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Autore: Jane41258    15/06/2011    6 recensioni
Il padre di Rock Lee si trova faccia a faccia con il Maestro Gai e nota la somiglianza fra l'uomo e il figlio. Ovviamente andrà su tutte le furie e la madre di Rock Lee si vedrà costretta a inventare le scuse più assurde (?)
Il suo sguardo strisciò dal figlio al maestro. Entrambi erano alti, asciutti e spigolosi. Entrambi avevano la pelle scura, i capelli neri e lucenti a caschetto e gli occhi a palla. Entrambi avevano la bocca larga e senza labbra.
[...]
Hachigoro guardò le sopracciglia del figlio, poi quelle di Gai, poi quelle del figlio. Erano identiche.
Attenzione: Crescente demenzialità, accenno di satira religiosa, crossover parodistico con Matrix, OOC per Tenten
Genere: Commedia, Demenziale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Gai Maito, Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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“Lee si sta preparando. Dovrebbe scendere tra cinque minuti”
“Questo l’ha già detto dieci minuti fa” ribatté Neji freddamente.
“Su Neji, porta rispetto alla signora!” lo rimproverò scherzosamente Gai.
La madre di Rock Lee servì il the.
“Non si preoccupi signor Gai”
Tenten sbuffò impaziente e guardò fuori dalla finestra. Lee di solito era puntuale agli allenamenti, ma quel giorno non si era presentato. Era un evento tanto insolito (Lee si presentava agli allenamenti anche con la febbre a quaranta) che il maestro Gai preoccupatissimo si era catapultato a casa dell’amato allievo con tutta la squadra. Per fortuna che la madre di Lee era stata tanto gentile da ospitarli in salotto mentre il giovane shinobi si preparava. Ci stava mettendo un secolo, ma che cazzo stava facendo?
“Lee! Datti una mossa!” urlò la madre con gli occhi dardeggianti.
Il maestro Gai esibì il suo sorriso più smagliante.
“Lee è un allievo eccezionale!” gioì “Il migliore che abbia mai avuto!”
“Grazie tante” borbottò Neji a voce bassissima.
“Oh non so che dire signor Gai”
“Deve essere orgogliosa!” urlò il maestro esibendosi in una delle sue pose.
“Ecco sta scendendo” annunciò Tenten sentendo uno scalpiccio per le scale.
E invece non era Lee ma suo padre. La ragazza non era per nulla delusa, perché aveva una cotta segreta per quell’uomo. Lee pareva aver preso ben poco da lui. L’uomo era alto, aveva un fisico possente e perfettamente scolpito, la pelle chiara, i capelli biondi lisci a sfiorargli le spalle, gli occhi azzurri ed eleganti. Soprattutto non aveva quasi sopracciglia, eccezion fatta per sottili striscette bionde.
“Cos’è tutto questo chiacchiericcio?” chiese bruscamente alla moglie “Mi hai svegliato”.
“Stanno aspettando Lee” rispose la donna sorridendogli.
“E c’è bisogno di fare tanto baccano?” sbottò il padre di Lee “Tesoro preparami un the”.
I suoi capelli biondi ondeggiarono e brillarono alla luce del sole.
“Oh, è magnifico” sussurrò Tenten fissando senza pudore il petto nudo dell’uomo. Nudo, abbronzato e sudato.
“Smettila, sei patetica” la richiamò Neji. A lui il padre di Lee non era mai piaciuto. Era un autentico cafone che si credeva il re del mondo. Preferiva cento volte Lee.
“E chi è questo?” chiese l’uomo fissando Gai in cagnesco.
“E’ il maestro di Lee da tanto tempo” rispose gentilmente la moglie.
Gai gli sorrise con entusiasmo.
Un altro scalpiccio di passi annunciò l’arrivo di Lee. Finalmente.
“Alla buon’ora figliolo. Qui c’è un gruppo di spasimanti che ti cerca” commentò il padre in tono burbero.
