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Autore: Axl    03/03/2006    4 recensioni
"...così distanti eppure così vicini, due facce di una stessa medaglia che tendevano a completarsi, pronti ad attingere l’uno dall’altro..."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un ragazzo durante il suo periodo tardoadolescenziale

Era un ragazzo durante il suo periodo tardoadolescenziale. Aveva problemi? Certo che ne aveva. Ma non erano quel genere di problemi tipici dei ragazzi comuni, come non avere una ragazza o andare male a scuola. No.

Lui desiderava la morte. Non sopportava più di vivere in una società così marcia, nella quale vigevano le sole regole dell’ “apparire” e della “superficialità” e il resto non conta più nulla.

Vedeva ogni giorno ragazzi che stavano a loro agio nella mediocrità, che rimanevano fra la massa e non facevano nulla per distinguersi. Quando pensava a loro gli tornavano sempre in mente gli ignavi della Commedia dantesca, e in effetti era proprio così che si comportavano.

Stava pensando da tempo di fare quell’unico gesto che avrebbe masso fine alla sua esistenza. Si sentiva un alieno in un mondo comandato da politici corrotti, da marche d’abbigliamento, dalla televisione, dall’apparenza.

Se ne stava lì seduto sul tetto di un palazzo: risarebbe buttato di sotto di lì a poco, se in quel momento non l’avesse raggiunto un vecchio. Non avrebbe saputo dire che età avesse perché, malgrado le rughe, nei suoi occhi azzurro ghiaccio balenava ancora una viva scintilla.

L’uomo, come se già avesse vissuto quel momento, capì subito cosa stava per succedere. Si avvicinò al ragazzo e si sedette vicino a lui su quel tetto.

Il giovane smise di chiedersi come e perché fosse arrivato lì proprio in quel momento e si limitò a fissare quella scintilla, la stessa che aveva perduto tempo prima.

Ad un tratto, come se fosse sempre stato così, il ragazzo gli rivolse la parola e gli raccontò tutto: i suoi dubbi, il suo progressivo distacco dal mondo, la sua rassegnazione.

Il vecchio ascoltò in silenzio e, dopo che ebbe concluso, guardò il ragazzo negli occhi e gli disse: “Ho visto la guerra, ho visto il dolore, ho visto negati i miei diritti di essere umano. Cosa sarebbe successo se mi fossi arreso? La rassegnazione non serve. Non è con la tua morte che risolverai la situazione; è facile arrendersi e scaricare il peso della vita sugli altri. Se davvero vorresti che le cose cambiassero allora lotta con tutte le tue forze; se tutti fossero come te non cambierebbe mai nulla”.

Rimasero un po’ in silenzio ad osservare la gente che alienata viveva la propria vita.

Al vecchio tornarono in mente il terrore e l’odore del sangue dei suoi compagni partigiani morti per la libertà. Gli occhi gli brillarono ancora di più e, guardando quel ragazzo, ricordò la sua fanciullesca incoscienza, la voglia di fare, di cambiare, ogni momento della sua vita vissuto alla giornata. Il ragazzo ammirava quel vecchio, ammirava la sua tempra e la sua brama di vita.

Si chiese se davvero fosse giusto rinunciare in partenza senza neanche provare.

Erano lì, il giovane e il vecchio, così distanti eppure così vicini, due facce di una stessa medaglia che tendevano a completarsi, pronti ad attingere l’uno dall’altro.

Scesero insieme dal tetto del palazzo.

Una volta arrivati giù in strada si salutarono.

“Grazie per avermi ridato un po’ della mia gioventù”.

“ Grazie per avermi dato un futuro”.

Si separarono e ognuno proseguì per la sua strada.

  
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