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Autore: Amy In Wonderland    14/06/2011    9 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12. DAMON VS TREVOR (Parte II)
 
 
 
 
Bonnie si stiracchiò in modo rilassante per l’ennesima volta, accoccolandosi a… al niente?
Tastò con la mano la parte restante del letto e, come conferma, la trovò vuota.
<< Sai che parli nel sonno in modo davvero irritante? >>.
Bonnie sorrise, calmandosi da quello strano attimo di panico.
<< Io non parlo nel sonno! >> protestò debolmente, consapevole del fatto che non era una piacevole compagna con cui dormire: tendeva a dare pugni e calci e, suo malgrado, parlava anche nel sonno.
Bonnie guardò verso il luogo da dove proveniva la voce del vampiro.
Trevor era seduto con non-chalance sul davanzale della finestra ed era bellissimo: i capelli spettinati gli conferivano un aspetto selvaggio, la testa leggermente inclinata indietro e gli occhi cobalto coperti dalle palpebre serrate: sembrava prendesse il sole, anche se in effetti di quest’ultimo non vi era traccia nel cielo.
<< Oggi è una giornata così uggiosa… qualcuno deve essere davvero molto nervoso… >> mormorò con un sorrisetto di trionfo stampato in volto.
<< Sei nervoso? >> domandò ingenuamente la rossa, che non aveva capito il soggetto della frase del vampiro.
Trevor aprì gli occhi e la guardò con espressione divertita e quasi maliziosa.
<< Oh, ragazzina, ma non mi riferivo a me stesso! – disse – in ogni caso… adesso devo proprio andare! >>
<< Andare? >> domandò confusa Bonnie, << E le sfere? >>
<< Oh, dimenticavo! Ieri sera… hai fatto grandi progressi e devi riposarti… riprenderemo oggi pomeriggio a incanalare l’energia. E poi, stamattina, devo fare alcune ricerche… >> rispose vago.
Trevor era davvero incomprensibile alcune volte. Insomma, mancava un mese o poco più al rito e loro dovevano riposarsi?
<< Ma… Trevor! >>
<< Fidati di me, Bonnie >> disse semplicemente, ammiccandole in modo molto dolce e… irresistibile.
“Ma cosa diamine pensi? E poi, fai questi pensieri sul Signorino?!”
<< O-okay… Trevor, ma che tipo di ricer… >>
<< Ci si vede, ragazzina! >>.
Trevor sparì dalla camera, lasciando Bonnie come una stupida da sola.
La ragazza sbuffò sonoramente, buttandosi di nuovo sul letto.
Mise le mani sotto il cuscino e tastò qualcosa di duro, sembrava essere di metallo.
Bonnie incuriosita tirò fuori l’oggetto misterioso e lo riconobbe immediatamente: era la collana di Trevor, doveva essersi staccata dal suo collo.
La ragazza aveva notato che il vampiro ci teneva molto e stava attento a nasconderla sempre sotto la maglietta.
La rossa, andando contro qualsiasi idea di discrezione, prese a osservare il ciondolo della catenella attentamente.
Era una sottile lamina d’oro a forma di cerchio, seghettato ai bordi, dove al centro brillava uno strano simbolo con due rubini: sembrava quasi un ingranaggio.
Nella lamina erano incise, a mo’ di dedica in un’elegante scrittura, parole che Bonnie non riusciva a capire. Era una lingua straniera, non inglese di sicuro.
L’occhio le cadde su un dettaglio: alla fine di quella che sembrava una dedica, vi erano due lettere incise come una firma, “E. V.”.
<< E. V… >> mormorò tra sé e sé la ragazza, affascinata come non mai da quell’oggetto.
L’acuta suoneria del suo cellulare la fece sobbalzare e per poco non cadde dal letto.
Bonnie scosse la testa, rimproverandosi per la propria goffaggine, e rispose al cellulare.
<< Bonnie?! Dove sei? È Tardissimo! >>, la voce squillante di Elena le perforò un timpano. Bonnie fece una smorfia, allontanando il cellulare dal suo orecchio: come faceva la sua amica a essere sempre così energica di prima mattina?!
<< Ciao Elena! Tardi? Tardi per cosa? >>
<< Lo sapevo, ti sei dimenticata! >>.
Bonnie corrugò le sopracciglia, cercando di ripescare nella sua memoria un qualche impegno con Elena per quel giorno.
<< Bonnie! Mi avevi promesso che saresti venuta con me e Meredith a casa di Caroline prima di andare a lavoro! Ricordi? >>.
Bonnie si schiaffeggiò, sconsolata, la fronte con una mano: se ne era completamente dimenticata!
<< Dammi venti minuti e sono lì al pensionato! >>.
Attaccò velocemente e posò gli occhi sulla collana di Trevor: gliel’avrebbe restituita appena l’avrebbe rivisto.
“E spero che sarà presto…”.
Bonnie sgranò gli occhi sorpresa… ma cosa diamine pensava!
Scosse la testa energicamente e cacciò immediatamente quei pensieri inappropriati: lo stress la stava facendo impazzire di sicuro.
Guardò la collana e, dopo varie considerazioni, se la allacciò al collo pensando che fosse il modo migliore per non perderla.
 