Lee indossava una tuta verde identica a quella del maestro Gai.
Visti così uno accanto all’altro Lee e suo padre sembravano ancora più diversi. Purtroppo anche l’uomo sembrò notarlo.
Il suo sguardo strisciò dal figlio al maestro. Entrambi erano alti, asciutti e spigolosi. Entrambi avevano la pelle scura, i capelli neri e lucenti a caschetto e gli occhi a palla. Entrambi avevano la bocca larga e senza labbra.
“Da quando conosci il signor Gai, tesoro?” ringhiò l’uomo.
“Da quattro anni, Hachigoro” rispose la donna nascondendo una vena di preoccupazione dietro ad un sorriso allegro.
Non c’era mai da star tranquilli quando le vene sulle tempie del marito si gonfiavano.
Hachigoro guardò le sopracciglia del figlio, poi quelle di Gai, poi quelle del figlio. Erano identiche.
“Io ti ammazzo!” urlò scagliandosi contro il povero Gai.
“Padre, perché sei in collera?” chiese Lee velocemente.
“Perché non lo chiedi al tuo vero padre?” gridò Hachigoro.
“Il maestro Gai... ” annaspò Lee senza fiato.
“Ma cosa dice?” reagì Gai scandalizzato “Sta insinuando... “.
“Si sto insinuando!” urlò l’uomo tutto rosso in viso “Cazzo, moglie! Perché nostro figlio è identico al suo maestro?”.
“Vedi, che ti dicevo io?” borbottò Tenten nell’orecchio di Neji “Sono identici!”
Neji che aveva sempre sostenuto la tesi che Gai e Lee non si somigliassero per nulla tacque per difendere la propria dignità.
“Non è vero!” ribatté la donna sconvolta.
“Non è vero?” fece l’uomo sul punto di esplodere nel senso letterale del termine tanto che gli occhi gli sporgevano dalle orbite “Brutta puttana, mi stai prendendo in giro? Tu hai i capelli rossi, io biondi!”
“Come osa offendere una signora?” intervenne Gai cavalleresco.
“Oh, ce n'è anche per te!”
Hachigoro tentò di colpire Gai con un pugno, ma la Bestia verde di Konoha si mosse velocemente e lo scansò.
“Padre! Madre! Maestro!” invocò Lee disperato. Non ci stava capendo più nulla.
“Calmati, ti prego” fece la donna rivolta al marito.
“Tu mi hai tradito con quest’essere obbrobrioso! Tu ci hai fatto un figlio e me lo hai fatto crescere! Tu mi hai ingannata, come hai potuto?”
“Non comportarti così, mi fai paura” rispose lei.
“ADULTERA!” esplose Hachigoro alzando di peso un divano “Guarda le loro sopracciglia! Guarda tutto il resto! Sono uguali! Sono uguali! Come osi ingannarmi?”
“Maestro Gai” soffiò Lee stordito.
“Non preoccuparti figl-” -ora il nomignolo non era per niente opportuno- “ caro Lee sistemerò la situazione. Veda Hachigoro, eventuale somiglianza tra me e il mio pupillo è frutto di una fortunata coincidenza e del comune spirito giovanile che arde in noi!” esclamò Gai afferrando il divano e tirandolo.
Ma l’altro non mollava la presa.
“Vuoi prenderti anche il divano oltre alla mia famiglia?” fece il biondo e tirò a sua volta. Gai non poteva darsi per vinto e tirò ancora di più.
Entrambi tiravano, rossi in viso, le vene gonfie pronte ad esplodere.
“Spettacolo interessante” commentò il ragazzo Hyuuga impassibile.
“Oh si!” squittì Tenten con le mani giunte “Oh sì! Oh si! Speriamo che si picchino! E da sei anni che aspetto questa scena! Oddio com’è eccitante! Due maschioni che lottano!”
