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Autore: Akemi_Kaires    14/06/2011    5 recensioni
Kaires è una ragazza dal passato confuso, dai ricordi immersi nella densa oscurità del dubbio e dell'incertezza. Solo di una cosa è sicura, del suo sogno: diventare una grande Maga Nera.
Per farlo dovrà intraprendere come Adepta un lungo viaggio, attraverso pericoli e numerose insidie alla ricerca del suo passato... del suo futuro... del suo destino.
Dal Capitolo 8:
- Se non ci sbrighiamo, perderemo il nostro Shoopuf – esclama infine lui, proseguendo per la sua strada, lasciandola indietro. Sembra ignorarla, quasi.
- Shupaf? – chiede lei, ignara di cos’è l’essere appena menzionato. Dopotutto non li ha mai visti né sentiti nominare prima d’ora.
- Sono degli animali molto grandi in grado di trasportare le persone sui corsi d’acqua – le spiega il saggio padre, con pazienza e sapienza. Sotto certi aspetti, adora poter donare perle di saggezza alla figlia, educandola al “Mondo Esterno”. Un giorno ella avrebbe dovuto cavarsela con le sue forze e tutti quegli insegnamenti le sarebbero certamente tornati utili.
- Davvero?! – esclama curiosa lei, trotterellandogli accanto gioiosamente. – E ci sei mai andato su?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Lulu, Un po' tutti, Wakka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Rivelazioni E Dubbi

- Eccoci arrivati – mormorò Vidinu, con voce mozzata dalla fatica, indicando la sua dimora. Ansimò un paio di volte, prima di riprendere a parlare. Rabbrividì, spaventato. – Sicuramente loro mi staranno già aspettando da tanto tempo…
Kaires osservò con curiosità la casa che aveva di fronte, quella del suo amico.
Non era molto e grande e spaziosa, anzi era di piccole dimensioni e piuttosto modesta. A lei piaceva ugualmente, però: non adorava per nulla cose sfarzose e vistose. Le considerava inutili.
La sua forma era a cupola, tipica di Besaid. Era circondata da alcune palme, piante caratteristiche del luogo. Dato che il villaggio era posto su un’altura, dalle finestre dell’abitazione si poteva chiaramente scorgere la bellezza del mare e dei luoghi circostanti.
Era un posto immerso nella natura.
Non sapeva dirsi come mai, ma sentiva di amare sin da subito quello che forse sarebbe stato il suo futuro rifugio nel Mondo Esterno, quello che avrebbe finalmente potuto chiamare “Casa”.
- Allora, ti piace? – domandò con orgoglio l’infante, notando gli occhi luccicanti di gioia della giovane.
- Eccome! – rispose lei, entusiasta, annuendo con vigore.
- Beh… sicuramente ti piacerà molto meno la reazione dei miei genitori al nostro ritardo… - sussurrò affranto, avviandosi a passi svelti verso la porta.
La quindicenne non poté fare a meno di affiancarlo, non appena vide la faccia rassegnata e l’espressione arresa del bambino, per confortarlo.
- Non sarai il solo ad affrontarli! – replicò, sorridendo. – Ci sono io con te. Non ti lascio solo!
Il piccolo non riuscì a trattenersi dall’abbracciarla.
Per la prima volta nella sua vita, l’adolescente si sentì finalmente soddisfatta e realizzata.

