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Autore: Tinkerbell91    03/03/2006    7 recensioni
Fan fic Draco/Ginny introspettiva, romantica, profonda. La nascita di un'amore. In una sola notte. Nel buio. Lasciatei un commento, per favore, o almeno leggetela. So che come introduzione è pensoa, ma la storia vale molto di più! ^^ Credetemi sulla parola! ^^
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte buia e tempestosa… Dite che sa tanto di storia della buona notte? Ma che ci possiamo fare se quella notte era buia e tempestosa?

Se proprio proprio quest’inizio non vi piace diciamo così: era una notte scura e lampi e tuoni squarciavano il cielo. Meglio?

Ad ogni modo, era notte e nel castello di Hogwarts il Sonno era scivolato dolcemente su tutti gli studenti.

 

O su quasi tutti.

 

Qualcuno, infatti, non riusciva a prendere sonno.

Questo qualcuno era, ovviamente, niente popò di meno che sua maestà Draco Malfoy, il Serpeverde più stronzo e ambito di tutta Hogwarts.

Quello col carattere glaciale, con lo sguardo perforante, quello sguardo al quale poche potevano resistere, quello col portamento da essere superiore. Sì, insomma, Draco Malfoy…

 

Ebbene, il soggetto in questione si trovava a camminare, insonne, per il corridoio del terzo piano. Perché? Perché ne aveva voglia, ecco perché. Aveva bisogno di uno stacco, di schiacciare il pulsante “Pause”, di fermare il tempo, per un poco. E lo faceva di notte.

Camminava per i corridoi, pensava, parlava da solo per ingannare il tempo, fantasticava di dire chiaro e tondo a suo padre che la scelta di diventare Mangiamorte era stata la più idiota di tutta la sua giovane vita. Piangeva anche, a volte.

 

Aveva bisogno di quei pianti liberatori, di singhiozzare indisturbato, di sfogarsi. E lo faceva di notte.

Anche quella notte, la notte di cui racconterò, Draco voleva piangere.

La giornata era stata uno schifo. Non troppo diversa da tutte le altre, ma comunque uno schifo. Tutte le sue giornate, ormai, erano schifose. Senza eccezioni. 

 

Il ragazzo si appoggiò al muro, ansimando. Aveva appena evitato quella palla di pelo di Mrs Purr quando un’ombra si stagliò chiara e definita davanti a lui. Evidentemente non era l’unico a non aver ceduto al Sonno.

 

“Che ci fai qui?” il padrone dell’ombra parlò. Anzi, la padrona dell’ombra parlò.

“TU!?” Draco non ci poteva credere. Tra tutte le disgrazie del mondo proprio la Weasley doveva capitargli?

“Sì… Io. Problemi?” rispose lei, assumendo un’espressione fiera.

 

Dal volto di Draco si poteva chiaramente intuire la risposta. Sì. Problemi. Molti L’unico ritaglio di tempo in cui era libero di stare con se stesso era stato rovinato da quell’impiastro umano.

Non ci voleva. I suoi nervi ne avrebbero risentito. Il giorno dopo sarebbe stato teso.

Non sarebbe riuscito a dormire. Sì, senza dubbio la Weasley gli stava creando molti problemi.

 

“Senti, non ho voglia di perdere il mio tempo con te, quindi buonanotte e tanti saluti” disse lui, sbrigativo.

“Già, già… Scappa, Dracuccio di mamma, vattene pure!” urlò la ragazza.

 

Solo ora Draco si accorse del suo tono astioso, del suo viso scuro e… di quella sottile, piccola, quasi invisibile lacrima appesa alle ciglia.

Evidentemente, anche a Ginny Weasley il mondo non sorrideva.

“Potter le avrà detto qualcosa che l’ha fatta piangere…” si disse Draco, alzando le spalle. Cosa gliene poteva fregare a lui dei litigi di Potter e della Weasley, dopotutto?

“Tornatene a letto, stupida” sibilò lui, e la sua voce sferzò l’aria come una frusta dura, tagliente.

Detto…Fatto. Ginny si voltò e camminò a passi lenti e misurati. Lontano. Lontano da lui. In poco tempo il buio lo inghiottì di nuovo quando, all’improvviso, un singhiozzo ruppe il silenzio.

Ginny Weasley si accasciò ai piedi di una statua, cercando di soffocare i singhiozzi tra la stoffa della camicia da notte.

 

Draco non sapeva cosa fare. Era tentato tra il lasciarla nel suo brodo e l’aiutarla.