 
 
<< No, Angelo, non ho la più pallida idea di dove sia Stefan! >> rispose svogliatamente Damon, carezzando una guancia alla bionda.
<< Oh Damon! E Sage? Dov’è Sage? E Trev… >>
<< Non ne ho idea! >> rispose sgarbatamente, trattenendo un ringhio e ritraendo la mano.
Elena rimase sorpresa da quell’improvviso scatto d’ira: non era da Damon trattarla in quel modo.
<< Beh… Okay! >>.
Elena ricompose per l’ennesima volta il numero di cellulare del suo odioso fratellino.
“Perché Stefan è presente anche quando manca?”.
Damon sentiva come la sensazione di non riuscire a scollarsi di dosso il fratello: era da tempo che non stava davvero solo con la sua Principessa.
<< Principessa! Posso sapere per quale motivo sei così nervosa? Stefan starà inseguendo il Bianconiglio nel paese delle Meraviglie per cercare di mangiarselo! >> disse ironicamente.
Elena alzò gli occhi al cielo.
<< Doveva accompagnarmi a casa di Caroline! Dobbiamo andare a vedere come sta, Damon! Ma non possiamo andarci da sole! >>.
<< Vi accompagnerò io! >> si offrì immediatamente, pensando all’occasione che gli si stava presentando per avere Elena tutta per sé.
<< Grazie, Caro! >>.
Damon ammiccò, prendendo una ciocca di capelli dalla cascata d’oro della ragazza. Il solo fatto che lo iniziava a chiamare “caro” era un buon inizio: non era del tutto indifferente a Elena, allora!
Damon sentiva il bisogno di andare oltre ai semplici baci o abbracci che in quei due ultimi mesi lo avevano avvicinato alla bionda, voleva sentire che Elena gli apparteneva e che iniziava a mettere in dubbio quell’insensato (ovviamente a detta di Damon) amore per suo fratello.
Damon aveva bisogno di Elena in quel momento più di quanto ne avesse avuto bisogno prima.
Il motivo in realtà non se lo sapeva spiegare nemmeno il vampiro, che giustificava questi sentimenti con il fatto che fosse perdutamente innamorato di Elena, tuttavia la verità era un’altra.
La notte precedente aveva morso una ventina di ragazze e, per la prima volta*, non ricordava alcun nome tranne quello che gli trasmetteva uno strano freddo: Bonnie, l’ultima ragazza che aveva morso, più simile a Elena che al suo uccellino.
Dopotutto, come avrebbe mai potuto mordere Bonnie? era così… così innocente, come una bambina!
“Quindi puoi mordere Elena, ma non Bonnie? In teoria non dovresti amare Elena?”
“Stai zitta!”, ammutolì la sua testa e quei pensieri istigatori.
Comunque, le parole della rossa l’avevano profondamente ferito ed era stato tutta la notte a pensare a ciò che aveva detto.
“Un cagnolino? IO?!”
Damon sbuffò rumorosamente, scuotendo la testa con una smorfia di ribrezzo. A Elena non sfuggì questo particolare e posò improvvisamente il cellulare sul tavolo prendendo la testa di Damon tra le mani e avvicinando il proprio volto a quello del vampiro.
Elena da quella distanza era bella da mozzare il fiato e quegli occhi lapislazzuli erano davvero incantevoli, le labbra rosee invitanti e così vicine…
Damon dimenticò improvvisamente tutti i suoi affanni e si concentrò sul suo Angelo, l’unico problema che avrebbe davvero dovuto porsi.
<< Damon, dimmi cosa ti succede >> era una richiesta, fatta con affetto.
Il vampiro sorrise di sbieco e afferrò con delicatezza i polsi della ragazza, con una mano, mentre l’altra andò dietro la nuca, tra i capelli dorati.
<< Niente Angelo, non sono mai stato meglio di così >> ed era vero, in quel momento era in paradiso.
Proprio quando le loro labbra si stavano sfiorando, un “Ehm, ehm” riportò Elena alla realtà, facendola scostare dal tenebroso ragazzo.
<< Sì, signora Flowers? >> disse leggermente in imbarazzo la ragazza.
La signora Flowers sorrise come chi la sa lunga, posando lo sguardo prima su Damon e poi sulla bionda.
<< Elena, cara, sai per caso dov’è Stefan? >> domandò.
<< Ah, se solo lo sapessi! Anzi, se lo trova, potrebbe dirgli che lo sto cercando? >>.
La signora Flowers si limitò ad annuire e a scomparire dalla soglia della porta, saggia idea giacché Damon in quel momento aveva una grande voglia di provare il suo sangue.
<< Allora mi accompagni da Caroline? >> chiese conferma Elena, tentando di cancellare (come sempre) i sentimenti affiorati da quei pochi istanti vissuti.
<< Sì >> rispose il vampiro irritato, indossando il giacchetto di pelle che era sulla poltrona.
<< Oh no, Damon! Non andiamo adesso! Dobbiamo aspettare Meredith e Bonnie! >>.
Sentire pronunciare quel nome ad alta voce fu come una coltellata nello stomaco: un conto era pensarlo e un’altro era sentirlo con le proprie orecchie.
<< Perché dovrebbero venire anche Meredith e B… Bonnie? Insomma, non bastiamo tu ed io? >>
<< Ma, Damon! >> disse Elena indignata: cos’è, voleva scombussolarle anche i piani adesso?
Damon non continuò per non destare sospetti sul presunto rancore che provava verso Bonnie: si sentiva tradito… insomma, lei era una sua proprietà ed era stata profanata da quell’insulso vampiro?
Tutta la frustrazione provata la mattina stessa tornò di colpo, nonostante le due ore spese a ricoprirla con la roccia che accerchiava il suo cuore.
<< Probabilmente dopo che siamo andati trovare Caroline, io, Meredith e Bonnie andiamo a fare shopping! Non penso che ti sia gradita l’idea… >> Elena continuava a parlare spensieratamente.
“E poi cosa hanno fatto di preciso? Spero che abbiano dormito e basta… dormito?! Come può osare anche solo dormire con l’uccellino? E se l’avesse morsa… o se Bonnie gli avesse offerto il proprio sangue? Lui non può averlo accettato! Come fai ad accettare il suo sangue, il sangue che appartiene a me! E se fosse Bonnie ad averglielo offerto?”
<< Penso che poi farò un bel discorsetto a Stefan! Sparire così dopo aver fatto una promessa! >>
“Damon, Damon, Damon… sei davvero così ingenuo da pensare che si siano fermati lì? Pensi che Trevor non sia attratto dal suo corpo?” quell’irritante voce superava quella di Elena e lo fece andare letteralmente su tutte le furie l’immagine che gli si creò in mente.
“Vorrai dire il mio corpo! Lei appartiene a me!”.
Damon fu costretto a mordersi un labbro per trattenere un ringhio e non spaventare Elena, che continuava a parlare senza accorgersi di niente.
<< Forse andiamo fuori Fell’s Church per fare shopping… tu potresti accompagnarci, Damon caro? Infatti, i negozi in città sono chiusi… >>
“Ancora tua? Ma non farmi ridere… la stai perdendo Damon”
“Non m’importa!” disse risoluto alla voce: stava diventando matto, parlava anche da solo!
<< E costringerò Bonnie a comprarsi un vestito da sera… Ho notato che ha un bel rapporto con Trevor! Sarebbe ora che si sistemasse con qualcuno, insomma, è single da una vita! >>.
Damon improvvisamente si girò verso di Elena, trattenendo un ringhio ma non riuscendo a trattenere il tono di voce arrabbiato.
<< Beh, se resta single non cade il mondo! >>, sbraitò in faccia alla ragazza.
Elena non ebbe il tempo di rispondere che qualcuno si schiarì la gola alle sue spalle, cercando di attirare l’attenzione dei due.
 