- Dove diavolo è Vidinu?!
- Non lo so.
- Che cosa significa “Non lo so”?!
- Semplice: non ho idea di dove si trova.
Con aria furibonda ed un’espressione furente dipinta sul volto, un uomo dalla pelle ambrata e dalla gran muscolatura procedeva senza sosta avanti e indietro per la stanza.
Tra sé e sé imprecava ogni qualvolta che posava lo sguardo al di fuori della finestra. Di suo figlio non vi era traccia; non lo si poteva scorgere neppure in lontananza.
Si passò una mano nei capelli rosso vermiglio, cercando di sistemarsi il ciuffo del quale andava orgoglioso. Sospirò, seccato, mentre fissava con stupore la donna seduta al tavolo.
- Come fai a restare così impassibile, Lu? – esclamò lui, sconcertato, allargando le braccia.
In tutta risposta, ella portò la tazza di tisana bollente alle labbra viola, cominciando a sorseggiare silenziosamente.
Con i suoi occhi rubino, lanciò un’occhiata indifferente al marito. Posò la bevanda sul tavolo, alzando lo sguardo al cielo.
- Wakka… non devi essere possessivo nei suoi confronti – lo rimproverò con aria seriosa. – Dopotutto ha otto anni: non è più un neonato.
- Ma..! Ormai è notte fonda! – reagì invece lui, in preda al panico. – E se gli fosse successo qualcosa?! Se i mostri l’avessero attaccato?!
La moglie non lo degnò di risposta. Fece scaldare la cena, servendosi delle magie d’elemento Fuoco, ignorando le sue supposizioni.
Non osava ammetterlo, per non darla vinta al consorte, ma era parecchio turbata da quello strano fenomeno. Solitamente il loro figlio tornava puntuale a casa, rinunciando a svaghi e divertimenti, pur di evitare le loro ramanzine e rimproveri.
Aveva già cominciato a preoccuparsi quando, appena tornata dal tempio, non lo aveva già trovato ai fornelli, intento in qualche modo ad aiutarla anticipatamente con i pasti.
Dove poteva essere, allora? Cosa c’era di così importante da poterlo trattenere fuori così a lungo?
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dal giocatore di Blitzball che, stupito, aveva sbarrato gli occhi. – Ma mi stai ascoltando?! – le aveva urlato, indignato.
- No – rispose, irritata, voltando leggermente il capo per permetterle di guardargli il volto. – Fino a quando non ti darai una calmata non proferirò parola.
- Fantastico! – esclamò sarcasticamente lui. – Adesso sono passato io dalla parte del torto.
- Fidati… non appena tornerà a casa dovrà trovare un’ottima giustificazione per il suo ritardo – sentenziò lei, serenamente e con voce atona, sistemando i piatti sul tavolo. – Altrimenti sa bene che cosa gli toccherà affrontare. Entrambi conoscete bene il limite della mia pazienza, no? Al solo pensiero di assistere all’ira della Maga Nera, Wakka tremò di paura. Vedere la sua consorte al suo peggio era l’ultima cosa che desiderava. Lei sì che era davvero capace di spaventarlo.
Durante quei momenti ella era capace di scatenare la sua forza in tutta la sua piena potenza. Fortunatamente per loro, possedeva un buon autocontrollo. Si limitava solo a minacciare, più che lanciare magie.
Se fosse stata esuberante come lui, a quest’ora forse non avrebbero più avuto una casa.
“Sin, in confronto, era un agnellino” pensò, rabbrividendo.
- Mi auguro solamente che non si sia cacciato nei guai… - sussurrò infine lei, sospirando.
In quel preciso istante la porta si spalancò.