“Ti piace pure Gai?” sbottò Neji incredulo e allibito. Non aveva mai visto Tenten in atteggiamento da oca.  Avesse saputo prima che la compagna di squadra era così bisognosa di compagnia!
“IO VI AMMAZZO TUTTI! Lascia subito il mio divano!” urlò Hachigoro.
“No!” rispose Gai tirando con tutta la sua forza.
“Amore!” intervenne la donna “Gai non è il padre di Lee, te lo giuro sull’amore che provo per te!”
“Fai prima a giurare sulla tua verginità!” rispose l’uomo con un urlo belluino “Sono padre e figlio guardali!”
“Padre!” urlò Lee piangendo verso il maestro Gai “Padre! Ho sempre saputo che tra di noi c’era un rapporto speciale!”.
“Oh figliolo!” rispose Gai mollando il divano che per la terza legge di Newton schizzò verso la parete come un bolide schiacciando il povero Hachigoro.
Maestro e allievo si abbracciarono, piangendo a dirotto.
“Oh cazzo” esclamò Tenten portandosi le mani alla bocca.
“Concordo” fece Neji.
“Signor Gai, cosa sta facendo?” chiese la madre di Rock Lee allibita “Lee non è suo figlio”.
“Ah giusto” si ricordò Gai.
“T-tu non sei mio padre?” balbettò Lee deluso.
“No!” rispose la donna infilandosi le mani nei capelli.
“Stai mentendo!” piagnucolò il marito riemergendo malconcio da dietro il divano “I miei occhi non m’ingannano!”
“Oh cielo” sospirò la donna.
Si diresse con la massima calma verso la vetrina. La aprì come per prendere qualcosa.
“Che cazzo credi di fare?” urlò il padrone di casa.
La donna si voltò. Era in lacrime.
“I - io mi dispiace Hachigoro!” scoppiò a piangere “Devo dirti tutto, perdonami!”
“Parla” fece gelido il marito.
“Lee... lui... non è tuo figlio” rivelò la donna trattenendo il fiato.
“Non ci credo!” esclamò Tenten trattenendo il fiato, sinceramente sconvolta.
“Ma va?” commentò secco Neji.
“Lui” ispirò la donna illuminandosi d’una luce ultraterrena “E’ figlio del Signore del Cielo e della Terra che mi ha ins... irradiato con la sua luce attraverso il suo angelo, Gaiel, che è rimasto qui sulla terra per proteggerlo. Accettalo come figlio tuo e il Signore ti ricompenserà!”NOTA: ISPIRATO A UNA STORIA VERA.
Hachigoro sembrò calmarsi.
“Davvero?” chiese guardando Lee con un nuovo timore reverenziale “Ma allora...”
Gai si grattò la testa.
“Aspetta questa storia l’ho già sentita da mia madre con mio padre” sbottò l’uomo all’improvviso “Moglie, inventa subito un’altra scusa se non vuoi che ti ammazzi!”
“I - io i-io...” balbettò la donna in evidente difficoltà “S-siamo stati rapiti...”
Non riusciva quasi a parlare per colpa delle lacrime.
“Rapiti da un’astronave aliena e... e costretti ad accoppiarci... Oddio non voglio ricordarlo...per studiare la razza umana e... il processo di clonazione e... ”
“Lo spirito della Giovinezza!” aggiunse Gai.
“Povera donna!” esclamò Tenten commossa.
“Avanti!” urlò invece Neji “Signora, ma che scusa è? Gli alieni? Sono fuori moda! Sforzi di più la sua intelligenza!”
“Ma te i cazzi tuoi no, eh?” sbottò la donna smettendo i panni della povera moglie traumatizzata “Ora sono costretta a rivelare tutto”
“Cosa?” chiese Hachigoro rapito.