 
 
 
Meredith notò con sollievo che i due avevano smesso di… cos’è che stavano facendo di preciso?
<< Ciao! >> disse disinvolta, facendo finta di non aver assistito alla scena di Damon che urlava con un tono a dir poco arrabbiato contro Elena.
<< Ciao Meredith… >> ricambiò il saluto dell’amica, leggermente irritata, mentre lanciava un’occhiataccia al vampiro che aveva tutta l’idea di dire “Ne riparliamo dopo”.
<< Beh, mie care fanciulle, non mangio da troppo tempo e ne approfitto mentre Bonnie si decide ad arrivare! >> e così disparve dalla finestra, lasciando con sollievo le due amiche da sole.
Meredith si guardò un po’ attorno, facendo la sostenuta e aspettando che la bionda parlasse, tuttavia Elena non ne aveva la minima intenzione.
<< Quindi… ne sei sicura? >> sbottò improvvisamente, intenta a cominciare una dolorosa conversazione.
Elena la guardò con due occhi pieni di confusione: i due lapislazzuli erano stati raramente così addolorati.
In pochi secondi sbottò a piangere.
<< Oh, Meredith! Io… io non… non lo so! Sono così confusa! >>
Meredith si avvicinò pazientemente, abbracciando l’amica e carezzandole i capelli color del grano.
<< Elena, devi ascoltare quello che ti dice il cuore… >> mormorò: la situazione si stava facendo così complicata!
<< E’ questo il problema! Il mio cuore appartiene a Stefan ma Damon… Oh, Meredith, non lo so! >>
La bionda la scansò con le mani, e andò vicino alla finestra coprendosi il viso tra le braccia.
Meredith era molto preoccupata: se ciò che le aveva detto Elena per telefono, se ciò che sospettava, era vero, cosa sarebbe accaduto? Quante persone avrebbero sofferto?
Meredith deglutì e si avvicinò all’amica, mettendole una mano sulla spalla per confortarla.
Aveva quasi paura a fare quella domanda, a sentire la risposta di Elena, eppure doveva farla e sarebbe stata obbligata a dare un consiglio in base alla risposta, probabilmente avrebbe dovuto mentire a tutti se la bionda le avesse dato la risposta che sospettava.
La mora si fece coraggio e finalmente domandò:
<< Elena… che succede? >>.
La ragazza scoprì il viso che, fino a quel momento, era stato coperto e così mostrando gli occhi arrossati dal pianto e angosciati per il futuro disastroso che la aspettava.
Meredith ora non aveva bisogno di una risposta, le era bastato guardare negli occhi dell’amica per capirla, ed Elena lo sapeva. Ciononostante rispose con fermezza, arresa ormai all’evidenza.
<< Credo di essermi innamorata anche di Damon >>.
 