- Sono… sono tornato – mormorò Vidinu, turbato dagli sguardi dei genitori.
Suo padre, chiaramente, era a dir poco furente mentre sua madre, come al solito, apparentemente, era impassibile. La situazione era a dir poco preoccupante, purtroppo.
Vi fu un attimo di silenzio, dove il piccolo non trovò il coraggio né di scusarsi né di mantenere alto lo sguardo. Oramai era ugualmente spacciato.
- Senti, io e te ora dobbiamo fare un bel discorsetto, mio caro… - cominciò a sbraitare il Guardiano, puntandogli l’indice contro.
Immediatamente, Lulu lo afferrò per un braccio, fermandolo, riuscendo a zittirlo grazie ad una gelida occhiata. Stupito, il marito restò a bocca aperta, incapace di comprendere lo strano comportamento della donna.
- Lascia stare, ci penso io – spiegò semplicemente, annuendo. Si mise a braccia conserte, spostando lo sguardo verso il figlio.
Il bambino si strinse nelle spalle, indietreggiando di qualche passo. Desiderava farsi il più piccolo possibile. Distolse perfino lo sguardo da quella scena, pur di non guardare negli occhi la Maga Nera.
Aveva sinceramente paura di lei. Era molto buona, generosa e tutto il meglio che si poteva pensare riguardo ad una madre. Purtroppo era così dannatamente seria, impassibile, stoica, ed era quasi impossibile capirla. E le sue ramanzine erano ancor peggio di quelle di Wakka.
- Sai benissimo cosa c’è là fuori, vero? – sussurrò lei, con voce atona, indicandogli la porta.
- Sì… - mormorò lui, in risposta, tremando. – I mostri.
- Non starai dimenticando tutti i restanti pericoli, spero – gli ricordò con serietà, assumendo un tono di voce sempre più freddo. – Non sono da sottovalutare per nessun motivo al mondo. Perciò hai idea di quanto…
L’ingresso della casa si spalancò nuovamente, improvvisamente. La donna si fermò improvvisamente e, come tutti i presenti nella stanza, portò lo sguardo verso l’uscio. Sgranò gli occhi, incredula.
- Per favore, signora, si fermi. La colpa è solo mia.