Sì, avete capito bene. Aiutarla. Quel singhiozzo aveva smosso qualcosa dentro al ragazzo, qualcosa che gli aveva fatto tornare in mente una scena che da tempo si ripeteva, notte dopo notte, dall’inizio del suo sesto anno a Hogwarts. Anche lui si accovacciava a piedi di quella stessa statua, cercando calore nel freddo del marmo, calore umano che mai aveva trovato.

E ora la Weasley aveva rubato il suo posto. Ora c’era lei sotto quella statua, era lei che cercava il calore e, forse, la statua glielo avrebbe anche dato.

Lei non era Draco…

 

Il cervello del ragazzo si sbloccò, i neuroni momentaneamente paralizzati ricominciarono a lavorare e diedero l’ordine alle sue gambe di muoversi.

Quasi senza accorgersene si ritrovò accanto al corpo singhiozzante di Ginny, inginocchiato di fronte a lei, e la guardava. La guardava come se fosse stata la prima volta. In effetti, quella era la prima volta che la osservava seriamente.

  

Lei sollevò il volto e i suoi occhi si rifletterono in quelli di Draco. Vi era, in quegli occhi, una muta domanda, che evidentemente il ragazzo intuì, perché si ritrasse, quasi timoroso, ma conservando tutta la grazia e l’eleganza tipica dei Malfoy.

 

Uno, due, tre secondi. O forse tre minuti. Avevano perso la nozione del tempo, ormai. Si erano persi nei meandri delle iridi dell’altro e il tempo era solo un futile dettaglio terreno.

Perché quando si viaggia nell’infinito, al di fuori dello spazio e del tempo, non esistono secondi, minuti o ore e loro due, al momento, si erano proprio lasciati il mondo e i problemi alle spalle. Finalmente.

 

Quando questa parentesi da favola si chiuse Draco chiese in tono un po’troppo arrogante del dovuto:

“Allora, perché te ne stai qui rintanata a piangere?”

Ginny lo fulminò con lo sguardo, ma poi, riabbassandolo a terra, rispose:
”Vuoi proprio saperlo? Cosa può interessare a Malfoy della stupida, patetica Ginny Weasley”

“E se mi interessasse?” domandò lui, con l’accenno, e solo un accenno, di sorriso.

 

La ragazza prese a tormentarsi le mani, chiaramente dubbiosa. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, me con MALFOY?

Anche se era l’unico sveglio a quell’ora della notte.

Anche se la luce maligna che di solito gli brillava negli occhi era stata sostituita dalla curiosità. Anche se qualcosa, dentro di lei, le diceva di fidarsi.

Scelse la ragione. Tra l’istinto e la ragione, tra il cuore e il cervello, aveva vinto quest’ultimo.

“Figurati se lo direi mai a TE! Brutto approfittatore, ti è bastato vedere un segno di debolezza da parte mia per voler farmi soffrire? No, grazie, non ti dico che cosa ho. Sono affari miei!”

Ginny aveva sputato fuori tutto il veleno, tutta la cattiveria che possedeva. E lo ferì. Già. Draco era rimasto ferito. Sperava che lei gli avrebbe detto tutto e sognava di aiutarla. Nella parte più remota del suo spirito già si vedeva ad abbracciarla, mentre lei piangeva aggrappata a lui come una conchiglia su uno scoglio, ma la sua voce aveva pugnalato questo sogno, tarpato le ali alla fantasia di Draco.

Lo aveva ferito.

   

“Scusa.” Disse in tono piatto, celandosi dietro alla maschera d’insensibilità che ogni giorno, inesorabilmente, indossava, per rimanere estraneo al mondo.

Si alzò, la guardò e se ne andò. O meglio, fece per andarsene, quando…

 

“Draco?” una boccata d’aria fresca, un raggio di luce nelle tenebre. Questo era stata la voce di Ginny per Draco.

“Sei davvero disposto ad ascoltarmi è solo un altro dei tuoi sporchi mezzucci per prendermi in giro davanti  tutti?” Ancora non era disposta a fidarsi completamente, ma la speranza che qualcosa fosse cambiato si era insinuata in Ginny.

“No, per stavolta farò un’eccezione. Non lo userò per prenderti in giro.” “Prometto” aggiunse, in seguito allo sguardo interrogativo della ragazza.

“Bene…E…grazie.” L’agitazione e l’imbarazzo erano visibili nella sua voce, per quanto delle sensazioni possano essere visibili in un suono.

 

“Vedi, la mia situazione è complicata.” Cominciò.

“A chi lo dici…” Draco non riuscì a trattenersi. Aveva provato una sorta di strana euforia mentre Ginny pronunciava quelle parole, un’euforia immotivata, apparentemente. Ma non si dice che i mali condivisi pesano la metà?