 
Damon era in piedi sotto la grande quercia dell’Old Wood, a guardare un punto indefinito davanti a sé e a pensare.
In realtà, si stava sottraendo a una promessa fatta la mattina di quello stesso giorno, quella di non pensare, di non pensarci.
<< Trevor! Come diamine fanno a fidarsi di quell’Ossigenato?! >> sbottò improvvisamente, dando un pugno all’albero più vicino, facendolo inclinare.
Damon la sentiva, percepiva come una burrasca quella voglia che la sua natura di vampiro gli innesca nei momenti meno opportuni: voleva uccidere qualcuno e, nella sua mente, aveva tracciato in modo perfetto il viso della vittima prescelta.
“mmm… che pensieri soavi nei miei confronti!”.
Ultimamente il vampiro parlava con una strana vocina nella sua testa, ma quella che aveva appena sentito non era stata prodotta dalla sua mente.
Si girò, puntando gli occhi su un ramo dove stava seduto cavalcioni Trevor.
<< Parli del diavolo… >> gli rispose.
<< Potrei sapere il motivo per cui vuoi uccidermi, Demonuccio? >> domandò in modo innocente l’altro.
Damon sorrise maligno, immaginandosi di uccidere lì, in quel preciso istante, il suo rivale. Sarebbe stato fantastico!
<< Mah, ogni tanto bisogna pure eliminare qualcuno dalla faccia della terra. Non hai sentito mai parlare gli umani del problema del sovraffollamento nelle città? Ecco, Fell’s Church è una di queste e io, personalmente, risolverei il problema iniziando a uccidere le persone inutili >>.
<< Inutili… o scomode, Damon? >> domandò il biondo, assottigliando lo sguardo e alzandosi in piedi sul ramo.
Per risposta Damon gli voltò le spalle, facendo per andarsene.
<< Ieri ho passato una serata a dir poco fenomenale… vuoi sapere cosa ho fatto? >> buttò lì l’Ossigenato.
Damon si bloccò di colpo, indurendo la mascella e girandosi in modo spavaldo.
<< Perché dovrebbe interessarmi? >> chiese, assumendo inconsapevolmente una posa da predatore.
<< Oh, credimi, t’interessa eccome! >> ghignò divertito Trevor, saltando giù dal ramo e avvicinandosi al moro.
<< Ho aspettato Bonnie in camera e quando è arrivata, era talmente scossa che non si è nemmeno accorta della mia presenza! >>.
Iniziò a girare intorno al vampiro.
<< Poi, ho cercato di capire cosa avesse fatto, ma non c’era verso di calmarla: era proprio sconsolata, poverina… quindi… >> gli si parò davanti e, scrutandolo in volto, concluse << ho pensato bene di consolarla >> ghignò divertito, attendendo una reazione avventata di Damon che non arrivò mai.
Infatti, questo, era rimasto impassibile per tutto il tempo e si era limitato a guardarlo in modo distaccato e illeggibile. Sembrava non essere turbato per nulla dal racconto di Trevor.
“ Possibile che mi sia sbagliato riguardo ai sentimenti di Damon?” si domandò il biondo, “No… è impossibile, sono certo che stia nascondendo qualcosa…” concluse.
Infatti, il biondo era convinto che quella frase sarebbe bastata a fare infuriare Damon, invece il vampiro sembrava avere più autocontrollo di quello che aveva mostrato in precedenza.
<< Beh, sono molto felice per te, Ossigenato. Ora, se non ti dispiace, devo proprio andare… sai com’è, la caccia mi chiama! >> ammiccò e fece di nuovo per andarsene, ma Trevor non si era arreso e aveva deciso di osare di più.
Il vampiro aveva, infatti, sentito dire a Shinichi che Damon era molto bravo a dissimulare i propri sentimenti, ma che, se lo si provocava troppo, non riusciva a nasconderli e agiva in modo impulsivo.
<< Sai, non pensavo che la strega fosse così audace… Avresti dovuto vederla! Mi sorprendo davvero che, in tutti questi anni che la conosci, tu non te ne sia approfittato nemmeno soggiogandola! >> Damon rallentò la camminata, ascoltando il biondo con più attenzione.
<< Non che ce ne sia stato bisogno… Lei si è offerta di sua spontanea volontà! Penso che qualcuno debba davvero averla ferita per offrirsi con tanta facilità… insomma, pensavo che quella purezza fosse più difficile da catturare >> continuò il vampiro, malizioso, avvicinandosi ulteriormente a Damon.
Il moro notò una cosa che all’inizio gli era sfuggita: addosso a Trevor, l’odore di fragole e frutti di bosco di Bonnie era inconfondibile.
“Quindi, sono andati a letto insieme…” pensò, con assoluta calma nonostante sentisse la rabbia crescere in modo incontrollato nel corpo.
<< Puoi dirlo eccome! >> rispose ai suoi pensieri Trevor, << eppure, la parte della serata che ho preferito è stato quando Bonnie mi ha offerto il suo sangue… sai, mi è quasi dispiaciuto berlo con così tanta facilità, ma penso… che sia stato il pasto più buono che io abbia mai assaggiato in tutta la mia non-vita! >> concluse soddisfatto, ormai convinto di aver toccato un tasto dolente in Damon.
Tuttavia, Trevor non avrebbe mai immaginato di aver fatto infuriare in tal modo il moro.
Questo, infatti, nella frazione di un secondo afferrò un pezzo di legno da terra e lo conficcò nello stomaco di Trevor con la freddezza e l’abilità che solo un cacciatore, in preda alla rabbia, avrebbe avuto.
Trevor si ritrovò impalato a un pino, un dolore acuto che gli attanagliava le viscere e un Damon freddo e con gli occhi più neri che mai davanti.
Il biondo abbassò lo sguardo verso il bastone che lo teneva bloccato addosso all’albero: era di legno di quercia bianca, l’unico tipo di legno in grado di ferire un originario, figurarsi un vampiro normale!
Trevor, stupito, alzò lo sguardo per cercare quello di Damon, che lo osservava con occhi da predatore e un ghigno cattivo stampato in volto.
Questo mosse un passo in avanti e si avvicinò al biondo che non riusciva a parlare per il dolore provocato dal legno fatale.
<< Ora ascoltami bene: la mia fama di uno dei più potenti vampiri sulla faccia della terra non è gratuita e tu non hai la più pallida idea di quello che sono in grado di fare. Questo >> spinse più profondamente nella carne di Trevor il bastone, facendolo gemere dal dolore << è solo un assaggio di ciò che ti farò se toccherai ancora ciò che mi appartiene. Non so perché tu sia qui e, a differenza degli altri, non mi fido di te perché sento che stai nascondendo qualcosa. Non provocarmi Trevor, o te ne pentirai. >>.
Detto questo, gli lanciò un’ultima occhiata e si trasformò in corvo, scomparendo.
Allora era vero ciò che aveva sentito in giro su Damon Salvatore… sarebbe dovuto stare più attento, in futuro.
<< Ti serve una mano? >> sentì domandarsi in modo divertito, da una voce proveniente da un ramo alla sua destra.
<< Te l’avevo detto di non provocarlo troppo… E’ molto potente, forse più di te >>.
Trevor chiuse gli occhi e tentò di ignorare il dolore che persisteva, mentre Shinichi lo liberava dal paletto di legno.
 