Kaires trattenne il respiro, mentre lo sguardo dei Guardiani, posatole addosso, indagatore, la studiava con attenzione.
Le gambe fremevano: desideravano scattare e cominciare a correre per fuggire da lì, distante da quell’orrenda sensazione che in quel momento la ragazza provava.
Proprio quando finalmente si era resa conto di avercela fatta, ora che si trovava di fronte a color che aveva cercato da anni orsono, non trovava le parole. Era riuscita solo a parlare in difesa di Vidinu, spinta dal forte desiderio di proteggerlo, senza nemmeno pensarci.
Si inchinò immediatamente, non appena si rese totalmente conto di essere davvero di fronte a Wakka e Lulu, i leggendari Guardiani che avevano accompagnato Yuna verso la sconfitta di Sin.
Non trovò neppure il coraggio di guardarli in faccia. Tremava così tanto da non trovare la forza di muoversi un centimetro.
Poco prima aveva agito d’impulso. Non appena aveva udito i rimproveri della Maga Nera, qualcosa l’aveva obbligata ad agire, a difendere il suo nuovo amico da quelle accuse ingiuste. Aveva aperto senza indugi la porta e si era messa in mezzo a quella discussione privata senza neppure riflettere.
Provò un’immensa sensazione di vergogna. Per un attimo desiderò sprofondare sottoterra.
- Mi… mi perdoni… - balbettò a bassa voce, scusandosi. – Io… non volevo interromperla…
La donna la scrutò a fondo, senza neppure risponderle. Questo comportamento mise in soggezione la quindicenne.
Ella, imperterrita, continuò a fissarla, ignorando il disagio provato dalla ragazza. Dopodiché, chiuse gli occhi per un momento, concentrandosi a fondo.
Il marito le fu immediatamente accanto. Anche lui, forse con meno insistenza, osservava con dubbio la nuova venuta.
- Un attimo… - disse, avvicinandosi al ragazzino. – Questa è la ragione del tuo ritardo?
Il piccolo annuì con vigore, avvicinandosi alla viaggiatrice. – Esatto!
- Perché ora è qui? E chi è? – domandò ancora il padre, incuriosito.
- Il mio nome è Kaires – rispose lei, precedendo l’infante, prendendo il coraggio a due mani. – Ho trattenuto vostro figlio per chiederli alcune informazioni riguardo…
Si bloccò immediatamente, posando meccanicamente lo sguardo su Lulu. Percepì che qualcosa, attorno alla donna e ai suoi familiari, si stava formando, avvolgendoli come uno scudo.
Le labbra viola di quest’ultima, con movimenti quasi impercettibili ad uno sguardo poco attento, stavano pronunciando a voce bassissima una lenta litania. Teneva gli occhi chiusi e la fronte era corrugata per lo sforzo. Era ancora concentrata.
- Riguardo? – incalzò la ragazza il capitano dei Besaid Aurochs, avvicinandosele. – Su, continua.
- Stavamo parlando di voi – confessò lei, infine. – Vi sto cercando da sette anni, ormai.
Percepì uno strano involucro avvolgere Vidinu, il quale le stava accanto. In quel mentre, la madre smise di parlare. Riaprì gli occhi, tornando a fissare Kaires con i suoi occhi color rubino.
“E’ molto protettiva nei confronti della sua famiglia…” pensò la giovane, sorridendo.
- Noi…? – domandò poco dopo la signora, mostrando uno sguardo vagamente incuriosito. – E come mai?
- È una Maga Nera anche lei! – esclamò allora il bambino. – Solo che…
- Ho qualche problema nell’utilizzare le magie – concluse lei, sospirando. – Più che altro sono le magie a ripudiare me.
Wakka cominciò a ridere, scompigliando i capelli del figlio. – Mi ricorda qualcuno! – lo schernì, scherzando.
Il piccolo, per tutta risposta, lo picchiettò con il pallone da blitzball. Continuarono a bisticciare, ironicamente, tra loro. Alla quindicenne facevano quasi tenerezza.
- Spiegati meglio – domandò seriosa Lulu, invece, molto più attenta alla situazione dell’adolescente.
- A comando, il flusso magico si rifiuta palesemente di obbedirmi. Invece, se mi trovo in situazioni disperate, agisce da sé, senza che io lo voglia – spiegò lei, adirata. – Questo mi fa infuriare letteralmente!
La Guardiana fece per dire qualcosa ma, prima che potesse proferir parola, la pancia di Kaires cominciò a brontolare. La giovane arrossì visibilmente, indietreggiando di qualche passo.
Tutta la famiglia scoppiò sonoramente a ridere, divertita. Finalmente il ghiaccio stava cominciando, seppur lentamente, a sciogliersi.
- Affamata, eh? – commentò allora la donna, sorridendo. La quindicenne annuì timidamente.
Era dal giorno prima che non mangiava. Aveva proseguito il suo viaggio fino a Besaid senza neppure fermarsi, presa dalla foga di raggiungere al più presto il villaggio.
In effetti, i crampi allo stomaco si facevano sentire. Aveva proprio bisogno di mangiare.
- Mamma! Papà! – esclamò ad alta voce Vidinu, cominciando a saltellare dalla gioia. – Ho un’idea! Perché non la facciamo restare a cena con noi?
- Sì, dai! – rispose suo padre, prendendo la giovane per un braccio e trascinandola con sé fino al tavolo. – Tanto di posti ce ne sono a sufficienza per tutti!
L’uomo guardò la sua consorte, la quale annuì senza indugio. – Per me va benissimo. Più siamo e meglio è – aggiunse, seriosa e composta. – Così ci spiegherai un po’ la tua situazione, intanto.
Alla ragazza parve che lo scudo alzato in precedenza sui familiari si fosse fatto ancor più potente. Questo la rattristò alquanto. Per un attimo le parve che entrambi si mostrassero ben disponibili e fiduciosi solamente per via del loro figlio.
Quanto tempo avrebbe impiegato per riuscir ad ottenere la loro più totale fiducia?