“Questa realtà” esordì la donna assumendo un atteggiamento rigido e freddo “E’ in realtà un enorme programma di simulazione. La vita che viviamo non è reale, è costruita virtualmente attraverso un programma chiamato Gomakashi (=Inganno). Io e pochi altri siamo riusciti a tirarcene fuori e ad organizzarci nella vera realtà, costruendo una macchina che ci permette di entrare ed uscire da Gomakashi. Gomakashi è un software ed è soggetto a virus, che non sono altro che i cercoteri, ed a errori quali eventi che si ripetono o dettagli...”
Tutti ascoltavano rapiti credendo ad ogni parola, tutti tranne Neji che chiese con aria scettica:
“E questo cosa c’entrerebbe con Lee e il maestro Gai?”
“Lee è figlio di Hachigoro, ma... il suo aspetto è identico a quello del signor Gai per colpa di un errore nel codice binario di Lee” spiegò la donna.
“Che cos’è un software? E un codice binario?” si chiese Tenten perplessa parlando ad alta voce.
Hachigoro deglutì. Erano tutti sbigottiti dall’eccezionale racconto della signora, tutti tranne lo Hyuuga.
“Ora basta” soffiò alzando le mani.
Tenten che si era voltata verso di lui per dirgli qualcosa si bloccò. Tutti si bloccarono. Lee con la bocca spalancata aggrappato al braccio del maestro Gai. Hachigoro seduto su una sedia, intento a seguire l’avvincente racconto. La donna ritta in piedi.
Anche il resto di Konoha si era fermata. Sakura si accingeva a sferrare un pugno sulla testa di Naruto, immobilizzato in bilico. Tsunade stava col pennino in mano, Shizune stringeva immobile un pietrificato Tonton. Kakashi stava per voltare pagina, Kurenai annaffiava le sue piantine ormai morte, pensando al suo Asuma. Shikamaru fissava attonito le nuvole, Ino fissava Shikamaru, Chouji era sul punto di mettere una patatina in bocca. Hinata era ferma nell’atto di allacciarsi un reggiseno troppo piccolo.
Neji l’avrebbe lasciata così Konoha, pietrificata in tutta la sua bellezza, nella bellezza dei piccoli atti quotidiani, di una ragazza maggiorata che lottava con il suo ostile reggiseno.
Ma peccato non fosse l’unico agente a sorvegliare il villaggio virtuale.
“Agente Smith, che succede?” chiese Sai, che si era teletrasportato lì per sincerarsi del problema.
“Possibile presenza di umano consapevole. Devo fare rapporto resta qui di guardia, agente Smith”
“Si agente Smith” annuì Sai serio.
Neji estrasse un kunai e se lo piantò nel cuore. Un lieve giramento di testa e si ritrovò nel quartiere generale virtuale dei robot.
Era un ambiente nero e privo di riferimenti spaziali, ma sapeva che i robot lo stavano guardando dalla realtà attraverso un monitor.
“Il soggetto F-10010 ha addotto come scusa per un tradimento l’esistenza di Gomakashi. E’ probabile al 97% che abbia inventato, ma controllate la sua identità per favore. Potrebbe essere parte del gruppo sovversivo umano Riconquista”
Un robot antropomorfo di alluminio bianco tasteggiò sul suo computer Windows 3005 e controllò il soggetto richiesto dall’Agente.
“F-10010 non risulta nell’archivio dei sovversivi, Kishimoto 42” Rivelò con voce metallica.
Un altro robot molto più possente, che doveva essere Kishimoto 42, rispose con voce cupa.
“Tuttavia è bene evitare rischi. Resettate i soggetti F-10010, M-10000, M-10011, M-10100 ed F-10101 e riportateli al punto 100110111. Che ne pensa Agente?”
“Penso” fece Neji dal monitor “Che è meglio dare a 10100 un aspetto simile alla figura che ufficialmente dovrebbe essere suo padre, per evitare future situazioni potenzialmente pericolose, Kishimoto 42”
“Sono d’accordo” rispose Kishimoto 42.