 
 
 
Bonnie finì stremata di asciugarsi i capelli.
La giornata era passata abbastanza velocemente e lei si sentiva inquieta, per un motivo inspiegabile.
Quando, in tutta fretta, era andata alla pensione dei Salvatore aveva trovato Elena in lacrime che parlava con Meredith e, appena si erano accorte della sua presenza, si erano affrettate a giustificare le lacrime di Elena con una banale scusa secondo la quale Elena si era fatta male e per questo stava piangendo.
Nemmeno le due credevano che Bonnie se la fosse bevuta: Elena era troppo forte per mettersi a piangere a causa di certe stupidaggini!
Tuttavia, Bonnie non aveva insistito e aveva fatto finta di credere alle due. Elena le aveva comunicato che dovevano aspettare Damon per andare da Caroline, ma, fortunatamente, era tornato prima Stefan dalla caccia e, così, si erano avviati verso casa Forbes.
Bonnie era stata davvero sollevata nel costatare che Damon non sarebbe andato con loro: dopo la sera precedente, non aveva nessuna voglia di vederlo e di dovere subire le solite scene di lui che tentava di conquistare le attenzioni di Elena.
Caroline, invece, stava peggiorando. Avrebbe di sicuro partorito entro poco tempo e, a quel punto, Bonnie si chiedeva cosa avrebbero fatto con un bambino piccolo, probabilmente lupo mannaro, e con la madre che era totalmente impazzita. La ragazza con gli occhi verdi, infatti, continuava a sottrarsi ai ripetuti tentativi di Elena di aiutarla e aveva provato a mordere Bonnie, tuttavia Stefan era intervenuto in tempo.
La rossa non era mai stata in sintonia con Caroline e, soprattutto negli ultimi tempi, non godeva di alcun sentimento di amicizia con questa… tuttavia, vederla in uno stato così penoso l’aveva davvero turbata.
Nel pomeriggio, dopo aver lavorato per tre ore, si era diretta nel giardino prima dell’inizio dell’Old Wood, dove solevano svolgersi gli allenamenti con Trevor ed era stata tutto il pomeriggio ad aspettarlo in modo impaziente, però il biondo non si era presentato.
La strega aveva sentito una sensazione molto strana mentre lo aspettava nel giardino, sentiva quasi che Trevor fosse in pericolo e, per alcuni secondi, avrebbe giurato di sentirsi osservata. Era stata una sensazione davvero inquietante e, ad aumentarla, ci si era messa la collana di Trevor che si era messa al collo la mattina: infatti, Bonnie poteva giurare di averla sentita palpitare ripetute volte… però gli oggetti metallici non dovrebbero palpitare… giusto?
Alle sei di sera aveva dovuto ammettere, con delusione, che Trevor non si sarebbe presentato quel giorno. Le era dispiaciuto molto perché, dopo la serata passata con il biondo, avrebbe voluto passare altro tempo con lui, senza considerare che volesse fare progressi con le Sfere Stellate.
Così si era avviata a casa, dicendosi ripetutamente che Trevor si fosse vendicato per il giorno precedente, dove era stata lei a non presentarsi agli allenamenti… eppure non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione che il vampiro fosse in pericolo.
Bonnie posò distrattamente il Phon per terra e fece per aprire la porta ma, improvvisamente, si arrestò.
Si ricordò di quante volte, nell’anno e mezzo precedente, avesse esitato a spingere in basso la maniglia della porta del bagno e avesse pregato di trovare il bel vampiro dagli occhi neri in camera che la aspettava, invano ovviamente.
La rossa scosse la testa, dandosi della stupida e chiedendosi il motivo per cui tirava fuori questi ricordi inutili.
Entro in camera in fretta e, come risposta alla sua domanda, trovò una bella sorpresa.
Ovviamente era stato il suo sesto senso a tentare di avvertirla con i ricordi, perché seduto comodamente sul letto c’era proprio Damon Salvatore, intento a guardare una foto di lei e Meredith… che si trovava nel suo diario!
La ragazza rimase ferma per alcuni secondi, totalmente spiazzata, senza sapere cosa dire o cosa fare. Damon, d’altro canto, sembrava non averla nemmeno sentita arrivare, poiché continuava tranquillamente a posare la foto in mezzo al diario di Bonnie e, probabilmente, a continuare la propria lettura.
<< No, ma tranquillo, tanto sei a casa tua, no? >> disse, con un sarcasmo uscito da chissà dove, la rossa.
Damon le lanciò un’occhiata e sorrise sornione.
<< Streghetta, sei un’ottima scrittrice sai! Descrivi davvero bene Elena e Meredith… anche se con Mutt non sei il massimo, tutti questi pregi che scrivi qui dove li hai trovati? >> domandò, aggrottando le sopracciglia.
Bonnie fece per rispondere, ma Damon continuò serenamente, girando pagina.
<< Mi sorprende che tu trovi il mio fratellino… com’era? Ah, sì! “Bello da mozzare il fiato”… ancora non parli di me, però! Se mio fratello è descritto così… mi domando cosa tu abbia scritto su di me… >> disse malizioso, iniziando a leggere la nuova pagina di diario.
Bonnie si sentì sollevata: ancora non era arrivata alla parte del diario in cui parlava in modo eccessivamente adulatorio del moro e scriveva di quanto le facesse male averlo vicino.
Così si affrettò a tentare di levargli il diario.
<< Damon, hai mai sentito parlare di privacy? >> domandò stizzita, allungando una mano per strappargli il quaderno rosso.
Damon tuttavia lo chiuse, lasciando come segnalibro un dito in mezzo, e, sorridendo divertito, allungò un braccio in modo che Bonnie non riuscisse a prendere l’oggetto della contesa.
La conseguenza fu che Bonnie si allungò ancora di più e perse l’equilibrio, cadendo e appoggiandosi al petto di Damon per evitare di cascare sul vampiro.
Bonnie si ritrovò inaspettatamente a faccia a faccia con Damon, troppo vicina per i gusti del suo autocontrollo e si bloccò completamente, incapace sia di allungarsi ancora per strappare il diario dalla mano del vampiro, sia per alzarsi nuovamente in piedi da quella posa imbarazzante.
<< Ti dà noia che io legga il tuo diario o c’è qualcosa in particola che vuoi nascondermi? >> insinuò maliziosamente il moro.
<< M-mi dà noia… che tu legga tutto il diario… >> balbettò la ragazza, senza riuscire a staccare gli occhi da cerbiatto da quelli magnetici del vampiro.
In un secondo, con uno scatto fulmineo, Bonnie si sentì tirare verso Damon e percepì, sotto la sua schiena, il materasso del suo letto matrimoniale.
Il peso di Damon sopra al proprio corpo era molto piacevole, tuttavia Bonnie era tutt’altro che tranquilla per vari motivi.
Primo, Damon aveva in mano il suo diario e se l’avesse letto tutto, l’avrebbe derisa per anni.
Secondo, si trovava in una posizione completamente sconveniente con uno dei vampiri più seducenti e ingannatori che esistessero.
Terzo, era in accappatoio e questo non faceva che aumentare la pericolosità di quella posizione.
