeva insieme a Dom, semplicemente standogli accanto. Lei non era il suo colpo di genio. E non perché era una donna e non un uomo: perché non era Dom e basta. Forse era anche migliore di lui, in ogni senso, ma che importava.
- Dammi una sigaretta. – disse, incolore, tenendo una mano. L’altro rimase incredulo a fissarla, ma non appena si riscosse cercò freneticamente il pacchetto in tutte le tasche.
- Ecco. – le disse, allungandogliela e incespicando nelle parole. Gaia rifiutò di avvicinarsi alla fiamma che lui le porgeva.
- Faccio da sola. – disse, togliendogli l’accendino di mano. Dom annuì, ferito, seppur riconoscendo dentro di sé che non aveva nessun diritto di esserlo. La osservò inspirare tre lunghe ed interminabili boccate, con gli occhi vuoti e arrossati fissi sulla strada.
- Mi sento nulla. Mi sento zero. – cominciò, la voce roca. – E non saprai mai come cosa si prova perché non hai mai amato nessuno, almeno fino a Matt. Beh, vi auguro di passarne una simile nel futuro, per capire almeno cosa si prova. –
Dom abbassò la testa senza il coraggio di guardarla negli occhi.
- Ma non sono un’illusa. E per quanto speri che sia solo uno stupido capriccio, so che non lo é. –
Ricominciò a piangere, ma questa volta più compostamente, come se si fosse ormai rassegnata.
- Rinuncio a lui solo perché… Perché sei tu. Perché se io sono la donna migliore del mondo, tu con tutti i tuoi stramaledetti difetti sei l’uomo migliore del mondo e io non mi riesco a capacitare come quel figlio di puttana sia potuto essere così fottutamente fortunato. –
Rise piano, senza allegria, tirando su con il naso. Dom provò ad abbracciarla ma lei si scostò con rabbia.
- Non mi toccare. Non vi perdono: mi limito a prendere atto. – Finì la sigaretta e la schiacciò con la punta della scarpa. – Con voi ho sprecato sia l’affetto che l’amore. Non riesco a pensare a niente di peggio. –
Gli voltò le spalle e si incamminò verso non sapeva nemmeno dove. Ma non le importava. Doveva consumare i pensieri con i propri passi. E poi si sentiva lo sguardo di Dom sulla schiena, lo avvertiva penetrare in profondità come un pugnale. Se continuava così prima o poi avrebbe raggiunto il cuore – e lei non poteva permetterselo.
Si chiese se un uomo avrebbe mai potuto fare quello che aveva fatto lei: capire, accettare, rinunciare, arrendersi all’evidenza e accondiscendere alla felicità altrui a scapito della propria.
Si rispose fermamente di no. Non era mai stata più convinta in tutta la sua vita.
Dopotutto pensare di essere migliore non solo di loro due, ma di tutti i rappresentanti del loro sesso - e forse anche del proprio - sebbene non la consolasse e non attutisse in alcun modo il dolore, era l’unica cosa che stupidamente le rimaneva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: la mia prima BellDom è IL male. XD Dev’essere lo shock di aver provato ad esplorare un continente sconosciuto :D
E’ forse la cosa più emotivamente cruda e disillusa che io abbia mai scritto. Dom in qualche modo si salva, ma Matt… Rileggendo la fic non ho potuto fare a meno di pensare: “ma che stronzo fedifrago ipocrita! E l’ho reso io così!”.
*schizofrenia, noi ce l’abbiamo*
Che dire. Il risultato mi soddisfa – no, non sta crollando il mondo, stavolta mi soddisfa davvero :D Volevo scrivere una storia spietata, senza redenzione e soprattutto senza scadere nel solito, ritrito potere salvifico dell’amore cui sono attaccata come una cozza allo scoglio: e così ho fatto. Certo, ho dovuto subire il contrappeso creando i due personaggi originali più melensi e Harmonyosi di sempre – ma! va bene così. Descrivere Gaia mi ha appassionato e il suo rapporto con Dom – sì, paradossalmente più del suo rapporto con Matt – è ciò che ho amato di più raccontare in questa fic. Mentre mi apprestavo a scrivere il dialogo finale, che nella mia testa era la resa dei conti, mi sono detta: “beh, ci va Matt. Cavolo, è la sua donna!” ma alla fine, come tutti avrete notato, a correre dietro a Gaia è stato Dom. Io me la spiego dando un diverso peso alle delusioni d’amore – che in qualche modo ci si aspetta, se si vive nella realtà – e alle delusioni d’amicizia, che invece sono più… difficili da accettare, almeno nella mia testa. In realtà ci è andato Dom e basta, non so spiegare perché. Ho scritto il suo nome al posto di quello del suo amico senza praticamente accorgermene.
E comunque Matt in questa storia è stronzo, per cui l’ho lasciato a casa XD
Una cosa che mi ha divertito è che più la vicenda si faceva sporca e foriera di tragedia, più il linguaggio si asciugava. Come se non volessi dare troppo spazio a certi dialoghi e ridurre l’introspezione al minimo.
Potere del mancato distacco dalle vicende narrate XD
Insomma, per essere la prima volta che partecipo a un contest, poteva andare peggio. Ho effettivamente scritto di molto peggio, e con molto più tempo a disposizione - mercoledì prossimo ho il tema, e giovedì la versione, e lunedì la terza prova, e davvero non so come sono riuscita a buttar giù qualcosa in mezzo a tutto questo bailamme :D
Spero che vi sia piaciuta. Scriverla è stato – sic! – un piacere.
Baci :***
   
 
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