 

Lei sorrise, per poi continuare: “A me piace Harry –Draco strinse i pugni involontariamente al nome di Harry- e forse a lui piaccio io –il ragazzo si conficcò le unghie nel palmo fino a farsi davvero male- ma il problema è Ron! Quello è capace di legarmi in casa, sbarrare porte e finestre o farmi entrare in un monastero di clausura!”

Draco si rilassò. Weasley era sempre stato iper protettivo, Potter avrebbe avuto difficoltà con Ginny. Questa volta non avrebbe avuto tutto subito!

 

“Non lo sopporto più con i suoi atteggiamenti da guardia del corpo e buttafuori! Nessuno mi si può avvicinare senza che lui mi stia di fianco e setacci ogni parola alla ricerca di significati sottointesi o altre cose preoccupanti! Non lo sopporto più!”

 

Draco annuì un paio di volte per farle capire che la stava seguendo e le fece segno di continuare.

“Ora, dunque, se a Harry piaccio (come credo), sarà stoppato dal comportamento di Ron e non si vorrà mai mettere contro il suo migliore amico, no?” gli occhi della ragazza erano colmi di tristezza e frustrazione, ma mentre parlava parte di questa sembrava scivolare via, come se esprimendo i propri problemi questi pesassero meno.

 

“Ah. Capisco. Vuoi che ci parli io col fratellino geloso?” rispose Draco, sfregandosi le nocche con aria minacciosa.

“No, no, per carità! Me la sbrigo da sola, grazie” eccola qui,la nostra Ginny Weasley, a voler sempre essere indipendente, ma ancora così insicura…

 

La luna si era levata alta nel cielo e illuminava i capelli biondo chiaro di Draco e quelli rosso fuoco di Ginny. Il volto del ragazzo era parzialmente oscurato, ma i suoi occhi grigi risplendevano come fari nella notte.

 

Durante questa loro “chiacchierata” al chiaro di luna i due erano diventati sempre più vicini a Draco, lentamente, prese una decisone. La stessa di Ginny quando aveva deciso di parlare con lui.

Aveva dato retta al cuore e non alla testa, per una volta.

Lui, che era sempre così posato.

Lui, che era sempre padrone della situazione.

Lui, che aveva imparato a non togliersi mai la maschera.

 

Sollevò una mano, in un gesto disinvolto, posandola sui folti e lisci capelli di Ginny, facendola scivolare giù, per tutta la loro lunghezza. Lei lo guardò, stupita, ma non si ritrasse al tocco.

Dopotutto, lui era stato gentile, quella volta.

 

“Cosa stai facendo…Draco?” chiese lei con voce rotta.

“Ti sto accarezzando la testa. È vietato?” rispose. La ragazza fece segno di no col capo, ancora incerta su cosa pensare, ancora insicura. Ma quando le labbra del ragazzo incontrarono le sue ogni dubbio si dissipò, ogni incertezza svanì e fu tutto chiaro, chiaro come il sole.

La verità brillò davanti a loro in tutta la sua bellezza e intensità.

 

Quando il sole fece capolino tra le nubi Draco e Ginny tornarono nei rispettivi Dormitori, felici come non mai, completi come non mai.

 

Ginny si fidanzò con Harry, quell’anno, per amore, certo, ma per amore dell’amicizia e perché sapeva che se avesse rifiutato gli avrebbe spezzato il cuore e lei non voleva causargli altro dolore.

Lo spiegò a Draco e lui capì. Erano entrambi a conoscenza che sarebbe durata poco…

Dopo tutto ciò che accadde quell’anno, i due furono costretti a frequentarsi in segreto, ma una volta che quel periodo si concluse poterono confessare al mondo intero il loro amore, gridarlo correndo nel vento, scriverlo nella volta celeste, collegando le stelle per formare i loro nomi.

 

Divennero liberi fino in fondo. Liberi di perdersi completamente l’uno nell’altra, liberi, liberi, liberi…e innamorati.

 

E io vi assicuro che tutto questo è vero. Io ho visto tutto. Io c’ero. Vi domanderete chi sono, a questo punto…

 

Il mio nome è Moira e sono io che disfo e re intreccio i destini degli uomini. Sono io che ho dato a vita a questo e che vi narro di quella notte, quando due opposti si sono avvicinati, nel buio, trovando la luce e due vite si sono unite. Io le ho unite. E nessuno, nessuno, le potrà mai dividere. Questa volta, nemmeno io…

  

  
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