Quarto, il vampiro la stava guardando in modo talmente intenso che Bonnie non era più padrona delle proprie azioni.
Quinto e ultimo, la battaglia che si stava svolgendo dentro il suo cuore tra un odio provocato dal rancore e un antico amore che l’aveva scottata più di un anno e mezzo fa, stava completamente distruggendo il suo autocontrollo e la barriera mentale che Bonnie aveva innalzato sin da quando era entrata nella stanza: se Damon avesse conosciuto i sentimenti della rossa… sarebbe stato un totale disastro! Lui non doveva sapere assolutamente niente: non gli avrebbe permesso di ripetere le parole dette un anno e mezzo prima.
<< Allora… ecco a te! >> disse Damon con fare suadente, porgendole il diario.
Bonnie, completamente rossa, prese insicura il quaderno tra le mani e attese la prossima mossa del vampiro.
Tuttavia, questo non andò oltre e si alzò dal letto, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi, una mano che Bonnie non accettò.
La rossa si allontanò il più in fretta possibile dal vampiro, tentando di calmare il suo cuore e rimise il proprio diario a posto.
Quando si girò, trovò Damon intento a scrutarla attentamente, quasi stesse cercando qualcosa. I suoi occhi si soffermarono sulla collana di Trevor.
<< Bella collana… è nuova? >> sorrise magnetico.
Bonnie, quasi automaticamente, toccò lo strano ciondolo e lo sentì, per l’ennesima volta, palpitare sotto le sue dita.
<< Deve essere di tua nonna… >> buttò lì il moro, distogliendo lo sguardo dai gli occhi nocciola della strega e puntandolo verso la finestra.
<< Perché? >> riuscì finalmente a domandare Bonnie, con un pizzico di curiosità, mentre si avvicinava al letto su cui ancora era seduto il vampiro.
<< Emana ondate di potere notevoli! >> spiegò.
Bonnie aggrottò le sopracciglia: lei non aveva notato nulla e, nemmeno concentrandosi, riusciva a percepirle.
<< In realtà… è di Trevor… >> disse, più a se stessa che al moro.
Damon la guardò nuovamente, con una scintilla d’improvviso interesse negli occhi.
<< Te l’ha regalata? >> si alzò in piedi, avvicinandosi alla strega.
Bonnie rimase sorpresa da questo improvviso cambio di atteggiamento da parte del vampiro: Damon si era innervosito.
<< Sì >> mentì: voleva vedere la reazione di Damon.
<< Ah… e… potrei vederla meglio? >> fece un passo verso la strega, avvicinando il proprio volto a pochi centimetri da quello della rossa e abbassandolo verso il collo di questa.
Bonnie avvampò e riuscì solo ad annuire.
Damon era totalmente preso dal ciondolo che non notò nemmeno l’effetto che provocavano in Bonnie le sue mani mentre sfioravano, involontariamente, il petto, osservando attentamente il ciondolo.
<< Io questo l’ho già visto… >> lo sentì mormorare, mentre sfoderava la sua classica espressione confusa.
 All’improvviso lasciò il ciondolo bruscamente e si allontanò di un passo, guardando finalmente Bonnie e, per sfortuna, notando lo stato in cui si trovava.
Era completamente rossa e aveva iniziato a sudare, le mani le tremavano e lo sguardo era abbassato, evitando i tutti i modi possibili di guardarlo.
Damon alzò un sopracciglio e decise di sfruttare la buona occasione, avvicinandosi nuovamente alla ragazza e girandole intorno, fino a che questa non gli dava le spalle.
A quel punto, le cinse con la mano destra la vita, carezzandole i fianchi dolcemente, e le scostò i capelli rossi da una parte, scoprendo il collo candido.
Iniziò con il naso a percorrere il profilo del collo, respirando profondamente l’aroma che caratterizzava la pelle di Bonnie: grazie alla doccia, non c’era odore di Trevor. In compenso, a causa dell’agitazione della ragazza, nella giugulare il sangue scorreva più velocemente, facendo venire sete al vampiro.
Tuttavia, c’era un particolare che faceva piacere al moro: non vi erano segni di canini.
Il vampiro diede un bacio sul collo della ragazza, facendo salire la mano destra dai fianchi alla pancia, vicino al seno, e carezzando le clavicole con la mano sinistra.
Osservò Bonnie che, nel frattempo, era rimasta totalmente paralizzata, con un’espressione spaurita in volto e il fiato corto, mentre le mani, lasciate cadere lungo i fianchi, tremavano impercettibilmente. Questa lo guardava tramite il riflesso di uno specchio, posto proprio davanti a loro.
Damon la imitò: lo sguardo della rossa era talmente innocente da assomigliare davvero a un uccellino indifeso.
Guardò negli occhi il riflesso della ragazza, sorridendo, mentre l’abbracciava da dietro.
“Beh… siamo davvero bellissimi, insieme…” pensò, guardando il loro riflesso.
All’improvviso lo sentì: uno strano calore lo pervase, un bruciore gli attanagliò lo stomaco, la gola era improvvisamente secca e il sangue di Bonnie, no, non il sangue… Bonnie stessa… era tutto ciò che, in quel momento, desiderava con molto ardore.
Tuttavia, la rossa non sembrava essere dello stesso parere.
Si divincolò dall’abbraccio, allontanandosi dal vampiro e girandosi verso questo, guardandolo negli occhi in modo molto confuso.
<< Che cosa vuoi da me, Damon? >> domandò con gli occhi lucidi e il cuoricino che le batteva a mille.
Damon la guardò confusa.
<< Non ne ho la più pallida idea… >> ammise infine.
Avrebbe potuto mentire e dire una frase più alla Damon Salvatore ma, in quel momento, non aveva potuto dire nient’altro che la verità.
Vide Bonnie deglutire e chiudere gli occhi, mentre faceva un profondo respiro… era bellissima.
<< Sarebbe meglio che te ne andassi… >> disse, con tutta la forza che aveva in corpo, vincendo quella voglia che aveva di stare con lui.
Damon si sorprese di quella richiesta e si sentì offeso.
Assottigliò lo sguardo e mosse un passo verso la rossa.
<< E’ davvero ciò che vuoi Uccellino? >> domandò con una punta di malizia, sperando con tutto se stesso in una risposta negativa.
Bonnie rimase in silenzio per alcuni secondi, finché non aprì gli occhi:
<< Sì. >>.
Damon indurì la mascella, sentendo il suo orgoglio profondamente ferito.
Prese un boccolo rosso tra le dita e accarezzò la guancia fredda della ragazza con il dorso della mano, mentre osservava con attenzione le labbra rosse come una rosa matura da cogliere e che lui avrebbe colto volentieri.
Avvicinò ulteriormente il volto, per baciarla, mentre questa aveva chiuso gli occhi spaventata dai movimenti che il vampiro stava facendo e dai sentimenti che stavano nascendo in lei.
Indugiò sulle sue labbra, sfiorandole, finché decise che non avrebbe colto quella rosa così, senza il consenso della padrona.
Lo avrebbe fatto, quello era certo, ma in un’altra situazione.
<< Farò ciò che vuoi… ma ti assicuro, Streghetta, che cambierai presto idea >>.
Infine disparve, lasciando Bonnie da sola, in preda alle sue emozioni da reprimere.
 