“E vorrei anche un upgrade della taglia di reggiseno del soggetto F10111” chiese l’Agente.
“Richiesta accettata, ma è la terza richiesta del genere che le è accettata in merito. Ci dia un taglio e torni a lavoro”
“Sì, Kishimoto 42”


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“Lee si sta preparando. Dovrebbe scendere tra cinque minuti”
“Questo l’ha già detto dieci minuti fa” ribatté Neji freddamente.
“Su Neji, porta rispetto alla signora!” lo rimproverò scherzosamente Gai.
La madre di Rock Lee servì il the.
“Non si preoccupi signor Gai”
Tenten sbuffò impaziente e guardò fuori dalla finestra. Lee di solito era puntuale agli allenamenti, ma quel giorno non si era presentato. Era un evento tanto insolito (Lee si presentava agli allenamenti anche con la febbre a quaranta) che il maestro Gai preoccupatissimo si era catapultato a casa dell’amato allievo con tutta la squadra. Per fortuna che la madre di Lee era stata tanto gentile da ospitarli in salotto mentre il giovane shinobi si preparava. Ci stava mettendo un secolo, ma che cazzo stava facendo?
“Lee! Datti una mossa!” urlò la madre con gli occhi dardeggianti.
Il maestro Gai esibì il suo sorriso più smagliante.
“Lee è un allievo eccezionale!” gioì “Il migliore che abbia mai avuto!”
“Grazie tante” borbottò Neji a voce bassissima.
“Oh non so che dire signor Gai”
“Deve essere orgogliosa!” urlò il maestro esibendosi in una delle sue pose.
“Ecco sta scendendo” annunciò Tenten sentendo uno scalpiccio per le scale.
E invece non era Lee ma suo padre. La ragazza doveva ammettere di essere un pochino delusa. Ardeva dalla smania di vedere Lee.
“Lei è?” chiese l’uomo con un sorriso cordiale.
“E’ il maestro di Lee da tanto tempo” rispose gentilmente la moglie.
Gai annuì con entusiasmo.
Un altro scalpiccio di passi annunciò l’arrivo di Lee. Finalmente.
“Alla buon’ora figliolo. Qui c’è un gruppo di spasimanti che ti cerca” commentò il padre allegramente.
Lee indossava dei calzoni aderenti che mettevano in risalto il suo fondoschiena perfetto e una casacca bianca che gli lasciava scoperte le braccia muscolose.
“Oh, è magnifico” sussurrò Tenten fissando senza pudore le braccia nude del ragazzo. Nude, scolpite e sudate.
Visti così, uno accanto all’altro Lee e suo padre sembravano due copie dello stesso ninja.
Lo sguardo di Tenten guizzava dal padre al figlio. Entrambi erano alti, possenti e muscolosi. Entrambi avevano la pelle chiara, i capelli neri biondi e lisci e gli occhi azzurri come l’oceano. Entrambi avevano la bocca sottile, contornata da labbra sensuali. Entrambi foggiavano le stesse elegantissime sopracciglia, sinuose striscette bionde.
Tenten amava ogni dettaglio di Lee, ma più di ogni altra cosa le sopracciglia.
“Lee!” annaspò tutta rossa “Sono così felice di vederti. Dov’eri?”
“Smettila, sei patetica” la richiamò Neji.
“Facevo riscaldamento, Tenny” rispose evasivo il biondo “Allora andiamo?”

 
Intanto a villa Hyuuga.
“Porca miseria!” imprecò Hinata Hyuuga con la sua vocina poco adatta a quei toni. Era una ragazzina timida e dolce, ma al momento di abbottonarsi il reggiseno perdeva la pazienza, contro quei piccoli soffocanti strumenti di tortura.
“Li fanno sempre più piccoli questi reggiseni!”

 

 
 
 
 
 
 
   
 
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