La cena si era conclusa da una decina di minuti.
Mentre mangiavano, nessuno aveva osato porre quesiti all’adolescente. Si era discusso più che altro della squadra di Blitzball, di ciò che stava succedendo nel Tempio di Besaid e di quanti mostri erano stati avvistati nelle vicinanze.
Sembrava che l’avessero isolata da qualunque contesto.
Mentre Lulu sparecchiava la tavola e lavava il tutto con magie Idro, Wakka decise di far qualche domanda, finalmente, a Kaires. Vidinu ascoltò con molta attenzione, fremendo dall’entusiasmo. Finalmente tutti avrebbero conosciuto meglio la quindicenne venuta da lontano.
- Allora… - disse il Guardiano, schiarandosi la voce. – Da dove vieni?
- Da Guadosalam – rispose con decisione lei, sorridendo. – In realtà è da sette anni che viaggio su Spira senza concedermi una sosta.
Era vero: assieme a suo padre aveva trascorso gli anni più belli della sua vita nella terra dei Guado. Non poteva definirla con certezza casa sua, dato il fatto che si erano spostati così tante volte per cercare di sfuggire al “Mondo Esterno”, però quel posto conservava molteplici dei suoi ricordi passati.
La sua esistenza era stata un percorso infinito, unico.
- Sette… un arco di tempo davvero lungo – commentò la Maga Nera, stupita. – Come mai l’hai intrapreso?
- Per raggiungervi – disse pacata, seriosa. – Avevo già in mente di cercarla, signora, per via della mia inesperienza. Vorrei affinare le mie tecniche nel campo delle magie nere.
- Ci sono persone più esperte di me – replicò lei, alzando gli occhi al cielo.
- Io non credo! – esclamò suo figlio, con orgoglio. – Tu sei la migliore!
La donna gli accarezzò la guancia, sorridendo. Il suo bambino era davvero premuroso e affettivo. Lo adorava letteralmente, stravedeva per lui.
Perché era il suo, il loro.
Kaires osservò quella dolce scena, arrossendo. Per un attimo si sentì un incomodo, un impiccio. Stava violando quel momento privato di tenerezza.
Però, nonostante l’imbarazzo, le era difficile ignorare la gelosia pungente. Lei non ricordava neppure che volto aveva sua madre, non sapeva neppure se aveva ricevuto affetto da lei.
- In ogni caso… - sussurrò, infrangendo quel momento. – Sono arrivata qua spinta da un motivo ancor più grande.
In men che non si dica, tutta l’attenzione si era spostata verso lei.
- Vale a dire? Di cosa si tratta? – domandò Wakka, curioso.
- Mio padre vi ha indicato come coloro che mi avrebbero potuta aiutare in futuro – confessò, abbassando la voce. Il ricordo del suo unico genitore la feriva ancora.
- In che senso, scusa? – la incalzò ancora, non capendo le sue parole.
- Sinceramente non lo so – rispose, scuotendo la testa, scusandosi. – Ricordo solo che molti anni fa mi portò ad assistere ad una partita di Blitzball a Luka, precisamente alla finale del Torneo. Fu allora che vi vidi per la prima volta.

“Ricordati dei loro volti, perché loro sapranno aiutarti in futuro”.