 
 
 
 
Trevor imprecò per l’ennesima volta, toccandosi la ferita che doleva. Erano passate più di sette ore e ancora sanguinava.
“Certo che questa quercia bianca è micidiale!”, pensò irritato.
Era sera e si trovava nell’Old Wood, nella parte appartenente ai kitsune.
Si era aspettato una reazione avventata da parte di Damon, ma non così pericolosa per lui.
Inoltre era infuriato di non essere nemmeno riuscito a difendersi… possibile che Shinichi avesse ragione e Damon fosse davvero più potente di lui?
Eppure, visti i precedenti incontri, non l’avrebbe mai detto.
Insomma, era sembrato così goffo e troppo avventato… probabilmente quello che aveva visto, la mattina, era il vero Damon Salvatore, conosciuto in tutta la Dimensione Oscura per i suoi poteri.
Trevor si sentiva stremato poiché il legno di quercia bianca indeboliva in modo davvero notevole i vampiri. Inoltre era irritato, oltre che per essere stato quasi ucciso dal suo acerrimo nemico, anche per non aver incontrato Bonnie in quel giorno.
Non l’avrebbe mai detto ma, per la prima volta dopo secoli, si era sentito felice, vivo! Ed era tutto merito di Bonnie.
Trevor sorrise al pensiero di quella buffa ragazza… forse si stava affezionando?
No! Non poteva farlo, non doveva farlo!
Se si fosse affezionato tutto il piano sarebbe andato a monte!
Non avrebbe più potuto fare ciò che doveva fare e i kitsune l’avrebbero senz’altro ucciso.
Eppure, si era sentito… completo, quando aveva stretto tra le braccia la rossa dormiente.
Un rumore lo fece sobbalzare, qualcuno aveva calpestato un bastoncino, rompendolo.
<< Ti diverti così tanto ad analizzarmi… Eh, Shinichi? >>.
Attese una risposta che non arrivò mai.
“strano…”
<< Che ti prende, demone? >> domandò, alzandosi a sedere sul ramo in cui si trovava e guardando in basso.
Una figura femminile, incappucciata, stava fissando qualcosa davanti a sé e Trevor non riusciva a vederle il viso.
<< Misao…? >> domandò ancora, scendendo dal ramo e ritrovandosi la figura di spalle.
Gli si avvicinò e, finalmente, notò una ciocca di capelli rossi uscire dalla veste nera.
Trevor si sentì morire, un dolore antico lo pervase e, il suo cuore morto, sembrò quasi tornare a battere per l’angoscia.
<< S-sei … davvero… tu? >> balbettò incerto, allungando una mano tremante per l’emozione, facendo per toccare una spalla alla figura femminile.
Tuttavia questa, prima che lui riuscisse anche solo a sfiorarla, fuggì, correndo nella notte.
Trevor scattò immediatamente, inseguendola tra gli alberi fino a giungere a uno specchio che si trova in mezzo a una specie di radura, probabilmente una delle trappole che Shinichi e Misao utilizzavano per attirare gli umani nel loro mondo infernale.
Trevor si avvicinò allo specchio, davanti al quale la ragazza era rimasta impalata, e osservò il riflesso di questa: il volto non era ancora visibile, coperto dall’ombra del cappuccio, mentre una miriade di boccoli rossi usciva da questo.
Trevor, tremante, prese per le spalle la figura girandola verso di sé e trovò la forza di abbassarle il cappuccio.
Ciò che vide fu come una secchiata di acqua gelida e di dolore.
Rivedere quegli occhi azzurri, riavere lei lì davanti, lo fecero sentire indifeso e piccolo: non avrebbe mai pensato di poterla rivedere.
Sentì le ginocchia cedergli e cadde su queste senza levare lo sguardo dagli occhi che non vedeva da secoli. Erano così innocenti, così… vuoti.
<< Elise…? >> domandò incerto, mentre una lacrima gli rigava la guancia.
Questa si mise un boccolo rosso dietro l’orecchio, come soleva sempre fare, e sorrise dolcemente con quel sorriso che riservava solo a lui.
Allungò una mano delicata e debole, sfiorandogli con dolcezza il naso.
Ma lui non sentì la sua carne, sentì solo quella sensazione di freddo intenso che gli gelò la pelle.
Chiuse gli occhi, tentando di dominare il dolore che lo stava distruggendo internamente.
Mise una mano sul proprio petto, cercando la chiave, ma non la trovò.
Aprì gli occhi e davanti a sé c’era solo lo specchio.
Lei era scomparsa, era andata via, lontano da lui, era stata con lui solo il tempo necessario per sconvolgerlo completamente.
Rimase per tutta la notte, ferito e in ginocchio, a fissare il vuoto.
 
 
 
<< Dovresti impedire a Elise di sconvolgerlo così tanto, sorellina… ci serve lucido >>, protestò Shinichi, mentre guardava dallo specchio la figura di Trevor completamente sconvolta.
<< Oh, ti prego amore mio! Fammi divertire un po’! E poi… lei aveva così tanta voglia di vederlo… mi dispiaceva non accontentarla! >> sorrise la gemella, guardandolo serena.
<< Bonnie le assomiglia molto… >> notò il kitsune.
<< Oh, sì… è vero! >> gli diede ragione l’altra.
<< Pensi che Trevor sarà contento quando scoprirà il prezzo da pagare per avere ciò che vuole? >>
<< Ma Trevor non lo saprà! O almeno… quando lo scoprirà sarà troppo tardi. E poi… pensi che sceglierà la vita di Bonnie e non quella di Elise? >> Misao sorrise malignamente, guardando di sottecchi il fratello.
<< Penso che proverà a ucciderci, quando scoprirà che prezzo deve pagare per svolgere il rito! >>.
<< Shinichi, stai tranquillo! Come farà a ucciderci? L’unico modo per ucciderci è andato distrutto molti millenni fa… me ne sono occupata personalmente! Non ricordi, fratello mio? >>.
Shinichi sorrise: era vero, i kitsune non potevano essere uccisi in nessun modo perché Misao aveva distrutto qualsiasi libro in cui vi era stato scritto.
Una figura attirò l’attenzione dei due gemelli: Sage passò distrattamente per lì e si bloccò a osservarli, impassibile.
<< Ciao, Sage >> salutò il kitsune.
Questo ricambiò il saluto con un cenno della testa e continuò la sua solita passeggiata notturna.

 
 
 
 
*angolo dell’autrice*
 
*Mi riferisco al fatto che nel libro Damon non dimentica mai il nome delle ragazze che caccia perché, una sua caratteristica che Lisa mette in evidenza, è quella di ricordare le sue prede con estrema precisione.
 
 
Ehm… Bene, immagino di dovere iniziare con delle scuse.
Anche se le ho ripetutamente fatte nell’”avviso”, ve le rifaccio qui e spero che mi perdoniate ma, oltre alla suola, anche l’ispirazione si è messa a rompere!
Tuttavia, dopo molta fatica, ecco qui un nuovo capitolo e devo dire che sono abbastanza soddisfatta perché questo è un capitolo fondamentale.
Infatti, se non l’avete notato, succedono molte svolte alla trama.
In primis, Elena capisce di amare Damon (evito di dire commenti spiacevoli sul personaggio per non diventare volgare XD) e questo, ovviamente, avrà delle conseguenze.
Poi passiamo a un vero e proprio Damon vs Trevor, anche se sarebbe più corretto dire un “Trevor le prende di brutto da Damon”… beh ci voleva!
Finalmente il Signorino capisce di che pasta è fatto il nostro vampiro u.u
Inoltre, caro Damonuccio (come ti chiama Trevor), sbaglio o quella che provi è gelosia?!
Il punto saliente del capitolo è la scena Donnie che, spero vivamente, vi sia piaciuta! Ditemi cosa ne pensate.
Beh, non vi servo io a spiegarvela ma la riassumo in due parole: in Bonnie riaffiorano sentimenti che sperava fossero finiti da tempo e ciò la traumatizza abbastanza e, in più, l’atteggiamento di Damon la sconvolge ulteriormente. Inoltre, come si era già capito dal capitolo precedente, Bonnie inizia a provare qualcosa anche nei confronti di Trevor e tiene per lui un ciondolo che, come avrete capito, è importante per la storia del biondo. Inoltre, il ciondolo è già stato visto da Damon… Quando? Di recente o nel passato? Bah, chissà XD
Damon, d’altro canto, sente finalmente qualche sentimento vero per Bonnie e si rende conto dell’attrazione che ha per questa, cercando di baciarla per poi rinunciare. Inoltre, il vampiro esce di scena con l’orgoglio molto ferito e la consapevolezza di provare qualcosa di più per Bonnie che una semplice voglia di rivendicare i proprio diritti sulla sua proprietà (e bravo, ce l’hai fatta ad arrivarci, eh? )
Inoltre, c’è finalmente la vera e propria entrata in scena di uno scheletro nell’armadio di Trevor: la nostra amata (sì, poi la amerete ve lo assicuro) Elise! Allora, iniziate a ipotizzare chi diamine sia questa ragazza per cui Trevor prova tanto amore? E poi, chissà perché vederla sconvolge tanto il nostro Signorino... inoltre, che cosa c’entra il ciondolo in tutto ciò?
Infine, i nostri “adorati” cattivoni ci rivelano qualche cosina riguardo ai loro piani per Trevor, nei quali sembra essere molto coinvolta Bonnie.
A quanto pare i kitsune hanno in serbo una sorpresa anche per Trevor (anche se non sanno, come già vi ho detto, che questo vampiro è pieno di sorprese inaspettate).
Inoltre, a quanto pare, sono invincibili poiché l’unico modo per ucciderli è stato distrutto da Misao! Allora la domanda è… il rito che Trevor vuole far fare a Bonnie, a cosa serve? È completamente inutile, o ha uno scopo per il piano dei nostri antagonisti?
E invece, il nostro povero Sage continua ad essere soggiogato dai kitsune? Riuscirà a liberarsi e a rendersi conto di ciò che succede?
Bene, insinuati i giusti dubbi, me ne vado e prometto di aggiornare il più presto possibile (senza fare passare eoni tra un capitolo e l’altro XD).
Un bacio e grazie se non mi avete abbandonata!
Spero che leggerete e recensirete in tanti e spero che vi sia piaciuto il capitolo! Fatemi sapere!!
 
Amily


   
 
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