- Papà, con decisione, vi aveva indicato come coloro che avrebbero potuto aiutarmi in futuro. Sincermente, però, ancor oggi non so perché me lo disse – confessò, abbassando lo sguardo, affranta. – Forse si riferiva alla magia…
Nonostante le sue riflessioni, i due Guardiani si erano soffermati perlopiù sulle sue precedenti parole. Increduli, guardandono con dubbio la giovane.
La stessa ed identica domanda tarlava le loro menti, tormentando i vari pensieri. Chi era quella ragazza? Come faceva quell’uomo a conoscerli?
C’era questione ancor più importante: perché erano stati scelti come guide per lei? Proprio loro fra tanti. Come mai?
Fu Lulu, stanca di quell’alone di tensione e mistero che aleggiava nella loro casa, a porre il quesito che avrebbe fatto luce a quella situazione assurda e complicata: - Come faceva a conoscerci con chiarezza?
- Quando ero piccola, durante i nostri viaggi, si soffermava ad osservare i territori che ci circondavano – spiegò lei, con un sorriso raggiante. – Mi raccontava delle vostre gesta in quei luoghi.
Entrambi rimasero a bocca aperta. Per un attimo non vollero credere alle sue parole.
- Quindi era uno come noi? Un Guardiano?! – esclamò con stupore Wakka, ansioso. Neppure lui riusciva a tenere a freno la curiosità.
Desideravano con tutto il cuore conoscere l’identità della persona misteriosa, del genitore di quell’inesperta maga.
La Maga Nera corrugò la fronte, cercando di riflettere e di pensare riguardo a ciò che avrebbe potuto rispondere l’adolescente. “Tidus è con Yuna, perciò è impossibile che sia lui… Kimahri è un Ronso e lei sicuramente non può esserne la figlia… ma allora rimane…!”.
La donna sbarrò gli occhi, esterrefatta. Guardò intensamente il volto di Kaires, facendo un respiro profondo. Sapeva con certezza che la risposta della quindicenne avrebbe sconvolto le loro vite ed era anche consapevole dell’impossibilità e dell’irrazionalità del suo precedente pensiero.
Eppure qualcosa, nel profondo del cuore, le diceva che stavolta aveva ragione. Aveva il terrore di confermare questo suo dubbio.
Fece un respiro profondo, prima di porre la sua decisiva e fatale domanda. – Qual era il suo nome?
La viaggiatrice sfoggiò un amaro sorriso. Sembrava le costasse fatica dirle la verità.
- Auron – sussurrò in un soffio, con un tono di voce quasi inudibile. – Si chiamava così.

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Due parole dell'autrice:
E così, finalmente, sono entrati in scena anche i Guardiani!
...So di avervi sorpresi alquanto. Chi avrebbe mai immaginato che il padre di Kaires fosse PROPRIO Auron?
Diciamo che, se è questa la verità, è uscito tante volte dall'Oltremondo!
Riguardo questo capitolo... mi è risultato complicato concluderlo! Veniva lungo all'infinito, come se già non lo fosse di suo!
La difficoltà è stata nei dialoghi (again). Non per Vidinu e Wakka, piuttosto per Kaires e Lulu.
Essendo quest'ultime persone più o meno fredde (ma anche no) all'apparenza, mi è risultato difficile farle interagire. La prima stesura di dialoghi prevedeva Lulu che quasi parlava a monosillabi. Era peggio di Kimahri!!!
Spero, in ogni caso, che questo capitolo sia di vostro gradimento!
Ringrazio ancora Puccio e Giulina per i commenti!
Recensite ancora!

Due parole riguardo la storia:
Avevo in mente sin dall'inizio di far entrare di nuovo in scena Auron.
So che, grazie a questa rivelazione, ho fatto venire infarti ad un mucchio di gente (Lulu compresa), però... capirete in futuro perchè l'ho fatto!
Purtroppo, come potete ben immaginare, Lulu e Wakka non hanno preso molto bene questa notizia. Ma scoprirete il resto nel prossimo capitolo!
Ho fatto qualche inserimento nella storia riguardo la gelosia di Kaires nei confronti di Vidinu. So che potrebbe avervi confusi, a volte, riguardo il tratto dove Lulu coccola suo figlio... però a me ha fatto piacere scriverlo e, se devo essere sincera, mi sarà essenziale per il proseguimento della storia.
Però, lasciatemelo dire, quanto erano dolci in quel momento!!!

Due parole sui personaggi:
Spero di non essere andata OOC riguardo Lulu e Wakka.
Ah, per chiarire... la magia difensiva che Lulu aveva lanciato era Reflex.
Ho descritto la sua fatica perchè, essendo esperta di magie nere, invocare una magia bianca deve esserle risultato faticoso e complicato. Spero di aver reso l'idea!

Ringrazio tutti coloro che hanno commentato e commenteranno!
Un bacio a tutti i lettori! Sì... perchè con immensa gioia ho notato che questa storia è ricordata in particolar modo da ben 3 persone!!! Grazie mille a tutti voi!!
Akemi
  
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